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Autore: Parole nuove    11/10/2013    1 recensioni
Umberto Spagnuolo, commissario di polizia a Palermo, vittima di un attentato fallito, chiede il trasferimento. Diventerà il commissario di Capri. Nuovi casi, nuovi colleghi, nuove amicizie. Nel primo caso, vittima un professore quarantenne con il vizio del gioco. Gli indizi parlano chiaro, ma il commissario varcherà nuove piste e riuscirà ad assicurare alla giustizia l'assassino del professore.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Spagnuolo, il commissario.
L’innocenza di un bacio


1. IL TRASFERIMENTO
 
 L'attesa era finita e di colpo quel beneamato trasferimento, mi turbava. Una sensazione nuova si faceva strada dentro me. Quando avevo chiesto il trasferimento, pensavo di poter plasmare il mio futuro e di resettare il mio passato. Come se la vita fosse un foglio di carta scritto a matita. Cancello ciò che non va, marco i bei ricordi. Il trasferimento rappresentava una rinascita, l'opportunità di poter riscrivere la mia storia, smorzando gli angoli, accentuando le emozioni. Volevo una nuova vita, perfetta. Ricominciare, in un altro posto. Nuove persone, nuovi colleghi e soprattutto nuova casa. Quel giorno però, quando strinsi tra le mani quella lettera, non ebbi il coraggio di aprirla. Captavo, nel groviglio delle mie sensazioni, una nota stonata. Avevo aspettato tanto quel momento! Adesso invece sentivo di aver sbagliato tutto. Non volevo resettare il mio passato, non potevo. Desideravo solo cancellare dei ricordi, mettere a tacere il dolore che essi provocavano. Dei ricordi assidui, che s'insinuavano prepotentemente nella mia mente e che arrivavano dritti al cuore, ferendolo, umiliandolo. Giulia, l’unico amore della mia vita, era morta a causa mia. Quel proiettile era destinato a me non a lei. Quel giorno eravamo felici, uscivamo da una gioielleria perché volevo regalarle un solitario. Avevamo deciso di sposarci e lei era raggiante. Ricordo i suoi capelli ricci e splendenti, il suo sorriso fresco, dolce. Le sua labbra che avevano il sapore del miele. Parlava quel giorno, parlava tanto, come non aveva fatto mai. I suoi occhi pieni di vita. Non avrei mai immaginato di ritrovarmeli dopo pochi minuti, vitrei. Arriva una moto, due uomini in sella e un kalashnikov. Ricordo il rumore assordante degli spari, lei che fa scudo col suo corpo e cade tra le mie braccia e le urla della gente. Ecco perché avevo chiesto il trasferimento, non riuscivo a perdonarmi di non esser riuscito a salvare Giulia. Nella mia carriera mi è capitato di salvare la vita a dei malviventi. E Giulia? Giulia ha salvato me. E questo non riuscivo proprio a perdonarmelo. Adesso quella lettera era tra le mie mani e mi accusava di voler dimenticare Giulia. Lei ti salva la vita, sacrifica la sua e tu scappi? Scappi dal suo ricordo? Più guardavo quella lettera, più avrei avuto voglia di strapparla. È un’ingiustizia. Io non voglio dimenticare Giulia, come potrei? No, voglio solo continuare a vivere, a lavorare. Lo devo a lei. Fare il commissario non è semplice, a maggior ragione se lo si fa a Palermo! Negli ultimi mesi l’avevo tanto odiata, ma Palermo è anche stata testimone della mia felicità, delle mie "gloriose" vittorie, come amava definire mio padre. Beh, mi presento. Mi chiamo Umberto Spagnuolo, ho trentacinque anni e sono un commissario di polizia. Poter operare per la giustizia mi fa stare bene, mi fa dimenticare quei giorni in cui era solo un bambino, timido e indifeso. Adesso Umberto Spagnuolo è un uomo, non solo sensibile e determinato. È un uomo brillante, spiritoso, intraprendente e nonostante il suo naso pronunciato, affascinante! È quel tipo d'uomo di cui non t'innamori a prima vista. I capelli biondo scuro un po' lunghi, i soliti occhi grandi e azzurri, il solito naso pronunciato e quei baffi da meridionale. Ecco non è una bellezza da togliere il fiato. Ma quel modo di fare, di guardare, di scherzare è fatale a molte donne. E di donne ne ha avute parecchie il commissario. "Il re di Palermo"! Così lo chiamano in città. Con lui qualsiasi donna, si trasforma in una star di Hollywood. È così premuroso, adulatore, passionale. Un cacciatore di "femmine". Questo si dice di me, nella mia Palermo. Ma torniamo alla lettera! Finalmente riuscii ad aprirla. Capri. Ecco, c’era scritto proprio Capri. Tra una settimana sarei stato ad ammirare i Faraglioni, magari mangiando un “babà”. Avevo una settimana di tempo per salutare tutti, così presi il casco, le chiavi della moto e via in sella.
A quest’ora Oscar è sicuramente ancora in libreria. Oscar è il mio migliore amico, ci conosciamo da molti anni. È sempre stato un fratello per me.
Sta passando un brutto periodo, il divorzio dalla moglie Anna, l’affidamento del figlio, insomma sarà un po’ difficile comunicargli che sono stato trasferito a Capri. Ma lui capirà. Eccoci, la libreria è aperta. Intravedo dalla vetrina Anna, forse è il caso di aspettare. Come al solito staranno litigando. Povero Oscar. Ah, ecco esce.
 
