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Autore: littlemoonstar    28/10/2013    3 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Rose.





Il viaggio insieme a Peter mi risparmiò la traversata di quel luogo inesplorato. Quando mi lasciò a terra, di fronte a noi le grosse pietre erano sparite, lasciando spazio ad una grande distesa d'erba.
Quella landa deserta sembrava non avere fine. Il cielo era tornato plumbeo e pesante. Somigliava al mio bosco, ma non c'era neve – almeno per il momento.
Peter esitava a riprendere il volo, ed io lo guardavo in attesa. Nessuno dei due voleva allontanarsi, ma prima o poi andava fatto. Avevamo entrambi una missione da portare a termine, e non potevamo aspettare ancora.
« Tornerò a cercarti. » disse lui ad un certo punto, sollevando appena i piedi da terra. Mi limitai ad annuire.
« Vedi di non morire. » sibilai con voce flebile, non potendo fare altro. Le lacrime represse continuavano a stare al loro posto, ma la mia anima era sempre più tormentata.
« E tu non cacciarti nei guai, ragazzina. ». Sollevandosi in aria, non distolse mai lo sguardo da me. Continuammo a guardarci fino a quando non lo vidi sparire di nuovo in cielo, diretto verso chissà quale luogo. Avevo avuto paura per lui, e non riuscivo ad ammetterlo. Ma ora che lo avevo visto sano e salvo, sapevo di poter continuare senza che quei pensieri mi ronzassero nella testa come una mosca fastidiosa.
Mi addentrai nella landa desolata, chiedendomi perché in quel posto non ci fosse un accidenti di individuo.
Tra le sterpaglie cominciò a farsi più vivido un sentiero di terra e sassi, lasciato a se stesso ma sempre visibile. Avevo come l'impressione che quel luogo una volta fosse un villaggio.
Le poche macerie ai lati della strada non potevano che confermare la mia idea. Continuai a camminare, addentrandomi tra gli arbusti che si facevano via via più alti e difficili da scansare. La temperatura calava passo dopo passo, e in pochi istanti rividi la brina sulle foglie e neve accumulata ai bordi della strada.
Aveva tutta l'aria di essere un luogo abbandonato, il cui clima era molto simile a quello del mio bosco. Sicuramente il freddo Inverno aveva colpito anche quella zona. Ma non riuscivo a capire ancora dove fossi.
La soluzione a quell'enigma mi apparve di fronte agli occhi, su un cartello di legno conficcato nel terreno. L'edera lo copriva quasi per intero, e un lato era scheggiato e rovinato dal tempo. Su di esso c'era un'incisione ancora chiaramente leggibile nonostante l'usura. Scrostai le foglie d'edera dagli angoli.


ADAM'S CASTLE


« Adam? » ripetei, strabuzzando gli occhi. Quel nome mi era familiare. Si, certo che lo era. Mi guardai attorno, poi oltre il cartello di legno. Un bosco di altissimi abeti si apriva di fronte a me, ed erano così fitti che non vi riuscivo a vedere attraverso.
Dio, probabilmente avrei dovuto addentrarmi in quel postaccio senza sapere cosa avrei trovato dopo.
Ma tornare indietro era fuori discussione. Perciò cominciai a camminare, cercando di ignorare gli sporadici fiocchi di neve che si posavano lentamente sulla mia mantella.




Quei dannati alberi non mi facevano vedere a un palmo dal naso. Camminavo sulla neve soffice da ore oramai, e avevo la netta impressione di essermi persa. Quel bosco era molto diverso dal mio, tanto buio e fitto che era impossibile orientarsi. Il crepitio delle scarpe sulla neve mi dava, tuttavia, un'inspiegabile sicurezza, come se fossi a casa.
Un lupo ululò in lontananza. Probabilmente anche questo mi faceva sentire a casa. Ma oltre a quel suono così familiare ce n'erano altri. Delle voci, voci arrabbiate.
Voci umane.
Erano molto lontane, ma riuscivo a distinguerle chiaramente. Tuttavia, vista la lontananza, al momento preferivo non preoccuparmene e dare più importanza ai vicini ululati che, con il passare dei secondi, aumentarono di numero.
