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Autore: Fyamma    18/10/2013    4 recensioni
Crossover Shadowhunters x Hunger Games
Due mondi che entrano in collisione. Dei ragazzi che si ritrovano nell'occhio del ciclone. Una storia che parla di distruzione, di morte, di dolore, ma anche di gioia e di amore, perchè anche tra le ceneri della distruzione più totale, rimane sempre la scintilla della speranza che, se alimentata nel modo giusto, può trasformarsi in un incendio che illuminerà tutti i mondi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Jace 

 

È una tipica mattinata settembrina di New York, fresca e nuvolosa. Molte coppiette girano per Central park mano nella mano, oppure pomiciano sulle panchine.

Ho sempre avuto una buona vista periferica ed una attenzione ai dettagli fuori dall' ordinario, quindi sono perfettamente in grado di notare tutti questi dettagli senza distogliere troppo l'attenzione dal demone con cui sto combattendo.

Faccio una smorfia schifata nel notare una coppia che si sta spingendo un po' troppo oltre per i miei gusti. "Per l'Angelo, se fanno così in pubblico non oso immaginare cosa fanno in privato..." Sogghigno al pensiero, facendo infuriare il demone che evidentemente l'ha presa per un offesa personale.

Insomma, poi avrei tutto il diritto di offenderlo, visto quanto è brutto. Ma dopotutto sono così bello che farei sfigurare chiunque camminasse al mio fianco.

Mentre sono impegnato a immaginare come sarebbe stato passeggiare al fianco di un demone Oni per le via di Manhattan, magari stando a braccetto con "lui", paro quasi meccanicamente tutti gli attacchi che quel demone da quattro soldi mi lancia contro.

Generalmente gli Oni sono più divertenti di così, ma questo evidentemente è un pivello. Peccato.

Lo osservo annoiato per un po', mentre cerca di muoversi più agevolmente in quel vicolo stretto in cui ci troviamo. Sorrido, desideroso di finirla al più presto, e parto all'attacco.

 

Clary

 

Cammino silenziosa tra le strade grigie e vuote del villaggio addormentato, con la mente presa a pensare cosa potrei fare oggi per sfamare la mia famiglia.

Sono debole, ieri non ho mangiato nulla, ho preferito cedere la mia razione ai miei fratelli. Ovviamente loro non sanno che sono rimasta a digiuno, di sicuro non approverebbero, ma io non sopporto di vedere i loro faccini magri deformati dalla smorfia che solo la fame può procurare. Per cui, faccio finta di aver mangiato fuori e cedo tutto a loro.

Credo però che Jason, il più grande dopo di me, sospetti qualcosa. La settimana scorsa sono svenuta mentre lavavo i piatti, per la mancanza di cibo e lo stress causato dalla consapevolezza che la vita della mia famiglia dipende da me.

Faccio finta di essere forte, ma la verità è che io davvero non ce la faccio. Sono stanca di tornare a casa tardi e uscire presto, prima dell'alba, per poter racimolare una quantità di cibo appena sufficiente a non farci morire di fame. Sono stanca di stare sveglia tutta la notte con il senso di colpa che mi logora, perchè ho sempre paura di non fare abbastanza, che la mia famiglia muoia per colpa mia. E alla fine ho ceduto.

Comunque ho bidonato la cosa come un calo di zuccheri momentaneo, e ho detto loro di non preoccuparsi, che sto bene, le solite cose.

Ma da allora Jason continua a guardarmi sospettoso, e io faccio del mio meglio per fingere che vada tutto bene, quando è palese che non va bene proprio niente. La mia vita è uno schifo. Vado avanti solo perché so che senza di me i miei fratelli non avrebbero scampo, e se c'è qualcosa che ho a cuore, in questo posto che ti succhia l'anima, e la vita dei miei fratelli. Perché non posso permettere che soffrano come ho sofferto io.

Sospiro pesantemente, cominciando a camminare a passo più spedito, di sicuro non otterrò nulla stando qui ad autocommiserarmi.

Per la strada non incontro nessuno, è prestissimo, e nell'aria si avverte ancora il gelo della notte. Affondo le mani nelle tasche ed incasso la testa tra le spalle, cercando un po' di calore dalla giacca a vento che indosso. Il cielo è nuvoloso, nell'aria si avverte la tempesta imminente.

C'è qualcosa che non va, riesco a percepirlo. Il cuore aumenta i suoi battiti senza alcun motivo preciso. I palmi delle mani cominciano a sudarmi, ma al posto di essere paralizzata dalla paura ingiustificata che provo, sento scorrere nel mio corpo un'adrenalina che mi impedisce di stare ferma.

Così mi metto a correre, e corro come non ho mai corso. Sfreccio per le vie della mia cittadina, arrivo alla recinzione che la delimita e spicco un balzo, rigirandomi in aria facendo in modo che il mio corpo passi attraverso il buco che uso per uscire dal perimetro senza neanche sfiorare i bordi. Atterro perfettamente in piedi, ansante, ma per nulla stanca, anzi. Il mio corpo ricomincia a correre quasi senza che io me ne accorga.

