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Autore: London1996    20/10/2013    2 recensioni
Ciao a tutti, questa è la prima storia che scrivo in questo sito e spero davvero che vi diverta!
Parla delle mie disavventure "reali" e spero che vi faranno scoppiare dalle risate, purtroppo, allo scritto non mi escono molto bene. Spero che vi piaccia, buona lettura!
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, mi presento. Sono Armando Bertone e sono nuovo di questo sito, spero che quello che vi racconto vi faccia ridere e spero di strapparvi qualche sorriso.

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Era una giornata come tutte le altre, mentre scendevo le scale del mio palazzo successe quello che non doveva accadere; cadetti a rotolo come un mezzo psicopatico urlando come una femminuccia impaurita, perché una cosa così non capitava tutti i giorni e cominciai a urlare il nome di mia sorella a squarciagola.

-Monicaaaaaaaaaaaa!-. Chiamandola perché avevo bisogno di aiuto.
-Ma che vuoi? Ma sei sempre credtino dico io!-. Lo rimproverò la sorella.

Insomma, quando andavo a scuola mi capitavano cose che non dovevano succedere e come infatti, un camion mi stava buttando sotto senza pensarci due volte. Ma perché dovevo morire? Ecco, perché non volevo andare mai a scuola!

-Ma non sai nemmeno camminare, sei proprio la vergogna degli uomini!-. Mi urlò quell'uomo.
-Ma ammazzati, e tu sei un uomo? Casomai sei un pezzo di merda!-. Gli strillai come un pazzo.

Arrivato a scuola. La mia amica Antonia, mi abbracciò talmente forte che tra poco mi soffocava.

-Bertò, sei una puttana!-. Mi disse un mio amico entrando in classe.
-Io puttana, ma come ti permetti!-. Lo rimproverai a quel cretino di Alex.

Egli mi chiamava in tutti i modi del mondo, ma ci divertivamo molto a prenderci in giro in questo modo: lui non faceva altro che chimarmi zoccola, puttana, solo perché avevo atteggiamenti un po' da femminuuccia, ma in realtà erano proprio i miei comportamenti perché volevo far divertire la gente.

-Bertò, hai la botta! Sei un ricchione con la patente!-. Aggiunse dopo le mie parole.
-Ah si? Tu la botta la tieni in culo, DEPRAVATO!-. Dissi irritato dalle sue parole.

Lui scoppiò in un'enorme risata, ma all'improvviso mi presero tutti i maschi e mi bagnarono tutto quanto con l'acqua; ma poco dopo, presi la coca-cola però, sbagliai mira e presi Roberta (una mia amica di classe).

-Wa no, ti conviene scappare perché sennò ti spacco la faccia!-. Mi urlò accecata dalla rabbia.

Cominciai a scappare, ma mentre correvo sono caduto a terra: invece di piangere, ridevo come uno stupido. Anche se mi ero davvero fatto male.

Quando stavamo uscendo da scuola, non iniziai nemmeno a scendere il primo gradino e già ero caduto di nuovo a terra. Mamma mia, mi vergognia parecchio perché tutta la scuola rise di me e Antonia che mi aiutò ad alzarmi. Mi sentivo imbarazzato, però ridevo anch'io ma la mia stupidità superava ogni limite!

Dopo quell'orribile scenata, arrivai a casa tranquillo, senza nessuno che mi voleva ammazzare oppure violentare. Dalle mie parti c'erano un sacco di neri, ma ci sono ancora oggi. Ogni giorno mi seguivano, ed io ovviamente, dovevo correre per arrivare a casa sennò mi si inchiappettavano ed io non volevo di certo, essendo etero. Ero fidanzato con una ragazza, ma quando uscivo con lei tutti mi prendevano in giro perché io sembravo una ragazza, mentre lei una donna travestita in un uomo.
A casa ci ero arrivato, anche se ho dovuto seminare 2 negri, corsi come una donna impazzita sculettando come una troietta vogliosa.

Nel pomeriggio, scesi (sempre stando attento ai negri da quelle parti) perché dovevo andare a comprare il regalo per il mio amico, Salvatore Vinaccia che era il suo compleanno e decisi di comprargli una cintura essendo che si metteva sempre pantaloni molto larghi. Dopo esser uscito dal negozio, vidi un mio amico sul motorino ed io lo salutai come tutti gli esseri umani fanno.

-Bertò, va a fare la prostituta sulla strada! Vedrai che guadagnerai di più!-. Mi offese Michele (anche lui era il mio amico di classe).
-Spero che cadrai da questo motorino, essere senza palle!-. Gli ribattei subito.

Quando ero pronto per andare alla festa, persi il regalo ed andai via.

-Sta attento alle macchine!-. Mi rimproverò mia madre.
-Mamma, ho 17 anni so badare a me stesso!-. Le risposi acido.
-No, tu sei scemo!-. Mi strillò contro.

Avevo un mamma davvero stupida, così sbattei la porta di casa e cercai di non fare tardi alla festa. Mentre camminavo tutto tranquillo per strada vidi Rita Gentile, la sorella e il fidanzato: essi stavano andando anche loro al compleanno di Salvatore e così, ci andammo insieme.

-Ragazzi, avete mai mangiato il wuestel con la panna?-. Domandai curioso ai miei amici.
-Ma cosa stai dicendo? Oddio ed era buono?-. Rise Rita.
-Si, ha un bel sapore!-. Risposi.

Credevano davvero che stessi parlando di un'altra cosa, ma invece stavo parlando di cibo!

-Armando, certo che sei non ti sazi mai di questi cazzi!-. Intevenne Alfredo (il ragazzo di Rita).
-Raga, ma cosa state capendo?-. Dissi dubbioso.
-Bertò, certo che sei una zoccola!-. Mi urlò divertita Valentina (sorella di Rita).
-Oh si, sono una zoccola. Avete qualche problema? Mi piace il wustel!-. Risi anch'io dopo le mie parole.

Avevo sollevato l'umore un po' a tutti con le mie battute, perché sembravano dei morti scavati; in effetti, anche la festa era una noia ma all'improvviso misi un po' di musica e ballai come una troietta in calore in discoteca. La serata finì, che invece di mangiarci la torta, me la tirarono in faccia perché avevo un modo di ballare disgustoso.



Spero che questa mia storia vi sia piaciuta, queste sono le mie disavventure e spero davvero di avervi divertito. In realtà sono così, ma non sono gay ma mi piace farlo solo per divertirmi un po'! A presto! :)
  
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