Continuai a camminare a passo svelto, stringendo la lancia tra le dita senza distogliere lo sguardo dagli alberi che mi passavano accanto. Una sagoma scura si mosse rapidamente accanto a me, seguita da un'altra, più grande, a pochi passi di distanza.
Ero abituata a quel genere di movimenti, e non mi ci volle molto a capire che un branco di lupi mi stava alle costole. Tuttavia, nonostante l'imminente pericolo di morte, finalmente mi confrontavo con qualcosa a cui ero abituata. E, a giudicare dalle ombre, non si trattava di grossi bestioni simili a quelli del mio bosco.
Uno di essi apparve finalmente di fronte a me, ringhiandomi addosso con gli occhi tinti di sangue.
Erano lupi di boscaglia. Senza mutazioni genetiche, né radiazioni. Probabilmente solo molto affamati.
« Oh, ma guarda un po'. » mormorai, e un sorriso sadico apparve sulle mie labbra. « Cuccioli. ».
In tutta risposta ricevetti un ringhio famelico. Iniziai a contarli. Uno, due, tre...
Dopo il decimo persi il conto. Erano decisamente troppi.
Di sicuro ci sarebbe stato da divertirsi.
I primi tre si accanirono contro di me insieme, con il capobranco al centro. Schivai i loro attacchi cercando di non farmi azzannare, e li respinsi con la lancia. Mi piegai, scostando la mantella per avere libero accesso ai pugnali aderenti alla mia gamba. Ne lanciai uno al lupo di destra, colpendolo di striscio.
Erano veloci, ed io dovevo esserlo di più. Avevo una maledetta promessa sulle spalle, quella di non cacciarmi nei guai.
Maledetto Peter.
Continuai a respingere i loro attacchi senza fermarmi, ma quando mi accorsi che erano decisamente troppi per me, decisi di passare alle maniere forti.
« Volete che vi faccia arrosto, mh? » sibilai, mentre la neve continuava a cadere sempre più rapidamente sulle nostre teste. Strinsi la mano a pugno, percependo quella oramai inconfondibile sensazione di calore sulla punta delle dita, poi attraverso l'intera mano e l'avambraccio. Il rumore degli ingranaggi bastò per un momento a distrarmi dal dolore. Ogni volta faceva sempre più male, e questo non era un bene.
Il cannone metallico apparve in pochi secondi. Brillando sotto la luce chiara del cielo grigio. Rifletteva il candore della neve, e probabilmente quei vecchi cagnacci se ne accorsero. Li vidi indietreggiare quando gli puntai l'arma contro.
« Non siete più così cattivi, eh? » mormorai, cercando di infastidirli. Andiamo, fatevi sotto.
Il capobranco fece un passo avanti, poi voltò di scatto la testa. Lo vidi irrigidirsi, e poco dopo fecero lo stesso anche tutti gli altri. Alcuni scapparono via, mentre un esiguo gruppo rimase a poca distanza da me, con la testa fissa verso il fitto del bosco.
Quella dannata neve oramai oscurava completamente la visuale, ma distinsi chiaramente una figura scura dalle dimensioni esagerate, forse anche più grande dei lupi del mio bosco. I pochi lupi rimasti scapparono via lanciando dei flebili guaiti di resa.
Io non riposi la mia arma. A quanto ne sapevo, quell'essere nell'ombra poteva essere addirittura più pericoloso di loro. Attesi, in silenzio. Ero un cacciatore silenzioso, in fondo, e fare rumore non sarebbe servito a nulla. Tenni stretta la lancia, preparando il colpo con il cannone.
Tre, due, uno...
Una grossa zampa si posò su una foglia immersa nella neve, facendola scricchiolare appena.
Ora.
Mi scagliai velocemente verso la sagoma nera, che cominciava ad uscire dall'ombra. Non mi importava quanto fosse grossa o quanto potevano avere paura gli altri. Intravidi il pelo marrone scuro, lungo e inaspettatamente curato. Poi la camminata a quattro zampe, la stazza possente.
E in un attimo mi fermai, guardando in alto. Il bestione era decisamente più grosso dei lupi del mio bosco, e mi ringhiava contro con le grosse fauci, da cui spuntavano due enormi denti appuntiti.
