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Autore: NicholasFox    26/10/2013    2 recensioni
Questo sarà la mia prima opera che scrivo. Spero vi piaccia. E' fantasy, con personaggi inventati da me e mossi in un mondo parallelo, con dei reami a sè. E recensite ;)
Una mia amica mi ha aiutato con i nomi. Buona lettura ;)
In una fredda notte scura, in un reame del mondo di Sarhanaeg, una setta oscura risveglia un pericolosissimo mostro di nome Yugoo'th. E' solo l'inizio degli incubi, per questo mondo, e toccherà a dei giovani amici combatterlo.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 2

La mattina seguente Shirer si svegliò di buon'ora. Si alzò faticosamente dal letto, si stiracchiò appena e si diresse verso il bagno. Procedeva con un passo lento, sbadigliò un paio di volte. Aveva ancora sonno, ma Shirer anche se ritornava a letto, dopo essersi svegliato, non riusciva mai a riaddormentarsi. Una volta entrato nel bagno, si posizionò dinanzi al lavandino, guardandosi nello specchio. Aveva capelli tutti sbarazzini, così se li pettinò. Accese il rubinetto e fissò per alcuni istanti l'acqua cristallina che scorreva fluida. Si bagnò le mani, e se le passò sul viso. Era fresca, quasi gelida, e questo bastò a svegliarlo definitivamente. Prese l'asciugamano scarlatto alla sua sinistra, e si asciugò. Uscì dalla stanza, e ritornò in camera sua. Si svestì, e si infilò il solito paio di jeans sbiaditi, ed una T-Shirt azzurra, con raffigurato un delfino. La tunica da lavoro era ancora in fondo al suo letto. Ma oggi era Venerdì: il giorno di riposo.
Andò in cucina, e notò sorridendo come suo padre Brunner se l'era già svignata. Sarà al bar, ci stava da mattina fin sera. Ma poco importava. Si avvicinò al frigo e ne tirò fuori un succo d'arancia. Poi prese da una credenza due fette di pane e della marmellata alle fragole. La sua colazione fu veloce, ci mise poco tempo a finire il suo bicchiere di succo, e il panino, rigorosamente piccolo come tutti quelli che aveva mai mangiato. Il problema era che a Kingfisher arrivano tutti prodotti scadenti. La maggior parte di quelli decenti venivano venduti a Mahkrat o a Ephaesthood. Ma tanto, dopo un po' ci fai l'abitudine.
Dopo un po' si ricordò dell'appuntamento con il suo nuovo amico Archest. Se ne stava dimenticando. Prese al volo un gilet color argento, se lo infilò, e si precipitò giù per le scale che portava alla porta d'ingresso.
In men che non si dica si ritrovò alla casa di Archest. Bussò in un enorme portone di legno, che pochi istanti dopo si aprì. Si affacciò una signora graziosa, avrà avuto intorno ai 30 anni. Aveva un viso delicato, dei lunghi capelli rossicci le ricadevano in ciocche sulle spalle. Non era molto alta. Aveva un elegante vestito color porpora, che finiva con una lunga gonna. Ci mise un po' prima di proferire parola.
"Salve" riuscì a balbettare "Sono venuto a prendere Archest. E' in casa?".
La donna, che doveva di sicuro essere la madre, mi guardò sorridendo. Aveva dei denti bianchi come il latte.
"No. Lo trovi al negozio di suo padre, Polp&Squat Inc. Sai dov'è, o vuoi che ti ci accompagni?". La sua voce era candida, fluida.
"Grazie, so dove si trova." Detto ciò Shirer partì di corsa, verso la via dove si trovava il negozio.
Polp&Squat Inc. era una catena di pescivendoli, con un proprio negozio anche a Kingfisher. Non aveva molti clienti, a causa del luogo isolato dove si trovava. Era l'unico edificio nella Delphin Street: era un viale, con una fila di alberi ai suoi lati. La strada non era molto lunga, e non c'erano case. Proprio per questo allora non aveva clienti. In fondo a questa via c'è il confine di Kingfisher con le campagne del paese successivo. Shirer non ci era mai stato, ma dicevano che si viveva molto meglio. Beh, non era nemmeno mai uscito da Kingfisher.
Ecco, aveva raggiunto Polp&Squat. Era un negozio di modeste dimensioni, con un muro ruvido e grezzo. Una vetrina dava sulla strada, ma era tutta impolverata ed aveva una minuscola ragnatela in un angolo in fondo. Di certo, non poteva attirare potenziali acquirenti. Quando aprì la porta e la oltrepassò, un campanellino vibrò, producendo quel tintinnio fastidioso, che tanto odiava. Subito, un uomo comparì dietro il bancone. Non si sarebbe mai immaginato il padre di Archest così.
