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Autore: TaliaAckerman    23/10/2013    7 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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PARTE PRIMA

L'INIZIO DI UN VIAGGIO


1







Suppongo sia doveroso iniziare questo mio personale saggio con una precisazione. La Magia non è onnipotenza. Ho avuto modo di rendermene conto durante il lungo periodo di addestramento cui mi sono sottoposta durante la permanenza nel Bianco Reame. Esistono difficoltà, esistono regole, esistono limiti. E di una cosa sono certa: nessuno, nemmeno il più capace degli stregoni potrà mai comprendere a fondo ciascuna delle sfumature con cui la Magia ci si presenta.
“Trattato personale sulla Magia” di Jesha Cambrest, estratto


GRIMAL, STATO DEI RE


L'atmosfera del Gran Consiglio era particolarmente tesa quel giorno.
Jel sedeva come al solito al suo posto, tra Gala e il maestro Camosh. A capotavola, il Re stava studiando delle cartine.
- La situazione è grave - disse infine, squadrandoli ad uno ad uno. - I ribelli del Nord stanno sfuggendo al nostro controllo. Dobbiamo fare qualcosa.
- Con tutto il dovuto rispetto, mio signore - fece uno dei consiglieri in tono esitante. - Gli Uomini del Nord non hanno ancora dichiarato apertamente guerra alle altre Terre. Probabilmente scateneranno qualche tafferuglio, ma la fiammata si estinguerà in fretta...
- Forse non ve ne siete ancora reso conto. I ribelli hanno osato rubare una delle Sei Pietre Magiche. Se non è dichiarare guerra questo!- lo interruppe il re nervosamente, lo sguardo estremamente preoccupato.
Fu allora che Jel prese la parola.
Jel era un ragazzo di ventiquattro anni magro e ricciuto, con lucidi capelli neri e intelligenti occhi di un azzurro intenso. Ma sicuramente l'aspetto più strano in lui era la carnagione candida, quasi bianca.
Era figlio di un Uomo Reale e di una donna appartenente alla Gente Bianca, cosa che spiegava il suo naturale talento con le arti magiche. In effetti, erano poche le persone che, non avendo fra i parenti almeno uno che appartenesse alla Gente Bianca, riuscivano a padroneggiare i vari incantesimi.
Jel era entrato nel consiglio a soli diciannove anni, quando suo padre era morto lasciando sola sua madre, che non aveva mai lavorato per potersi prendere cura della casa. Così lei aveva pregato gli antichi colleghi del padre di farlo entrare nel Consiglio, e fortunatamente loro – forse per l'antico rispetto provato verso il padre, forse semplicemente per bontà d'animo – avevano deciso di metterlo alla prova. Fin dall'inizio Jel aveva dimostrato di sapersela cavare egregiamente con ogni sorta di incantesimo e magia, e come se non bastasse aveva anche un'ampia conoscenza in quanto ad antidoti e medicine. Così, uno dei Maghi del Consiglio aveva deciso di addestrarlo nell'uso delle arti magiche.
Anche Gala era una mezzosangue, ma non avrebbe potuto apparire più diversa da lui: gli occhi castani, tipici degli Uomini Reali, sembravano più che altro due grosse biglie di vetro, e i lucidi capelli viola chiaro le scendevano sulle spalle lisci e ordinati. L'unico dettaglio che forse la accomunava con Jel era la forma del viso e dei lineamenti, sottili e leggermente appuntiti. Aveva quindici anni. Un'età piuttosto insolita per un membro del Consiglio. Anzi, in verità piuttosto unica. Aveva ottenuto il permesso di partecipare alle riunioni quello stesso anno, ma il Re non le aveva ancora concesso l'onore di appellarsi al titolo di Consigliere vero e proprio. Era un'apprendista estremamente esperta, ed era per questo che aveva il diritto di confrontarsi con avvenimenti importanti come le sedute del Gran Consiglio.