I grandi occhi azzurri mi fissarono intensamente. Erano del colore del cielo, quando ancora era terso e limpido. Un'immensa distesa azzurra tra me e quell'essere animalesco che ora non mi faceva più paura.
Mi si mozzò il respiro. I miei occhi erano fissi su di lui, spalancati e increduli.
« Adam... » sibilai, senza quasi rendermene conto. Era proprio lui. La Bestia che volevo combattere.
Il principe Adam si bloccò, trascinato da qualcosa che intravidi solo focalizzando lo sguardo attorno alla sua testa. C'erano delle funi, funi che lo tenevano legato.
Ammaestrato.
Sollevai ancora di più lo sguardo, e a quel punto la bestia si voltò, girandosi trasversalmente. La vidi in tutta la sua grandezza, ed era davvero bella grossa. Di certo i lupi del mio bosco se la sarebbero fatta sotto.
A tenere le redini di quel bestione era una figura esile ma energica, che mi osservava dall'alto.
Il mio cuore mancò un battito quando la riconobbi, e anche da parte sua sentii chiaramente un sussulto.
« Red? » mormorò con la sua voce delicata, incredula quanto me per quell'incontro. Scese agilmente dalla bestia, con i fluenti capelli color cioccolato che ondeggiavano liberi in mezzo alla neve.
Due grandi occhi castani mi squadrarono, illuminandosi. « Red, sei tu. » ripeté, sollevata.
« Belle. » sussurrai, sorprendentemente sollevata per quell'incontro. Era lei. Ed era viva.
Conoscevo Belle da molto tempo, nonostante i nostri regni fossero lontani. Difatti non ero mai arrivata fin lì, né avevo visto il suo regno prima dell'Apocalisse. Ma lei aveva la fama di essere una appassionata viaggiatrice, perciò veniva spesso a trovarmi. Probabilmente aveva girato l'intero Regno delle Fiabe.
E ora era lì, splendida nonostante la distruzione. Un'altra fiamma che brillava di luce propria, in mezzo al buio che tutto quel caos aveva portato con sé.
Belle si avvicinò di un altro passo, poi mi abbracciò. Era sempre così dolce, nonostante tutto.
« Oh, non posso crederci... » sussurrò, con la voce spezzata dall'emozione. Mi era mancata la sua voce.
« Cosa... » balbettai, incredula di fronte a quella scena. Adam ci fissava immobile, muto nella sua bestialità.
Belle si voltò appena, quasi non ricordasse che il suo unico amore fosse tornato in forma animale. Poi tornò con lo sguardo su di me, concedendomi un altro dei suoi dolci sorrisi.
« E'...una lunga storia. » disse con un filo di voce, in gran parte coperta dal rumoroso scrosciare della neve attorno a noi. Indossava ancora l'abito dorato che aveva messo la prima volta con Adam. Quell'abito meraviglioso che ora aveva accorciato per adattarsi a quei tempi difficili. Indossava un cappotto blu, con degli intarsi dorati. Solo ad una seconda occhiata mi accorsi che un tempo quel capo era di Adam.
Ma ora, probabilmente non gli serviva più a nulla.
Belle tirò su il cappuccio che aveva accuratamente cucito sul cappotto del suo innamorato, proteggendo il viso ancora perfetto. « Vieni, andiamo al castello. ».
Adam emise un ringhio sommesso.
E in quel momento mi resi conto che non era più in grado di parlare.





Il castello di Adam cominciava a mostrare i primi segni di decadenza: la struttura esterna era ancora intatta, ma all'interno le stanze cominciavano a scurirsi di quelle ombre macabre che tingevano i luoghi abbandonati.
« Certe volte mi sembra di essere tornata a quando sono arrivata qui per la prima volta. » ammise Belle, versando il tè nelle tazze di porcellana bianca. « cerco di tenere il castello in uno stato dignitoso, ma per una persona sola è difficile. ».
Eravamo in una grande sala con gli araldi alle pareti: la legna nel camino ardeva riscaldando piacevolmente l'intera stanza. Le poltrone dall'imbottitura color cremisi erano grandi e comode, e attraverso le grandi vetrate si riusciva ad intravedere il bosco innevato in cui imperversava ancora la tempesta.
