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Autore: Madcap    22/04/2008    6 recensioni
Quel disprezzo, quanti rimorsi mi avrebbe risparmiato?
Maledetto, maledetto L perché sei umano e provi pietà.
Quante strazianti urla nella mia testa, ad ogni giusta tortura?
Maledetta pietà!
Il disprezzo inumano per gli umani, l’unico elemento che mi manca forse per essere perfetto nel mio lavoro, per essere perfettamente spersonalizzato.
Per non soffrire più, per lasciare indietro quell’inutile parte caratterizzante dell’uomo.
Se fossi stato io ad avere il tuo potere di uccidere così facilmente… io, senza quella tua scintilla di fuoco negli occhi… sarei stato mosso a pietà dai criminali?
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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*** Cronologicamente questi pensieri dovrebbero collocarsi immediatamente dopo la rissa di Light ed L, mentre Light non è consapevole di essere stato Kira ed L sembra piuttosto piccato da ciò. È un tentativo di analisi dei pensieri del detective, in uno stato d’animo evidentemente scosso… spero non sia un disastro :) ***

All’improvviso le sua parole mi avevano fatto comprendere la verità.

Sì, ho provato delusione nello scoprire che Light Yagami non era Kira.

Mi ero abituato all’idea che fosse lui, lo volevo, perché doveva andare così.

Perché era l’unico che sembrava aver capito.

Aveva capito la mia personalità? Provava a comprendere le mie ragioni?

Non lo so ancora; ma so per certo che era… diverso.

Era l’unico che non pendesse dalle mie labbra senza neanche chiedersi come sono arrivato alle conclusioni.

Era Kira che volevo accanto, nemico da interrogare, avido di verità, o forse… come amico.

Era Kira che mi spingeva ad avere un senso, qualcosa che mi assorbisse totalmente senza lasciare spazio per i cupi pensieri guardando ad occhi sgranati fuori dalla finestra di una casa squallida e vuota…

Era lui, che avrei voluto guardare ancora una volta negli occhi, non te, Light Yagami.

Non m’importa nulla del tuo sguardo innocente, non mi importa della tua collaborazione, sei solo un piccolo, innocente, inutile umano adesso.

Perché per quanto la mia posizione mi impedisse di ammetterlo, mi affascinava l’idea che esistesse qualcuno come Kira, mi affascinava la sua personalità, in maniera spasmodica: avevo bisogno di conoscerlo.

Quegli occhi, quegli occhi che si sono impressi nella mente al primo sguardo… l’ho capito subito, erano uguali e opposti ai miei.

I miei che sono senza luce alcuna, freddi e scuri come un abisso profondo.

Specchi piatti che rifletterono le immagini senza neanche vederle spesso, che si fissano sul mondo senza mai farne parte.

Nascondiglio ideale di emozioni, di sentimenti, di passioni che non erano contemplate, non dovevano esistere.

Ma i tuoi… i tuoi, chiari e ardenti come fuoco, dell’apparenza fredda si sono liberati subito non appena li ho fissati.

E al loro interno, sentimenti dirompenti, un turbine di emozioni represse a fatica… cos’è che provi, Kira?

Cos’è quel fuoco che non riesci a nascondere (o che non vuoi nascondere)? Quale sentimento ti domina a tal punto?

Rabbia, ostinazione; il fuoco… io non li ho mai provati.

O forse la sfida.

Tutto il percorso di questa mia vita è stato una sfida continua, una sfida tra me e i miei limiti, tra me e la mente umana; ma è così atipica la tua mente, che sembra governata da qualcosa di sovrumano.

Una mente infantile e divina insieme. Per quanto cerchi di negarmelo, sei speciale, Kira.

È la prima volta che la sfida è diversa, è speciale.

È una sfida che tu stesso hai deciso di rivolgermi, e per una volta mi sento vivo come non mai, consapevole che non posso sprecare niente delle mie facoltà per riuscirci.

Non esiste l’errore; non devo sbagliare nulla.

Un sorriso vago e cupo insieme si forma sulle mie labbra… non l’hai capito…. Era per questo, che sei il mio primo amico, Light Yagami… Kira.

Sono sincero al cento per cento. Nessun sentimento umano, nessuna ridicola amicizia.

La sfida; la sfida è l’unica cosa di cui mi importa, e ti ringrazierei per avermi dato la paura di essere ucciso (provare davvero quel brivido, è… la prima volta. Grazie, Kira)

Un bagliore confuso nell’anima, paura di conoscere che si mischia al desiderio bruciante di arrivare alla soluzione…

E va bene, lo ammetto, ho creduto di essere davvero tuo amico, Light-kun.

Non negherò di aver compreso solo quando me lo hai detto tu, cosa mancava… e come avrei potuto, confuso, con tutte le mie teorie stravolte e smentite?

Era Kira che mancava.

Era il suo sguardo di fuoco e di sfida che cercavo nella tua prigionia, era la blanda maschera che ti celava a tutti gli altri, ma che non ti sei neanche preoccupato di rendere credibile davanti a me.

Era questo che mi piaceva di te, che mi tormentava ed era diventato il mio pensiero fisso…

Il tuo disprezzo. Il disprezzo per tutti gli altri, per coloro che non hanno la tua stessa intelligenza – ti invidio talmente tanto…

Quel disprezzo, quanti rimorsi mi avrebbe risparmiato?