I suoi genitori si erano trasferiti nel Bianco Reame l'anno precedente, appena successivamente al suo ingresso nel consiglio. Pur avendo entrambi sangue della Gente Bianca non avevano mai praticato la Magia, verso la quale provavano da sempre quello che Gala definiva amaramente "un disprezzo dovuto a un non so che timore ingiustificato". Al momento di lasciare Grimal per partire alla volta della loro nazione originaria, la figlia si era semplicemente rifiutata di partire, sostenendo di voler a tutti i costi ricevere un'istruzione nella Magia. Jel, da parte sua, sospettava che gran parte della motivazione fosse dovuta all'immensa ammirazione - e forse un pizzico di gelosia - che la strega aveva sempre provato nei suoi confronti. Fatto sta che fu il maestro Camosh, un vecchio amico della famiglia Sterman e membro del Consiglio, nonché mentore di Jel stesso, si era offerto di occuparsi personalmente di lei e di ospitarla in casa sua. E così la ragazzina l'aveva avuta vinta; non che ai genitori paresse fosse importato più di tanto della separazione. Da mesi ormai non arrivavano loro notizie da Estel, per quanto ne sapeva Jel.
- I ribelli per ora non hanno fatto altro che coinvolgere altre persone del Nord alla loro causa; di fatto, non hanno ancora attaccato nessuna delle altre Terre. Ma rubare una delle Pietre Magiche è un atto di enorme irriverenza, questo non si può negare. I ribelli non ci metteranno molto a rendersi conto che una Pietra può anche essere utilizzata come un'arma. Quindi, io credo che la soluzione sia una sola: riunire le Pietre rimaste e metterci alla ricerca di quella che è stata rubata.
Tutti trattennero il respiro. Gala si sporse verso Jel e disse a bassa voce:- Ma sei impazzito? Le Pietre Magiche sono qualcosa di troppo potente per essere utilizzate da un comune mortale!
- Esatto!- ribatté Jel, senza preoccuparsi di bisbigliare. - Da un comune mortale. Noi non siamo comuni mortali! Siamo maghi. È per noi che sono state create!
Il suo discorso appassionato piano piano coinvolse tutti i membri del consiglio.
- E quindi cosa proponi di fare?- chiese il sovrano dell'Ariador, interessato.
- Andrò a prelevare tutte le Pietre Magiche io stesso e mi prenderò la responsabilità di far tornare la Pietra del Nord nelle mani del Consiglio - rispose Jel in tono fermo. - Ispezionerò ogni singola città delle Cinque Terre, se il Consiglio me lo permetterà.
Il Re attese qualche istante, poi proferì:- Non sappiamo con esattezza neanche se le Pietre siano realmente talismani. Sarebbe come cercare una soluzione brancolando nel buio...
- E soprattutto, Jel... che cosa avresti intenzione di fare una volta trovatele?- chiese il maestro Althon, dall'Haryar. Jel s'immobilizzò; a questo non sapeva come rispondere. In effetti, tutti conoscevano le Pietre, ma nessuno veramente aveva idea di come utilizzarle. Eppure, nelle biblioteche di Grimal doveva pur esserci qualcosa... Si accorse che lo sguardo di Camosh era puntato su di lui, e dopo qualche secondo lo sentì dichiarare:- Cercherò io le informazioni. Qui, nelle biblioteche di Grimal.
