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Autore: Yoan Seiyryu    17/10/2013    7 recensioni
[ Mad Beauty - Red Hook ]
Le vite di Jefferson e di Killian Jones si incontreranno su una strada difficile, entrambi pedine del Signore Oscuro e della Regina Cattiva. Impareranno a conoscere se stessi e a compiere le scelte giuste, vivendo secondo la loro volontà. Jefferson avrà occasione di incontrare Belle al Castello Oscuro, la quale gli insegnerà a vedere più chiaramente in se stesso. Killian verrà salvato da Red Hood nella Foresta Incantata dopo esser stato ingannato dal suo nuovo nemico. Le vicende continueranno a Storybrooke in cui i personaggi riusciranno a trovare se stessi e a compiere il passo che li porterà sulla scelta più giusta da fare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Belle, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Hello Captain, I'm the Mad Hatter




 

 
 

“Capitano” la voce del suo secondo lo riportò all’attenzione “abbiamo un ospite indesiderato”.
A Killian Jones non piacque quella notizia. Peter Pan e i suoi scagnozzi spesso disturbavano la sua breve rotta da un capo all’altro dell’isola e detestava doverli incontrare, anche se per scambiare poche parole.
Finse di non aver udito ed iniziò ad osservare l’uncino che aveva appena terminato di lucidare, rispecchiandovi in esso. Incontrare i propri occhi nell’arma con cui avrebbe ucciso il Coccodrillo gli ricordava il suo incessante desiderio di vendetta e mai avrebbe dimenticato la sua missione. Mai.
“Capitano…” fu richiamato ancora una volta.
Gli occhi limpidi ed azzurri come le profondità dell’oceano si volsero verso il secondo e dalle labbra uscì un sospiro che lasciava intravedere la stanchezza e il desiderio di rimanere da solo.
“Di chi si tratta?” domandò pazientemente Killian.
“Non ne abbiamo idea Capitano, è saltato fuori da un cilindro o qualcosa di simile. Alcuni dicono di averlo visto cadere dal cielo” si affrettò a rispondere il pirata che si strinse nelle spalle.
Killian inarcò un sopracciglio, non poteva trattarsi di uno dei Bambini Sperduti di Peter Pan ed in ogni caso i suoi uomini avevano già iniziato a tirare fuori storie improbabili a riguardo. I marinai erano sempre stati noti per la loro inventiva e la paura che ne facevano derivare, doveva porre rimedio a quell’inconveniente il prima possibile.
Una volta uscito dalla cabina si diresse verso il ponte per capire lui stesso il motivo di tanta agitazione. Si fermò davanti all’albero maestro quando i suoi occhi incontrarono quelli dell’intruso, anche se fu colpito più dalla sua smorfia divertiva. Due dei suoi pirati lo tenevano per ambo le braccia così da evitare una possibile fuga e lo gettarono davanti al Capitano perché si prostrasse ai suoi piedi in segno di rispetto.
L’indesiderato iniziò a gesticolare con le mani segnalando di voler essere lasciato libero, ma Killian non gli concesse nulla e anzi andò ad incrociare le braccia al petto per guardarlo dall’alto verso il basso.
“Piombato dal cielo sulla mia nave:  non è una cosa da tutti i giorni” fece schioccare la lingua, prima di sedersi sul bordo del parapetto e lanciargli uno sguardo vagamente disgustato.
“Il che dipende dai punti di vista” rispose l’altro, arrendendosi alla stretta dei due marinai che lo tenevano malamente.
L’aria salmastra e l’umidità lo avevano avvolto immediatamente da quando era sopraggiunto sulla Jolly Roger. Detestava il mare e il non poter mettere piede a terra, gli mancava la sicurezza di poter fuggire se le cose avessero preso una brutta piega.
“Io non credo nei punti di vista. La verità è unica e sola e non c’è nulla che si possa fare per cambiarla” sussurrò il Capitano,  che prese a studiare l’uomo  che tirò le labbra un’espressione annoiata.
Roteò gli occhi al cielo e abbandonò per un attimo la testa verso il basso.
“Non sono qui per ricevere una predica, per quanto sia interessante ascoltare i vaneggiamenti di un uomo di mare, il tempo sta scadendo ed io dovrei tornarmene  da dove sono venuto” accompagnò le parole sempre gesticolando, facendo segno di avere fretta.

Tic Tac. Tic Tac. Non era questo il suono che ha accompagnato la perdita della tua mano sinistra, Hook? Tic Tac. Ricordi, è stato il Coccodrillo a cercare di annientarti. Il Coccodrillo. Tic Tac.

