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Autore: Honey Tiger    04/11/2013    13 recensioni
[Parole citate dal quinto capitolo]
«Lasciami bere, tanto nessuno mi cercherà più» evitò di rispondere alla domanda posta da lui e, seria in volto, si portò alle labbra la bottiglia bevendo per l’ennesima volta.
....
«Hai visto mia madre? Non mi ha degnato neanche di uno sguardo nonostante mi fossi resa bella per lei. E mio padre?» un sorriso di disgusto dipinse il suo volto. «Lui ha finto di essere un altro uomo per tutta la serata. Desiderava farsi bello agli occhi degli altri e a quanto sembra ci è riuscito tirandomi in ballo. Lexie qua, Lexie là, Lexie è brava in quello è da lodare; Lexie, fa’ quello è da punire» fece lei assumendo il tono più duro e autoritario, quasi a voler copiare la voce del padre. «Ma Lexie vuole solo un abbraccio. Lexie non vuole i soldi, non vuole i vestiti costosi e le macchine veloci, lei vuole solo un abbraccio sincero e una spalla su cui poter piangere» cominciò a piangere come una bambina. «Lexie non vuole tutto questo, lei vuole solo un'amica». Con uno scatto di ira, prese la bottiglia tra le mani e la scagliò contro il muro, frantumandola in mille vetri.
Genere: Avventura, Erotico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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[Capitolo betato da: Malika]

 

                                                                                                               
 5. Il ballo - la seconda parte.

 

      I due si osservarono attentamente, mentre le guance di Lexie prendevano un leggero colorito roseo.
«Certo che mi ricordo di lei, come potrei dimenticare la bambina che, con le guance rosse, mi chiedeva sempre di accompagnarla al pianoforte?»
Quelle parole riportarono con un flash back alla memoria di Lexie tutti quei momenti in cui un ragazzo andava a trovare suo padre per discutere alcuni contratti. Lei aveva circa dieci anni quando lo aveva sentito suonare per la prima volta e, da quel momento, si era innamorata della sua musica.
«First Love di Utada Hikaru, sbagliavo le note finali e gli chiedevo di correggermi» annunciò lei come se si fosse ricordata di qualcosa di estremamente importante. Erick sorrise, felice che anche lei non si fosse dimenticata della musica che suonavano insieme. «Chiedo scusa per non averla riconosciuta immediatamente».
«Sto diventando vecchio e brutto ed è normale che tu non mi abbia riconosciuto». Se la rise sotto i baffi, ricordando che, l’ultima volta che l’aveva vista, Lexie gli aveva detto: “Lei è il secondo uomo più bello che io abbia mai visto.”
Le guance di Lexie presero fuoco non appena intuì a cosa andava a parare il professore: aveva dodici anni quando aveva deciso di correre il suo primo rischio e annunciare apertamente i suoi pensieri; pensava che, se gli avesse detto quelle parole, lui non sarebbe partito e le sarebbe rimasto vicino, per aiutarla a suonare e migliorare; invece se ne era andato e con lui si era portato via anche una piccola parte della felicità di Lexie.
«Sei diventata bravissima in mia assenza, complimenti».
«Erick, ho saputo che sei stato in Europa a studiare insieme al tuo maestro; che ne dici di mostrare che cosa hai imparato?» si intromise Sebastian nella conversazione con voce fredda, autoritaria, ma nella domanda c'era qualcosa che assomigliava più ad un ordine, come se non fossero solo amici.
«Con vero piacere. Lexie, che ne dici di accompagnarmi?» allungò la mano verso la ragazza, che rimase senza parole visto che non si aspettava una proposta del genere.