Il sovrano regnante di Tharia sbuffò. - Andiamo, davvero volete dare corda ad un ragazzino?- chiese in tono di disapprovazione, e Jel avvertì una stilettata di rabbia. Dopo un attimo di silenzio, il Re disse lentamente:- Si tratta di un azzardo. Un azzardo che però potrebbe significare molto per Fheriea. In fondo... che alternative abbiamo?
- Attaccare le Terre del Nord prima che colpiscano loro!- esclamò il Lord delle Isole Crimsief, battendo un pugno sul tavolo. Alcuni annuirono, ma Camosh intervenne:- Si tratterebbe di un massacro, e – perdonatemi, Lord – non servirebbe a nulla. I ribelli sono numerosi, certo, ma sanno come nascondersi e guidare il nostro esercito ad Amaria sarebbe totalmente inutile.
- Senza contare che non abbiamo ancora ben chiare le intenzioni dei Nordici - aggiunse il Maestro Ellanor, dell'Ariador. Il consigliere del Bianco Reame sospirò:- Insomma, Theor è convinto di averci incastrato.
- Si tratta di una posizione scomoda, senza dubbio.- convenne Jel, riprendendo la parola. - Ed è per questo che noi dobbiamo anticipare i ribelli. Poi... si farà ciò che riteniamo necessario.
- Non sono d'accordo - fece di rimando il Maestro di Tharia. - Non possiamo giocare d'azzardo. Non possiamo permettercelo. La situazione è più delicata di quanto ti immagini Jel. Sono stato ad Amaria qualche settimana fa, e poco c'è mancato che venissi aggredito da un gruppo di Uomini del Nord. Un solo passo falso, un solo errore... e scoppierà l'inferno.
- Se i ribelli venissero a conoscenza della missione la prenderebbero come una minaccia, e allora sì che potrebbero dichiararci guerra seriamente.- concordò il Re delle Cinque Terre. Poi a sorpresa continuò:- Ma non mi sembra che la scelta sia molta. L'idea di Jel è migliore di quella del restare qui a fare nulla. Sappiamo che Theor non si farà trovare, tentare di contrattare la pace sarebbe futile. Intanto il maestro Camosh approfondirà le ricerche sulle Pietre.
Calò un silenzio pensieroso. Nessuno pareva saper come rispondere.
Alla fine, Gala disse:- Non sarà solo. Io andrò con lui - Jel si voltò verso di lei, ma prima che potesse rispondere qualunque cosa, intervenne il maestro Camosh:- No, Gala, tu no. Sei troppo giovane, e non conosci ancora abbastanza la magia. Non riusciresti a cavartela in un viaggio simile.
- Ma ci sarebbe Jel assieme a me...- provò a controbattere Gala, ma il Re la interruppe:- Basta così. Se Camosh non ti ritiene pronta, faresti meglio ad ascoltarlo. Jel andrà da solo.
Nessuno si oppose, ma si si udirono alcuni membri sbuffare sonoramente. Il Re continuò:- Non c'è nessuno che debba ribattere? Benissimo. Miei Lord, il consiglio è terminato.
Uno ad uno, i membri del Consiglio si alzarono e uscirono dalla sala. Mentre varcava la porta, Jel molti consiglieri gli passarono davanti - Astapor Raek gli rivolse persino un mezzo sorriso di incoraggiamento - ma quando il giovane incrociò lo sguardo di Gala la ragazza gli rivolse un'occhiata carica di rabbia mista a delusione. A disagio, lui abbassò lo sguardo.
Uscendo Camosh lo guardò con aria severa ma fiduciosa. Jel inspirò profondamente.


