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Autore: _12    06/11/2013    5 recensioni
[Hunger Games&The Selection]
"Ma mamma, voglio quella corona!" pensai, quando mia madre mi disse della lettera.
Quell'anno la scelta della nuova regina, sarebbe avvenuta in modo molto particolare, per questo mia madre mi spiegò che sarebbe stato incosciente e davvero irresponsabile compilare il modulo: Il nostro paese, alleatosi con quello confinante di Panem, del quale ignoravo completamente l'esistenza ha sempre avuto delle tradizioni strane. Panem era diviso in tredici distretti, dodici dei quali, ogni anno erano obbligati a mandare in un'Arena un ragazzo ed una ragazza estratti a sorte attraverso una Mietitura. Lo scopo era tornare a casa vivi. Ventitré ragazzi morivano lì dentro, uno solo rimaneva in vita, conducendo una vita comoda, agiata.
I distretti di Panem erano un po' come le nostre Caste. Per esempio, io che ero una tre, sarei stata ricollegabile alla vita di una ragazza del distretto Quattro, uno dei distretti più sfamati.
Da tempo, ormai, questi 'giochi' chiamati Hunger Games, non esistevano più. Per via di una certa Caty Belgreen o simili, ormai morta di vecchiaia da una ventina di anni.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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"Ma mamma, voglio quella corona!" pensai, quando mia madre mi disse della lettera.
Quell'anno la scelta della nuova regina, sarebbe avvenuta in modo molto particolare, per questo mia madre mi spiegò che sarebbe stato incosciente e davvero irresponsabile compilare il modulo: Il nostro paese, alleatosi con quello confinante di Panem, del quale ignoravo completamente l'esistenza ha sempre avuto delle tradizioni strane. Panem era diviso in tredici distretti, dodici dei quali, ogni anno erano obbligati a mandare in un'Arena un ragazzo ed una ragazza estratti a sorte attraverso una Mietitura. Lo scopo era tornare a casa vivi. Ventitré ragazzi morivano lì dentro, uno solo rimaneva in vita, conducendo una vita comoda, agiata.
I distretti di Panem erano un po' come le nostre Caste. Per esempio, io che ero una tre, sarei stata ricollegabile alla vita di una ragazza del distretto Quattro, uno dei distretti più sfamati.
Da tempo, ormai, questi 'giochi' chiamati Hunger Games, non esistevano più. Per via di una certa Caty Belgreen o simili, ormai morta di vecchiaia da una ventina di anni.
Mia mamma aveva l'impressione che quell'anno si sarebbe ripetuto qualcosa di simile, ma, ribadisco, ero convinta che quei Giochi assurdi ed estremamente inquietanti, non esistessero più.
Ovviamente mi sbagliavo, e feci la scelta peggiore della mia vita.
Ignorai completamente mia madre e compilai il modulo.
Capelli castani, occhi che cambiano colore a seconda della luce, carnagione... Chiara, si.
Il giorno dopo, con la scusa di una lunga passeggiata, mi feci accompagnare da una Sei a fare la coda, altrimenti mi sarei annoiata.
Intanto mi feci spiegare dalla ragazza cosa, secondo lei, spinse Panem ad allearsi con noi.
-Ho sentito dire che in quel paese esisteva la Repubblica, già usata secoli fa. Ma credo non funzionasse più da quando morì Katniss Everdeen, alla quale chiedevano regolarmente consiglio per qualsiasi cosa.-
-Lei vinse quei Giochi, gli Hunger Games?- la interruppi, incuriosita.
-Si, li vinse e fu terribile.- mi raccontò di tutta la storia di Panem, di come il suo distretto venne distrutto, della scoperta del distretto tredici...
Quando finì, non potei non chiederglielo. -Tu sei una Sei. Non dovresti sapere certe cose.- dissi, distaccata, impaurita dall'idea che lei sapesse più di quanto avremmo dovuto tutti, e che ci avrebbe messo nei guai come fece Katniss Everdeen per il suo distretto.
-Io... Beh, io sono invisibile, no? La gente 'non mi vede', da per scontato che io non parli con nessuno, o perlomeno quegli sbruffoni viziati del due che lavorano per il Re. Ha presente Sparks?- quasi sussurrò l'ultima frase, e mi venne in mente l'uomo grasso, sulla cinquantina d'anni contro cui sbattei accidentalmente camminando per strada. Essendo stato lui un Due ed io una Tre, mi beccai una ramanzina e uno di quei discorsi sul rispetto per le Caste superiori.
