Angeli e Demoni, 'Runaway' di I_LOVE_MY

Scappare. E’ l’unica cosa faccio da tre anni a questa parte. Mi avevano avvertito che non sarei dovuta andare via, ma la dimora di Luc non faceva per me, lui non era per me. Per via della mia scelta, ha messo sulle mie tracce i suoi segugi. Non posso sostare in un luogo per più di un mese altrimenti mi ritrovo Cerbero attaccato al sedere.
Non posso e non voglio essere una delle mogli di Luc. Una tra le demoni più belle, che proviene dalla dinastia più pura, costretta a sposarsi, o meglio dire costretta a prendere parte alla sua stessa cerimonia nuziale, con l’uomo più spregevole e dannatamente bello degli inferi. Sono consapevole che molte demoni avrebbero dato qualsiasi cosa per poter mettere la corona ed avere il titolo di regina degli inferi e devo ammettere che se non avessi avuto un cervello perfettamente funzionante avrei accettato senza tanti mezzi termini. Ma io non voglio essere una delle tante mogli di Luc, se non erro, escludendo me, dovrebbero essere in totale quattro. Sto scappando da cerbero da non so quanti giorni e la stanchezza comincia ad avere la meglio, come demone non sono mai stata molto potente fisicamente, rispetto ai miei fratelli.
-abagail ma quale onere.- dice in tono beffardo
E’ a pochi metri da me e al suo fianco c’è il possente Cerbero, quell’uomo, come tutti i demoni, è di una bellezza strabiliante, particolare, una di quelle che ti ipnotizza. D’istinto mi alzo e inizio a correre per il bosco sfruttando le poche energie che mi sono rimaste, abilmente scanso tutti gli alberi, però, inciampo in una radice troppo sporgente. Cerbero fa un salto, lanciandosi sul mio corpo inerme in modo da mettere fine a dei possibili tentativi di fuga, l’angelo della morte si avvicina a me ghignando malignamente. E’ questa la fine che devo fare, essere catturata e riportata da Luc, il quale, sono sicura, ha già pensato a come punire la mia anima.
-Mia cara, piccola Abagail…-comincia a parlare- non vuoi proprio essere riportata da lui, vero?
-No, non voglio, sarò solo il suo giocattolo finché non si scoccerà di me e mi farà fare la fine di Trisha o di Maura!- gli ringhio
Sembra compiaciuto dalla mia reazione, con un gesto congeda Cerbero e gli apre il varco per farlo tornare a casa, si avvicina a me e con fare sciolto mi alza e mi stringe a lui, poggiando una mano dietro le spalle e una sul fondo della schiena, facendo in modo che i nostri occhi entrino in contatto. Occhi più neri della pece e più freddi del ghiaccio che si trova sulle vette più alte, infondono tanto terrore, vorrei scappare via, ma è come se mi avesse ipnotizzato, non riuscivo a muovermi. Toglie la mano sinistra dalla sua posizione, tenendomi ferma con la destra, e delicatamente mi carezzo la guancia.
-Una donna così bella, non dovrebbe morire.- dice alitando sulle mie labbra
Mi sta soggiogando e io distolgo lo sguardo dai suoi occhi in modo che non approfitti della mia debolezza, mi guarda attentamente, forse in attesa di una mia risposta, ma questo è uno dei pochi momenti in cui non so cosa dire.
-E se ti portassi in un luogo dove Luc non po’ entrare, mi dispiacerebbe toglierti la vita, per poi donare l’anima a lui- si ferma e mi guarda sognante, non so se quello che sta dicendo lo sta dicendo a me o a se stesso, mentre continua a guardarmi un sorriso compare sulle sue labbra- però c’è una condizione…-
-Sarebbe?- la mia voce è fin troppo stridula per i miei gusti
-Mi darai un erede- dice con tono solenne
-Cosa?! Perché, proprio tu, l’angelo della morte vorrebbe un erede?-
Sono rimasta alquanto sorpresa dalla sua richiesta, è molto curioso che un essere come lui, immortale, che ha vissuto milioni di anni, proprio ora voglia un erede e per di più, lo vorrebbe dalla donna che è scappata dal re degli inferi. Lui sospira e fa un altro sorriso, questo sorriso, però, mi fa accapponare la pelle.
-Se un demone di dinastia pura, come te, si accoppia con un angelo della morte, come me, i suoi figli maschi o femmine che siano, saranno molto potenti e daranno filo da torcere a quel presuntuoso di Luc e hai suoi eredi- ghigna- lo farai?
-Si.-
La mia voce uscì in un sussurro, riesco a dire solo quello, sorride compiaciuto e si stacca da me facendomi segno di seguirlo.
Camminiamo per tre giorni e tre notti, fino raggiungere una piccola città molto pittoresca e graziosa, è contornata da un boschetto, che fa profumare l’aria di alberi le cui foglie sono bagnate dalla rugiada. Mi scorta fino a una casa, abbastanza grande per due persone, ha un tetto rosso e delle finestra e sopra i davanzali ci sono dei vasi con dei fiori.
-Tu vivrai qui insieme al mio erede, nel caso mi servirà, verrò a prenderlo.- disse freddamente
-Se dovesse capitargli qualcosa, ne risponderai tu.- aggiunse
Quella notte la passai con lui, facendomi sua. Il mattino seguente andò via dicendomi di prendermi cura del frutto del nostro patto.

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Comunque seriamente vorrei sapere cosa ne pensate.
Spero che vi sia piaciuta
xx
I_LOVE_MY_LOVES