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Autore: SusanTheGentle    18/10/2013    25 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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Scusate l'enorme ritardo (quasi due settimane) ma internet era in panne e considerando gli altri impegni...
Ad ogni modo, ecco a voi l'ultimo capitolo di "Queen". Spero vi piaccia. Io ne sono molto soddisfatta!
A dopo per i saluti!
Susan<3

 

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50. Le meraviglie dell’Ultimo Mare
 
 
Vedo la mia vita,
un lampo attraverso il cielo
Ho avuto paura così tante volte…
E proprio quando pensavo che avrei perso la mia strada
tu mi hai dato la forza di andare avanti…
 
 
Si alzarono tutti di buon mattino, con il sole che splendeva da est e il vento in favore per una nuova e immediata partenza.
Peter si era svegliato accanto a Miriel, avvolto dal suo inebriante profumo di fiori. Era rimasto a guardarla per minuti interminabili, il sole che entrava dai piccoli oblò giocava tra i suoi capelli facendoli apparire come vere fiamme ardenti. Quelle stesse fiamme di cui era fatto il suo cuore che batteva impazzito al ricordo della notte con lei.
Erano rimasti nello stesso letto, senza curarsi delle opinioni altrui. Miriel si era rimessa la camicia da notte e aveva insistito per tornare al suo posto, ma lui l’aveva afferrata per la vita e non le aveva permesso di muoversi di un centimetro.
Miriel si era sentita imbarazzata. Non erano ancora sposati, dopotutto, e aveva paura di disonorare la figura del Re Supremo comportandosi da sfrontata. Ma ormai tutti li consideravano una coppia, per cui non aveva nulla da temere, né di cui vergognarsi. Inoltre, molto molto presto, lui avrebbe messo tutti al corrente della proposta che le aveva fatto.
Ma quando Miriel si era specchiata in quel limpido cielo del nord che erano gli occhi di Peter il Magnifico, vi aveva scorto un’ombra di apprensione. E poco dopo, lui aveva espresso il suo timore.
“Perdonami, amore mio” era stato il sussurro del giovane.
Lei aveva scosso piano il capo, senza capire.
“Ti senti bene?”
“Certo che sì” era arrossita la Driade, con un sorriso.
Peter l’aveva accarezzata sopra le lenzuola. “Sei pentita?”
“Perché questa domanda?”
Lui non aveva risposto, aveva atteso che lei rispondesse alla sua.
“No, non sono pentita. Non potrei mai esserlo”
“Miriel, ti ho privata della tua natura. Per colpa mia, non potrai più essere quello che eri”
“Non m’importa” aveva sorriso ancora la fanciulla, rassicurante, giocherellando con la frangia dorata di lui.
“Dimmi cos’hai perso”
Il Re Supremo sapeva a cosa aveva rinunciato Miriel: vivere in eterno come una dei Veri Figli di Aslan…per lui. Ma a lei sembrava non importare.
“Non ho perso, niente, Peter. Ho guadagnato qualcosa semmai: ho ancora i miei poteri, benché dimezzati, e sono ancora la guida della terra, e poi…ho te”
Lui allora era sembrato rilassarsi e l’aveva presa tra le braccia.
Poco più tardi, mano nella mano,  furono i primi a scendere a terra per i saluti.
Le vele del Veliero dell’Alba e della nave delle Sette Isole si gonfiavano allegramente, i loro passeggeri riuniti ancora una volta sulla spiaggia dell’Isola di Ramandu.
Caspian, davanti a tutti, rinnovò la sua proposta: nessuno era costretto a continuare se non se la sentiva davvero. Aveva lasciato tutta la notte agli uomini per riflettere sulla questione, e ora era il momento di decidere.
“Sire” avanzò Drinian, parando per tutti, “c’è una cosa che vorrei dire: nessuno di noi è stato costretto ad imbarcarsi in questo viaggio, siamo tutti volontari. Abbiamo accettato di seguirvi per cercare i Lord di Telmar. Siamo rimasti al vostro fianco quando abbiamo saputo cosa davvero ci aspettava e a quali percoli saremmo andati incontro nella ricerca delle Sette Spade. Ci siamo spinti al di là di qualsiasi rotta mai tracciata, in luoghi fantastici e spaventosi. Abbiamo lasciato dietro di noi le nostre famiglie non per amore dell’avventura, ma per l’onore. Avremmo potuto tornare indietro quando la situazione si è fatta critica, ma non lo abbiamo fatto. Non siamo fuggiti di fronte a Calormen né tanto meno alla Strega Bianca, potremmo mai farlo adesso? Sarebbe davvero da stupidi rinunciare ora, dopo tutte le prove che ho elencato, e tornare a casa raccontando che siamo stati così vicini alla Fine del Mondo senza trovare il coraggio di proseguire. E credo, Maestà, che tutto l’equipaggio sia d’accordo con me”
Ripicì zampettò accanto al capitano. “Io arriverò alle terre di Aslan, con o senza il vostro aiuto, signori miei. Se sarà necessario, prenderò la mia piccola canoa e vogherò fino ai confini del mondo, e se morirò nell’impresa sarò l’orgoglio dei topi di Narnia!”
“Ma sentitelo, il soldo di cacio!” fece Eustace.
“Non sia mai che dicano che sono meno coraggioso di un topolino!” disse Tavros il Minotauro, che vicino a Rip era proprio una montagna.
“Allora siamo d’accordo” disse Edmund. “Nessuno resterà indietro”
Un vociare d’assenso si levò dalla spiaggia.
“Che cosa ti avevo detto?” disse Susan a Caspian, con un sorriso.
“Maestà” intervenne poi Rhynce. “Io vi prego di prendermi ancora con voi. La mia famiglia tornerà a casa con la nave delle Sette Isole, ma io voglio continuare”
“Sei il benvenuto tra noi” assicurò Caspian.
“Voglio venire anch’io!” protestò Gael. “Posso, mamma? Ti prego!”
“Io credo che si possa fare” la donna sorrise a Lucy.
“Mi occupo io di lei” promise la Valorosa.
“Ve ne sono grata mia Regina”
Fu doloroso separarsi proprio ora che si erano ritrovati, ma Rhynce e Gael sapevano che avrebbero trovato Elén ad aspettarli a casa, sulle Isole Solitarie.
Tra chiacchiere e saluti, il vecchio Rolf si fece avanti. “Un momento, per favore”
Kal lo guardò stupito. “Ehi, che cosa….? Non vorrai dirmi che vuoi andare con loro, vero?”
L’anziano delle Sette Isole sorrise compiaciuto. “Proprio così. Credo di aver visto praticamente tutto dalla vita, ma questo mi manca. Voglio vedere la Grande Onda da vicino. Se sarò fortunato, tornerò indietro che le mie vecchie membra saranno ancora tutte intere”
Tutti risero, e dopo la decisione di Rolf, toccò a Kal dire qualcosa. Si avvicinò a Peter e gli strinse la mano.
“Questo è un addio?”
“Non lo so. Non credo” rispose il Re Supremo con una lieve alzata di spalle. “Penso che ritornerò ancora dopotutto, anche perché…” si volto a guardare Miriel, che lo aspettava pochi passi più indietro.
Kal fece una risatina sommessa. “Certo, certo, ho capito. E’ molto bella”
“Lo so” sorrise Peter. “Sei stato un caro amico, Kal, e un guerriero straordinario. Quando ti capita…fai un salto a Cair Paravel. Non si sa mai: potrei essere là quando meno te l’aspetti”
“Contaci, ragazzo!”
Si strinsero in un caloroso abbraccio.
Peter non l’avrebbe mai confessato ad alcuno, ma aveva trovato la figura di un padre nel grosso Kal. E capì che doveva tornare nel suo mondo, perché la sua famiglia aveva bisogno di lui…fino al giorno in cui sarebbe stato pronto per Narnia.
“E voi come tornerete indietro?” chiese Emeth ad Ader e agli altri uomini pesce.
“Ma a nuoto, si capisce!” risposero quelli.
“Non venite a vedere le Terre di Aslan?” chiese Susan (incredibile come discorresse tranquillamente con il grosso ex pirata che una volta l’aveva rapita).
“Mia signora, per quanto la cosa ci alletti, sentiamo la mancanza del nostro mare”
“Capisco…”
“Anche noi partiamo” disse Chief, circondato dagli altri Inettopodi.
“Sarebbe bello vedere la Fine del Mondo, vero Capo? Ma abbiamo paura, sì, proprio una gran paura, ci dispiace. Non vogliamo finire giù dal bordo del precipizio di Narnia, proprio no!”
Susan e Eustace dissero in coro: “Ancora con questa storia del precipizio? Il mondo è rotondo, non si può cadere di sotto!”
La Dolce si mise le mani sui fianchi. “Caspian, appena torniamo a Narnia, ricordami di dare disposizioni perché fabbrichino dei mappamondi”
Lui la guardò con espressione smarrita. “Mappache? Oh, certo!”
Susan sospirò. “Povera me...ho idea che dovrò pensare io all’educazione di nostro figlio”
“Possiamo chiedere un favore alle Loro Maestà?” chiesero ancora gli esserini dalla testa di fungo.
“Certo, dite pure” rispose Lucy, chinandosi verso di loro.