«Erick, preferirei sentire soltanto te». Sebastian, nonostante fosse un buon intenditore della musica, non riusciva a comprendere l’amore che sua figlia provava nel suonare quello strumento a lui tanto complicato: le aveva concesso di prendere le lezioni private solo perché suo padre aveva insistito che la sua unica nipote dovesse saper suonare almeno uno strumento musicale. Fin dal primo giorno che era nata a suo padre Michael, non era andato giù il fatto che fosse una femmina e non un maschio, come invece si aspettavano tutti.
Lexie Angey Blackett era stata la prima femmina nata nell’interno famiglia Blackett ed era la prima ragazza nata da quando il cognome aveva iniziato a esistere ovvero oltre duecento anni, per più era anche primogenita.
«Sebastian, amico mio, non credi di star esagerando? Perché non la lasci un po’ in santa pace?» chiese Erick avvicinandosi ulteriormente al padre di lei. Non avevano la stessa età, eppure si davano del tu come se fossero amici di vecchia data.
«Matthew White, ma che piacere rivederla» fece il professore non appena il ragazzo si avvicinò a Lexie e le posò il braccio intorno alla vita.
«Non posso affermare la stessa cosa. Lexie ti posso parlare in privato?»
Lexie posò lo sguardo in quello di Matthew e lo osservò attentamente: il castano dei suoi occhi brillava di una luce diversa, non era quella che aveva quando la derideva o la prendeva in giro, questa volta era qualcosa di più serio. Quando sorrise poi, lei non poté far altro che riportare alla mente l’avvenimento di pochi istanti prima: il bacio. Come si era permesso di sfiorarla in quel modo cosi intimo? Lei che aveva sempre odiato chiunque che le si avvicinasse con quegli scopi.
“Alyx non lo soddisfaceva abbastanza?” Se si fosse solamente permesso di nuovo di avvicinarsi a lei in quel modo, non ci avrebbe pensato due volte a dagli una lezione.
«Certo, scusatemi» fu la sua risposta, accompagnata da un sorriso verso Erick e il padre.
Una volta fuori all’aria aperta, Lexie respirò a pieni polmoni e si appoggiò alla sua macchina, parcheggiata dieci metri più lontano dall’entrata.
«Grazie per avermi fatto uscire, ma no, non ho assolutamente voglia di parlare con te!» estrasse dalla pochette una sigaretta e se la portò alla labbra. Osservava il cielo stellato continuando ad espirare le piccole nuvole di fumo: sembrava rilassata, in pace con sé stessa, ma lo era davvero?
«Non ho visto tua madre, è presente?» chiese Matthew, per rompere il silenzio mentre esaminava la macchina e sognava ad occhi aperti. Desiderava con tutto il cuore guidare un veicolo del genere, ma non aveva gli stessi soldi di Blackett e di conseguenza, non gli era possibile realizzare un sogno del genere.
«Non lo so, non l’ho vista. Perché sei cosi ostinato? Cos'è? Il mio paparino ti ha chiesto di seguirmi?» chiese Lexie con un sorriso furbo, mentre si passava una mano tra i capelli; alcuni dei boccoli si spostarono sulle spalle, rendendo la sua immagine più provocante e seducente, mentre gli occhi chiari e il fisico perfetto la rendevano ragazza più attraente della serata.
«Sono qui perché,» fece una pausa e si guardò intorno: «Ti vorrei proporre di andare a fare qualche sfida con la macchina».
«Ma sei pazzo?» fu l’immediata risposta che gli diede lei.
Lexie lo osservò smarrita e sorpresa al tempo stesso per una proposta del genere, mentre Matthew si sentiva confuso in quanto si aspettava una reazione diversa, più eccitata. La immaginava con un sorriso sulle labbra come quando aveva guidato per arrivare fino a Virginia.
«Si, perchè no? Sai correre, hai la macchina, i soldi, che cosa ti manca? Non ti andrebbe di provare qualcosa di nuovo? Qualcosa di più eccitante?» la sfidò, avvicinandosi ulteriormente a lei.
«La macchina è stata registrata a nome di mia madre, lo scoprirebbero immediatamente».