« Grazie a Dio ti ho trovata, con quella tempesta di neve là fuori non avresti resistito molto. » commentò, osservando oltre i vetri della finestra con la preoccupazione sul volto. Posò la manina esile sulla mia, stringendola appena.
« Ne sono sicura. Anche nel mio bosco la situazione è simile, e non è facile. » risposi, bevendo un sorso di quel buonissimo tè.
« Ho cercato di mettermi in contatto con te, e con Biancaneve, ma...purtroppo è stato impossibile. » aggiunse poi, dando una rapida occhiata alla Bestia che dormiva all'angolo della stanza.
« Cosa è successo al regno, Belle? ». Dovevo saperlo. Dovevo sapere la storia di quel luogo. La vidi incupirsi ancora di più, e affondare le labbra di nuovo nel tè bollente.
« L'Inverno è calato sul bosco e non è più andato via. Il villaggio è stato distrutto. » mormorò, e una lacrima solitaria le solcò la guancia cadendo sulla cintola del vestito, un cinturone di cuoio in cui teneva il necessario per la caccia nel bosco. « Raso al suolo. E come hai visto i lupi là fuori sono affamati. E...Adam... ».
Si bloccò, schiarendosi la voce incrinata dall'emozione. Chiuse gli occhi per qualche secondo e poi li riaprì, cercando di trovare la forza in quel poco che le rimaneva. Quel poco che rimaneva a tutti noi.
« Da quando è tornato...in questo stato? » le chiesi, provando ad aiutarla.
« Dall'Apocalisse. » mi rispose lei, voltandosi nuovamente verso di lui. « la mutazione è stata quasi immediata. Per qualche giorno è stato in grado di parlare, poi neanche più quello. Ora è allo stato animale. Credo mi riconosca, in quale modo. Capisce che sono ancora io, la stessa persona. Ma l'istinto è quello che è...quello di una bestia. ».
Annuii, senza sapere cosa dire. « E' accaduto anche...agli altri? » chiesi nuovamente, constatando che nel castello lei e Adam erano gli unici abitanti. La vidi annuire.
« Sono tornati gli oggetti che erano al momento della maledizione. Ma anche a loro è stata tolta la vita. » proseguì con un filo di voce. Un momento di silenzio, e poi riprese con un sorriso appena accennato sul volto. « ma almeno Adam è vivo...questa è l'unica cosa che conta. Lo riporterò a com'era un tempo, ne sono sicura. ».
Sorrisi. Un sorriso impercettibile che quelle parole mi strapparono senza accorgermene. Belle amava talmente tanto Adam che non si sarebbe lasciata sconfiggere da quel destino infausto. Così le raccontai del mio viaggio, di Biancaneve e di Alice, e di come volevo trovare una risposta a tutte le domande che ci stavamo ponendo.
« Non deve essere stato facile per te, in quel bosco. » commentò lei, sfiorandomi il braccio che poco prima aveva visto in una forma decisamente meno umana.
« Si fa quel che si può. » mi limitai a dire, senza alcuna autocommiserazione. Non ne avevo bisogno. In quel momento ripensai al mio viaggio, e al percorso che avevo affrontato per arrivare fino a lì.
« C'è qualcosa che vuoi chiedermi? » azzardò lei, con uno dei suo sorrisetti che sapevano tutto. Era incredibilmente brava a leggere le espressioni altrui.
« Ecco,sono passata...attraverso uno strano posto, per arrivare fino a qui. Un ponte di pietre fluttuanti. Per caso è un territorio di transizione? ». Il suo volto si fece più scuro. Probabilmente mi sbagliavo.
« Lo è, adesso. E' una terra desolata, di passaggio. » mi spiegò Belle, con lo sguardo oltre la finestra. « Ma prima dell'Apocalisse, quello era un Regno. Il regno della principessa Mulan. Non so come abbia fatto a trasformarsi in quel modo, ma dopo la distruzione la conformazione del territorio è cambiata completamente. E adesso è solo un ammasso di pietre fluttuanti immerso nella nebbia. ».
Le parole oltrepassarono le sue labbra e rimasero lì, sospese in aria. Meditai su ciò che mi aveva detto Belle, e in quel momento avere ancora il mio bosco, nonostante profondamente desolato e modificato, non mi sembrava più una realtà tanto orribile. Mi stavo rendendo conto che c'era a chi era andata decisamente peggio.