“Potreste smettere di chiamarci Inettopodi? Noi siamo Monopodi. Inettopodi è l’orrendo nome che ci mise l’Oppressore Coriakin”
“Ma certo!” assicurò Lucy, dopo una breve consultazione con gli altri Sovrani. “Da oggi in avanti, sarete di nuovo Monopodi!”
“Evviva! Capo hai sentito? Abbiamo di nuovo il nostro vecchio nome!!!”
Dopo ciò, i Monopodi si misero a saltellare qua e là per la spiaggia, felici come non mai. Tra di essi si fecero largo Ramandu e Shanna, con loro alcuni Uccelli di Fuoco che reggevano nel becco grandi ceste piene di leccornie. Una parte andarono alla nave delle Sette Isole, l’altra al Veliero dell’Alba.
“Le ceste si rinnoveranno ogni giorno, proprio come se il cibo si trovasse sulla Tavola di Aslan” spiegò Ramandu. “Così non avrete preoccupazioni per le provviste. Da questo punto in avanti, Re e Regine, non incontrerete più nessuna isola, ma solo mare, per miglia e miglia”
I cinque Sovrani ringraziarono di cuore, mentre alcuni marinai si premuravano di trasportarle a bordo.
Edmund guardò Shanna. Lei sorrise e fece un passo avanti.
Non l’avrebbe rivista mai più. Quello era un addio, se lo sentiva. Fece per dire qualcosa, ma lei lo precedette e lo lasciò esterrefatto.
“Vengo con voi” disse la Stella Azzurra, rivolta a tutti, ma continuando a guardare solo il Giusto. “Voglio fare quello che non ho potuto per tutto il vostro viaggio: guidarvi. Guidarvi fino alla Fine del Mondo”
“Fantastico!” non poté trattenersi dall’esclamare Edmund, prendendole le mani e stringendole nelle sue, lasciando interdetti tutti quanti. “C-cioè, insomma… grazie...ehm…ti siamo davvero riconoscenti…”
“Imbranato” fece Peter alle sue spalle e Edmund si voltò fulminandolo con lo sguardo.
“L’onore è mio” disse Shanna, arrossendo un poco. “E’ il minimo che posso fare per sdebitarmi di tutto ciò che avete fatto per me e mio padre”
“Shira, tu non vieni con noi?” chiese Susan.
“No, mia Regina, io rimarrò qui. Vorrei tanto vedere le Terre di Aslan, ma non posso purtroppo. Devo volare a Calormen per sapere come se la cava quell’impiastro dell’Imperatore Tisroc.” Ridacchiò, coprendosi il becco con l’ala. “Dopotutto, lui crede ancora che io sia dalla sua parte, e penso sia meglio mantenere la posizione che ho attualmente piuttosto che dirgli la verità. Chissà…potrei tornarvi utile come informatrice se mai si richiedesse necessario in futuro”
“Speriamo di no!” ripose Lucy.
Infine, Ramandu allargò le braccia e sorrise a tutti quanti.
“Che la benedizione di Aslan sia su di voi” disse, abbracciando poi la figlia.
“Arrivederci, padre”
“Arrivederci, bambina”
E con quest’ultimo saluto, mentre gli uomini pesce e la nave delle Isole puntarono verso ovest preparandosi a tornare a casa, il Veliero dell’Alba continuò verso est, le Blue Singer sempre ad accompagnarlo.
Il vecchio Rolf  s’integrò subito tra l’equipaggio, e si immerse in lunghe e profonde conversazioni con Lord Drinian sulle reciproche esperienze di navigazione. A quanto pare, Rolf era un vecchio lupo di mare…
Eustace ebbe motivo di riscattarsi con tutti. Per lui non era stato facile accettare di intraprendere quel viaggio che l’aveva portato dall’altra parte del mondo, un mondo che oltretutto non era nemmeno il suo.
 “Voglio scrivere un libro su quest’avventura” disse il ragazzo con fierezza.
Stavano facendo colazione sul ponte, una mattina, tutti insieme: lui, Caspian, i cugini, Emeth, Miriel, Rip e Shanna.
Tutti si fermarono e Edmund nascose il viso nel tovagliolo per non farsi scoprire a ridere. Purtroppo servì a poco.
“Ridi, ridi, ma quando diventerà un best seller non riderai più!”
“E il titolo quel sarebbe? Dieci modi per molestare i propri cugini e portarli alla pazzia?”
Gli altri sorrisero, ma Eustace si fece serissimo.
“Le Cronache di Narnia” disse.
Un silenzio di perplessità scese tra i ragazzi.
“Come?”
“Il titolo del libro. Sarà: ‘Le Cronache di Narnia’ ” Eustace arrossì violentemente mentre gli altri lo guardavano fisso. Poi continuò tutto d’un fiato: “Pensavo di ripercorrere tutte le vostre avventure qui, a partire dall’armadio passando per l’Epoca d’Oro, facendo un salto temporale che porta al passare dei mille trecento anni, la guerra della Liberazione e poi il nostro viaggio sul Veliero dell’Alba”
Di nuovo silenzio.
Eustace strinse le labbra, e dentro di sé li invitò a sfidarlo a prenderlo in giro. Ma nessuno lo fece.
“E quando pensi di iniziarlo?” chiese infine la vocina di Lucy, titubante, con la paura che qualsiasi reazione avrebbe suscitato l’ira del cugino.
“B-bè…in realtà…l’avrei già iniziato…”
E mostrò a tutti, con gran vergogna ma con orgoglio, il diario che portava sempre con sé e sul quale aveva annotato ogni singola avventura.
“Almeno fino a che non mi sono trasformato in drago”
“Ti aiuteremo a noi a ricapitolare l’accaduto” assicurò Susan con entusiasmo.
Caspian sbirciò alle spalle della moglie, e senza preavviso prese il diario dalle mani del ragazzo. “Aspetta, aspetta…che significa ‘quel despota di Caspian’ ?”
Eustace balbettò, rosso in volto. “Ma no, non intendevo…”
“E’ scritto qui, nero su bianco” continuò imperterrito il Liberatore, alzando il diario sempre più in alto, fuori dalla potata del ragazzino che tentava di riprenderselo. “Ah, e hai anche aggiunto: Susan e quel tipo là si comportano come se stessero facendo una crociera romantica, si sbaciucchiano in continuazione e lei sembra un’ebete tutte le volte che lo vede…
Susan si volse verso il cugino, nera di rabbia. “Cosa sembro, io???”
“Ehi, un attimo” fece Edmund, prendendo il libricino dalle mani di Caspian. “Edmund avrà la rivincita su quello scherzo che mi ha fatto quand’eravamo a casa mia. Lo legherò come un salame e alla prima occasione lo butto in pasto ai pesci… Oh, brutto…!”
“No, no! Non è come pensate!”
“Fammi vedere” fece Lucy, continuando a leggere, mentre Ed faceva schioccare le nocche, minaccioso.
In quanto a mio cugino Peter…” la Valorosa guardò il fratello maggiore, che le si avvicinò subito “lui sembra un’idiota alla stregua di Susan ogni volta che incrocia la Driade. Si sono accorti tutti che è cotto di lei, tranne l’interessata. Forse dipende dal fatto che è una pianta e ha un’intelligenza primordiale”
Miriel spalancò la bocca, osservando Eustace offesa.
Invece” proseguì la Valorosa, “quella nanerottola di Lucy, pensa che il soldatino di piombo si accorgerà di lei, quando non capisce che è una brutta racchia, tappa e pure un’oca giuliva e nessun ragazzo potrebbe mai interessarsi a lei, e se continua così rischia di fare la fine di Susan che ha perso la sua virtù, e adesso nessuno le sposerà mai...Stupido!!!”
Susan riprese il diario, indignata. “Altro che libro! A me sembra che tu abbia scritto solo insulti!”
“Solo all’inizio, quando mi eravate tutti antipatici” cercò di giustificarsi Eustace, con scarso successo.
Shanna e Ripicì, rimasti in disparte e trattenendosi dal ridere, osservarono la scena con un certo spavento.
Caspian, Emeth, Miriel e i Pevensie avanzarono piano verso Eustace.
“Pestiamolo!” disse Edmund, incitando gli altri, che rincorsero il ragazzo per tutta la nave.
“Tanto non puoi scendere! Prima o poi ti prenderemo!” urlò Lucy, furibonda.
Il diario rimase incustodito sul ponte. Shanna si chinò a raccoglierlo.
“Permettete, damigella? Vorrei darci un’occhiatina…” le disse Ripicì, sfogliandolo velocemente.
“Che cosa cercate, Sir Ripicì?” chiese la Stella.
Poco dopo, lui esclamò: “Ah! Mi pareva strano: ecco la pagina degli insulti a me dedicata” e si immerse nella lettura.
A parte quel piccolo inconveniente, che si risolse con una gran rissa piena di risate, furono giorni di gioia e spensieratezza. Non pareva si stesse per giungere alla fine di un viaggio, piuttosto sembrava di cominciarne un altro.
L’infinito si apriva davanti a loro.
Navigarono con il nulla intorno, proprio come aveva detto Ramandu. Ma invece di sentirsi isolati dal resto del mondo, i narniani provarono un intenso senso di libertà. E scoprirono che anche se non v’era vita sulla superficie dell’Ultimo Mare, al di sotto…al di sotto c’erano infinite meraviglie…
Pesci volanti, letteralmente, che di tanto in tanto saltavano fuori dall’acqua e prendevano il posto degli assenti gabbiani. Di notte, le stelle cadenti invadevano il cielo e si tuffavano veramente nell’acqua, e se si guardava attentamente- prima che la nave scivolasse via- si potevano vedere le stelle stesse galleggiare sotto il mare, e avevano forme umane. Shanna spiegò che, a volte, alle stelle piaceva farsi un bagno…