«Si toglie la targa e il gioco è fatto! Dai, non mi dirai che hai paura!» sorrise lui, furbo, in quanto aveva scoperto il suo amore per il pericolo. Lo aveva notato per la strada, mentre si divertiva a superare le macchine a zig-zag, rischiando più volte di rimanere coinvolta in un incidente.
«Non ho paura!» ribadì immediatamente lei, offesa. «Semplicemente non posso rischiare».
Estrasse le chiavi dalla pochette e allungò la mano verso di lui: «Puoi farti un giro, consideralo un ringraziamento per aver tenuto la bocca chiusa riguardo il mio comportamento. Lo so che non gli hai riferito nulla».
«Signorina Lexie, suo padre la cerca». La voce di Justin le arrivò alle spalle mentre, delicato, le posava una giacca sulle spalle per non farle prendere freddo.
«Justin, per quanto tempo deve ancora durare questa stupida festa? Se non finisce prima di mezzanotte giuro che vado ad ubriacarmi nella prima discoteca che trovo!»
Scocciata e infastidita, Lexie ritornò nella sala dove tutti i presenti si erano posizionati davanti al palcoscenico allestito per l'evento. Sebastian Blackett, con un bicchiere di champagne in mano, concludeva il suo discorso con un sorriso radioso: «In questi ultimi due anni, la società sta riscontrando un grande successo e non posso negare che, come avrete già sentito in giro, sto pensando di espanderla maggiormente». Un applauso di tutti gli invitati si levò in aria.
«Vorrei dire la mia: ma chi se ne frega?» borbottò Lexie a Justin, leggermente distratta dall'immagine di Erick che sorrideva accanto un gruppo di persone. Aveva passato un’intera settimana in punizione, ma non si era accorta minimamente di come quell’uomo assomigliasse al giovane ragazzo per cui aveva avuto la sua prima cotta. “Il secondo uomo più bello” sorrise riportando alla memoria quel giorno lontano. “E chi è il primo?” aveva domandato lui, stupito e con un sorriso sulle labbra. Ora lo trovava affascinante e seducente, ma nulla di più e nulla di meno.
«E vorrei che fosse proprio mia figlia Angey Blackett ad occuparsi dell'intero progetto».
“Cosa? Quando? Perché?” Si domandò Lexie sovrappensiero.
«Tua padre ti ha nominata responsabile del suo ultimo progetto tecnologico» sussurrò Justin al suo fianco, scuotendo leggermente la testa in segno di disapprovazione per il comportamento distratto della ragazza.
Lexie rimase senza parole, senza fiato dopo aver realizzato la situazione in cui suo padre l'aveva condotta. «Responsabile di un progetto? Ma stiamo scherzando?» Non si capacitava del perché di quel gesto e tantomeno riusciva a capire il strano comportamento di suo padre: sembrava un'altra persona, un altro Sebastian Blackett, totalmente e completamente differente da quello che lei era abituata a vedere.
«Non credi di doverlo raggiungere al palco?» chiese Matthew, comparendo alle sue spalle e spaventandola.
«E’ solo un trucco» bofonchiò in risposta Lexie e, con il broncio, si avviò con camminata fiera e il sorriso spavaldo verso suo padre. Nessuno conosceva la vera identità di Sebastian e Lexie era sicura del fatto che lui avesse preso la decisione di affidarle quel progetto solo per mostrarsi bello agli occhi dei suoi invitati. “E’ solo per questo …” continuava a pensare Lexie, baciando le guance del padre e ringraziandolo.
«Un giorno, spero, capirai tutto quanto» sussurrò Sebastian talmente piano che, per un attimo, le sembrò di esserselo immaginata. “Che cosa significa?” pensò lei, con quella muta domanda negli occhi.