“E’ proprio questo il punto” rispose il Capitano, lanciandogli uno sguardo colmo d’ira con cui quasi fece spaventare il nuovo venuto “da dove vieni? Come hai fatto ad arrivare sin qui? Chi sei?”.
In risposta ricevette uno sbuffo piuttosto infastidito, non amava dare risposte e non si preoccupava affatto di darlo a vedere.
“Prima di tutto, l’ordine delle domande è errato” inclinò la testa da una parte “secondo di tutto, dovresti porre una domanda alla volta Capitano. La curiosità non ti dà mai le risposte che desideri” schioccò la lingua sul palato per poi sorridere.
Il pirata si avventò su di lui, puntandogli contro l’uncino che andò a premere sulla gola, di modo che la compressione fosse abbastanza forte da bloccargli il respiro per qualche secondo. La vittima tirò in basso le labbra, in segno di tristezza, ma non parve così preoccupato come avrebbe dovuto mostrarsi.
“E va bene, non forziamo troppo la mano” quella battuta insulsa non fece che peggiorare la situazione perché questa volta si vide puntare anche un coltello all’altezza dello sterno. Intanto gli uomini che lo tenevano lasciarono la presa, spesso la furia del Capitano bastava a sconfiggere più nemici assieme.
“Ho capito, l’ironia non fa per te” gli allontanò l’uncino dalla gola e fece un passo indietro per scostarsi dalla lama “da dove vengo? Dalla Foresta Incantata. Come ho fatto ad arrivare fin qui? I tuoi topi di fogna hanno preso la mia risposta e la vorrei indietro. Chi sono? Jefferson, umilmente” si inchinò appena tanto da sembrare una messinscena bella e buona. “Ma hai dimenticato la domanda più importante: perché sono qui?”.
Capitan Hook, così come veniva grottescamente nominato, sgranò lievemente gli occhi. Quell’uomo, Jefferson, proveniva dalla Foresta Incantata. Un paese che aveva lasciato molto tempo fa per rifugiarsi in un luogo in cui il tempo non scorreva mai, per trovare il modo di consumare la propria vendetta.

Tic Tac. Tic Tac.

Per raggiungere Neverland c’era bisogno di un portale, dunque Jefferson doveva averne usato uno, forse anche lui era entrato in possesso di un fagiolo magico e probabilmente doveva averne degli altri visto che gli premeva tanto tornare da dove era venuto.
Il Capitano rifletté sull’eventualità di sfruttare la presenza di quell’uomo a bordo della sua nave, per anni aveva cercato un modo per ritornare alla Foresta Incantata e forse era giunto il momento di abbandonare Neverland.
Il suo secondo si avvicinò, interrompendo il corso dei suoi pensieri per consegnargli un cilindro nero appariscente e dall’opinabile gusto. Gli sussurrò all’orecchio che alcuni lo avevano visto uscire da lì. Quando Jefferson vide il cappello si inumidì le labbra e vi agganciò gli occhi per non perderlo di vista.
“Allora qual è il motivo per cui sei arrivato qui, desideri un’esecuzione veloce?” domandò con un sogghigno Killian, almeno si sarebbe divertito ad intrattenere il suo equipaggio.
Prima di ogni cosa desiderava scoprire i reali motivi di quell’arrivo così stupefacente.
“No” visto che si era liberato degli aguzzini Jefferson si portò una mano al collo “vorrei tenere la testa sulle spalle, se non ti dispiace. In ogni caso sono qui per un semplice motivo: hai qualcosa che mi interessa portare alla Foresta Incantata”.
Capitan Hook aggrottò appena le sopracciglia, non avrebbe immaginato che quell’uomo fosse interessato ad uno dei suoi tesori perché di certo doveva trattarsi di qualcosa di simile.
“Cosa ti fa credere che, a qualunque cosa tu alluda, io deciderò di dartela?” la domanda fu accolta senza alcuna sorpresa.
“Perché credo che la mia offerta possa interessarti”.
Jefferson a dire il vero detestava giungere a patti con qualcuno, proprio perché era legato ad un accordo con il suo datore di lavoro che non era altri che Tremotino, il Signore Oscuro.
Per ottenere oro, ricchezza e benessere aveva messo a disposizione la sua abilità nel passare i varchi dei mondi magici e procurargli ciò di cui aveva bisogno, ma a modo suo. Tremotino quella volta aveva bisogno dell’inchiostro che le Sirene di Neverland custodivano gelosamente ed impossessarsene direttamente sarebbe stato decisamente rischioso ed irrealizzabile, era un estraneo in quel mondo e non poteva permettersi di perdere la vita.
Il Capitano Hook al contrario, era riuscito a procurarsene un po’ sottraendolo con l’inganno ad una sirena per rivenderlo poi al migliore offerente. Dunque perché rischiare la vita se poteva giocare d’astuzia?
“Sentiamo la tua proposta” disse Killian tenendo sempre le braccia incrociate al petto.
Jefferson sorrise all’angolo delle labbra e si affrettò a rispondere: “Consegnami l’inchiostro magico e in cambio ti condurrò alla Foresta Incantata” in più prevenne una possibile domande e poiché detestava dare risposte si limitò ad aggiungere “il cilindrò sarà il nostro mezzo di trasporto, ma possiamo attraversarlo solo in due. Possono entrarvi lo stesso numero di persone che hanno attraversato il varco, è la legge del cappello”.
Il Capitano non si sentì di dare una risposta immediata, c’era qualcosa negli occhi di quell’uomo che non riusciva a lasciarlo andare. Non si fidava ma al tempo stesso desiderava più di ogni altra cosa lasciare quell’isola maledetta.
“Per quale motivo desideri tanto l’inchiostro?” insistette Killian.