Era basso. Aveva pochi capelli, quasi nessuno. In compenso dei lunghissimi baffi gli partivano da sotto il naso. Aveva degli occhialoni forse un po' troppo grandi, le orecchie a sventola, e il naso a patata. Era un uomo non proprio magro, anzi. Era vestito con un lungo camice bianco. O, almeno, bianco lo doveva essere una volta. Dir sporco sarebbe un eufemismo: c'era del sangue schizzato da cima in fondo, poi delle macchie marroni e giallognole. Sarebbe stato difficile a lavarlo.
"Buongiorno. C'è Archest?" chiese, sforzandosi di non ridere per l'uomo. Lui, però, non sorrise. Rimase tutto serio, ed impassibile. Anche se era buffo, era di certo un padre esigente e severo, come Brunner. Lo guardò torvo, per poi rispondere indifferentemente.
"Certo, è qui. Sei tu quello con cui doveva andare a giocare?". Shirer diventò tutto rosso, se lo sentiva. Non era abituato a domande così secche e dirette.
"Ehm...sì."
Il padre non si mosse, continuava a fissarlo. Ma dopo quel che sembrava un' eternità urlò.
"Archest!!! Vieni subito qui!". Con uno sguardo maligno puntò i suoi occhi su Shirer, per poi ritornare nel retrobottega.
Vide quel ragazzo conosciuto solo ieri uscire da una porta. Non era proprio un bel ragazzo: era basso, grosso, con dei capelli corti e castani, ed un viso olivastro. Non il tipo che le ragazze vorrebbero intorno. Ma questo non importava a Shirer: tanto le ragazze escludevano pure lui.
Si avvicinò a lui. "Ciao, amico!" Si salutarono entrambi.
Non sapeva che dire. La tensione era così fitta che una forbice poteva tagliarla. Doveva trovare un argomento per rompere il ghiaccio, ma quale? Cercò di pensare, ma invano.
"Ok, andiamo allora. Ho tante cose da mostrarti."
Partirono, alla volta della piazza di Kingfisher. Corsero per tutte quelle miriade di stradine di ciottoli, ogni tanto spiaccicavano qualche parola, ma entrambi erano molto timidi. Passarono davanti a tutte quelle bancarelle che popolano i viali del paese, davanti a tutti i negozi, a tutti i pescivendoli. Salutavano tutti, e tutti ricambiavano solari. Erano felicissimi, niente poteva renderli tristi in quel momento. Arrivano finalmente alla piazza. Tutti sudati a causa della corsa si sedettero al bordo della grossa fontana. In cima la fontana è stato posizionato la statua di un Angelo, una volta di un marmo bianco da fare invidia a tutti, ora grigio, sporco. E' stata messa proprio al centro della piazza, e stando seduti si aveva la perfetta visione di tutto intorno. A sinistra, c'era il porto di Kingfisher. Ai tempi d'oro brulicava di pescherecci, di navi, di persone e di turisti...oltre ad uno spettacolare mercato, il più grande del reame di Ithaqua. Molti anni passarono, ed ormai cadeva a pezzi dentro al mare. Pochi i pescherecci, e nient'altro. La desolazione. A destra invece potevi ammirare la maestosità del Municipio. Era un edificio enorme. Prima di entrare attraverso la porta dovevi attraversare un portico, anticipato da una serie di colonne grosse. Se andavi vicino ad una di esse e pulivi un po' la superficie potevi intravedere cosa vi era raffigurato: scene di mercato. Una bancarella, con un venditore che urlava informazioni, ed una signora, che teneva in mano un bambino, desiderosa di comprare un pesce....ma tanti altri disegni, ma che ora erano tutti come invisibile, si erano rovinati, spenti.
"Mi piace star qui" esordì Archest "Ho cambiato idea. Questo posto ti da un senso di libertà assoluta."
Shirer non poteva che approvare. Certo, non poteva dir lo stesso lui: di libertà ne aveva gran poca. Però poteva accettare il fatto che si stava bene. Ogni giorno il sole splendeva in alto nel cielo, e si sentiva una lieve soffiata d'aria cristallina, proveniente dal mare. Non era forte, ma giusto.
"Sì" fu l'unica risposta.
Continuavano a fissare il mare in lontananza, che rifletteva la luce del sole, e si infrangeva sui grossi scogli ai bordi della banchina. Poi, a Shirer venne un'idea.
