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Autore: El_Roy    25/10/2013    1 recensioni
Tutti odiano i lunedì, perfino Morte.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono poche le cose certe al mondo, davvero poche; è certo che un oggetto in caduta libera tenderà ad essere attirato al suolo, ad esempio. C'è un certo grado di certezza anche nel fatto che, ogni mattina, il sole sorge e, ogni sera, tramonta. Da aggiungere a questo insieme di cose certe, ce n'è un'altra, universalmente verificata e forse più sicura dei due esempi citati: tutti odiano i lunedì.

-Forzaforza, Morte, sveglia!- urlò sgraziata ViceMorte, spostando di netto le tende come se ci fosse della luce da far penetrare nella stanza.
-Ahmmham.- si lamentò Morte, distesa su quello che poteva essere un giaciglio, ma anche un letto o più semplicemente il niente più assoluto.
-Hai dormito abbastanza per oggi! Ben...un centoquarantaduesimo di secondo. Certo che la gente non muore più con la frequenza di una volta, eh!-
In quel momento, Morte si chiese cosa l'aveva spinta ad assumere ViceMorte; poi si ricordò che quella poveretta sbrigava una mole non indifferente di faccende di cui Morte non voleva sentir parlare, come ad esempio tutta la burocrazia post mortem, roba dalla quale si poteva anche non uscire vivi.
-Detesto i lunedì. Sembra che la gente muoia di più, di lunedì.- disse sgranchendosi.
-Devi mettere in conto i suicidi, Morte. I suicidi!-
-I suicidi?-
-Certo. Se io avessi intenzione di suicidarmi, scegliere senz'altro un lunedì. Tutti odiano i lunedì. Sono abbastanza sicura che anche i lunedì stessi si odino, in qualche modo.-
-Già, già...- concesse Morte noncurante. -E' che sono talmente stufa, di questa routine infinita...è sempre la solita solfa. "Salve sono la Morte." "Oh no, non può essere!" "Potrebbe farmi la gentilezza di seguirmi?" "No, ci deve essere un errore!" eccetera, eccetera...- recitò con maestria.
-E' un noioso lavoro, ma qualcun deve pur farlo, Morte. Noto una certa tendenza alla lamentela, in questo periodo. Qualcosa non va?- chiese ViceMorte, sedendosi amorevolmente accanto a Morte su quello che poteva essere un giaciglio, ma anche un letto o più semplicemente il niente più assoluto.
-Oh, sai. Le solite cose...un po' di depressione da lavoro.- ViceMorte, impercettibilmente, fece roteare gli occhi. L'ultima volta che Morte aveva avuto una depressione da lavoro, aveva passato giorni e giorni a casa di Pestilenza e a lei era spettato tutto il lavoro in sospeso. Un cataclisma, insomma.
-Morte...Morte...ehy, guardami.- disse prendendo il viso scarno di Morte tra le sue mani scarne e toccandole le guance scarne con le sue dita altrettanto scarne.
-So che l'eternità è un tempo lungo, forse il più lungo di tutti; ma non puoi lasciarti abbattere così. La gente ti rispetta, ti teme anche! Sei una delle poche certezze al mondo, insieme ai lunedì e non puoi ridurti in questo stato pietoso!-
-Lo so, lo so...- piagnucolò Morte. La Mietitrice si tirò su da quello che poteva essere un giaciglio, un letto o semplicemente il niente più assoluto e andò verso il suo armadio.
-Qualcosa mi tormenta, ViceMorte...- disse mentre sceglieva quale tunica nera indossare quel particolare lunedì. Vicemorte deglutì, o almeno era quello che avrebbe fatto in presenza di una gola. Sapeva cosa tormentava Morte e glielo aveva già spiegato dozzine di volte, per quanto paradossale potesse apparire.
-Ne abbiamo già parlato, Morte...-
-Lo so, lo so. Spiegamelo ancora, vorresti? Mentre mi preparo. Un'ultima volta.-
-Un'ultima volta?-
-Promesso.- disse Morte toccandosi lo sterno all'altezza del cuore.
-Qual è il senso della vita, ViceMorte?- ViceMorte si alzò e sistemò la tunica che non cadeva troppo bene sui fianchi inesistenti di Morte, mentre parlava.
-Beh, è abbastanza semplice. Stavolta potrei aiutarmi nella spiegazione con un piccolo esempio, se preferisci.- Morte fece come per guardare l'orologio.
-Abbiamo tempo, fai pure.-
-Bene. Allora, ecco che inizia: c'era una volta, un tizio che...-
-Un tizio come? Come si chiamava?-
-Non è importante, il nome.-
-I nomi sono importanti. Il Diavolo sta nei dettagli, così come la realtà.-
-Oh, adesso non mi diventare spirituale. Va bene, va bene. C'era questo tizio che si chiamava...Tom. Ok? Tom.-
-Vada per Tom.-
-D'accordo: Tom, nacqua in una famiglia povera, da una madre povera e da un padre povero. Poveramente visse la sua veloce infanzia, interrotta dal lavoro come operaio in una fabbrica di fabbriche.-
-Una fabbrica di fabbriche?-
-Una fabbrica di fabbriche. Hai presente quelle dove fanno materiali per costruire altre fabbriche? Ecco, quelle. Tom lavorò in fabbrica fino ai venti anni, continuando a vivere poveramente in povertà, ma un giorno il padre morì.-
-Come si chiamava il padre?- ViceMorte parve pensarci un secondo.
-Nicholas Porridge.-
-Non ricordo nessun Nicholas Porridge.- rispose pensosa Morte.
-Lasciami continuare. Allora il giovane Tom promise alla madre che, tempo un anno, avrebbe fatto fortuna e portato via quel poco che rimaneva della sua famiglia dalla miseria. Un anno dopo, Tom tornò a casa dalla madre, vestito in giacca e cravatta e proprietario di una multinazionale che gestiva fabbriche di fabbriche. Comprò una villa in oro massiccio con tre piscine per lui e la madre e vissero agiati e comodi per una ventina d'anni.-
-Poi cosa successe?- chiese Morte.
-Poi Tom, una mattina, si alzò e notò di essersi trasformato in un pinguino e che la casa, al posto di essere in oro massiccio, era diventata di caramella mou.-
-Di caramella mou.- ripetè Morte. -Non credo di capire, ViceMorte.-
-Il senso della vita, Morte, è che la vita non ha senso. Non vuol dire che sia vuota o priva di significato, ma che perderai tutto il tempo del mondo, anche l'eternità stessa, cercando di dare senso ad una cosa così imprevedibile e molto spesso insensata.- Morte continuò a guardare ViceMorte, in silenzio.
-Non hai capito, vero?-
-Meglio andare a lavoro.- sentenziò Morte.
   
 
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