- Ciao, Umberto! Se cerchi il tuo amico, entra pure!
 
Oddio. Tira proprio una brutta aria!
 
- Anna carissima! Sempre uno splendore!
 
Per le donne in piena crisi isterica, i complimenti sono un toccasana. E infatti sembra rasserenarsi un po’. I tratti del suo viso si distendono, torna la Anna di sempre. Quella che conoscevo io, e che ha sposato Oscar.
 
- Ah Umbertino, facevo meglio a sposare te. Beh, si è fatto tardi, scappo!
 
Mi preparo il discorsetto, Oscar sarà a pezzi, devo essere molto delicato.
 
- Oscar, ma…
 
Non credevo ai miei occhi. Oscar stava piangendo.
 
- Umberto vieni, accomodati. Di là c’è Nico.
 
Nico è il figlio di Oscar e Anna. Povero bimbo a soli cinque anni, si trova ad affrontare una situazione del genere.
 
- Oscar vuoi dirmi che succede? Fuori ho visto Anna e mi è sembrata un po’ nervosa, tu piangi, Nico di là. Cosa è successo?
 
- Quella grandissima str… Insomma, Anna. È venuta qui con il suo nuovo compagno che teneva per manina Nico. Il mio Nico! Ma lei è fuori di testa! Ha un altro capisci? Non voglio pensarci.  Ci siamo lasciati tre mesi fa, non posso farcela, io…
 
- Basta. Devi reagire! Ma non lo capisci? Lei sta andando avanti, ha un altro, hai visto bene! Dai prendi Nico, chiudi e andiamo a cena tutti e tre.
 
- Ok arrivo.
 
Mi ci vuole una sigaretta e un Vermut. Proprio adesso Anna doveva farsi vedere con quell’altro? E come faccio a dire ad Oscar del trasferimento! Che giornata senza fine!
 
- Umberto, lascia la moto a casa e vieni con noi in macchina.
 
- Ok, Nico vuoi venire in moto con zio Umberto?
 
Già, Nico per me è come un nipote. Quante volte è venuto con me in commissariato! Oscar e Anna litigavano e portavano Nico da me. Non volevano farlo assistere a quello spettacolo. Deve essere molto bello avere un figlio. Guardarlo e riconoscere in lui i tuoi stessi tratti. Chissà se diventerò mai padre!
 
- Si, dai papino, posso?
 
Oscar non aveva ancora risposto e lui si era già gettato tra le mie braccia, pronto a salire in moto.
Ora ci sediamo a tavola e gli dico tutto d’un fiato. Mi dispiace molto andare via proprio adesso, Oscar ha bisogno di me!
Troviamo parcheggio proprio davanti al ristorante, scendiamo, lo guardo, ha un’aria così triste.
 
- Prego, accomodatevi al tavolo ventuno.
 
Ci muoviamo verso il tavolo, ma Oscar sembra assente. Nico lo guarda e poi guarda me. Che tristezza!
 
- Sai Umberto, ho fatto a pugni col compagno di Anna. Mi sento così stupido! Povero Nico era lì ci guardava senza dire una parola. Ecco è andata così pomeriggio, quando sei venuto tu. Non sono nemmeno un buon padre e non sono stato un buon marito.
 
- Hai fatto a pugni col compagno di Anna? Oscar! Non si risolvono così le cose. Devi accettare la fine del tuo matrimonio. Guarda Nico, guardalo! Fallo almeno per lui. Ha solo cinque anni.
 
- Ci provo, anzi ce la devo fare! Nico, perché non mangi? Dai è tutto così buono! Hai visto, dove ci ha portato zio Umberto?
 
Continuavamo a parlare dei problemi di Oscar. Ma dovevo trovare il coraggio di dirgli tutto.
 
- Oscar, ascolta, io in realtà pomeriggio ero venuto per dirti una cosa molto importante. Non so da dove iniziare… Io...
 
Ecco ero andato in panne.
 
- Scusami Umberto, io continuo a parlarti dei miei problemi, cosa volevi dirmi?
 
- Ricordi quando è morta Giulia? Io avevo chiesto il trasferimento. Beh, oggi mi è arrivata questa.
 
Poggiai la lettera sul tavolo. Oscar sembrava non aver il coraggio di prenderla, avvicinò la mano lentamente, aprì la lettera e subito la riposò.
 
- Lunedì prossimo a Capri. E così mi lasci pure te…
 
- Dai non prenderla così, non è poi così lontana Capri?
 
Che stavo dicendo? Era ovvio che non sarebbe stata la stessa cosa! Nico si era ammutolito. Sembrava che il mondo intero si fosse fermato. Forse era meglio tornare a casa.
A Capri una nuova vita mi aspettava e avevo ancora molte cose da sistemare qui a Palermo.

 
  
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