Non ci furono annuvolamenti né precipitazioni, il tempo rimase sempre bello, caldo ma non troppo. Le sere erano limpide e (cosa stranissima) c’era sempre la luna piena, la quale appariva più vicina e grande man mano che i giorni si susseguivano, come le stelle. Anche il sole era più grande e più luminoso, eppure non faceva male agli occhi.
Ma lo spettacolo più straordinario lo videro durante il quarto giorno.
Passarono sopra un tratto di mare dall’acqua più limpida che avessero mai visto, tanto che potevano scorgerne il fondale, a miglia e miglia di profondità.
Fu Lucy ad accorgersi per prima della presenza di alcune masse verde scuro che appartenevano a vere e proprie foreste sottomarine. Le gradazioni del verde sfumarono nei rossicci, nei rosa, blu, gialli e lilla. Branchi di delfini, orche, cavallucci marini e pesci variopinti, nuotavano insieme. Poi, ecco che le foreste si diradavano e si formavano vere e proprie strade: piccoli sentieri, strette e rettilinee, curve e più grandi. Il tutto lasciò spazio a una distesa di sabbia che saliva verso la sommità di un colle, sempre più vicino alla superficie, sul quale infine scorsero la sagoma di un castello, e più in là di una grande città sottomarina.
Laggiù, viveva il popolo del mare.
Scorsero visi curiosi alzarsi e fissarli con espressioni indecifrabili, mentre l’ombra del veliero passava sopra di loro oscurando le case. Di sicuro, nessuna nave era mai passata di lì prima.
Avrebbero voluto fermarsi e salutare quella gente, ma Caspian disse che non sembrava prudente. Il popolo del mare, di quel mare, era assai diverso da quello che avevano conosciuto i Pevensie durante l’Età d’Oro di Narnia.
I quattro fratelli ricordavano che, il giorno della loro incoronazione, il re e la regna del mare erano venuti a cantare in loro onore e a portare doni sulla superficie, prendendo persino sembianze umane. Ma le sirene e i tritoni che vedevano ora, non sembravano in grado di respirare fuori dall’acqua e non avevano nessuna intenzione di uscirne.
Il quinto giorno, luna, stelle e sole, si fecero ancora più grossi e più vicini, e le costellazioni cambiarono di nuovo.
La mattina del sesto, qualche cosa apparve all’orizzonte: un gran manto bianco si stendeva a perdita d’occhio da nord a sud, per tutta la linea dell’orizzonte.
“Secondo voi cosa può essere?” chiese Caspian a Drinian.
“Mi azzarderei a dire ghiaccio se fossimo a latitudini elevate. Ma qui a oriente, con questa temperatura, nemmeno in pieno inverno sarebbe possibile”
Il Liberatore si volse agli altri Re.
“Ragazzi?”
Peter e Edmund si scambiarono un’occhiata d’intesa.
“Dovremmo provare a far rallentare la nave, innanzitutto” disse il primo, “se fossero scogli, o un’isola, alla velocità cui stiamo navigando potremmo sbatterci contro”
“Non ci tengo affatto” disse Caspian, ripiegando il binocolo che aveva usato. “Capitano, ordinate agli uomini di mettersi ai remi, procederemo con cautela”
Qualche minuto più tardi, il deciso incedere della nave rallentò.
Per gran parte del mattino, la natura della massa bianca rimase un mistero. La preoccupazione crebbe quando ricordarono i vortici, apparsi all’orizzonte come una misteriosa striscia blu. Ma stavolta non ci furono pericoli.
Nel primo pomeriggio, un profumo delicato e pungente al tempo stesso, invase l’aria tutt’intorno a loro: proveniva dalla massa bianca.
Allora, Peter ebbe l’idea di mandare una scialuppa di marinai in ricognizione, e Rynelf e un altro paio si offrirono volontari.
Tutti quelli rimasti a bordo li osservarono addentrarsi nel biancore con una certa apprensione. Poco dopo si udirono grida di sorpresa, e quando la scialuppa tornò indietro, fermandosi ai piedi della prua, videro che trasportava una gran quantità di quel qualcosa di bianco.
L’equipaggio si affollò sulla murata, incuriosito.
“Ninfee, Vostra Maestà!” disse Rynelf, entusiasta.
“Che cosa?” chiese Caspian, prendendo il fiore che il marinaio gli porgeva e fissandolo con sbalordimento.
“Ninfee bianche” ripeté Rinelf.
“Santo cielo, è vero!” esclamò Susan, sporgendosi dal parapetto e schermandosi gli occhi con una mano.
“Che meraviglia!” esclamarono le altre ragazze.
“Wow!” fece loro eco Edmund. “Questo sì che è un mare di fiori!”
D’un tratto, Ripicì fece qualcosa che lasciò tutti di stucco. Si tuffò in acqua, e quando riemerse emise squittii di gioia.
“Dolce, è dolce!”
“Di che stai parlando?” chiese Caspian.
“Sto parlando dell’acqua: è dolce, non salata! E’ come nella filastrocca di vostra madre, Miriel” esclamò il topo rivolto alla Driade. E poi, recitò per l’ennesima volta:
Dove celo e mar s’incontrano,
Dove le onde dolci s’infrangono
O valoroso Ripicì, non dubitare.
Troverai tutto ciò che cerci
A oriente, laggiù, di là del mare
“Non capite? Aslan mi sta dicendo di andare da lui. Questo è un chiaro invito. Ormai ci siamo, signore e signori: siamo alla Fine del Mondo!”
“E’ vero” disse Shanna “Ma da qui in poi dovremo proseguire con ancora più cautela. La marea si abbasserà progressivamente, finché non sarà più possibile proseguire con la nave”
“E come raggiugeremo le Terre di Aslan, allora?” chiese Lucy preoccupata.
“Con la scialuppa, Regina Lucy” Shanna guardò uno per uno i cinque Sovrani e Eustace, facendosi molto seria. “Solo voi sei siete attesi al cospetto del Grande Leone. Agli altri non sarà concesso. Si dovranno fermare prima”
“E’ giusto” disse Drinian. “Speravamo tutti di poter vedere la Fine del Mondo, ma capiamo che solo le Loro Maestà, gli Amici di Narnia, potranno giungere sin laggiù: i prescelti di Aslan”
Gli altri marinai assentirono, benché un po’ delusi. Ma in cuor loro capivano che era giusto così.
Il Veliero dell’Alba continuò a spingersi sempre più a est, entrando nel Lago delle Ninfee Bianche, o Mare d’Argento. E mentre cercavano di decidere quale potesse essere il nome migliore (alla fine si decise per Mare d’Argento) si lasciarono alle spalle il mare aperto, che divenne presto una striscia azzurra in lontananza.
Passò anche il sesto giorno.                                                                                             
“Pensavo che il viaggio verso la Fine durasse di più” confessò Susan a Caspian quella stessa sera, senza poter reprimere un brivido. “Incontreremo di nuovo Aslan, e benché questo mi faccia felice, un po’ mi spaventa. Se lui dovesse decidere nonostante tutto che io…se sapessi di doverti lasciare di nuovo, non so cosa farei”
“Farò di tutto per impedirtelo” disse il Re con fermezza, guardando nei suoi occhi spaventati. “E’ la nostra promessa”. Poi, con un breve sorriso, le passò un dito sulla punta del naso. “Credevo avessi superato le tue paure, pesciolino”
“Caspian…” Susan sussurrò il suo nome, chiudendo gli occhi e abbracciandolo forte. “Dimmi che non è la nostra ultima notte. Non di nuovo. Ti scongiuro!”
“Ssshhh…” fece lui, pianissimo. “Non voglio vederti piangere” mormorò sul suo viso, un sussurro, prima di darle un bacio.
Lei avrebbe desiderato che la baciasse in eterno, che il tempo si fermasse in quell’istante.
Era come quella volta…
“Anch’io ho paura” le confessò Caspian, quando si separarono.
Susan gli strinse la camicia dietro la schiena, convulsamente.
Entrambi provarono il desiderio di fuggire, di nuovo, ma sapevano che non dovevano. Il destino non esisteva, no? Oppure, a conti fatti, tutto era già stabilito?
Solo Aslan poteva dar loro quelle risposte. Solo lui avrebbe saputo dire loro se erano riusciti a cambiare la loro vita.
 “Stavolta saremo noi a scegliere, Susan”
Lei allentò la presa sugli abiti di lui e alzò la testa, gli accarezzò il volto, riavviandogli i capelli. “Ora che sono arrivata così avanti, non posso tornare indietro. Non voglio e non lo farò!” esclamò, più determinata che mai.
Caspian le prese il viso tra le mani, la guardò intensamente, e lei pensò che avrebbe voluto annegare in quel mare nero che erano gli occhi di lui.
“Non ti lascerò andare via, Susan. Lo sai cosa penso: preferisco morire!”
Poi le si accostò, baciandola ancora con dolce ardore, colmando l’inutile distanza che c’era tra loro.
 
