Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: dragon_queen    24/10/2013    5 recensioni
"Vi siete mai chiesti cosa si provi a essere amati da Lucifero in persona? O meglio, essere posseduti da quell'angelo così bello e arrogante da essere stato scacciato dal Paradiso da Dio stesso?"
Questa storia parla di Laila, la quale si troverà incappata in qualcosa più grande di lei, ma la quale le farà capire che non sempre le tenebre nascondono qualcosa di malvagio...
Spero di avervi incuriosito e vorrei sapere cosa ne pensate. Buona lettura XD
[Aggiunta copertina nel prologo XD]
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Una risata si schiuse dalle labbra di Michele. C'era però qualcosa di infinitamente triste in lui, qualcosa che solo egli stesso poteva avvertire.

-Cominciando dal sottosuolo, ogni essere vivente, divino e non, si prostrerà, riconoscerà in me il creatore e si inginocchierà chiedendo la grazia. In caso contrario verrà distrutto-

-Perchè fai questo, fratello?- chiese in quel momento Gabe, alzandosi dolorante da terra.

-Perchè, mi chiedi? Perchè è la cosa giusta. Dio è stato fin troppo misericordioso, verso questi putridi demoni e verso gli umani che credeva di aver creato a sua immagine e somiglianza. Ma si è sempre sbagliato, io riesco a vedere al di là. Ognuno di loro è destinato solo ad essere sottomesso e distrutto. Quindi cosa decidi, “fratello”?- concluse, rivolgendosi all'arcangelo.

Gabe lo fissò intensamente, cercando di ritrovare in quello sguardo vuoto il guerriero che lui aveva sempre ammirato e rispettato. Cosa lo aveva fatto cambiare in quel modo? Cosa aveva intaccato la sua anima in modo tanto profondo? Non poteva essere stata solo la scomparsa di Uriel, no. C'era dell'altro.

Fece per muovere un passo, ma una fitta al costato lo fece fermare. Istintivamente si portò una mano alla parte lesa, imprecando quando un dolore acuto gli annebbiò quasi la vista. Diamine, lui era un angelo, come poteva essere ferito in tal modo? Doveva essere stata per forza l'energia sprigionata dal diario.

-Non spaventarti, Gabriele. Non sarò un Dio spietato e privo di misericordia. Vieni con me e spurghiamo il mondo da ciò che è inutile-

Senza volerlo, l'arcangelo si voltò in direzione di Abigail, ancora nascosta dietro la sua schiena. I loro occhi per un attimo si incontrarono e fu come se tutto ciò che si sarebbero voluti dire fosse diventato all'improvviso più chiaro.

-Gabe...- sospirò lei, stringendo al petto la testa di Laila, la quale aveva già assunto un colorito pallido.

Lui le sorrise, per voltarsi poi verso Lucifero, il quale, rimessosi in piedi, a malapena riusciva a mantenere l'equilibrio.

-Pensi che al Paradiso possa andare bene ciò che hai intenzione di fare?- chiese in quel momento Alec, un sorriso strafottente che nonostante tutto gli si era aperto sul viso.

-Non mi interessa più di ciò che vuole il Paradiso. Adesso ci siamo solo io e me stesso, niente di più-

-Diamine, persino io penso che il tuo piano sia folle e privo di senso- ribattè l'altro.

-Ammettilo. Ti rode non essere riuscito tu ad acquisire questo potere, non è vero?-

-Per quanto mi riguarda, le cose mi piacciono così come sono. Io quaggiù e Lui lassù. Ognuno fa quello che deve senza rompere le palle all'altro. Quando sono caduto, per me è stata come una liberazione, un modo per non sottostare più al volere degli angeli. Ma non per questo mi sono messo in testa una sorta di Apocalisse-

-Solo perchè non ne hai avuto le palle, fratellino-

In quel momento la spada di fiamme riapparve tra le mani di Alec.

-Stai pur certo che non ti permetterò di spazzar via il mio piccolo angolo di Paradiso. Quindi preparati-

-Sei uno stupido, Lucifero, lo sei sempre stato. Non hai speranze contro Dio-

-Ti sfugge una cosa, Michele. Tu. Non. Sei. DIO!!- e detto ciò si gettò contro di lui, la spada di fiamma pronta a colpire.

Qualcosa di inaspettato però accadde. Prima che Alec potesse colpire l'arcangelo, un'altra arma cozzò contro la sua, sprigionando un momentaneo bagliore. Gli occhi rubino del demone si scontrarono con quelli chiari di Gabe, messosi tra i due e bloccando l'attacco.