“Non devi farti ingannare, ti usa adesso e ti userà sempre per mostrarsi bello davanti gli occhi degli altri. Fidati di me e vedrai che andrà tutto bene, andrà tutto secondo i piani”. Le parole pronunciate da lui, per la milionesima volta, ripresero ad occupare tutti i pensieri di Lexie. “Lui ti vuole solo usare, non ti vuole bene…” altre parole, altre frasi che riecheggiavano nella sua testa e la ferivano nel profondo.
«Stephen» si giro spaventata urtando il cameriere.
«M-mi scusi signorina, non era m-mia intenzione» balbettò il ragazzo dispiaciuto, osservando il danno fatto al vestito macchiato dallo champagne. «Signorina Lexie, davvero non so come sia potuto accadere».
«Non è successo nulla di grave, ma ora il tuo compito è quello di andare da mio padre e comunicargli che non sarò più presente per il resto della serata in quanto non ho un abito da ricambio» sorrise compiaciuta, avviandosi verso la scala che conduceva al secondo piano, verso la sua camera.

«Oddio, Justin sei il migliore! Non sai quanto mi sono mancati questi momenti perfetti».
Erano circa dieci minuti che Matthew si trovava appoggiato alla parete accanto la stanza di Lexie, con le mani stretti in pugno e il viso contatto dalla smorfia di disgusto. “Che cosa stanno facendo quei due?” continuava a chiedersi lui, mentre altre mille domande gli sorgevano nella mente.
«Più forte, ecco bravo, leggermente più giù» continuò Lexie cominciando a ridere.
"Che cosa fa?" Matthew stava cercando di contenere la sua rabbia, aveva le unghie conficcate nella pelle e i denti strette intorno le labbra: desiderava entrare dentro quella stanza e distruggere tutto, qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano.
Non si capacitava del perché e in quale modo, ma si era affezionato a Lexie nel pochissimo tempo che aveva trascorso accanto a lei; durante tutte le ore dei corsi, le punizioni che la preside le assegnava e lui doveva accertarsi che rispettasse. L'aveva osservata più volte, soffermandosi sempre di più sulle sue curve; l'aveva studiata mentre sorrideva e suonava il pianoforte, mentre si dedicava a risolvere i problemi che i professori le affidavano come compito di punizione per non aver svolto quelli per casa. L'aveva anche sorpresa più volte assorta nei suoi pensieri e assente per il mondo che la circondava. In poche parole, con pochi gesti quasi del tutto insignificanti e privi di una congettura, lo stava rendendo suo schiavo: la desiderava come un bambino vuole un giocatolo nuovo, ma lui era sicuro che, una volta ottenuto il suo premio, dopo pochi giorni si sarebbe già stufato.
«Justin, cazzo! In questo modo mi distruggi!» si lamentò lei a voce alta.
Matthew, ormai fuori di sé, bussò alla porta e, senza aspettare il consenso di aprirla, la spalancò rimanendo senza parole per la scena che gli si presentò davanti gli occhi.
«White! Ma che piacere, ti vuoi unire?» chiese Lexie divertita e alquanto ubriaca, portandosi alle labbra una bottiglia di vino bianco e rilassandosi sulla sedia.
Le mura della stanza erano dipinte di un rosa pallido quasi del tutto sbiadito, il pavimento invece era ricoperto da un morbido tappeto bianco che, soltanto osservandolo, si aveva la sensazione di camminare sulle nuvole. Due puff a forma di cuori si trovavano al centro della stanza e un letto ad una pizza e mezzo era posizionato accanto la finestra che mostrava il giardino con la piscina interna.
Lexie era seduta sopra una poltrona e dietro di lei c’era Justin, che le massaggiava la schiena come se fosse il suo personale massaggiatore.
«Signorina Lexie, quanto volte le devo ripetere che la festa non è finita e che suo padre la può richiamare in qualsiasi momento?» fece Justin leggermente preoccupato. «Inoltre, perchè non avete chiuso la porta? Siete mezza nuda! Il pudore lo avete dimenticato a casa?» aggiunse, prendendo il lenzuolo piegato e posato sul letto e coprendola come si fa con una bambina.