 
La mattina del settimo giorno, l’acqua del mare era diventata troppo bassa perché la nave potesse proseguire senza rischiare d’incagliarsi sul fondale, così, gettarono l’ancora.
 “E’ ora di scendere” disse Peter, con voce afona. “Lu, vedi di sbrigarti”
“Sì…” balbettò la ragazzina, mentre cercava di districarsi i nodi dai capelli. In realtà, era solo una scusa per rimandare il più possibile l’ennesimo addio alla sua Narnia…e a qualcun altro…
“Ti aiuto?” le chiese Gael, e la Valorosa annuì.
“Non piangere, piccola”
La bambina si stropicciò gli occhi, posando la spazzola. “No, non piango”, disse, ma alla fine non riuscì a trattenersi.
Le due amiche si abbracciarono a lungo, finché la più piccola non si calmò un poco. Dopodiché, Lucy posò il suo pugnale tra le mani dell’altra.
La bimba lo fissò sbalordita. “Lucy, ma…!”
“Purtroppo non posso darti anche il mio cordiale, perché credo che Caspian e Susan lo riporteranno al castello insieme agli altri Doni. Ma almeno questo posso lasciartelo. Lo terrai per me?”
Gael alzò il visetto con fierezza e annuì con vigore. “Lo farò! Lo terrò al sicuro”
“E me lo ridarai quando ci rivedremo”
Salirono sul ponte, si abbracciarono ancora, e poi Lucy si accinse a raggiungere Caspian, Eustace e i fratelli. Mentre faceva questo, si guardò attorno, cercando un volto tra i marinai indaffarati a slegare la scialuppa e preparandosi a calarla in mare.
“Dov’è Emeth?” chiese la Valorosa, sentendosi smarrita.
“Sul drago d’oro, mia signora” le rispose Nausus il Fauno.
Lei si mosse, irrequieta, e dopo un attimo correva verso il fondo della nave, alla coda del drago d’oro. Ma non vi salì, rimase là, ai piedi della scaletta, osservando il giovane voltato di spalle, lo sguardo rivolto all’ovest.
“Emeth!”
Lui non rispose. Lentamente, si girò verso di lei. Il suo cuore di soldato- che aveva tanto addestrato ad essere fermo, duro, a sopportare qualsiasi dolore- si stava pian piano disfacendo al pensiero di dover lasciare andare la sola cosa bella della sua vita. Per questo si era rifugiato lassù: sperava di non dover affrontare il momento dell’addio, pensando di poterla salutare da lontano. Ma ovviamente non era possibile. Lucy non glielo avrebbe mai permesso.
Allora la guardò. Incontrò il suo magnifico sorriso, in pieno contrasto con la tristezza nei suoi occhi.
Emeth ricordò quando li aveva visti la prima volta, sull’Occhio di Falco. Da allora non era più riuscito a farne a meno: di quegli occhi, di quel sorriso, della sua voce allegra…
Senza dire una parola, entrambi si fissarono per secondi che parvero interminabili. Poi, finalmente, lui scese di corsa la scaletta prendendola tra le braccia.
“Non è un addio” mormorò tra i suoi lunghi capelli.
“No, non lo è” disse lei, allacciandogli le braccia al collo.
Si guardarono negli occhi. Lei si morse un labbro per non piangere, sorridendo a stento, poi gli porse ciò che aveva tra le mani. Qualcosa che il ragazzo non aveva notato fino a quel momento.
“E’ per te” disse la Regina, mettendogli una ghirlanda di fiori attorno al collo. “Li ho presi sull’Isola di Ramandu. Avevo detto che te ne avrei regalata una, ricordi?”
Emeth sfiorò i petali variopinti e le sorrise, finalmente. “Sì…me lo ricordo”. Ma un momento dopo, la tristezza si faceva di nuovo largo sul suo viso ambrato.
“Ti penserò ogni momento, Lu”
“Anch’io Emeth. Sempre” disse lei, abbracciandolo ancora.
“Ehi! Ehi ehi ehi, un momento!” fece Edmund, osservandoli dalla parte opposta del ponte.
“Ma che cosa…?” gli fece eco Peter, sconcertato a tal punto che non poté commentare quello che vedeva.
I due fratelli si mossero istintivamente, non potendo credere davvero che Lucy, la loro dolce e innocente sorellina...stava baciando Emeth tarkaan!
“Fermi dove siete, voi due!” esclamò Susan, acchiappandoli per il colletto della camicia. “Non vi permetterò di rovinare questo momento”
“Sue! Tu lo sapevi?!” chiese Edmund incredulo.
“Certo che lo sapevo”
“E non ci hai detto nulla???” chiese Peter, con voce alterata dall’incredulità.
“Ovvio che no!” esclamò Susan. “Non volevo che le deste il tormento come lo avete dato a me”
I due fratelli si scambiarono uno sguardo colpevole.
Caspian rise sotto i baffi.
“Anche tu eri a conoscenza di questa storia?” domandò ancora Edmund.
“Non proprio…Diciamo che ne avevo il sospetto” sorrise il Liberatore.
Lucy e Emeth arrivarono da loro, mano nella mano. Lei si morse ancora un labbro, imbarazzata.
“Vi devo dire una cosa: io e Emeth stiamo insieme”
“L’avevamo notato” rispose Peter sarcastico.
“Oh no…sta succedendo” gemette Edmund.
Lucy si voltò. “Scusa?”
“Stai diventando una ragazza”
“Io sono una ragazza, brutto stupido!”
“Siamo pronti, Vostre Maestà” avvertì Drinian, indicando la scialuppa.
Le risate accesesi alla battuta di Ed, si spensero subito.
Ripicì zampettò accanto ai sei ragazzi. “Con il vostro permesso, Vostre Maestà, io verrei con voi”
“Non potremmo mai dirti di no, Rip” disse Caspian.
Il topo allora si rivolse all’intero equipaggio.
“E’ stato un onore navigare con voi, miei prodi e cari amici. Se non dovessi tornare, vi auguro ogni felicità, e un sicuro ritorno a casa. Che Aslan sia con voi, sempre!”
Ci fu un applauso e Ripicì s’inchinò profondamente.
“Mia signora” Drinian chiamò Susan. “Spero di rivedervi tra poco”
“Grazie, Drinian” disse lei, commossa. “State certo che ci sarò. Tornerò a Narnia, anche a costo di venirci a nuoto!”
Per la prima volta da che la Dolce l’aveva conosciuto, lui le sorrise.
Poi, Shanna e Miriel si fecero avanti: le due guide erano finalmente insieme.
“Tra poco arriverete sul confine della Fine del Mondo” cominciò la Stella Azzurra. “Laggiù si deciderà del vostro futuro. Ma sia che torniate o che dovrete continuare ancora, sappiate che Narnia vi è riconoscente per averla salvata ancora una volta dal male. Il vostro regno sarà sempre qui ad aspettarvi. Sono stata felice di avervi conosciuto, Re e Regine di Narnia e Lord Eustace. Sento che ci incontreremo ancora. Quando verrà quel giorno, spero di essere più di aiuto alle Vostre Maestà di quanto lo sia stata in questi pochi giorni”
“La colpa di quanto accaduto non è tua” disse Edmund, “te lo vuoi mettere in testa?”
Shanna rimase un attimo stupita dal tono di voce di lui, poi capendo che scherzava, sorridendogli. S’inchinò e fece un passo indietro.
“Quando sarete al cospetto di Aslan” continuò la Driade, “scoprirete il significato delle tre profezie che pronunciai all’inizio di questo viaggio. Spero che sia fatta chiarezza nei vostri cuori, e che tutti voi possiate tornare qui al più presto. Mi auguro di essere stata una buona guida per voi”
“Lo sei stata” assicurò Caspian, parlando per tutti.
Miriel s’inchinò profondamente davanti al Re, e quando rialzò il capo, incontrò lo sguardo di Peter.
Gli altri si allontanarono verso la scialuppa dopo averla salutata, lasciandoli un momento in disparte così che potessero parlare.
“Non dire niente, Peter” disse lei, sorridendo piano, vedendo che lui cercava le parole per esprimersi, ma che non ci riusciva. “Non serve che tu dica niente”
Lui l’attirò a sé e la baciò dolcemente. “Sapevo quello che facevo quando ti ho chiesto di sposarmi.”
“E io sapevo cosa avrebbe comportato dirti di sì. Ti amo, Peter Pevensie”
“E io amo te”
“Non importa quanto tempo passerà, ma non stare via molto, d’accordo?” cercò di sdrammatizzare lei.
Peter rise brevemente e la tenne stretta a sé, il più a lungo possibile. Infine, la fanciulla lo accompagnò fino alla scaletta, che il giovane discese sempre tenendole la mano. Miriel si porse dal parapetto più che poté, e infine lo lasciò andare. Gli sorrise ancora, e non una lacrima trasparì dai suoi occhi color acquamarina.
“Edmund” chiamò la voce leggera di Shanna, tra gli ultimi saluti.
Il Giusto, ultimo del gruppetto ancora a bodo, la guardò camminare verso di lui. Le sorrise. L’aspettava.
Si scambiarono uno sguardo pieno di chissà quali parole che rimasero inespresse. Parole, ma soprattutto sentimenti, che non erano ancora pronti per fuoriuscire.
“Arrivederci, Edmund”. Shanna gli si accostò e alzò il viso fino a sfiorare la sua guancia con le labbra.
Era solo la seconda volta che assaporava quel contatto, ma Edmund seppe che l’avrebbe conservato gelosamente nel suo cuore.
“Forse sarai stanco di sentritelo dire, ma ti ringrazio ancora per tutto quello che hai fatto per me e per mio padre. Hai mantenuto la tua promessa”
“Non mi devi ringraziare” sbuffò lui, fintamente spazientito.
“Lo farò sempre, invece”
Lui d’un tratto ricordò le parole di Coriakin…
Ricorda e ingrazia sempre…
Chissà se Aslan gli avrebbe detto cosa volevano dire davvero…
“Mi sarebbe piaciuto che foste rimasti più a lungo” confessò Shanna.
“Ti rivedrò, un giorno?” chiese lui, imbarazzato, triste.
“La tua Spada ti aspetta” rispose la ragazza.
“Tornerò a prenderla, allora. Mi ero affezionato a lei”
Shanna fece un sorriso radioso. “Allora mi rivedrai. Io sarò là”
“Accidenti…dovrò riattraversare l’Oceano Orientale!” esclamò il ragazzo, passandosi una mano sulla fronte.
Lei rise ancora. “Può darsi che sarò io a portarvele, la prossima volta”
Sì, pensò Edmund. La prossima volta… la prossima volta che sarebbero tronati a Narnia.
E infine, Caspian e Edmund ai remi, Lucy e Eustace a poppa, Susan e Peter a prua, e con Ripicì arrampicato sulla parte più alta dell’imbarcazione, la scialuppa si allontanò dal Veliero dell’Alba.
Le vele vennero spiegate, il corno suonò: un saluto ai Sovrani, a chi non sarebbe tronato.
La prua della barca si aprì un varco tra le ninfee bianche. Sprazzi dorati provocati dai raggi del sole giocavano sull’acqua del Mare d’Argento che li circondava, placida come quella di un lago.
All’inizio si parlò poco, ognuno immerso nei suoi pensieri, nel ricordo delle persone care che avevano dovuto lasciare. Poi, pian piano, ricordarono ogni avventura, ripercorrendo con piacere il viaggio dall’inizio alla fine.
“Eustace, raccontaci com’è stato quando Aslan ti ha fatto tornare normale” chiese Edmund.
“Bè, mi ha fatto un po’ male. Ha iniziato a graffiare la sabbia con gli artigli, come se mi stesse togliendo la pelle di drago di dosso. E’ stata una sensazione bellissima, mi sono sentito nuovo. Essere un drago non era così male, però…Mi dispiace di essere stato così lagnoso. Insomma, sono stato migliore da drago che da essere umano”
“Tu non sei un essere umano, Eustace” disse il Giusto con un ghigno. “Sei un piccolo bruco molesto”
I due cugini iniziarono a bisticciare, con il rischio di far rovesciare la scialuppa.
“Basta! Seduti!” li rimproverò Susan, prendendoli per le orecchie e costringendoli a star buoni.
Un attimo dopo, la voce di Ripicì li richiamò tutti all’attenzione.
“Amici miei, siamo arrivati!” esclamò, trepidante.
Credevano di aver veduto ogni tipo di meraviglia esistente al mondo attraversando l’Ultimo Mare, anche se sapevano che le Terre di Aslan sarebbero state di gran lunga superiori se davvero corrispondevano all’immagine che Miriel ne aveva dato con i suoi racconti.
