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Autore: Evilcassy    13/10/2013    6 recensioni
Thor ha bevuto.
Ha bevuto troppo, benché l’occasione lo concedesse.
Ha brindato ad una felicità di convenienza e ad alla prosperità che il voto appena pronunciato impone. Ha alzato il calice per ogni augurio che gli è stato fatto – e sono stati tanti – e per ogni pacca sulla spalla e ogni battuta sulla notte che si avvicinava – Fandral da il meglio di sé come al solito in quanto a battutine e doppi sensi.
Ha ringraziato Odino per la sua benedizione, gli ospiti per aver partecipato, e la sua sposa per averlo accettato.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Sif, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CALICI

 

 

 

Thor ha bevuto.

Ha bevuto troppo, benché l’occasione lo richiedesse.

Ha brindato ad una felicità di convenienza e ad alla prosperità che il voto appena pronunciato impone. Ha alzato il calice per ogni augurio che gli è stato fatto – e sono stati tanti – e per ogni pacca sulla spalla e ogni battuta sulla notte che si avvicinava – Fandral da il meglio di sé come al solito in quanto a battutine e doppi sensi.

Ha ringraziato Odino per la sua benedizione, gli ospiti per aver partecipato, e la sua sposa per averlo accettato.

E poi ha bevuto ancora quando Sif si è ritirata nelle stanze, finché Hogun non gli ha strappato la pinta di mano e gli ha dato un’altra pacca sulla schiena: “Sei un uomo sposato, ora, e questa non è una taverna!”

“Il cibo e il vino sono decisamente migliori” aveva convenuto Volstagg. Fandral gli aveva sistemato il mantello e schiaffeggiato bonariamente: “La tua sposa ti attente per render più dolce la notte! Suvvia, Thor, non sarai improvvisamente nervoso!” ride e gli altri fanno lo stesso. Loki si guarda intorno e cerca di recuperare il calice che Hogun tiene lontano. “Un altro brindisi, l’ultimo, giuro!”

“E sia!”

Gli invitati al banchetto cantano e ridono.

C’è troppa gente. Eppure troppo poca.

E non è neppure quella giusta – ma in fondo neppure la sposa lo è.

 

Jane è una ferita su una parte esposta : basta un niente per grattare la crosta e riaprirla. Il sangue è amaro come il suo addio e non c’è nulla di giusto in ciò che ne è seguito.

Se fosse restata solo un sogno, una chimera lontana e appena sfiorata, Thor avrebbe potuto trovare pace. Ma invece quel sogno l’ha stretto tra le sue braccia e l’ha posseduto.

Ha conosciuto il calore dei suoi baci e la morbidezza del suo corpo fragile e minuto, perfetto tra le sue mani callose. L’ha sentita fremere, stringendolo contro di sé chiamando il suo nome.

Thor ha sete di un bacio che non arriverà mai più.

 

Se i nostri mondi sono divisi, ci sarà stato un motivo.

Ma erano stati uniti, per una manciata di notti e per un pugno di giorni bui.

 

Si sarebbe spogliato di tutto, del potere e del trono, pur di restare con lei.

Ma non poteva.

E lei non poteva spogliarsi di tutto per stare con lui.

Per quanto tempo, poi? I decenni di Midgard non completavano una stagione di Asgard. Sarebbe avvizzita e perita mentre lui ancora  era nel fiore della giovinezza.

Sarebbe stata infelice, su un suolo straniero, confinata in un ruolo opposto alla vita che desiderava: lei viveva per la conoscenza, per la felicità della scoperta e della soluzione ai suoi calcoli, non sarebbe mai riuscita ad essere altro, e su Asgard non sarebbe potuta che essere la principessa consorte. Madre di eredi sani e robusti. Moglie e sostegno di un principe guerriero.

Con una vita troppo breve da non poter avere neppure la soddisfazione di essere incornata Regina.

Jane sapeva tutto questo.

E aveva detto no.

 

Una sera in taverna, Fandral aveva avanzato una proposta oscena:

“Tieni la Midgardiana come amante, ma sposati con una donna di Asgard. Avrai due donne: quella con cui condividere momenti liberi e felici, e quella che si sobbarcherà l’onere e l’onore dei doveri reali. Rifletti: non sarai il primo uomo ad avere un’amante. Andiamo, pensavi che sarebbe finita diversamente? Le spose devono essere caste, illibate, devote: solo così possono essere leali. E, diciamocelo, a Lady Jane si leggeva in faccia che aveva avuto alti uo-

Il pugno di Thor era stato improvviso e preciso: Fandral si era ritrovato il suo bel naso piegato e i baffi impregnati di sangue.