«Justin, se non smetti di darmi del lei, giuro che ti licenzio!» Bevve un altro sorso dalla bottiglia e sorrise furba. «poi, Sebastian non accetterebbe mai che sua figlia si presenti con un vestito macchiato alla sua festa più importante» indicò la stoffa del vestito buttato a terra. «Non ho freddo, perché mi copri?» Un altro singhiozzo le sfuggi dalle labbra mente si alzava cautamente e si posava accanto il letto. «Che hai Math? Ti sei per caso imbambolato?» disse lei dopo qualche istante, come se si fosse ricordata della sua presenza solo dopo aver udito il rumore dello spostamento di uno dei puff. Lexie non indossava più il vestito della serata, ma soltanto una t-shirt bianca che le copriva a malapena il fondoschiena e metteva in bella mostra le autoreggenti nere insieme alle scarpe con il tacco.
«Signorina, che ne dice di togliersi anche i tacchi?»
«E perché? Credi che io sia ubriaca?» chiese a Justin portandosi una mano vicino il mento e sorridendo furba, cominciando poi ad avvicinarsi a Matthew.
«Buona, buona! Lontano da me!» Matthew si portò le mani davanti come per fermarla, cosa che Lexie fece bloccandosi in mezzo la stanza. «Vestiti, per favore. Sono pur sempre un maschio in pieno sviluppo ormonale. Non posso vederti in questo stato!»
«E perché no?» fece lei leccandosi le labbra in modo seducente. «Hai paura che questa situazione diventi imbarazzante?» Lexie annullò del tutto le distanze fra lei e il ragazzo, poi gli accarezzò il viso con le punta delle dita.
Matthew rimase immobile e, sì, anche imbarazzato dalla situazione che pian piano si stava creando. “Questa è fuori di testa” si ripeteva Matthew nella testa per distogliere i pensieri poco casti dalle gambe di Lexie.
«Tieni, sciogliti un pochino, e tu, Justin, riprendi a farmi il massaggio» disse lei, passandogli la bottiglia di vino, e si rimise seduta sopra la poltrona.
«Massaggio?» fece Mathew stupito e leggermente confuso. «Quei versi…» guardò prima dietro di sé e poi li indicò entrambi. «Oddio!» Si buttò sopra il letto e portò la bottiglia alle labbra, bevendo un po' di quel liquido dolciastro. “Quei versi erano dovuti solo per il massaggio...”
Matthew, rilassato e accoccolato nei morbidi cuscini del letto, si soffermò ad osservare il soffitto ricoperto da piccole stelle. Piano, vagando con gli occhi per la stanza, si perse nel disegno dipinto sulla parete: non era ben visibile in quanto era tracciato soltanto in modo leggero, ma se si prestava particolare attenzione c'era la possibilità di poter osservare dei lunghi capelli, un dolce sorriso, degli occhi pieni di felicità accompagnati da un viso di una bambina: Lexie. Il viso di Lexie era disegnato su tutta la parete e sembrava davvero felice, contenta di quel momento vissuto.
A distrarre la concentrazione di Matthew fu un cellulare che prese a suonare. «Scusatemi» disse Justin, portandosi l'apparecchio vicino l'orecchio per ascoltare gli ordini che gli venivano imposti. «Si, immediatamente!» rispose dopo qualche secondo, senza protestare o chiedere maggiori informazioni.
«Signorina Lexie, Sebastian ha richiesto la mia presenza accanto a lui. Desidera che le chiami qualcuno intanto?»
Lexie gli riservò un'occhiata delusa e poi spostò gli occhi su Matthew. «No, stai tranquillo. Vai pure».
Una volta rimasta sola con Matthew, si sdraiò accanto a lui e prese tra le mani la seconda bottiglia di vino.