Riesco ad afferrare al volo le armi dal tronco cavo in cui le tengo per impedire che qualcuno le scopra, e non posso fare altro che seguire il mio istinto, quella vocina che mi URLA di correre, correre e correre diretta proprio in quel punto. Non ho possibilità di scelta. Se non lo faccio accadrà qualcosa di terribile, non so come faccio a saperlo, so solo che lo so, e non posso ignorarlo.

Raggiungo una radura che ho visitato poche volte, e finalmente mi fermo. "È questo il posto" penso inconsciamente.

Subito dopo mi do della stupida. Ho perso tempo ed energie solo per seguire una stupida sensazione che mi ha portata in un posto sperduto e lontano da casa, lontano dalle trappole che ho piazzato ieri e che oggi speravo di trovare piene di prede.

Furiosa con me stessa, faccio per andarmene, ma un improvviso cambiamento nell'ambiente che mi circonda mi blocca. La pressione sembra decuplicare, le orecchie mi si tappano, poi sembrano esplodere.

Urlo, gettandomi a terra in preda ad un dolore terribile alla testa, rannicchiandomi in posizione fetale, nelle orecchie mi risuona un fischio acutissimo e il terreno pare tremare.

"Sto per morire" penso disperata.

"Chi baderà a loro adesso?" No. No. NO! Mi rifiuto di morire! La mia vita fa schifo, ma non posso fare questo a loro. Loro, che so essere la cosa migliore che mi potesse capitare, che sono l'unica cosa che so di amare senza nessun riserbo, egoisticamente anche. Perché in fondo so che la loro vita sarebbe più semplice senza di me, ma ne soffrirebbero. Morirebbero di fame. E sono abbastanza egoista, e masochista, perchè morire per me sarebbe una liberazione, da resistere per loro.

 

Jace

 

Busso impaziente al portone dell'Istituto, lo stomaco che brontola. Ma non è la fame la necessità primaria, e sono bravo ad accantonare le questioni poco importanti per poi riaffrontarle in seguito. Questione di piorità, me lo hanno insegnato fin da piccolo.

Mi viene ad aprire Izzy, il cui viso si distende in un'espressione di sollievo appena mi vede, presto sostituita da rabbia.

"Si può sapere dove diavolo sei stato?!" Urla inviperita.

Alzo gli occhi al cielo, scansandola malamente dall'ingresso. Voglio bene ad Isabelle, ma a volte sopportare i suoi isterismo diventa sfiancante. E non ho tempo da perdere.

"Si, si. Ciao. Ho incontrato un demone per strada e l'ho ammazzato ok? Adesso seguimi e vedi di chiamare Alec, devo farvi vedere una cosa."

Izzy fa per aprire la bocca e vomitare ogni genere di insulto che conosca, più probabilmente qualcuno inventato sul momento, ma la blocco.

"Ascoltami. È importante ok? Dopo potrai pure picchiarmi, ma adesso devo proprio farvi veder questa cosa." gli dico sbrigativo, cercando di farle capire quanto sia importante per me.

Lei sospira, mi guarda e dice: "Non finisce qui." Puntandomi un indice contro, poi gira sui tacchi e va a chiamare suo fratello.

"Ci vediamo in cucina!" Le urlo. Lei mi mostra il dito medio, sempre di spalle, continuando a camminare. Sorrido e mi dirigo in cucina.

 

"Allora? Cosa c'è di così importante?" Esordisce Alec annoiato.

Ghigno, poi mi tiro fuori di tasca il tanto agognato oggetto, che poso sul tavolo della cucina. Vedo il loro sguardo farsi curioso.

"Cos'è?" Domanda interessato il mio parabatai.

"Ah, non ne ho idea" scuoto le spalle. Si tratta di un oggettino simile a un telecomando, con un unico pulsante al centro. È viola, ricco di sfumature che sembrano quasi vive se sottoposte alla giusta luce.

Ghigno ancora, poi dico: "propongo di scoprirlo però" e prima che mi possano fermare premo il pulsante.

 

Angolino dell'autrice

*si affaccia timidamente*

*si guarda un pò in giro*

BUONSALVE BELLA GENTE!

... cri cri...

Ehm, si ok. Sono tornata con una nuova storia, siete contente/i? Per favore non rispondete. Allora, non so bene quando la mia mente malata ha partorito questo obbrobbrio, ma mi sono detta: "ehy, tanto vale pubblicarla, tanto è risaputo che sono pazza!" ed eccomi qui.

Già.

Eccomi.

Non so che dire... spero che non veniate a linciarmi e... niente... cercate di compatirmi un pò, il mio cervello ha qualquadra che non cosa. A questo punto... Ciao.

  
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