 

“Immagino il momento in cui dirai alla tua Midgardiana che intendi sposare un’altra e tenere lei come riserva.” Per non essere davvero suo fratello, a volte Loki dimostrava l’onniscienza di Odino. Come altro poteva altrimenti saperlo? Forse si era confuso tra la folla di quella taverna, assumendo le sembianze di un altro avventore. E perché mai poi? Che intendeva scoprire?

Per deriderlo, forse?

Per sapere qualcosa di suo fratello?

“Sarò in prima fila per godermi lo spettacolo.” Aveva gongolato poi. “Qualcosa mi dice che ti schiaffeggerà. Oh, è brava in questo, rendiamogliene atto: sa coglierti di sorpresa. Ma non sono schiaffi dolorosi, almeno per me. Sicuramente per te sarà diverso.”

“Cosa suggerisci?”

“Io? Di non proporle un simile gioco in presenza del bestione verde.”

 

Il lutto aveva piegato Odino più di qualsiasi altra guerra che aveva combattuto. Vinto e stanco, fissava l’orizzonte luminoso dalla balaustra del terrazzo. Il crepuscolo era vicino, e non solo quello del sole.

“Il mio tempo giunge al termine.” Aveva sospirato. “Il mio trono passerà a te e sarai solo a governare.”

“I tuoi consiglieri saranno i miei, padre. Ma quel giorno è ancora lontano.”

“Un tempo lo desideravi così ardentemente.”

“Un tempo ero un giovane stolto.”

“Ma avresti avuto accanto una madre e un fratello che ti avrebbero sostenuto. Così speravo, almeno. Ora non hai nessuno di loro. E questo mi addolora, Thor.”

“Padre, io…

“Non cogli la preziosità di chi hai accanto finché non l’hai perduta. Ora che tua madre più non è al mio fianco comprendo quanto fosse importante e indispensabile per me. Trova una sposa che possa essere a te leale, che possa accompagnarti a lungo. Che sappia come vincere i momenti bui ed essere per te sostegno –quanto tu per lei.”

“La donna che amo non è questo che brama.”

“Allora lei non ti ama abbastanza. Trova una donna che già lo faccia, figlio mio. Che saprai essere una buona regina. Saggia e forte. Che ti conosca e che ti comprenda. Una donna che sai poter rendere felice.”

 

No, non l’avrebbe mai potuta rendere felice.

Sif lo sapeva sin da subito, per questo inizialmente non aveva accettato.

Era stato il suo orgoglio a parlare, ma poi era stato il suo cuore a cedere.

Lo amava e non poteva rinunciare a lui. Aveva già sofferto nel vederlo sorridere tra le braccia di un’altra e l’avrebbe uccisa saperlo per sempre unito ad un’altra.

“Ma devi farmi una promessa” era stata la sua richiesta: “Non dovrai vederla mai più. Ne chiedere ad Heimdall sue notizie. Dovrai essermi fedele. Sempre.”

“Lo sarò. Sarò fedele alla mia sposa.” Aveva giurato baciandole la mano.

 

La stanza è già in penombra, le tende tirate nell’alcova si muovono leggere al vento che entra dalla terrazza.

Il cielo trapuntato da milioni di stelle sembra riflettere le innumerevoli luci di Asgard: il matrimonio del Principe Thor è occasione di festa in tutto il regno, le strade sono gremite di gente ed il suono della musica ed i canti arrivano sino a lui.

Cantano a Thor e Sif, alla vergine guerriera che aveva vinto il cuore del Principe. Canzoni d’amore e canzoni da osteria sulla loro prima notte.

 

Thor ha sete. Di nuovo.

Trova una brocca di vino e lo versa in uno dei due calici del vassoio. Guarda l’altro e riempie anche quello. È tradizione che lo sposo offra il vino alla sua sposa, che si scambino un brindisi prima di…

 

Jane non aveva avuto bisogno di vino per sciogliere la tensione. Si era avvinta a lui e aveva catturato le sue labbra con foga. Era bella e sorrideva continuamente, i suoi occhi brillavano.