«Bimba, non credi di aver bevuto già troppo?» le tolse la bottiglia dalle mani e la posò a terra. «Dovresti dormire un po’» raccolse il lenzuolo da terra e la copri quanto più possibile.
«Sei strano».
«Cosa? Perché?» chiese lui, bloccandosi accanto alla porta, osservandola attentamente e alquanto confuso. Lexie, con la vista appannata a causa dell'alcool presente nelle vene, si alzò e riprese la bottiglia, sedendosi questa volta a terra in un angolo della stanza.
«Lasciami bere, tanto nessuno mi cercherà più» evitò di rispondere alla domanda posta da lui e, seria in volto, si portò alle labbra la bottiglia bevendo per l’ennesima volta.
«Perché continui a dire questo?»
«E' semplice: perché è la pura e cruda verità» il tono di Lexie era quasi del tutto indifferente per la particolare situazione della sua famiglia, eppure non riusciva a mostrarsi forte e determinata come invece accadeva nella sua giornata quotidiana; a causa dell'alcool, era esposta al pericolo e non aveva modo di proteggersi dal mondo esterno, quello che lei cercava di affrontare con la Lexie forte e determinata. «Hai visto mia madre? Non mi ha degnato neanche di uno sguardo nonostante mi fossi resa bella per lei. E mio padre?» un sorriso di disgusto dipinse il suo volto. «Lui ha finto di essere un altro uomo per tutta la serata. Desiderava farsi bello agli occhi degli altri e a quanto sembra ci è riuscito tirandomi in ballo. Lexie qua, Lexie là, Lexie è brava in quello è da lodare; Lexie, fa’ quello è da punire» fece lei assumendo il tono più duro e autoritario, quasi a voler copiare la voce del padre. «Ma Lexie vuole solo un abbraccio. Lexie non vuole i soldi, non vuole i vestiti costosi e le macchine veloci, lei vuole solo un abbraccio sincero e una spalla su cui poter piangere» cominciò a piangere come una bambina. «Lexie non vuole tutto questo, lei vuole solo un'amica». Con uno scatto di ira, prese la bottiglia tra le mani e la scagliò contro il muro, frantumandola in mille vetri.
Il vino bianco con lente strisce si disperdeva per tutto il pavimento, bagnandole i piedi scalzi. «Voglio solo che lui ritorni da me» sussurrò sotto voce per poi abbracciarsi le ginocchia e distendersi a terra, mentre il liquido bianco raggiungeva il suo viso segnato dal dolore.
Matthew non disse nulla; neanche una singola sillaba era uscita dalle sue labbra, così come non aveva accennato al bacio rubato o alla situazione imbarazzante in cui si era cacciato senza rendersi conto. Prese soltanto il lenzuolo e lo buttò a terra asciugando il liquido ormai sparso ovunque. Dopo ciò, si mise seduto accanto a lei e la alzò, posandola sulle sue gambe, cullandola come si fa con un bambina.
«Perché sono sempre io quella che rimane sola?» un'altro singhiozzo le scappò dalle labbra, mentre Matthew, scosso dal vederla ridotta in quello stato e senza nessuna protezione, cominciò ad accarezzare dolcemente i capelli biondi.
«Perché tutti si allontanano da me e mi lasciano sola? Perché non posso essere come tutti gli altri?» fece una pausa e cercò di darsi un contegno, senza però ottenere il risultato voluto: «C'era lui, lui che mi capiva, lui che mi amava». Altre lacrime le riempirono gli occhi, altre lacrime scendevano lungo il suo viso e le bagnavano le guance. «Ma poi, come sempre, anche lui mi ha lasciata. Tutti se ne vanno e come sempre sono io quella che rimane ferita, delusa e abbandonata» strinse con forza la camicia di lui intorno alle dita e riprese a piangere più forte, senza freni, senza nessuna paura di essere giudicata. «Sono sicura che prima o poi anche J.J. mi abbandonerà, come le Bunnies e come te. Anche tu, prima o poi, mi dovrai abbandonare e mi lascerai sola».