Pensai ad Esmeralda, a Jim, e a coloro che non avevano più un luogo dove andare. Che erano costretti a contare solo sulla generosità degli altri, sempre più difficile da trovare.
« E' un vero schifo. » borbottai, e quel commento mi uscì di getto. Belle non poté che annuire.
In quel momento mi vennero in mente le parole del Bianconiglio. Oltre le dune ci ero arrivata, e ora?
« Belle, hai incontrato qualcuno degli altri regni oltre me, di recente? » le chiesi, sperando in una risposta affermativa. Lei arricciò il naso, in quell'espressione buffa che faceva sempre quando era pensierosa.
La ricordavo bene.
« Qualche tempo fa, ma non di recente. Perché? ». Sbuffai, confusa. Il Bianconiglio sapeva esattamente quello che faceva, ed ero certa che aveva già progettato tutto nel momento in cui mi aveva fornito quell'indizio criptico. Se ero arrivata fin lì doveva esserci un motivo.
« Ah, io...non saprei. » mugugnai, senza altre risorse da utilizzare. Mi abbandonai sullo schienale della sedia. « Devo decifrare uno stupido indizio, e non so da che parte iniziare. Ma credo di essere sulla strada giusta...solo, non so come continuare. ».
I suoi occhi guizzarono da una parte all'altra della stanza, illuminandosi. Un sorrisetto scalfì le sue labbra rosee. « Non so di cosa si tratti...ma forse posso aiutarti. ».
Si alzò velocemente in piedi, sistemandosi la gonna dorata sotto le ginocchia. Mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla sala, lungo le ampie scale che portavano al piano di sopra. Quel castello era immenso, e dopo la prima rampa avevo già perso l'orientamento. Probabilmente stavamo salendo su una delle torri.
« Dove stiamo andando? » chiesi, guardandomi attorno. Gli arazzi alle pareti mettevano inquietudine.
« Ti porto nell'ala Ovest. » rispose lei senza voltarsi. Oh, l'ala proibita.
Man mano che salivamo su per le scale, l'atmosfera si faceva sempre più buia e macabra. Le ombre tingevano le pareti e si nascondevano negli angoli, come presenze dispettose. Un grande portone in legno scuro ci divideva da un enorme stanzone in cui era stata lasciata un sacco di roba alla rinfusa, perlopiù vecchi mobili muffiti e altra robaccia piena di polvere.
« Scusa per il disordine. » mormorò lei, e a me venne da ridere. Di certo non doveva preoccuparsi di una cosa del genere, al momento. Ma Belle era fatta così. Delicata come un giglio bianco.
Attraversammo l'ampia stanza tra i pezzi d'antiquariato e le ragnatele, fino a che non raggiungemmo l'altro lato della sala, illuminato grazie alle ampie vetrate che davano sul piccolo balcone della torre.
E lì, su un tavolino di cristallo bianco, la vidi.
Una bellissima rosa all'interno di una teca di cristallo: era leggermente sospesa da terra, e brillava di luce propria. I petali erano di un rosa intenso, ma con venature di un intenso blu scuro, quasi corvino.
Era incredibilmente bella, nonostante quelle variegature scure facessero pensare ad una maledizione, o a qualcosa di simile.
« E'...e' proprio lei? » sussurrai, come se alzare troppo la voce potesse distruggere quel fiore così delicato.
Belle annuì. « Credevo di essermene liberata, e invece eccola lì. ».
« Come...com'è possibile? ».
« Non lo so neanche io, in realtà. Ma dopo l'Apocalisse è semplicemente riapparsa, con quelle orribili venature scure. » mi spiegò lei, sospirando. « i primi giorni è stato un incubo. Con Adam in quello stato, avevo paura che i petali ricominciassero a cadere. Avevo paura di perderlo di nuovo, di dover rompere la maledizione in qualche modo. E invece...nulla. ».
« Nulla? » ripetei, sorpresa.