Ma, come per ogni cosa, l’immaginazione non può dar giustizia alla realtà.
Le Terre di Aslan erano di una bellezza indescrivibile.
Fra mare e cielo s’innalzava la Grande Onda: un muro d’acqua azzurro-verde, sospeso perennemente a un culmine indefinito, per una lunghezza incalcolabile. Il confine tra la Narnia Terrena e la Vera Narnia. Al di là di essa, videro una catena di montagne, sulle quali nevi perenni e foreste sempreverdi si alternavano, ma i picchi erano così alti che non si riusciva a scorgerne le cime. Dietro la catena montuosa vi erano altre montagne, sospese nel cielo, da dove cadevano cascate limpide che parevano cristallo liquido. Il rumore non si sentiva, erano troppo lontane. Erano le Valli del Sole. E infatti, proprio sopra di esse la palla di fuoco brillava enorme. E sopra l’Onda, sopra tutto, vi erano un’enorme arcobaleno ed altri mille più piccoli che si diramavano ovunque, tra i monti, le cascate, il muro d’acqua e la spiaggia sulla quale attraccarono poco dopo.
S’incamminarono sulla sabbia dorata, soffice sotto i piedi.
Caspian si sentì afferrare la mano con forza e si volse a guardare Susan, che camminava accanto a lui, lo sguardo fisso avanti.
“Non lasciarmi la mano” sussurrò lei.
“No, mai” le rispose lui, stringendogliela di più.
Tutti erano come incantati a guardare avanti a loro, così non si accorsero che al gruppo si era unito qualcun altro.
Fu Eustace ad accorgersene per primo. Avvertì una presenza amica, e si votò indietro per vedere di chi si trattasse.
“Aslan!” esclamò, fermandosi per primo.
Automaticamente, i cugini, Caspian e Ripicì, lo imitarono. Il Leone, invece, continuò a camminare finché non si trovò di fronte a loro.
“Benvenuti, ragazzi” li accolse Aslan, la criniera che brillava di raggi di luce. “Siete stati bravi. Davvero molto bravi. Siete arrivati lontano, e ora il vostro viaggio è finito”
“E’ questa la tua terra?” chiese Lucy.
Aslan si voltò verso l’Onda. “No, mia cara. La mia terra è oltre il mare. Ma voi non siete ancora pronti per entrarvi”.
“Aslan, ti prego!” disse Susan, senza riuscire a trattenersi. “Dicci che non è l’ultima volta qui, per nessuno di noi!”
“Tra poco saprai tutto, mia cara” le rispose il Leone gentilmente. “So che avete delle domande da pormi, e che vorreste sapere il significato delle tre profezie di Miriel. Ma lasciate prima chiarisca una cosa. Qualcosa che vi aiuterà a comprendere meglio ciò che deve avvenire”
Aslan osservò per un attimo i sette compagni: i sei ragazzi e il topo.
“Per tutto il viaggio, siete stati tormentati dai dubbi che gli avvertimenti del mago Coriakin hanno suscitato in voi, ma a torto. In realtà, quegli avvertimenti erano consigli che vi sarebbero dovuti pervenire da me tramite lui, e che vi avrebbero aiutato ad affrontare meglio le prove che Jadis vi avrebbe posto dinnanzi durante tutto il viaggio. Andavano interpretati in senso positivo, ma Coriakin vi fece credere il contrario. E così, il loro significato è stato distorto”
“E qual è la verità?” chiese Lucy. “Puoi dircela, per favore?”
“Ma certo, mia cara. Comincerò con te” le sorrise il Leone. “Volevi essere diversa da ciò che eri, perché stai crescendo, ed è normale che la piccola Lucy volesse ritagliarsi finalmente un ruolo tutto suo a Narnia. Ci sei riuscita combattendo con coraggio come Amica di Narnia, e trovando qualcosa che, se fossi stata diversa da come sei, non avresti mai trovato: l’amore”
Lucy arrossì.
Emeth…
“Edmund…” proseguì Aslan. “Da quel giorno lontano che noi due ben conosciamo, hai sempre ricordato la tua seconda possibilità, e ringraziato per essere Re di Narnia, un ruolo che non credevi tuo ma che meriti appieno. E lo hai dimostrato vincendo la tua più grande nemica”
“Jadis…” mormorò il Giusto.
“L’insicurezza” lo corresse Aslan con un sorriso, e si congedò da lui.
“Eustace: non hai mai creduto ai racconti dei tuoi cugini, nemmeno quando sei arrivato qui e hai visto coi tuoi occhi che era tutto vero. Avevi paura, e solo quando ti sei trasformato in drago hai iniziato a credere e vedere veramente. E ora anche tu sei un Amico di Narnia”
Il ragazzino arrossì, imbarazzato e felice.
E poi, Aslan fissò attentamente i volti di Peter, Caspian e Susan.
“Venite avanti, figli miei”
I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo, poi fecero come il Leone aveva detto. Caspian e Susan sempre mano nella mano.
“A voi, dovrò dire qualcosa di più”
“Le tre profezie sono per noi” dichiarò Peter, che aveva capito.
Aslan annuì, ed enunciò: “Uno dovrà dire per sempre addio a Narnia. Un altro dovrà ammettere un suo errore, e se lo farà, la sua vita cambierà per sempre. Un altro dovrà abbandonare la cosa più cara per far ritorno a casa, dove un’altra importante missione lo aspetta”
I tre Sovrani si volsero verso gli altri amici, il primo quasi rassegnato, il secondo intimorito, la terza completamente terrorizzata.
Lo sapeva... Susan sapeva, ancor prima che Aslan glielo dicesse, quale delle tre era stata pronunciata per lei.
“Conoscete il vostro passato e il vostro presente. Rimane da determinare il futuro” disse il Leone.
“Allora, il destino esiste?” domandò Caspian, mentre un dolore violento gli invadeva il cuore.
“Ci sono alcune cose già decise. Ad esempio, è stabilito chi sono gli Amici di Narnia. Ma il resto è una pagina bianca”
Irrazionalmente, Susan arretrò.  “Aslan, ti prego…”
“Un momento solo, bambina” la interruppe gentilmente Lui. Poi si rivolse al Re di Narnia.
“Caspian” Aslan fece una risatina, e questo rincuorò un poco il giovane, che si aspettava molti rimproveri. “A quanto pare la parola ‘impossibile’ per te non esiste”
Il Liberatore non disse niente, leggermente a disagio.
“Hai guidato i tuoi uomini attraverso imprese incredibili, ma la più impossibile di tutte l’hai compiuta una notte in un luogo chiamato Isola delle Rose. C’erano cose che, in quanto Re, non avresti mai dovuto fare: hai dei doveri, hai degli obblighi, eppure sei andato controcorrente, e ci vuole coraggio per far questo. Hai anteposto al regno l’amore, e anche se molti potrebbero pensare che sia sbagliato, io ti posso dire che chi non conosce l’amore non conosce me.”
“Lo rifarei anche subito” garantì il ragazzo senza rimpianto alcuno. “Rifarei tutto ciò che ho fatto”
“Lo so, ma adesso devi renderti conto di quell’errore di cui parla la tua parte di profezia. Quell’errore che, se riconosciuto, cambierà per sempre la tua vita. Tu sai di cosa parlo, vero?”
“Credo di sì” rispose Caspian.
Fissò la Grande Onda, mentre una leggera brezza che soffiava da est ne tramutò la cima in bizzarre forme di spuma.
“C’è mio padre nella tua terra?”
“Soltanto tu lo puoi scoprire, figliolo” rispose Aslan. “Ma devi essere consapevole che il continuare non ha ritorno”
Susan sentì che la mano di Caspian pian piano scivolava via dalla sua.
“Se deciderò di andare, tu verrai con me” la rassicurò. Non l’avrebbe lasciata.
Perdendo quel contatto però, lei si sentì destabilizzata, provando un enorme senso di disagio. Era come se fosse sull’orlo di un precipizio e stesse per cadere. Tuttavia, non lo richiamò indietro, lo lasciò camminare fino alla Grande Onda, perché era giusto che Caspian finalmente sapesse e decidesse cosa voleva fare.
Tutti gli occhi erano puntati sul Liberatore.
Quando si trovò a meno di un metro dall’Onda, allungò una mano e la immerse nella muraglia d’acqua increspandone la superficie. Un attimo dopo la ritirò e si volse indietro, lo sguardo rivolto a terra. Quando rialzò il capo, i capelli al vento, i suoi occhi erano colmi di tristezza.
“Allora non vai?” chiese Edmund, piuttosto stupito.
“Immagino che mio padre non sarebbe fiero di me se abbandonassi ciò per cui è morto” rispose Caspian, rivolgendosi soprattutto ad Aslan. “Ho voluto quello che mi era stato tolto, invece di quello che mi era stato dato. Mi è stato dato un regno. Un popolo. Una famiglia”.
Guardò Susan dritta negli occhi e le si avvicinò di nuovo.
Era stato meno di un attimo, ma la Regina dovette gettarsi tra le sue braccia per sentirlo di nuovo accanto a sé, per sentire l’odore dei suoi capelli, della sua pelle, del suo respiro. Lei sapeva cosa sarebbe accaduto tra poco…Caspian non se n’era ancora reso conto.
“Prometto di essere migliore come Re” assicurò il giovane incontrando gli occhi fieri di Aslan.
“Tu lo sei già”.
E dopo un attimo di silenzio, il Grande Leone si rivolse ai due Pevensie.
“Peter” Il Magifico raddrizzò le spalle.
“Tornando qui hai trovato qualcosa, qualcuno, che sarà per sempre insostituibile nella tua vita. Hai ritrovato la tua fede, confidando in me più che in chiunque altro, più che in te stesso, e così facendo hai riaperto il tuo cuore verso Narnia, e hai riscattato la tua possibilità di essere adesso e per sempre il Re Supremo. In virtù di ciò, ti è stata affidata una nuova, importante missione, la stessa di cui parla l’ultima parte della profezia. Ma per portarla a termine, dovrai lasciare la donna che ami e che non potrà seguirti”
Peter avvertì una fitta dolorosa che gli serrò il petto, pensando a Miriel.
“In quanto Sovrano Supremo, tuo sarà il compito di trovare il settimo Amico di Narnia. E quando l’avrai individuato, lo dovrai portare qui, insieme ai tuoi compagni”
Peter studiò il volto di Aslan con molta attenzione. Aveva sempre creduto di essere colui che avrebbe lasciato Narnia, e invece adesso sapeva di poter tornare.
Ma se il suo cuore si riempiva di speranza, sua sorella stava a capo chino, silenziosa, con il vuoto nell’anima.
“Susan…” chiamò Aslan.
Lei rimase immobile, completamente svuotata. Non rispose, i capelli a coprirle il volto. Ma anche così, gli altri seppero che piangeva.
Allora era davvero lei. Nonostante tutto, avrebbe lasciato Narnia e Caspian. Di nuovo. Per sempre.
Percepì il Liberatore muoversi appena accanto a lei, come per proteggerla. Lui non avrebbe interrotto Aslan, ma non gli avrebbe permesso di portarla via.
“Dolce Regina” disse il Leone, chiamandola nello stesso modo di quando era venuto da lei per annunciarle la lieta notizia del suo bambino. “Ciò che più temevi era andartene da Narnia, eppure l’hai fatto. Accettasti di fare la mia volontà, e questo ha dimostrato la tua piena lealtà nei miei confronti. Perciò sei potuta tornare: perché mi sei stata fedele, nonostante stessi soffrendo moltissimo. In questo viaggio ti sei finalmente resa conto di cosa contava di più nella tua vita e hai smesso di dimenticare. Hai scacciato le paure dal tuo cuore”
“Ma devo andare” mormorò la fanciulla, serrando le palpebre.
Era come quella volta. Esattamente come quella volta: la situazione, le frasi, le sensazioni. Tutto. La storia si stava ripetendo.
“Sue…no!” esclamò Caspian, scuotendo piano il capo, avendo l’impressione che il suo cuore si fermasse.
Susan rialzò la testa di scatto, pronta a ribattere, a pregare, implorare. Guardò Caspian e poi Aslan. Ma negli occhi splendenti del Leone vide la verità e tutto le fu chiaro. In un secondo capì cosa doveva fare, come le cose sarebbero dovute andare.
E in quel momento, Ripicì si schiarì la voce e zampettò avanti a tutti.