Jel rifletté sul da farsi. Il Consiglio aveva dato dimostrazione di grande fiducia verso di lui. Il giovane avrebbe fatto in modo di non deluderli. Sospirò, leggermente preoccupato, ma poi si convinse a rilassarsi. Visto da un altro punto di vista, la ricerca delle Pietre poteva considerarsi una missione come un'altra. Già. Vedrai, andrà tutto bene.
Sempre se i ribelli del Nord non mi catturano, fece un’altra voce maligna dentro di lui. Il mago si costrinse a scacciare dalla mente ogni dubbio, e si sedette sul proprio letto. Ripensò a Gala, che aveva chiesto il permesso di accompagnarlo, e trattenne a stento un sorrisetto. Gala era giovane quanto testarda, e il ragazzo non si sarebbe stupito se lei avesse tentato di nascosto di seguirlo. No, si disse poi. Gala non è una stupida, e sa che qui c'è bisogno di lei. Non farà sciocchezze.
Un lieve colpo alla porta interruppe d’un tratto i suoi pensieri, e il capo lilla di sua madre spuntò dietro il legno levigato. – Jel… il maestro Camosh è qui. Vuole parlarti – la sua voce sottile era leggermente incrinata; non aveva mai superato il senso protettivo e materno che la legava al figlio; la notizia della sua imminente partenza l’aveva turbata.
Jel si rialzò e le sorrise rassicurante. – Arrivo subito – disse infilandosi nuovamente l’elegante mantello, simbolo del Gran Consiglio. Seguì la madre verso l’ingresso, dove Camosh attendeva in silenzio.
– Jel! – lo salutò appena lo vide. – Ragazzo mio, sei stato davvero in gamba oggi.
– Esagera, maestro – nonostante fossero ormai allo stesso livello, Jel non era ancora abituato a dare del tu all’uomo a cui doveva ogni cosa. Forse l’aspetto saggio e innegabilmente intelligente del consigliere avevano contribuito ad aumentare l’alone di vaga misticità che ne avvolgeva la figura. I capelli scuri brizzolati di grigio erano sempre lisci e ordinati, e le due sopracciglia del medesimo colore evidenziavano due severi occhi argentei. Il mantello blu dell’Ordine dei maghi sembrava essere stato concepito apposta per lui; le venature dorate dell’abito conferivano alla sua figura un tocco nobile, e la sua normale pacatezza e serietà venivano evidenziate dal taglio semplice eppure impeccabile della stoffa.
- Immagino tuttavia che tu ti renda conto del pasticcio in cui ti sei immischiato – continuò Camosh, aggrottando un sopracciglio preoccupato. Jel avvertì un vago brivido percorrergli la schiena; il consigliere aveva ragione e, che lo ammettesse o no, lui lo sapeva. – Credo che sia la cosa giusta da fare – dichiarò. Doveva mantenersi saldo. Il mago gli assestò un piccolo colpetto sulla schiena: - Ho sempre saputo che eri destinato a grani cose, Jel – sorrise.
Un tempo il giovane sarebbe arrossito ad una tale osservazione, ma negli ultimi mesi la precarietà della situazione nel continente aveva cancellato simili atteggiamenti infantili. La guerra con le Terre del Nord non pareva più un’opzione tanto remota, e davanti a quella insidiosa e imprevedibile minaccia le indecisioni di un ragazzo perdevano importanza.
- Vuole… vuole accomodarsi? – Lys si rivolse al consigliere con la solita cortesia che la contraddistingueva. – Desidera qualcosa da bere? Un bicchier d'acqua, un infuso di Terijs...
- No, grazie - la grande battaglia di Camosh per convincere la madre di Jel ad abbandonare quei toni reverenziali non era mai andata a buon fine. – Ero passato solo per vedere come stava tuo figlio – spiegò, ammiccando a Jel. Lys sorrise timidamente, poi bofonchiò qualcosa sulla cena da preparare e sparì dietro la porta. L’uomo e il ragazzo rimasero un istante a fissare l'angolo dietro al quale la donna era sparita, poi Camosh parlò di nuovo. Non sorrideva più.
- Fai attenzione – mormorò in tono grave. – Theor ha molte spie sparse per Fheriea. Avrai bisogni di tutta la tua astuzia e le tue doti per sfuggirgli.
– Lo so – rispose lui preoccupato. Poi aggiunse: – Gala… lei non capirà.
– Già – convenne l’anziano mago. – L’avrei lasciata partire con te se avessi considerato solo le sue capacità magiche. Ma in viaggio simile non bastano le doti naturali. Gala è testarda e talvolta arrogante, avrebbe costituito un pericolo per te e per se stessa. E comunque, da solo darai meno nell’occhio.
Anche su questo aveva ragione. Eppure, in quel momento Jel avrebbe preferito che ci fosse qualcuno ad accompagnarlo. Si sentiva spaesato; non aveva la minima idea di come avrebbe fatto a terminare al missione da solo.
– Beh, ora ti lascio. Dovrai preparare le tue cose.
Jel annuì. Strinse la mano al proprio maestro, e dopo che l’uomo fu uscito si voltò verso la propria stanza. Era tempo di partire.




Note: ecco l'aggiornamento, per una volta non in ritardo xD Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto, anche se so che molti di voi si staranno chiedendo "Ehm... e Dubhne?"
Tranquilli, prima o poi... *eheh* arriverà anche lei, ma non vi anticipo niente per ora ;) Grazie mille a Marty_598, RevengeIsComingLion e a Denisa99, che si sono confermati recensendo anche questo nuovo romanzo; e ovviamente un ringraziamento anche a Hyrie, che ha recensito per la prima volta.
Un bacio a tutti i lettori, Talia :3
  
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