Per un attimo aveva temuto di poterla ferire, di far del male a lei che era così minuta e fragile. Ed invece erano perfetti.

Combaciavano alla perfezione.

Ma non aveva importanza, ora.

Non doveva più averne.

Sif compare dalla stanza attigua, ha solo una leggera veste addosso, poco più consistente di un velo, e i capelli sciolti. “Spero che tu ne abbia lasciato un sorso anche per me.” Sorride un po’ nervosa. “Sembra che stasera tu abbia molta sete.”

“Ho bevuto un po’ troppo, in effetti” Non abbastanza da annebbiarmi completamente la mente.

“Ti ho visto bere di più.” Quando si ricorda di come Sif lo conosca, di ciò che ha condiviso con lui e di cosa hanno vissuto insieme – fianco contro fianco, schiena contro schiena – Thor sorride. E prova una piccola fitta di rimorso.

“Allora, c’è questo calice per le mie labbra?”

“Certamente. Ti stavo aspettando.”

Menzogna.

Era qualcun’altra che stava aspettando.

Le porge il vino e alzano insieme i calici.

Sif beve un piccolo sorso, Thor lo svuota e ne contempla il fondo per un secondo.

 

Un tempo Loki aveva raccontato che alcune veggenti potevano predire il futuro di una persona attraverso il fondo dei loro calici.

“Che dice il mio?” gli aveva chiesto, mezzo ubriaco, quasi lanciandoglielo.

Loki aveva alzato un sopracciglio: “Ti sembro una veggente?”

“Maestro di magia, fatina, veggente… la stessa identica cosa, non è vero Fandral? Le stesse identiche inutili stupidaggini.”

Suo fratello aveva preso il calice, ne aveva percorso il bordo con l’indice e poi gettandoci un’occhiata dentro aveva dichiarato che nel futuro di Thor vedeva una doccia fredda.

Poi gliel’aveva versato in testa e l’aveva completamente inzuppato.

E si era dileguato velocemente.

Maledetto infame. Aveva pensato. Maledetto infame dagli infami trucchetti.

 

L’infame forse era lui in quel momento, davanti ad una Sif in trepida attesa.

Le passa una mano sul viso e poi la lascia scendere lungo il collo e la spalla. Lo spallino  scivola lungo il braccio e l’altro lo segue subito.

La veste cade sulle caviglie morbida. La sua pelle è candida, morbida su muscoli sodi e delineati.

“Sei bellissima.” Dice Thor, e lo pensa davvero. La cinge con un braccio e le cattura le labbra.

Sa di essere il primo a vederla, il primo a cui lei si è concessa.

“Attendevo questo momento da sempre.” Sospira lei lasciandosi accarezzare, azzardando a sciogliergli i nodi della veste cerimoniale che Thor ha ancora addosso. “Non ho desiderato altri che te. Non avrei avuto altri che te.”

Thor la solleva e la posa tra le lenzuola candide del letto. La bacia di nuovo mentre si libera degli ultimi indumenti.

La guarda: ha gli occhi che brillano, ma non sono del colore che ama. Ha un corpo perfetto, ma non è quello che desidera. È bellissima, ma non è la donna che gli ha aperto gli occhi e fatto battere il cuore.

Thor soffia sulla candela più vicina.

C’è meno luce nella stanza e Sif è una forma nella penombra.

Neppure lei potrà vederlo in faccia.

Meglio.

I giorni si seguiranno uno dopo l’altro e Sif entrerà nel suo cuore come moglie e non più come amica. Sarà felice di averla scelta.

Ma non stanotte.

 

 

Bene, la prima Fic sul fandom di Thor e la prima fic in cui non faccio sembrare Sif un’isterica stronza. Un bel traguardo, non c’è che dire.

La storia tiene conto dello… come posso chiamarlo? Spoiler? Leggenda Metropolitana? Della morte di Frigga in Thor: The Dark World.

Che ci sia davvero o no lo sapremo solo tra un mese.

Ringrazio chiunque sia passato di qui e abbia speso qualche minuto a leggere questa storia.

Come sempre commenti e critiche costruttive sono più che ben accette.

Per curiosità o altro, rimando al mio caro e buon ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

Alla prossima,

EC

 

 

   
 
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