« Proprio così. I petali non sono mai caduti. La rosa è rimasta come la vedi ora. Ma ha sicuramente a che fare con la trasformazione di Adam, perciò la proteggo fino a quando non ci capirò qualcosa. Sai, anche io avevo pensato di mettermi in viaggio qualche tempo fa, ma con la rosa radicata nel castello non posso abbandonare il mio regno. Se le succedesse qualcosa, non so cosa potrebbe accadere. ».
Ascoltai attentamente le sue parole, poi guardai di nuovo la rosa e capii cosa intendesse Belle dicendo che era radicata al castello: il gambo scuro si allungava fin sotto la teca di cristallo, giù oltre le gambe del tavolo, e da lì una serie di fusti secondari partivano in ogni direzione, coprendo l'intera stanza. Osservai il percorso di uno di loro, e mi accorsi che raggiungeva la parete alle mie spalle fino al soffitto. C'erano un sacco di spine.
« Oh. » mi limitai a dire, dandomi della stupida per la mia occhiata superficiale.
« Ma non è per questo che ti ho portata qui. » continuò Belle, scavalcando i rami della rosa fino ad un altro tavolo. Quando si voltò, tra le mani aveva uno specchio di cristallo, luminoso e splendente.
« Quello è lo specchio di Adam? ». Conoscevo quello specchio, Belle me ne aveva parlato: le era stato molto utile in passato, mostrandole ciò che realmente desiderava vedere, e forse mi sarebbe servito.
« Devo avvertirti, però. Non funziona più come una volta: decide lui cosa mostrarti, perciò fai bene la tua scelta. ». Annuii. Dovevo pensare, e pensare in fretta. Lo presi tra le mani, ammaliata dalla luce verdognola che emanava.
« Specchio, mostrami il Bianconiglio. » dissi con voce forte e chiara. Lo specchio brillò per qualche istante, poi si spense. Mi voltai verso Belle, che mi invitò a riprovare.
« Specchio, mostrami... » mi bloccai. Cosa? Cosa volevo vedere davvero? Lo sapevo. « ...la mia famiglia. ».
Lo specchio si illuminò di nuovo, poi si spense. Una fitta al cuore mi gelò, ma decisi di passarci sopra. Lo sguardo di Belle faceva intendere che non le avevo raccontato tutta la storia, e lo sapevo anche io. Non l'avevo raccontata a nessuno prima, e non amavo farlo. Sperai che soprassedesse.
Cosa poteva volere il Bianconiglio per me? Cosa poteva fare per aiutarmi?
Sussultai. « Specchio, mostrami l'indizio. ». Lo specchio brillò nuovamente, e finalmente apparve qualcosa.
Una spiaggia di sabbia bianca, poi l'oceano. Il mare era calmo e la luce del sole brillava nel cielo luminoso.
Belle emise un gemito. « Ci siamo. ».
« Conosci questo posto? » le chiesi, completamente ignara di dove si trovasse. C'erano un sacco di sbocchi verso il mare nel Regno delle Fiabe, quel posto poteva essere ovunque. Lei mi sorrise.
« Lo conosco perché è adiacente al mio Regno. » disse, con gli occhi che le brillavano. « Si trova al confine con il mio Regno, al di là del bosco. ».
Un sorriso spontaneo apparve sulle mie labbra senza che potessi evitarlo. Il Bianconiglio era un genio.
« Adesso dobbiamo solo farti uscire da qui. ».
« Oh, posso farcela con i lupi, non preoccuparti. ». I suoi occhi mi fecero intuire che i lupi non erano l'unico problema all'interno del suo regno. E mi vennero in mente le voci che avevo sentito in lontananza prima di incontrarla.
« Non sono i lupi il problema, Red. » rispose lei, confermando la mia ipotesi.
Maledetto intuito.




 













Nb. Eeee si. Sono una cattivona. Ma non voletemene, anche io adoro Belle e Adam e in generale la storia de "La Bella e la Bestia", perciò anche per me è stato piuttosto straziante scrivere questo capitolo, soprattutto dopo aver deciso di togliere la voce al nostro principe. Mi farò perdonare, lo prometto!
A voi, ora: cosa ne pensate? Ringrazio in maniera particolare chi sta leggendo questa storia...su, fatevi sentire! Voglio sapere cosa ne pensate, se avete dei suggerimenti sono qui!
Un abbraccio,

L.



  
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