-Che diamine stai facendo?- chiese Lucifero tra i denti, fissandolo con odio.

-Ti sto impedendo di uccidere mio fratello-

-Ma sei impazzito?!? Michele deve essere fermato!! Come puoi proteggerlo dopo quello che ha fatto a Laila?!?-

-Lui ha ragione, gli umani e demoni devono capire qual'è il loro posto. È una follia pensare di potersi mettere contro noi angeli-

-Sei pazzo quanto lui. Gabriele, togliti dalle palle!!-

-Tu me l'hai portata via, l'unica che mi abbia mai fatto sentire migliore. Perchè dovrei concederti la vittoria-

Con un colpo secco dell'arma allontanò il demone, facendolo arretrare di qualche passo. Poi, senza che se ne rendesse neanche conto, un dolore lancinante all'addome, poco sopra una delle ferite che precedentemente gli aveva procurato Michele. Un rivolo di sangue scese dalle labbra fini di Alec, il quale abbassò lentamente lo sguardo, quel tanto che bastava per vedere la lama dell'arcangelo conficcata nel suo corpo.

-Tu, maledetto traditore-

-Non ho mai tradito nessuno, Lucifero. Io, al contrario di te, sono fedele ai miei fratelli-

Quando il demone cadde in ginocchio sputando sangue, una risata di levò nella stanza. Michele rideva della sua vittoria, mentre la spada che Gabe teneva tra le mani spariva in un fascio di luce.

Dimentico per un attimo della situazione, inconsapevole, il giovane alzò lo sguardo verso le due donne rimaste in disparte, incontrando gli occhi di Abigail. La ragazza lo fissava con odio misto a stupore, impossibilitata a credere a ciò che lui aveva appena fatto. Vide le lacrime scendere sulle guancie sporche, mentre una mano si stringeva attorno al tessuto del vestito di Laila, morta tra le sue braccia.

-Sono fiero di te, Gabriele. Per fortuna hai scelto da che parte stare- risuonò la voce di Michele alle sue spalle.

Lo superò, per fermarsi poi in piedi dinnanzi ad Alec, ancora a terra. Quello sollevò un poco il viso, stringendo i denti quando l'arcangelo lo prese per la chioma mora, costringendolo ad alzare ulteriormente la testa.

-Dì le tue preghiere, Lucifero. Chissà che fine fanno i demoni quando muoiono davvero-

L'altro, nonostante la situazione, rise.

-Perchè non me lo dici tu, Michele?-

Quello lo fissò stranito, sino a quando non si accorse di qualcosa che non sarebbe dovuto trovarsi lì.

Abbassò lo sguardo, notando il suo petto trapassato da parte a parte dalla spada di Gabe. Si voltò quanto glielo permetteva la posizione, ringhiando.

-Tu, dannato bastardo-

-Io non ho mai tradito i miei fratelli. Per questo non posso permetterti questo sterminio che hai in mente- disse l'arcangelo.

Poi una seconda fitta scosse il corpo di Michele, mentre la spada di fiamme gli trapassava l'addome. Alec lo fissò con la vittoria nello sguardo.

-Impara a non rompere le palle, Michele, e porta i miei saluti a Uriel, che quella stronza bruci tra le fiamme del mio inferno-

Un'esplosione di luce invase entrambe, mentre il grido di Michele si propagava come un'eco. Quando il bagliore si fu attenuato, quello era sparito.

Anche Gabe cadde in ginocchio, il fiato mozzo.

-Sai, mi hai fatto male, stronzo- disse Alec, sorridendo nonostante tutto.

-Dovevo recitare degnamente-

-Ricordami di non chiederti mai più un favore-

In quel momento un ciclone biondo investì Gabe, facendolo definitivamente cadere a terra.

-Sei un pazzo, un deficiente, uno sciagurato- continuava ad imprecare Abigail, mentre lo colpiva ripetutamente al petto con qualche innocente pugno.

-Ehi, va tutto bene- tentava di calmarla l'arcangelo, ma la ragazza prese a piangere come una fontana.

-Non farlo mai più- piagnucolò la bionda.

Prima che però Gabe potesse ribattere, quella gli serrò le braccia attorno al collo e fece combaciare le loro labbra in un piccolo bacio, il quale lasciò interdetti entrambi.

-Oddio, scusami- disse la ragazza, scostandosi immediatamente e provando ad alzarsi.

Non fece però in tempo, in quanto lui le passò una mano dietro il collo e l'abbassò nuovamente verso di lui, baciandola stavolta con più ardore.