“Vostra Eminenza” il topo s’inchinò con deferenza al Grande Leone, togliendosi la piuma rossa dal capo. “Eccomi”
“Oh, Rip!” esclamò Susan, commossa.
“Che cosa succede?” chiese Eustace, guardando dal topo alla cugina a Aslan.
“Ci sono degli equilibri che sono stati spezzati, e altri che devono essere ristabiliti” spiegò il Leone. “Purtroppo, anche se l’intendimento di una profezia può cambiare, la profezia in sé non può essere annullata. A meno che…”
“A meno che qualcuno non l’adempi al posto di colui al quale è destinata” disse Ripicì con un gran sorriso. “Sire, da che ne ho memoria, ho sognato di vedere le Terre di Aslan. Ho vissuto molte grandi avventure in questo mondo, ma niente ha sopito in me quel desiderio. So di non esserne all’altezza, ma... sarei onorato se prendeste me al posto di Susan”
“Ma non è giusto!” proruppe la Dolce, chinandosi accanto a lui.
“Avevo decise di andare comunque” la rassicurò Ripicì, posando le zampette sulle mani di lei. Stropicciò brevemente la piuma rossa tra le zampe e tronò a rivolgersi ad Aslan. “Forse non ne sono degno, ma con il vostro permesso, Signore, vorrei riporre la mia spada per la gioia del Re Caspian e della Regina Susan, per il futuro Re che ella porta in grembo, e per veder realizzato il mio sogno di guardare la vostra terra con i miei stessi occhi”
Aslan annuì e sorrise. “La mia terra è nata per cuori nobili come il tuo, e la tua altezza non pregiudica niente. Il tuo gesto sarà per sempre ricordato, piccolo amico.”
“Rip, io… “ mormorò Susan, turbata. “Non so cosa dire”
“Tu devi restare, amica mia. Così, quando guarderò giù dalle vette  più alte dell’universo, potrò vedere te e Caspian finalmente felici”
“Nessuno può meritarlo più di te” intervenne il giovane, la voce colma di riconoscenza. “Ti saremo per sempre debitori”
Ripicì s’inchinò e poi emise un’esclamazione di sorpresa quando Susan si abbassò per baciarlo sul naso.
La ragazza si rialzò in piedi, scuotendo il capo sconcertata, cercando di manifestare solo con quel gesto tutta la sua gratitudine.
Caspian le si avvicinò, una mano sulla sua guancia, accarezzandola dolcemente. Il cuore di Susan iniziò a battere all’impazzata e poi si gettò nuovamente tra le sue braccia.
Fu indescrivibile la sensazione di avere, improvvisamente, tutto ciò per cui avevano pianto, sofferto, lottato, credendo per un momento ancora che niente sarebbe potuto essere, e che invece era come l’avevano sempre immaginato.
Sarebbero rimasti insieme.
Ad uno ad uno Peter, Edmund e Lucy salutarono l’amico topo. La Valorosa imitò la sorella maggiore e si chinò accanto a Ripicì.
“Posso?” chiese timida.
“Bè...io immagino che solo per questa volta…”. Ripicì si sentì sollevare e poi stringere tra le braccia della ragazzina. “Addio, Lucy” mormorò, triste.
La giovane Regina affondò il viso nel pelo morbido del topo, rimettendolo poi a terra.
L’unico rimasto in disparte era Eustace. Edmund lo incitò dandogli una spintarella, e allora si fece avanti, le lacrime agli occhi.
“Non piangere” cercò di consolarlo Ripicì.
“Io non capsico...” singhiozzò Eustace. “Non c’è un altro modo? Perché Susan non può semplicemente rimanere senza che tu te ne vada?”
“Le cose che ci accadono intorno non possono sempre essere spiegate. So che ancora non capsici, ma capirai un giorno. Per ora posso solo dirti che questo è ciò che scelgo come mio destino, come futuro. L’ho fatto per tua cugina, per il Re, ma anche per me stesso”
“Non ti rivedrò mai…mai più!”
“Quale magnifico mistero sei tu!” sorrise Ripicì, commosso. “E un vero eroe. E’ stato per me un onore combattere al fianco di un temerario guerriero, e di un grande amico…Lord Eustace”
Rip s’inchinò anche a lui, e il ragazzo allora sorrise tra le lacrime.
Susan andò verso di lui. “Mi dispiace, è tutta colpa mia”
“Non ditelo mai, Maestà” ribatté il topo. “Chissà, forse il fatto che la madre di Miriel recitasse la filastrocca sopra la mia culla, il mio sogno di arrivare alla Fine del Mondo…tutto ha un senso adesso. La mia vita ha finalmente un senso. Volevo vivere la più grande delle avventure: l’ho vissuta con voi in questo viaggio, e ora mi attende una nuova sfida”
Dopodiché, Ripicì corse a prendere la sua canoa e la sospinse fino alla Grande Onda.
“Addio amici. Arrivederci, anzi! Un giorno ci incontreremo ancora!”. Si slacciò la spada dal fodero e la infilzò nella sabbia. “Questa non mi servirà…”
E così dicendo, saltò sulla barchetta che venne trascinata dalla corrente inversa. E salì, salì, finché non si trovò in cima al muro d’acqua. Passando sotto l’arcobaleno, guardò alle sue spalle un’ultima volta, verso la spiaggia, verso gli amici. E poi, le stupefacenti bellezze delle Terre di Aslan, finalmente si spalancarono davanti ai suoi occhi.
Eustace tirò su col naso. “Qualcuno ha un fazzoletto?”
“No” risposero gli altri in coro, ridendo.
Pian piano, si avvicinarono l’uno all’latro, stringendosi in cerchio vicino ad Aslan.
“Sembra sia arrivato il momento di tornare casa, vero?” disse Edmund poco dopo.
“È già ora? Oh…” fece Lucy, avvilita. “Aslan, quando potremo tornare, sai dirmelo?”
“Prima di quanto credete, mia cara”.
Così dicendo, il Leone ruggì in direzione della Grande Onda, ed essa si spalancò nel centro creando un portale tra Narnia e la Terra.
“Voi siete come una famiglia per me” disse Caspian, volgendo lo sguardo su ognuno di loro. “E tu sei compreso, Eustace” aggiunse subito dopo, posando una mano sulla spalla del ragazzino.
“Grazie” sorrise lui.
Caspian era sempre stato molto solo nella sua vita, ma ora sapeva di non esserlo più. Aveva Susan, aveva suo figlio, e aveva loro. Voleva bene ai Pevensie e a loro cugino più che a qualsiasi altra persona.
“Ed” disse Caspian dopo una breve pausa, abbracciando il suo più caro amico. “Sei grande, Ed”
“Anche tu” rispose il Giusto, dandogli gran pacche sulla schiena.
“Edmund” Susan gli prese il viso tra le mani e lo baciò sulla fronte. “Non combinare guai, d’accordo?”
“D’accordo”
“Susan! Susan!” singhiozzò convulsamente Lucy, volando ad abbracciare la sorella. “Come farò senza di te? Mi sentirò sola!”
“Lu…” la ragazza le baciò le guance, piangendo con lei. “Sei diventata grande, non hai più bisogno di me. Puoi cavartela da sola adesso”
La Valorosa annuì reprimendo un singhiozzo.
“Sei forte, ce la farai benissimo. E quando ci rivedremo, sarai già una donna, Lucy”
La ragazzina raddrizzò le spalle e tirò un lungo sospiro. “Ti voglio tanto bene, Sue!”
“E io ne voglio a te”
“Ci rivedremo presto, Lu” le assicurò Caspian, sollevandola da terra e stringendola in un abbraccio. “Dovete tornare per il matrimonio”
Il viso di Lucy s’illuminò di gioia. “Sì! E per quando nascerà il bambino! Oh Aslan, potremo esserci, vero?”
Il Leone le sorrise affettuosamente. “Non potrei dirti di no”
Lucy batté le mani, felice, anche se la tristezza albergava ancora nel suo cuore.
Peter si mise tra Susan e Caspian, le mani sui fianchi. “Non sarò mai d’accordo con questo matrimonio al cento per cento, dal momento che non avete nemmeno aspettato che vi facessi da testimone. Ma mi auguro che ci sarà una cerimonia come si deve quando torneremo a Cair Paravel. Anche perché, lasciatevelo dire, Edmund come officiante…”
“E’ stato bravissimo, veramente” lo difese Susan.
“Bè...modestamente…” fece il Giusto.
Tutti risero. Susan cercò di farlo quanto la tristezza le poteva concedere.
“Mi mancherete da morire!” esclamò, baciando il fratello maggiore sulle guance e stringendo ancora tutti gli altri. Quando toccò a Eustace, lui ricominciò a piangere.
“Sii felice, Sue. Vivi la tua vita” disse Peter, e lasciò tutti sconcertati quando abbracciò anche Caspian.
Poi, senza preavviso, il Magnifico afferrò il polso del Re e poi quello di Susan, unendone le mani e coprendole con le proprie, stringendole, guardando dall’uno all’altra con negli occhi una strana luce. E quello fu il gesto che dimostrò che finalmente il Re Supremo approvava l’unione della Dolce e del Liberatore.
“E’ ora, ragazzi” Aslan li chiamò.
Lucy gettò ancora le braccia al collo di Caspian e Susan, e poi corse da Aslan, baciandolo più volte sul muso. Anche Peter, Edmund e Eustace salutarono il Leone.
Successivamente, con passi lenti ma decisi, i quattro si diressero verso il varco apertosi nella Grande Onda. Più si avvicinavano, più lo scrosciare dell’acqua diveniva assordante. L’aria prodotta dal continuo movimento potente dell’onda scompigliò loro i capelli, piccole goccioline solleticavano il volto.
Si voltarono un’ultima volta verso Narnia, verso Susan, Caspian e Aslan. E poi, l’Onda s’increspò, si dilatò per un attimo, vorticò, si restrinse.
E Susan non li vide più.
La ragazza trattene il respiro e poi lo lasciò andare. Chiuse gli occhi, cercando di imprimere nella sua mente quell’ultima immagine dei fratelli e del cugino. Non sapeva quando li avrebbe rivisti, anche se aveva la certezza che sarebbe accaduto.
Quando li riaprì, notò che Caspian la fissava.
Il Re passò una mano sulla sua spalla, e lei si strinse a lui.
Il giovane cercò di trasmetterle sicurezza e conforto cullandola tra le braccia, ma anche lui stava soffrendo terribilmente. La vide liberare una lacrima, ma fu l’ultima.
“Figli miei”. La voce di Aslan risuonò profonda e tranquilla.
I due giovani si sperarono, ma Caspian continuò a tenere le mani sui fianchi di Susan, lei sulle sue spalle.
“C’è bisogno di un rinnovo a Narnia, per porre fine a un’era e iniziarne un’altra, proprio come fu al tempo del primo Caspian. Ma quella che verrà sarà un’era gloriosa e luminosa. I vostri figli regneranno in un’epoca di pace e libertà. Narnia è la vostra eredità: tua Caspian, tua Susan. Governate con saggezza e giustizia, affrontate ogni prova con coraggio e onore, ma soprattutto amore. E adesso…Susan?”
“Sono pronta, Aslan” disse la Dolce, facendo scivolare piano le mani sulle braccia di Caspian, sul petto, sciogliendosi gradualmente dall’abbraccio
“Cosa…cosa significa?” chiese Caspian, il cuore a mille.
“Devo fare un’ultima cosa” spiegò lei.
“Susan non lascerà Narnia” disse Aslan, guardando il Re come se volesse nello stesso tempo valutare le sue reazioni e rassicurarlo. “Ma dovrà comunque allontanarsi da questo mondo ancora per un poco”
“Sue…che cosa...”
Lei gli prese il viso tra le mani e lo baciò piano sulle labbra.
“Aspettami. Stavolta non mi vedrai sparire, te l’assicuro”
Caspian la guardò attentamente e vide attraverso di lei: non c’era più dolore, né paura. C’era pace e speranza, e qualcosa…qualcosa che solo lei e Aslan sapevano e che a lui ancora non era chiaro.
“Non capisco…”
“Tra poco capirai”. Susan fece un passo indietro verso il Leone.
Caspian non osò avvicinarsi, anche se avrebbe desiderato farlo e stringerla ancora a sé.
Un movimento della Grande Onda, causato dal vento, e il bagliore del sole riflesso in essa lo accecò.
Un attimo, e la figura di Susan svanì piano, come la luna cancellata dal sorgere dell’alba.
Un attimo… un millesimo di secondo in cui sbatté le palpebre, infastidito dalla troppa luce…ed era sparita.