"Archest! Devo farti vedere un posto.". Lo prese per la manica e lo alzò. "Seguimi!"
Prese a correre....no, non correva, ma andava a passo spedito, verso una vietta laterale, in salita. Archest cercava di stargli dietro, per quanto riusciva. Non era in forma, e faticava un po', aveva il fiatone. Si sentiva tutto caldo, e si accorgeva di ogni minima goccia di sudore che gli colava da ogni parte. Nonostante tutto, ci riusciva alla grande, tranne per la salita, che si prese un po' dietro. Ma ogni tanto, per fortuna, Shirer si fermava ad aspettarlo.
Alla fine, raggiunsero insieme (e stanchi morti) la cima di quella salita. Si trovarono all'ingresso di un parco. Questo ingresso consisteva in due capitelli, raffiguranti la dea Wetren, venerata solo nel reame di Ithaqua: era la dea dell'acqua e della pesca. Appena li attraversavi ti trovavi davanti un enorme spazio verde, con una stradina di sassi che la attraversava. Ogni tanto sbucava una panchina, ogni tanto uno spazio giochi, munito di altalena, scivolo e tante altre cose. Non c'era nessuno, ma non era strano. Non ci venivano quasi mai persone. Quelle rare volte in cui c'era anima viva, era quando un anziano signore voleva rilassarsi all'aria aperta.
Secondo Shirer quello era il posto migliore di tutta Kingfisher, ma purtroppo la più sottovalutata.
"Vieni!" continuò Shirer. Andarono, stavolta correndo, verso quello che sembrava una scatola di marmo. Ma avvicinandosi meglio scoprirono che si trattava di un pozzo. Era proprio grande, la circonferenza dell'entrata era enorme, ed era profondissimo. Chissà quanto andava sotto-terra.
"Allora, che te ne pare?" "E'stupendo, una meraviglia!" rispose Archest, in estasi. Si era come rianimato dopo la faticaccia della corsa. Ora era tornato alla colorazione normale, sorrideva, e non aveva più il fiatone.
Shirer raccontò la storia di quel parco e di quel pozzo al suo nuovo amico, che ascoltava tutto interessato. Raccontò di invasioni, di pirati, di incendi....e tutto questo emozionava il ragazzino. Doveva avere un debole per le storie di avventura, di sicuro.
Poi fece qualcosa di inaspettato: si mise in piedi lungo il bordo del pozzo, e cominciò a ridere, ed ad urlare che non era mai stato così felice in vita sua. Si mise a camminare lungo il bordo. Shirer provò a dirgli di scendere, che era pericoloso. Ma lui non ascoltava, e poi era talmente felice che si commosse a vederlo, e cominciò a ridere anche lui.
Il resto avvenne in un secondo. Archest scivolò, e cadde dentro al pozzo. Il sorriso svanì, e il viso di Shirer diventò scuro come il carbone. Sembrava che quella scena andasse a rallentatore. Corse verso il bordo, ed allungò la mano cercando di prendere il piede dell'amico, ma non ci riuscì. Lo vedeva sprofondare nel buio più totale. Si mise a piangere, ma non urlava. Dopo un po' non lo vide più, inghiottito dalle tenebre. Dopo un eternità, sentì un rumore assordante, quanto doloroso: Archest aveva raggiunto il fondo. Si tirò via dal bordo, e corse lungo la via, verso la piazza. Non gli interessava la destinazione, bastava che corresse. Versava tante di quelle lacrime che poteva farci una piscina. Per la prima volta aveva trovato un amico, ed ora era morto! Era morto a causa sua che lo aveva lasciato ballare lungo il bordo del pozzo! Doveva insistere che scendesse, così non moriva. Ma come poteva saperlo, che da lì a poco cadeva e non lo avrebbe mai più rivisto? 
Passò davanti al negozio del padre di Archest, e si piombò dentro. L'uomo uscì da una stanza e prese in braccio Shirer, chiedendogli cosa fosse successo. E lui, fra le lacrime, raccontò tutto. L'espressione vuota e disorientata negli occhi del forte uomo era qualcosa di unico, che non si avrebbe mai più dimenticato.

Spazio Scrittore: Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto fino ad adesso, che mi hanno aiutato, incitato. Io lo ammetto che non sono uno scrittore professionista, che faccio tutto giusto. Ma per me è stato bellissimi vedere che la mia storia piace alle persone. Vi ringrazio, dal primo all'ultimo, su EFP, su Facebook, su Forumcommunity. Non finirò mai di dirvi "Grazie". Senza di voi non avrei fatto nulla.
  
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