Alec, distolto lo sguardo dai due, aveva riposto tutta la sua attenzione al corpo ormai senza vita di Laila, adagiato poco lontano. Lentamente le si avvicinò, chinandosi per carezzarle una guancia pallida. Dopodichè, con non poca fatica, la prese tra le braccia e fece per andarsene.

-Dove vai?- lo raggiunse la voce di Gabe.

Quello si voltò, serio.

-La porterò dove solo io potrò ammirarla. Rimarrà così per sempre, il mio piccolo gioiello in questo mondo fatto di tenebre-

Era quasi sulla soglia della porta, quando un grido di Abigail lo fece nuovamente voltare.

Una lama aveva trapassato Gabe da parte a parte.

 

Il tempo parve fermarsi, mentre l'arcangelo cadeva a terra, lasciando la visione di un alquanto incazzato Michele, la spada in pugno e lo sguardo colmo d'ira.

Le ferite che Alec e Gabe gli aveva procurato erano aperte e sanguinanti, ma quello non pareva farci neanche caso.

Per la prima nella sua lunga esistenza Lucifero si sentì perduto. Ma non si sarebbe arreso, non senza combattere. Così, con delicatezza, posò nuovamente Laila a terra, facendo ricomparire poi la sua spada di fiamme.

-Non avresti dovuto farlo, Lucifero- ringhiò Michele.

-E perchè no? Mi è sempre piaciuto farti incazzare, fratello- ridacchiò l'altro, scagliandosi poi contro l'arcangelo.

Le spade cozzarono e Alec si accorse quasi immediatamente che la potenza dell'avversario pareva diminuita. Forse le ferite avevano sortito il loro effetto.

-Ti farò raggiungere quella cagna di cui ti sei invaghito-

-Sicuro di non star parlando della tua?-

Una finta a destra, un affondo e un centro: Alec riuscì a ferire Michele ad un'ala, facendolo però incavolare ulteriormente, dato che quello lo colpì al viso con un pugno e lo mandò a sbattere contro il muro.

Il fiato gli mancò e prima che potesse rialzarsi in piedi la punta della spada dell'avversario fu alla sua gola.

-Stavolta ti ucciderò, Lucifero-

-Sai, mi sono stancato delle tue parole-

-Strafottente anche nel momento di morire.Patetico...-

Caricò il colpo e lentamente il demone chiuse gli occhi. Vide Laila che gli sorrideva, che lo chiamava. Vide la loro creatura tra le sue braccia e per un attimo desiderò di raggiungerli, di vivere finalmente un'esistenza che lo soddisfacesse.

D'improvviso un'intenso torpore lo accolse e pensò che la spada di Michele lo avesse finalmente trafitto. Poi però si accorse di avere ancora la facoltà di poter aprire gli occhi e così fece.

Un'abbagliante luce lo stava avvolgendo, un calore che non aveva mai provato. Gli sembrò di intravedere una figura in quel bagliore, qualcuno che sapeva di conoscere.

Quando la luce sparì, scoprì che una figura stava davvero tra lui e Michele, arretrato di qualche passo, l'espressione più sconvolta che mai.

-Tu...come puoi essere qui?-

Un paio di occhi color cobalto fissarono quelli vuoti dell'arcangelo.

-Sono venuta a prenderti a calci in culo, razza di imbecille. Non ti ho ancora ringraziato per quello che mi hai fatto-

Laila. Era viva. Era dinnanzi a lui, più bella che mai.

Con la gola secca cercò di invocare il suo nome, ma ne uscì solo un sospiro. Lei però si voltò ugualmente, sorridendogli.

-Sono tornata- disse solo.

 

POV LAILA

 

-Sono tornata-

Fissai i suoi occhi smarriti, gli stessi che mi avevano riportato indietro dallo scuro oblio in cui ero

finita. Stavolta sarei stata io a salvarlo, a salvarli tutti.

Distogliendo la mia attenzione da lui, la riportai su quella brutta copia di un angelo che mi stava davanti.

-Io...ti avevo ucciso-

-Si vede che lassù non c'è ancora nessun angolo con il mio nome- sdrammatizzai, alzandomi in piedi per fronteggiare l'arcangelo.

In quel momento il mio sguardo si posò di Gabe, a terra, e Abigail sopra di lui, che chiamava il suo nome. Era vivo, lo sentivo, ma non avrebbe resistito a lungo.

Così mossi un passo verso Michele, il quale arretrò.

-Ti spavento?- chiesi semplicemente.

-Chi ti ha riportato indietro?-

-Diciamo che qualcuno preferisci che io rimanga quaggiù ancora per un pò-

Solo in quell'istante notai un peso gravarmi sulla schiena. Mi voltai, stupendomi nel trovare due ali piumate simili a quelle di Alec e degli arcangeli, ma di un particolare colore scarlatto.