-Oh, si... Ma perfavore, puoi darmi del tu? Non mi sento a mio agio facendolo solo io, e sembrerebbe troppo strano se mi sentissero darti del lei.- spiegai.
-Come preferisci!- disse, mostrandomi il suo sorriso più grande.
***
Passarono circa nove giorni, da quando consegnai il modulo e io, mia mamma e mio papà, (Chris, mio fratello era un insegnante e lavorava) eravamo tranquillamente seduti sul divano ad attendere impazientemente di scoprire quali sarebbero state le Selezionate per questa particolare competizione.
Elencarono un paio di nomi, quando... -Rebecca Wright, Tre!- ero sicura che non mi avrebbero selezionata ed, ovviamente, mi ero sbagliata.
Pensai che in fondo non sarebbe stato tanto male e che al massimo sarei tornata a casa o diventata regina, ma poi ricordai del patto con Panem e degli Hunger Games.
Un brivido mi attraversò il corpo, facendo scomparire completamente il minimo di sorriso che ormai ero abituata a fingere di avere.
Ma non era nulla in confronto all'esasperazione che ogni gesto di mia madre trasmetteva.
***
Qualche giorno dopo ero pronta a partire.
Misi dei pantaloni neri e una maglietta dataci appositamente per partire. Mi meravigliai quanto riuscii a notare che il disegno di un uccello ed una freccia, all'interno di un cerchio, era fatto a mano.
Ci fecero entrare su un elicottero e ci spiegarono che solo le Due e le Tre erano state selezionate per quella buffa quanto inquietante edizione di ancora non capivo cosa e sentii un velo d'orgoglio apparire in me.
Ci fecero fare una giornata di allenamento su diversi macchinari, e ci fecero passare qualche ora a riconoscere bacche commestibili e a fare nodi.
Il giorno dopo ci fecero salire nuovamente sull' elicottero e ci impiantarono una specie di chip nel braccio.
-Non scendete dai cilindri fino a che non vi sarà detto di farlo.- ci ricordò Leevy, una signora molto seria e preoccupata per qualsiasi cosa. E guai a chi osasse tentare di tranquillizzarla.
Arrivò la parte inquietante. Cosa avremmo dovuto fare una volta arrivate.
-Dovrete.. Uccidervi a vicenda.- disse Leevy con voce spezzata.
-Non posso dirvi altro se non... Beh, ragazze, di solito c'erano dei Mentori, vincitori di altre edizioni di Giochi, che si procuravano degli sponsor per fare sopravvivere i loro Tributi (venivano chiamati così i ragazzi spediti all'Arena) Ma quest'anno non ce ne sarà bisogno. State attente alle ore.
***
Rimanemmo in tre.
Era semplice sopravvivere lì dentro, quando non c'erano le altre ad assalirti.
Due ore al giorno, quando il caldo si faceva sentire più di qualsiasi altra cosa, era tempo di andare in giro a strappare erba, sassi e cortecce a caso e ficcarsele in bocca.
Capii il motivo per il quale Quattro, Cinque, Sei, Sette e Otto non poterono partecipare: Sarebbero morte subito di fame. Troppo deboli per fare qualsiasi cosa.
L'unico vero problema era dover uccidere. Lo feci anche io, in realtà.
Prendo la prima arma che noto sotto i miei piedi a la afferro. Non conosco il nome di quella cosa, ma ne capisco presto il funzionamento. Basta soffiare attraverso un tubicino e una freccetta avvelenata viene sparata fuori dall'altra estremità. Vedo una ragazza avvicinarsi velocemente e pericolosamente a me con un coltello. Non pensai due volte a quel che fare e soffiai. Pochi secondi dopo la vidi stesa a terra, conciata indescrivibilmente male.
Prossima missione: ammazzarne due. "Se solo potessi vedere dove sono.." mi dissi.
Eccola arrivare, in lontananza, una Stacy in tutto il suo spirito assassino più sfrenato.
Stupida.
Feci la stessa cosa fatto con la povera ragazza del sud che uccisi due settimane prima.
Sembra assurdo come in due settimane possano essere morte trentadue ragazze, trentatré ma non lo è poi molto, se pensi che ci volle un po' per capire l'orario in cui il cibo era commestibile. Io lo notai guardando gli animali. Fino ad allora mi ero accontentata di una galletta al giorno trovate in una specie di corno dorato che mi pare si chiami Cornucopia.
"Meno una!" gioii, sempre mentalmente, quando l'ultima ragazza, che non avevo notato arrivare, si avvicinò con la sua ascia e mi fece saltare la nuca.
Non ebbi la corona.
Ma comunque non avrei avuto una testa per poterla indossare.
   
 
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