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Autore: chi_lamed    13/10/2013    4 recensioni
"È giunto il mattino e poi la notte, la grande notte.
La sentinella ha fatto il proprio dovere.
Ha vegliato.
Ha protetto.
Ha avvisato.
La notte senza sera è finita. La sentinella ora riceve il suo premio, l’alba di luce che non conoscerà mai più tramonto.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fanny/Fawkes, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Le stelle brillano di più, quanto più fonda è la notte'
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Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nota: questa storia è il diretto seguito di "Sentinella, quanto resta della notte?", ma potete leggerla anche senza dover per forza passare dalla prima.



Viene il mattino e poi la notte
 
 
 
Risponde la sentinella:
«Viene il mattino e poi la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi e venite».
(Isaia 21, 12)
 
 
La notte scura di quest’aprile ventoso marcia a grandi passi verso l’alba di un nuovo giorno, il primo del mese di maggio.
Ad est, le prime sfumature rosate fanno capolino dietro le colline. Lente ma inesorabili mutano pian piano verso un arancio sempre più deciso e profondo, a tratti tinto di viola e corallo. Il blu scuro e vellutato della volta celeste è costretto a cedere il passo ad un azzurro tenue, limpido e privo di nubi, che avanza e spegne le stelle, una per una, come toccandole con mano invisibile.
Quest’aurora non è come le altre, lo sai.
Lo senti.
È carica di promesse.
Tutti i loro nodi verranno al pettine.
E sarà il momento della resa dei conti.
Il primo spicchio di sole fa la sua apparizione dietro il verde di rilievi distanti. I suoi raggi dorati non vedono l’ora di inondare di luce ogni dove e dissipare le ombre che per troppo tempo hanno sostato su queste terre, bagnate dal sangue di troppi innocenti.
Il vento è cessato, la brezza del nuovo giorno spira dolcemente e da lontano ti porta profumo di muschio e di violetta selvatica.
 
Se potessi sorridere, lo faresti salutando il mattino.
 
Però ne hai abbastanza di questo nascondiglio.
È comodo, sì, ma non lo sopporti più.
Fremi nell’attesa di queste ultime ore. Non passeranno mai, come accade sempre nei momenti in cui il traguardo si fa più vicino e finalmente visibile. Fremi e non puoi fare altro che pazientare, perché il sole deve prima percorrere tutto il proprio tragitto nel cielo e solamente poi ti sarà concesso di agire.
Devi costringerti ad obbedire, o tutto potrebbe essere stato compiuto invano.
E pensi a lui, per rimanere in uno stato di calma almeno apparente, per ingannare il tempo che passa.
Non lo vedi da tanto, troppo.
Ti manca.
Il destino vi ha legati insieme a doppio filo, ha sigillato con uno straziante atto d’obbedienza un vincolo che affonda le sue radici in una magia antica quasi quanto il mondo.
Per questo senti cose che nessun altro può immaginare.
Colui che sapeva – l’unico – non è più tra i vivi. Ci sei solo tu a serbare il segreto di un ancestrale incantesimo.
Poco lontano un’allodola intona il suo primo buongiorno.
Speri con tutte le tue forze che quest’augurio sia veritiero e di buon auspicio.
Per lui e per te.
Non hai potuto essergli di alcun conforto in tutto questo tempo, proprio tu, unica presenza tangibile a conoscere il dolore che gli è stato imposto sulle spalle e nel cuore.
Ma questo sarà ancora per poco, vero?
Uff… basta!
L’attesa è così snervante!
Non serve a niente accoccolarsi e pensare, se non ad innervosirsi maggiormente.
Non ti rimane altro che allontanarti giusto di qualche piccolo passo. Potresti fare di più, in fondo non c’è traccia d’abitazioni nel raggio di miglia, questo bosco è più sperduto di quelli inventati dalle fiabe.
Scoprire qual è stato il tuo nascondiglio in questi mesi è praticamente impossibile.
Soprattutto perché a nessuno verrebbe in mente di venirti a cercare, anche questo era stato calcolato con cura, come ogni cosa.
Sei la pedina preziosa, la risorsa serbata per ultima, quella che non verrà presa in considerazione nemmeno da coloro che stanno lottando affinché il Bene possa vincere.
Una coppia di passeri, che ha fatto il nido sul salice piangente al limitare della radura, sta insegnando a volare alla prole nata da poco. La madre spicca brevi svolazzi di ramo in ramo, tenendo nel becco una chiara ricompensa per il primo coraggioso che saprà raggiungerla. Poco più sotto, sul prato, due scoiattoli si contendono senza esclusione di colpi una manciata di bacche.
Ti interessi alla loro lotta solamente per trovare qualcosa da fare.
Quello dalla coda più grossa e fulva ha finalmente la meglio e con pochi balzi saltella fino al nido scavato nel tronco del vecchio abete. L’altro rimane a bocca asciutta e si allontana sconfitto. Dovrà iniziare da capo a procurarsi il cibo per la giornata.
Le ore trascorrono pigre.
Sembra quasi che il sole sia d’improvviso diventato svogliato, riluttante a svolgere il proprio compito. Si trascina a rilento. Non è colpa dell’astro, è la primavera: sue sono le giornate che regalano minuti preziosi di luce dorata.
Radicchio selvatico, fragoline di bosco, acqua fresca di un minuscolo ruscello che scorre nelle vicinanze.
È tutto.
Il pasto viene consumato in fretta, sempre tenendo d’occhio il sole che ha iniziato la propria discesa a ponente.
Finalmente.
 