 
 
 
Quando sono stanca,  so che tu ci sarai
e riesco a sentirti quando dici…


 
 
 
E poi…




Camminavano fiano a fianco, adagio, dentro a un vasto tunnel fatto di pareti d’acqua, attraverso le quali c’erano figure in movimento, suoni attutiti dal fragore del mare. In una situazione normale, sarebbe stato impossibile udire la voce di chiunque al di sopra di quel suono, ma Susan poteva sentire chiaramente quella di Aslan. Sul fondale marino di sabbia bianca sul quale posavano un passo dopo l’altro, il riverbero del sole che si specchiava nei muri d’acqua, creava cerchiolini dei colori dell’arcobaleno.
“Sai già come lo chiamerai?” chiese il Leone.
La Regina si portò una mano al ventre. “A dire la verità non ci ho ancora pensato. E’ decisamente troppo presto, non ti pare?”
“Forse sì…”
Proseguirono per qualche tempo senza parlare. In seguito, Susan si decise a formulare la domanda che arrovellava la sua mente da qualche minuto.
“Aslan?”
“Dimmi, mia cara”
“Quando ce ne andammo, dopo la guerra della Liberazione, dicesti a me e a Peter che non saremmo mai più tornati, che il mondo in cui dovevamo vivere era un altro. Ma allora perché siamo tornati? Che cosa è cambiato?”
“Voi siete cambiati, Susan. E cambiando voi, avete cambiato anche il destino dei vostri fratelli. Anche Edmund e Lucy, col tempo, non avrebbero più potuto tornare qui”
Susan scosse il capo. “Non capisco bene: anche il fatto che io sia potuta rimanere…non era nel disegno di Narnia, lo so”
“Susan cara, perché porsi tante domande? E’ così importante per te sapere?”
Lei rifletté un momento. “In realtà no, non credo che lo sia. Ma sento che devo”
Aslan la fissò, lei fece lo stesso.
“Susan Pevensie, Regina Dolce di Narnia, hai lasciato la tua casa, il tuo mondo, tutto ciò che eri per rimanere qui. Sei ancora convinta che è quello che vuoi?”
“Ho due valide ragioni per desiderarlo con tutto il mio cuore” rispose la fanciulla, unendo le mani sul grembo. Il suo pensiero corse a Caspian. Il suo Caspian…
“Ecco la tua risposta” Aslan sorrise. “Non ti sei mai chiesta come ha fatto il corno d’avorio ad arrivare nel tuo mondo?”
“Io…sì me lo sono chiesta, e credo di saperlo”
“Davvero?”
Non aveva mai conosciuto la ragione esatta del perché il corno l’avesse seguita in Inghilterra. Aveva finito col credere che fosse stato Caspian, ma non ne aveva l’assoluta certezza. Non glielo aveva nemmeno mai chiesto a dire il vero, perché lei lo aveva dato per scontato. Possibile che invece…
“Io?” fece la Regina. “Sono stata io?”
“Esatto. Il tuo dolore e il tuo amore sono stati così forti da spezzare la barriera che separa il vostro mondo da questo. Solo per un momento, ma è successo. Così facendo, l’oggetto a cui sei più legata emotivamente ti ha seguita sulla Terra”
L’oggetto a cui era più legata…pensò Susan. Non le era difficile capire perché fosse proprio il corno d’avorio.
Nella sua mente, prese forma il momento in cui Caspian aveva voluto restituirglielo, ma lei aveva rifiutato.
“Tu sei sempre stata la più insicura, ma anche la più determinata a rimediare al tuo errore quando l’hai ammesso. Sei fuggita dalla strada di luce, ma hai ritrovato la via prima di perderti per sempre nella strada di tenebre. Non è da tutti, Susan, te l’assicuro. Nella paura e nel dolore hai capito cosa ti era costato lasciare Narnia, più ancora della prima volta. Forse eri più pronta degli altri, per questo hai avuto la forza di riprovare, di rialzarti, come Edmund. Ma lui, come gli altri, è ancora troppo legato al suo mondo per poter appartenere a Narnia. Invece tu hai fatto un salto avanti, molto avanti, e sei arrivata al traguardo per prima. Il pianeta Terra non è altro che un riflesso di Narnia. Quando lo capiranno, saranno pronti come lo sei tu.”
“Hai sempre creduto in me, non è vero Aslan?” chiese Susan con un sorriso di scusa.
“Sì. Eri tu a non credere abbastanza in me, e in te stessa”
Si fermarono. Il tunnel continuava, ma il Leone la lasciò andare avanti sola.
“Conosci la strada”
“Sì…” Susan guardò avanti a sé il tunnel che pareva continuare all’infinito. “Veglia su di loro, Aslan, per favore”
“Sempre”
La Regina allungò una mano e gli fece una carezza sul muso. “Prenditi cura di Caspian, finché non torno”
“Ma certo”
Senza aggiungere nulla di più, Susan ritrasse la mano ed iniziò ad avviarsi attraverso il tunnel. Percepì la presenza di Aslan allontanarsi da lei, i suoi passi già distanti. Stava tornando indietro.
Man mano che proseguiva, iniziò ad avvertire l’impazienza. Non seppe quanto tempo passò, ma la sua camminata durò a lungo, o forse poco. Le sembrava di stare avanzando troppo lentamente, ma non appena arrivò la fine del tunnel le parve di esservi arrivata troppo presto.
Il tempo…una delle tante ed inspiegabili meraviglie di Narnia.
Infine, ecco la stanza, la casa, la vedeva da lontano, la luce del mattino autunnale entrava dalla finestra. Erano le dieci in punto del mattino. Una campana suonava in lontananza. La voce della zia Alberta la chiamava dal fondo delle scale...
 
 
Ti prometto che sarò sempre lì
quando il tuo cuore sarà pieno di tristezza e disperazione
Ti porterò con me

Quando avrai bisogno di un amico
troverai le mie orme sulla sabbia.
>

 
 