Matthew si irrigidì nell’udire quelle parole e non poté fare nulla se non rimanere in silenzio e ascoltarle; quella ragazza lo affascinava e pian piano stava cominciando a capire del perché avesse deciso di crearsi una barriera attorno a se, del perché avesse deciso di nascondere il lato dolce e gentile del suo carattere.
«J.J. mi sopporta e continua a restare al mio fianco nonostante tutto. Continua a sostenermi anche se io sono solo una ragazzina viziata e bella solo in apparenza, come dicono tutti» un sorriso amaro le si disegnò in volto dopo che la cascata di lacrime era terminata. «Non sono un’amica perfetta e mi domando ancora oggi come fa a sopportarmi».
«Perché lui è il tuo migliore amico e ti vuole bene. Non ti sopporta, ma ti sta accanto e ti aiuta nei momenti di bisogno. Lui non ti abbandonerà come invece ha fatto lui» accennò Matthew alla persona sconosciuta menzionata da lei in precedenza. «E poi, io non vado da nessuna parte, almeno per questo anno; inoltre ho già il posto assicurato accanto a tuo padre, ci potremo vedere quando vorrai» le diede un leggero buffetto sulla guancia e sorrise sincero. «Dai, mettiamoci sul letto che in questo modo prenderai il raffreddore»
«No! Voglio restare qui, così» disse imbarazzata, mentre le sue guance si tingevano di un leggere rossore. «Non lasciarmi sola, ti prego, almeno per oggi. Dopo puoi anche dimenticare questa spiacevole serata. Solo per oggi, per favore» si accoccolò contro il petto di Matthew e respirò a pieni polmoni il profumo di lui: qualcosa di fresco come la menta mischiata al dolce profumo della sua pelle. Appoggiata contro il suo petto, aveva la possibilità di annusare attentamente il collo del ragazzo, il quale con movimenti lenti si stava alzando e la posava sul letto, sotto le coperte.
«Riposati ora, resterò al tuo fianco. Promesso»
Lexie, ancora incoraggiata dall’alcool, si sporse verso di lui e gli baciò la guancia, poi disse: «Non deludermi più».
«Non lo farò, ma ora dormi» Le sussurrò Matthew dopo che la baciò sui capelli e sorrise.
“Angey…” A causa di tutto quel trambusto e i cambiamenti d’umore di Lexie, non aveva avuto modo di osservare la sua gamba e scoprire la verità sulla sua identità, ma si promise che il giorno dopo, appena sveglio, avrebbe verificato tutto con i suoi occhi.

Angolo della piccola Autrice 

Buonasera a tutte voi :3
Sapete che sono tanto contenta? Cioè, non mi aspettavo che questa storia avesse un successo del genere... xD
Allora, prima di partire con i ringraziamenti vorrei dire alcune cosette;
prima: Dal prossimo capitolo si entrerà nel vivo della storia e alcune carte verranno scoperte.. e vi anticipo già che la prima ad essere scoperta sarà la carta di Lexie e del suo strano comportamento...
secondo: Ho pensato di scrivere un capitolo a parte a rating rosso... Se avete letto attentamente, all'inizio del capitolo Lexie sognava qualcosa, dove Matthew faceva il suo "ruolo" e mi chiedevo, se nel caso lo pubblicassi quanti di voi sarebbero disposti a leggere :3
terzo e ultimo punto: Ringrazio tuttiiiiii voi... Quando leggo le vostre recensioni mi si illuminano gli occhietti *.* davvero, ma davvero 
Comunque sia, spero di ricevere vostre notizie :3 Fatemi sapere che cosa ne pensate :3
Ultimissima cosa... Visto il nuovo banner?? Che cosa ne pensate? :3

Un bacione
Krystal

   
 
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