-Non ha importanza di come tu abbia fatto a tornare. Ti ucciderò di nuovo se sarà necessario-

-Provaci-

Quando quello mosse un passo verso di me, io semplicemente alzai una mano nella sua direzione, come se fossi certa di quello che stavo per fare.

Il corpo di Michele si fermò all'improvviso, come se delle funi invisibili lo trattenessero. Poi, circondato da una strana luce, prese a mutare, a tornare come era prima di acquisire il potere del diario. Per quanto mi riguardava, nel palmo della mia mano andò concentrandosi quella stessa luce, sino a quando il libro del peccatore non riprese la sua forma.

Michele, completamente prosciugato, cadde in ginocchio, la spada che gli cadde dalle mani.

-Cosa mi hai fatto, strega?!?-

-Il potere del diario appartiene al suo erede. Niente e nessuno se non io ha il diritto di custodirlo. Mi sono semplicemente ripresa ciò che è mio-

-No, non può finire così!!-

Afferrata nuovamente l'elsa della spada, l'arcangelo scattò verso di me. Non me lo aspettavo.

Quando però stava per raggiungermi, una voce tuonò:

-Michele, fermati!!-

Un uomo era comparso alle spalle dell'arcangelo. Una folta barba bianca gli nascondeva metà del viso, mentre due occhi severi erano puntati sull'arcangelo.

Quello, come spaventato dalla presenza, si fermò di nuovo, lasciando l'arma a terra.

-Io...io...- balbettò.

Chi era quell'uomo?

-Ti sei spinto troppo oltre, Michele. Adesso basta. Torna con me in Paradiso e affronta le conseguenze delle tue azioni. Ti prometto che chiederò io stesso che la tua pena non sia eccessiva. Ti sei smarrito, ma se adesso ti fermi potrai tornare sulla giusta via-

-Io...volevo salvare il Paradiso-

-Non in questo modo. Torniamo a casa-

L'uomo puntò una mano verso l'arcangelo, facendolo sparire in un fascio di luce.

Stava anche lui per andarsene, quando Laila lo fermò:

-Aspetti. Chi è lei?-

-Ho avuto molti nomi, figliola, e altrettanti compiti. Sono contento che anche l'angelo caduto abbia trovato uno scopo e sono contento che sia stata tua a darglielo. Forse saranno anni luminosi quelli che verranno. Comunque puoi chiamarmi Pietro- e con un sincero sorriso, anche l'uomo sparì.

 

Non appena anche Pietro se ne fu andato, i corpi di Alec e Gabe furono scossi da una strana energia e le loro ferite si rimarginarono. Abigail si gettò al collo dell'arcangelo, facendomi sorridere veramente per la prima volta dopo tanto.

Lasciando i due alle loro effusioni, io mi voltai in direzione di Alec, il quale, ancora seduto con la schiena contro il muro, mi sorrideva a sua volta. Mi avvicinai, inginocchiandomi e accocolandomi tra le sue gambe.

-Pensavo che stavolta non ci saremo rivisti- mi sussurrò tra i capelli.

-Dopo che ho scoperto di averti ridotto ad un povero cucciolo innamorato? Non mi sarei persa lo spettacolo per niente al mondo- scherzai.

-Ah, davvero?-

Di colpo mi ritrovai a fissare i suoi occhi color del rubino e mi venne inaspettatamente da arrossire. Poi lui, con estrema lentezza, si avvicinò a me, baciandomi delicatamente.

-Resterai con me dunque?- mi chiese poi a fior di labbra.

-E dove potrei andare?-

-Noi due sino all'eternità?-

-Vuoi dire noi tre. Il piccolo Uria non vede l'ora di conoscere il suo papà-





NDA
Cari ignari lettori, siamo giunti alla fine, ma vi avverto, ho in serbo una sorpresina per voi, anche se ve la farò un pò sudare.
Il nome del piccolo mi è venuto un pò così, ma se avete altri suggerimenti, prego, fatevi avanti.
Mi scuso se può sembrare un finale frettoloso, ma parliamoci chiaro: non ne posso veramente più!!!
A parte gli scherzi mi sono divertita a scrivere questa storia.
Avete visto che alla fine ho fatto trionfare l'amore anche per il povero Gabe? Beh, era prevedibile...-.-
Comunque ringrazio infinitamente tutti quelli che mi hanno seguito e invogliato. 
Grazie a tutti.
A presto
Marty

  
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