Ancora domande. Domande. Solo in un posto si fanno così tante domande e di certo non è Neverland.

“Affari miei, non scendiamo nei particolari” Jefferson cercò di sviare subito la conversazione.
Non poteva rivelargli alcunché su Tremotino visto che conosceva perfettamente il passato che lo legava al Capitano e sapeva anche di quanto desiderasse far ritorno alla Foresta Incantata.
“Sei arrivato sin qui sapendo già che ti avrei seguito. Perché?”
“Nemmeno un Capitano coraggioso vorrebbe trascorrere tutta la sua vita a Neverland. Quest’isola appartiene solo all’Ombra e nessuno può vivere qui senza esserne risucchiato” in fondo Jefferson diceva la verità.
Killian non poté controbattere a quell’osservazione, dunque lanciò un’occhiata attenta al cilindro e gli sorse spontanea un’altra domanda, cosa che infastidì ulteriormente Jefferson.
“Hai detto che secondo la legge del cappello può tornare indietro lo stesso numero di persone che vi sono entrate. Ma tu sei arrivato qui da solo”.
Jefferson tirò su col naso, poiché era libero di muoversi si incamminò verso la balaustra dove Killian era appoggiato e gettò un’occhiata verso le onde che battevano sulla linea di galleggiamento della Jolly Roger.
“Sicuro?”
Il Capitano si avvicinò per fare lo stesso e sporgendosi notò la figura di un uomo che tingeva l’acqua di rosso. Era stato ucciso e ciò implicava il fatto che non ci si potesse fidare di Jefferson, ma in fondo non poteva giudicarlo per un atto che lui stesso avrebbe compiuto senza il minimo senso di colpa. Non fece più alcuna domanda visto che si era convinto a seguirlo. C’era qualcosa di simile nei loro occhi, qualcosa che li accomunava e per questo Killian prese la sua decisione. L’accordo fu sancito da una stretta di mano e mandò un sottoposto a prendere la boccetta d’inchiostro magico per poterglielo consegnare. Jefferson riuscì a riappropriarsi del cilindro e senza perdere tempo, visto che era molto tardi, lo gettò sul ponte davanti a sé perché il varco potesse aprirsi

Quando riaprirò gli occhi non ci sarà più alcuna isola, alcuna ombra a tormentarmi, alcun ticchettio di orologi nella mia testa.

Entrambi furono risucchiati dal vortice magico che li trascinò lontani da Neverland per raggiungere la Foresta Incantata.

Ecco, in questo modo non potrà più porre nessuna domanda.






 

// Nda: 

Ed ecco qui questo nuovo esperimento, una storia in cui si intrecceranno le vicende di Jefferson e di Killian Jones. Informo subito che i primi capitoli seguiranno gli episodi distaccati sia dell'uno che dell'altro, i quali si rincontreranno relativamente presto. In più posso dire riguardo a Jefferson che in questo caso ho scelto di descriverlo nel momento in cui lavora per Tremotino e quindi quando ancora non si comporta da bravo padre di famiglia.
Il banner è stato realizzato dalla pagina facebook: "Once upon a time graphic". 
Queste due coppie sono le mie OTP (sì, non ne ho mai soltanto una xD e soprattutto deve essere Crack) e mi auguro di aver fatto un buon lavoro. Per ora pubblicherò ogni giovedì, sperando che la storia possa piacervi. Ringrazio tutte le ragazze che già a conoscenza di questo progetto mi hanno sostenuta. 
Se vi va di seguire gli aggiornamenti e se siete interessati a fare domande, a seguire spoiler, foto e così via potete iscrivervi al gruppo: https://www.facebook.com/groups/507038592717142/?fref=ts


 

   
 
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