Se potessi sorridere, lo faresti salutando il tramonto.
 
Qualche nube si dirige verso ovest e viene inondata di riflessi purpurei. Il crepuscolo si ammanta di oro liquido e amaranto. Il blu, che ore prima era stato cacciato, inizia debolmente la sua ricomparsa e la prima stella si accende per dare il benvenuto alla notte in arrivo.
È l’eterno cerchio del tempo, che corre e si rincorre.
Nessuno lo conosce tanto bene quanto te.
L’ultimo spicchio di sole scompare, lasciandosi dietro di sé un alone d’ametista.
È il momento.
La forza che ti spinge a metterti in viaggio verso nord è qualcosa di conosciuto ed immenso, cui puoi solo abbandonarti con desiderato sollievo.
 
*
 
Il destino è ammantato di fortuna.
La buona sorte sta tutta in una finestra non sbarrata, diversamente dalle altre sorelle del malandato edificio. Puoi addirittura intravedere la fioca luce di una solitaria lampada ad olio che spande tutt’attorno un chiarore debole e tremolante.
Lui è là.
Un boato ti giunge alle orecchie ed in lontananza qualcosa crolla.
Il millenario castello, che ha visto decine e decine di vite crescere tra le sue pietre possenti, non è più casa sicura, non è più riparo accogliente.
Hanno osato profanarlo con incantesimi mortali, gli stessi che ora brillano come lampi sinistri nel cielo notturno.
Quante giovani vite sono già state spezzate?
Quante mani di Mangiamorte adulti si sono rivolte contro ragazzi che per età potrebbero essere loro figli?
È orrore puro e senza vergogna.
Un cigolio e poi rumore di passi.
Era ora.
Dalla porta della Stamberga esce l’Oscuro, colui che si crede invincibile e che invece ha appena sancito la propria definitiva condanna.
Non provi alcuna pietà per la sua anima spezzata senza rimorso.
Acquattata nell’ombra, attendi ancora e questa volta hai ogni ragione per fremere d’impazienza. Ogni secondo che passa potrebbe essere quello fatale ed è solo per puro caso che non è andata nel peggiore dei modi possibili, che c’è ancora speranza.
Muoviti, Potter, vai… hai ancora altro da compiere. Poi torna qui, perché è da qui che tutto dovrà ricominciare. Buona fortuna.
E lui scompare nuovamente, quasi ti avesse sentito. Corre verso il proprio destino e con lui i suoi amici.
Il richiamo sempre più flebile degli ultimi palpiti ora è voce imperiosa che t’invoca.
 
Se potessi sorridere, sorrideresti a colui che ancora una volta ha fatto del sacrificio di sé il proprio vessillo, decretando così il proprio definitivo e totale riscatto.
 
Sorrideresti alla sorte che t’ha fatto giungere appena in tempo e che ti ha concesso di irridere una volontà cieca e meschina.
 
Invece non puoi.
Ma poco t’importa, vero?
Il tuo sorriso son gocce di speranza, stille preziose che ridonano forza e calore.
Sorridi piangendo lacrime[1] e sotto di te avverti il primo debole sussulto di un cuore che s’aggrappa alla vita e che torna a battere quasi con timidezza.
 
È giunto il mattino e poi la notte, la grande notte.
La sentinella ha fatto il proprio dovere.
Ha vegliato.
Ha protetto.
Ha avvisato.
La notte senza sera è finita. La sentinella ora riceve il suo premio, l’alba di luce che non conoscerà mai più tramonto.
E quando i primi raggi di sole trafiggono l’aria del nuovo giorno che inizia è come se un sospiro di sollievo giungesse dal profondo di ogni dove.
L’Oscuro è caduto, per sempre.
 