Maledetto, maledetto L perché sei umano e provi pietà.

Quante strazianti urla nella mia testa, ad ogni giusta tortura?

Maledetta pietà!

Il disprezzo inumano per gli umani, l’unico elemento che i manca forse per essere perfetto nel mio lavoro, per essere perfettamente spersonalizzato.

Per non soffrire più, per lasciare indietro quell’inutile parte caratterizzante dell’uomo.

Se fossi stato io ad avere il tuo potere di uccidere così facilmente… io, senza quella tua scintilla di fuoco negli occhi… sarei stato mosso a pietà dai criminali?

È probabile – maledetto ancora una volta, e maledetta la giustizia che servo.

No, non posso attaccare ed uccidere qualcuno in quel momento privo di armi, non lo farei, non è la giustizia…

E così, per un caso

Mi sfuggirebbe l’opportunità di creare il mondo perfetto per i giusti.

Ma chi vuoi ingannare, L…

Non è quella scialba pietà che mi fermerebbe, io non sono l’eroe o il difensore dell’umanità, né ho mai creduto di esserlo.

La verità è cinica, è affilata… fa soffrire.

Non saprei che farmene di un mondo perfetto, non saprei cosa fare senza il mio immenso parco giochi, senza i miei criminali così prevedibili che mi rendono amato, attraverso quello schermo che mostra il mio nome.

Sono diverso da te, Light Yagami: se tu conoscessi i miei pensieri più profondi, mi disprezzeresti?

Oppure… oppure avresti pietà di me come ne ho io.

Saresti forse costantemente mosso dall’ansia di essere ammirato, di sedere in trono come il buono tra i buoni?

È solo questo che desidereresti, Yagami-kun…? Sarei io, il malvagio, dopotutto?

Già, tu, Light Yagami, non capiresti. Kira ha capito subito.

Kira è uguale a me, agisce per lo stesso motivo… ha trovato lo stesso parco giochi nel mondo.

Uguali, uguali… per forza amici,  senza poter vivere nello stesso mondo.

 Uno scontro per la sopravvivenza che esclude noia e… amicizia.

Non mi importa più dell’amicizia di Light-kun, è un’inutile finzione.

Adesso non ha più lo sguardo beffardo a scoprire le sue carte… posso tornare a guardarlo con vago interesse per i suoi ragionamenti acuti.

No, non mi attrai più come prima, non mi puoi attrarre adesso.

Mi attraeva il male.

Il male efferato così simile alla mia idea di bene, così distante da quella di giustizia.

Chi mai siamo per portare così bene queste maschere ipocrite?

La verità è che non hanno fiducia in noi, uomini come gli altri, loro si fidano della leggenda, di Kira e di L: per questo non hanno mai avuto modo di vedere le maschere o di chiedersi da quali motivi fossimo spinti.

Yagami-kun, non Kira, guarda attraverso la mia maschera.

Cosa vedi, se non il vuoto? Cosa credi di potermi offrire, ora che non sei più mio avversario?

Pensi di essere migliore di tanti altri… chissà, potresti esserlo, mettiti in coda a tutti quelli che vogliono farmi le scarpe.

Ma no, lui non vuole sconfiggermi più, non devo scordarlo.

Lui mi vuole porgere la mano, vuole essere mio amico, vuole soltanto farmi sorridere – è una sensazione… calda.

Riscalda le mani così ostinatamente gelide a forza di posarsi sul vetro della finestra, e fa stare bene.

Se solo lo volessi, se potessi abbandonare l’ossessione per Kira, ci sarebbe un mondo ad aspettarmi, di risa, di corse, di litigi e amici…? Li ho sempre visti, erano lì a divertirsi, ed io…

Ma io non posso – e l’amarezza piomba a congelare il calore.

Non ne sono… capace.

Non so come si fa a ridere, non so come si fa ad essere un amico, e so che non puoi insegnarmelo, Light-kun.

Ci ho provato, sì, ci ho provato con tutte le mie forze.

Ma il mio cuore non è capace di battere, se non rincorre qualcuno.

È figlio della sfida.

Non è capace di fermarsi, e lo scorgo nel suo tono stanco, stanco del continuo correre ma incapace di arrestarsi.

Rinchiuso nei ragionamenti, costretto a correre in cerchio sotto la frusta della giustizia.

Non ho voluto affrontare la vita.

Non ho potuto affrontarla, io… non potevo.

Perché hanno deciso che la mia vita è la giustizia, priva di sentimenti, e i miei occhi…

Loro sembrano guardare sempre indietro, nella mente.

Al passato, che mi ha spinto a diventare chi sono.

Senza possibilità di appello, come si dice. Se mi fermassi, il cuore smetterebbe di battere.

Come te, Kira, fermato nella prigionia, il tuo cuore è morto. È morto?

Possiamo fermarci una volta sola, e non è questo il momento.

Uguale a te, ancora una volta, identico.

Non sei morto, Kira, sei da qualche parte sotto la maschera perfetta di Light Yagami.

Io lo so, sotto la maschera perfetta della delusione e del fallimento.

Identici, imbroglioni, falsi… ottimi attori.

  
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