Per un tempo infinito, rimase inginocchiato sulla sabbia, fissandola senza vederla, ascoltando il suono del mare senza udirlo.
Susan era tutto ciò per cui aveva lottato e vissuto, per tre lunghi anni, il riflesso di tutti i suoi sogni.
Il dolore penetrò attraverso il guscio del suo torpore, attraverso la mente, nel petto, nella gola. Caspian si trattenne per non urlare, affondando le mani chiuse a pugno nella sabbia, che scivolava via tra le sue dita…come Susan.
La sua testa era un agitarsi di pensieri incontrollabili. Cercò di ricordare dove si trovava, ma ciò che lo circondava era confuso e indistinto.
Dopotutto però, cosa gl’importava di saperlo? Di sapere dov’era e chi era?
Un tonfo sul suolo lo riportò brevemente alla realtà. Ma ancora non alzò lo sguardo.
“Tu sei Caspian, Principe e Re di Narnia”
Aslan…
“Non sono niente senza di lei” sussurrò il giovane, piegandosi su se stesso, mentre le lacrime iniziavano a scendere.
“Lei è il tuo passato…”
“Lei è il mio sogno…”
“Il tuo presente…”
“Il mio amore...”
“Il tuo futuro…”
“La mia vita. Lei è tutto per me, Aslan. Tutto”
Quanto poteva amarla? Troppo. O forse non abbastanza. Perché se il suo amore fosse stato così grande e forte come lui credeva, niente avrebbe potuto strapparla dalle sue braccia un’altra volta.
“Il tuo futuro, Caspian il Liberatore, è a un passò da te. Abbraccialo, e sarai libero” disse un’ultima volta la voce del Leone, affievolendosi fino a perdersi nel vento.
Caspian non osò alzare il volto, gli occhi sempre fissi alla sabbia, una massa d’oro sfocata che ondeggiava tra le lacrime.
Una folata spazzò via ogni dubbio dal suo cuore. Un senso di pace lo avvolse, come le braccia leggere ma rassicuranti che si chiusero su di lui.
Sussultò, e il suo cuore iniziò a battere velocemente. Allora alzò il viso e non ebbe bisogno di vederla, gli bastò inspirare il suo profumo, passare le dita tra i suoi capelli, sentire il suo calore.
Ma aveva bisogno di immergersi nei suoi occhi azzurri, di sapere che lei fosse vera.
Quando lo fece, riuscì a trovare la forza per parlare.
Ed eccolo …lo stava abbracciando il suo futuro: lei. Susan.
“Sei tornata…”
Quello fu il suo primo pensiero coerente e il cuore gli balzò in gola. Quasi non aveva voce.
“Sì, amore mio, sono qui. Va tutto bene. Sono tornata da te”
Caspian l’abbracciò di nuovo, con tutta la forza che aveva in corpo, come se da quel contatto dipendesse la sua vita.
“Rimani…” chiuse gli occhi. “Ti prego, rimani con me”
“Per sempre, Caspian. Da oggi in poi resteremo sempre insieme. Non me ne andrò mai più. Mai più!”
Susan posò le labbra su quelle di lui, accarezzandogli piano il viso, i capelli.
Il giovane rispose al suo dolce bacio con più veemenza, stingendola forte a sé. Lentamente, si separarono per guardarsi negli occhi.
I suoi occhi…azzurri più del mare, più del cielo. I suoi occhi erano solo per lui adesso, e l’avrebbero sempre guardato, gli avrebbero sempre sorriso, per tutta la vita.
“Dove sei stata?” chiese, alzandosi in piedi insieme a lei, senza mai sciogliere l’abbraccio.
Era terrorizzato all’idea che se l’avesse fatto, Susan se ne sarebbe andata di nuovo, portata via da Aslan, dalle onde del mare, dal suo mondo. Non avrebbe potuto sopportarlo. Nemmeno lui sapeva com’era riuscito a reggere il dolore di vederla attraversare la Grande Onda.
Alla domanda di Caspian, sul viso di Susan si dipinse la tristezza.
“Dovevo mettere a posto le cose nel mio mondo. Dovevo…dire addio ai miei genitori”
Lui le restituì uno sguardo desolato, senza sapere come farle capire quanto questa cosa facesse soffrire anche lui.
“Perdonami!” esclamò Caspian con voce tremante, posandole una mano sul capo e facendola accostare di più a sé. “Susan, potrai mai perdonarmi per averti strappata al tuo mondo?”
“Tu non hai colpe. Questa è la mia scelta. Non importa cosa questo comporti. Sono con te, ed è l’unica cosa che conta. L’unica cosa che voglio”
La mano delicata di lei gli sfiorò la guancia. Lui la prese e la baciò più volte.
“Sia tu che io abbiamo dovuto rinunciare alle nostre famiglie” disse Susan, “e forse dovevamo far questo per costruirne una nostra”. La fanciulla guidò la mano di lui sul proprio ventre. “Siete voi la mia famiglia, adesso. Noi tre, ricordi?”
Caspian sorrise piano, dolcemente, e il suo viso si rasserenò a quel contatto.
La vita.
Dentro e attraverso di lei, ogni cosa prendeva forma. La sua stessa vita, la vita del loro bambino. Il futuro suo e di Narnia.
“La mia Susan” mormorò, posando le labbra sulla fronte di lei, prendendole il volto tra le mani “La mia dolce Susan…”
“Tua. Per sempre tua” sussurrò lei, piangendo di felicità.
In un soffio, Caspian pose di nuovo le labbra sulle sue, una mano tra i suoi capelli, per avvicinarla, se possibile, ancora di più a lui.
“Ti amo, Susan Pevensie”
“E io ti amo ancora di più”
“Questo non è possibile”
Caspian rise sulle sue labbra. Lei fece lo stesso.
Ed ogni cosa ora diveniva chiara, concreta, non c’erano più dubbi, domande o paure. Non avevano bisogno di risposte, di rassicurazioni. La risposta era lì, dentro lo sguardo l’uno dell’altra, nel sorriso, sulle labbra, in quell’abbraccio. 
Era incredibile. Incredibile amarsi in quel modo.
Sapere di amarsi davvero quando si erano persi.
Scoprire di amarsi ancora di più quando si erano ritrovati.
Sentire che quell’amore, adesso che sarebbero rimasti insieme, si sarebbe accresciuto ogni giorno, ogni ora, ogni minuto di più.
Perché il loro amore non aveva limiti, né barriere o confini, né tempo, né luogo. Nulla e nessuno sarebbe mai riuscito a spezzarlo o ad affievolirlo, tantomeno a spegnerlo.
Il loro amore era e sarebbe stato per sempre, fino all’eternità.
Si guardarono negli occhi per un tempo che parve infinito.
Infine, Susan afferrò la mano di Caspian e la strinse nella sua. Quella mano che non avrebbe lasciato mai più.
“Caspian…portami a casa”

 
 
 
 

Queen of my Heart

 
FINE
 
 
 
 
Avevo paura che con l'andare avanti così a lungo, questa storia prima o poi avrebbe finito con lo stancarvi, e invece ogni volta, ad ogni aggiornamento, ad ogni recensione, avete dimostrato sempre più entusiasmo, e sembra perfino che la vostra passione non si affievolisca, ma anzi, cresca! Questo mi fa davvero sentire immensamente felice! Ma non è stato solo il fatto di aver ricevuto una riposta positiva a quello che ho creato, è stata la soddisfazione di aver dato qualcosa a qualcuno, a voi tutti, perché darvi Queen mi ha ripagato di mille e più recensioni! Il sapere che solo avete letto è già il massimo per me.
Vorrei  potervi conoscere tutti, per abbracciarvi e ringraziarvi di cuore per aver seguito me e i nostri eroi sino a qui, sino alla fine, per non aver mollato mai, per aver sopportato un paranoica perfezionista come la sottoscritta, per non avermi mai fatto pesare errori o ritardi su qualcosa che vi avevo promesso e che poi non ho fatto. Grazie per tutte le parole gentili e incoraggianti che mi avete rivolto in ogni vostra recensione.
.
 
Grazie innanzitutto e soprattutto a Dio, che mi ha dato la capacità di saper scrivere discretamente e la fantasia per farlo.
  
Un ringraziamento speciale va a Shadowfax, la mia Cara Piccola Amica, e a Joy_10, la mia gemella astrale, che mi hanno consigliato, appoggiato e incoraggiato.
Grazie a
katydragons, la primissima recensitrice di Queen, che sempre insieme a Joy_10 ,non ha mai mancato di commentare un capitolo!!!
Grazie a quella rompscatole di mia sorella (ovviamente scherzo XD) Len, anche se non ha mai recensito (ggrrrrr!!!!)
Grazie ai lettori più affezionati, a chi ha recensito anche solo una volta, a chi non l’ha mai fatto ma ha ugualmente letto la storia, a chi mi ha inserito negli autori preferiti!!! Vorrei citarvi uno per uno, ma lo farò come al solito qui di seguito, in ordine alfabetico, stavolta tutti insieme!

 

ActuallyNPH, Alice_wonderland94, Allegory86,ArianneT, Arya512, Aslandm, azzurrina93, Angel2000, Angie_V,  Anne_Potter,  arianna17, ArianneT, Babylady,  Ballerinasullepunte, Betely, bulmettina, catherineheatcliff, Cecimolli, Colette_Writer, Chanel483, Charlotte Atherton, ChibiRoby, cleme_b, dalmata91, desmovale, ElenaDamon18, elena22, Eli_99, english_dancer, EstherS, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, Francy 98, GossipGirl88, HikariMoon,  hope_trust, ilove_tay_13, ImAdreamer99, Imagine15, irongirl, ItsClaire, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, Joy_10 Judee, KaMiChAmA_EllY_,  katydragons, King_Peter, La bambina fantasma, LenShiro, Lilla Andrea, LilyEverdeen25, Lisetta_Moony, LittleWitch_, Lolli1D, loveaurora, Lucinda Grey, Lules, lullabi2000, Mary Black97, Mia Morgenstern, Miss H_,  Muffin alla Carota,  Mutny_Hina,  niky25,  oana98, piccolaBiby, piumetta, Poska, postnubilaphoebus, Red_Dragonfly, Revan93 Riveer, ScarlettEltanin, Serpe97, Shadowfax, shoppingismylife, Smurff_LT,  susan the queen, SweetSmile, Tsuki_Chan94, Tsuki94, TheWomanInRed, Usagi Kou, virginiaaa, _Maria_ , _Rippah_  e __Stardust

Grazie a tutti voi che eravate qui ora...e a chi magari arriverà in futuro...

Che dire ancora, ragazzi? Un anno è passato, un anno insieme a voi....è stato emozionante, vero? Sembra quasi ieri...
Ma non siate tristi!
La magia non si spezza quando una storia finisce. La magia rimane dentro di noi anche se la storia che ci ha appassionato tanto finisce. Ma non finirà mai davvero, anzi, crescerà tutte le volte che rileggeremo/vedremo quello che per noi è stato speciale, importante e magico. E proprio perché ci sarà questa magia nel nostro cuore, avremo un bellissimo ricordo e vorremo riviverlo, leggerlo, tornando ad immergerci nella trama per ritrovare quelle emozioni, quei personaggi che ci hanno tanto coinvolto. E ogni volta ci commuoveremo ancora, rideremo e resteremo col fiato sospeso!


Io qui vi saluto, ma vi aspetto a Narnia per iniziare la nuova grande avventura di "The Chronicles of Queen: A Night without Day, a Day without Night". Per saperne di più vi invito sul mio blog di livejournal tra qualche giorno http://usagitsukino010.livejournal.com, dove il primo novembre (giorno del mio compleanno!!!) ci sarà un provino tutto per voi, e nuove, nuovissime anticipazioni!!!
 
E adesso…sigla!!!
 A presto,
 

SusanTheGentle

   
 
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