*
 
Avresti scommesso che fosse Potter il primo ad arrivare.
Invece no.
Vi guardate entrambe, un attimo di incertezza negli occhi, mentre al piano di sotto prosegue lo scalpiccio dei molti che stanno giungendo. Lei non parla e tu non emetti alcun suono, ma nei vostri sguardi che s’incontrano v’è un fiume silenzioso di parole non dette.
Ha compreso ed è bastato un batter di ciglia, un portare le mani alla bocca per soffocare un grido di stupore e sollievo che trova comunque il modo di uscire con un singulto spezzato.
Tu però non ti sposti da dove ti trovi, cullata dal petto che s’alza ed abbassa regolarmente, cullata da respiri calmi e profondi quanto quelli di un sonno ristoratore e meritato.
Avanza piano, attonita e commossa, passandosi veloce le dita sulle guance per asciugarsi il viso segnato dal pianto e qua e là da graffi e polvere.
Sorride.
E piange.
Tremante s’inginocchia al suo fianco, lasciando che arrivino altre lacrime, su di te e su di lui. Lavano via ogni traccia di incomprensione passata.
Ve ne saranno altre, in altri momenti, anche quando sembrerà che tutto sia lontano.
Il cuore dell’uomo è per sua natura uno scrigno, nel quale non sono oro né gemme il contenuto prezioso, ma passato e presente sempre intrecciati. Gli è impossibile camminare nel futuro senza portarsi dietro gli altri due tempi.
Questa notte sarà superata ma mai dimenticata, tornerà ogni tanto a galla per ricordare quanto la vita sia soffio che non deve mai essere sprecato[2].
Con delicatezza gli prende il capo con la sinistra, mentre la destra corre a spostare dal volto alcune ciocche di capelli corvini. Li raccomoda, quasi pettinandoli uno per uno.
Infine se lo pone sulle ginocchia, come fa una madre con il proprio bambino.
Lo culla, dondolandosi appena e sussurrando parole spezzate da pensieri troppo veloci e dolorosi. Vi sarà il tempo di placare anche quelli, ora no, ora è presto, ora è solo il momento per una cascata impetuosa di scuse mormorate senza sosta tra singhiozzi e sospiri.
Si placa solo dopo parecchi minuti, senza interrompere il dondolio placido d’un sentimento materno che per mesi è stato sepolto dal fango del tradimento.
Infine volge uno sguardo velato da lacrime verso di te e stende la mano sul tuo capo per una lieve carezza.
La lasci fare e pigoli piano, rispondendo gioiosa al suo ringraziamento.
Gli altri nel frattempo sono arrivati, ma nessuno di essi fiata. La comprensione profonda di quanto accaduto li avvolge e zittisce, stordendo ogni parola sul nascere.
Che questi attimi rimangano immersi nel silenzio.
La Granger, pratica come sempre, fa sparire in un attimo ogni traccia di rosso che imbratta pavimento e pareti. Tutto torna polveroso, ma decisamente meno terribile di prima.
Potter avanza verso di voi… oh, com’è diverso il brillio dei suoi occhi, ora, nel tornare in questa stanza!
Anche lui ha compreso.
In poche ore è diventato un giovane uomo che ha saputo guardare in faccia la morte senza fuggire.
Senza parlare si abbassa su di te, per donarti un altro tocco di gratitudine sulla tua livrea color porpora ed oro. Divertita, lo lasci fare, accogliendo la sua carezza che ti arruffa le piume del petto.
«Sei stata eccezionale, Fanny.» sussurra con un sorriso che ammicca alla vita da te salvata.
Tu inclini il capo di lato, annunendo a tuo modo.
Sai che c’è mancato poco perché questi sorrisi si mutassero in pianti di disperazione per un riconoscimento tardivo.
La piccola lampada ad olio nel frattempo si spegne, proprio mentre il sole inonda la stanza, giungendo dall’unica finestra aperta sul mondo di fuori.
Il ragazzo s’inginocchia e stringe tra le giovani dita la mano dell’uomo che solo da poco ha imparato ad ammirare. Lo osserva con devozione e stupore, come se lo vedesse per la prima volta.
Lo osserva con attenzione, come se volesse infondergli tutte le proprie energie.
Se lo vorranno, avranno da dirsi molte cose l’un l’altro, una volta che tutto sarà chiarito a dovere.
Intanto Minerva prosegue la sua ninna nanna amorevole e silenziosa.
 
Il lavoro nel deserto è terminato per la sentinella.
È tempo che i cittadini le vadano incontro festanti, che ne riconoscano e proclamino l’immenso coraggio.
È tempo per la sentinella di spogliarsi di ogni armatura che la proteggeva dai nemici, ma anche e soprattutto da se stessa.
I raggi dorati di questo sole di maggio danzano lievi nell’aria ancora fresca del primo mattino e portano sulla terra la promessa di una solitudine terminata per sempre.

 
 
[1] Si ringrazia Omero e lo splendido episodio di Ettore ed Andromaca, perché lui solo è l’artista che ha saputo dipingere sorrisi e lacrime in una sola pennellata in lingua greca.
[2] “Vanità delle vanità, tutto è vanità”. Questo recita Qoelet (Qo. 1,2). Ma quel “vanità” italiano in realtà è “Hevèl”: soffio, spreco… Abele. Tre significati, medesima parola, a ricordare che il primo nato da uomini è stato solo un breve soffio di vita sprecata perché abbattuta giovane e a tradimento, a ricordare che ogni vita è soffio e per questo preziosa a prescindere.



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Angolino autrice: ci sono frasi che quasi mi sono venute in metrica, scusate, e non c'è stato verso di modificarle.
Per critiche, suggerimenti, recensioni positive, sapete tutti come fare, no? :-)
Chiara
  
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