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Autore: Leyna_s_heart    11/11/2013    9 recensioni
Dodici ragazzi su un'isola deserta.
Un gioco.
Una sfida mortale.
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Ispirato al libro "Anger" di Isabel Abedi.
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Niente poteri, né semidei o simili. Solo semplici adolescenti.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Avvertenze: userò il termine ‘assassino’ al maschile per correttezza letteraria, ciò non esclude che potrebbe essere una ragazza.

Per scoprirlo dovrete proseguire le letture!

 

Capitolo cinque: uno dopo l’altro.

 

 

Annabeth

 

Aprì gli occhi con un urlo che mi moriva sulle labbra.

Scattai seduta sul letto, asciugandomi il sudore con il braccio.

Dopo la sirena che aveva suonato stamattina presto avevo sognato delle mani, tanti mani che mi toccavano e portavano via.

Cercai di calmare il respiro.

Thalia si mosse e sollevò uno sguardo assonnato verso me.

“Tutto bene?” biascicò.

“Si, grazie.”

Mi osservò ancora un attimo, poi scattò dal letto.

“Vieni.” Mi ordinò.

Non pensai neppure per un momento fosse l’assassino, anche perché in cucina non eravamo sole.

Nico era pacificamente seduto sulla poltrona accanto alla finestra e fissava fuori intensamente, Piper, Leo e Jason erano intenti a parlottare tra di loro.

“Cosa succede qui  fratellino?”

Jason ci guardò un secondo poi abbassò lo sguardo. “Hazel.. Non c’è più!”

Sbattei le palpebre un paio di volte.

Il gioco era già cominciato?

Così presto?

L’assassino era già all’opera?

Rabbrividì. Non volevo andarmene!

Mi sedetti al tavolo con Thalia.

“Annabeth, tutto bene?”

“Come? Oh si si. Stavo solo avendo un brutto incubo.”

“E’ questo posto, questo gioco.. Dà anche a me i brividi..”

Annuì.

La pensavo come lei.

Restammo lì in silenzio per non so quanto tempo.

Avevo una strana sensazione verso di lei: un misto di melanconia e amarezza.

Era come quando ripensavo a Luke.

Non avevo più pensato a lui e al fatto che l’avessi intravisto a Rio.

Esclusa la cicatrice, era lui.

Ne ero certa. O forse no..?

Dei che confusione!

“Stai pensando al tuo ragazzo?”

Sentivo le guance calde. “No!”

Sorrise maliziosa. “Avevi una espressione da ‘sono indecisa se picchiarlo o coprirlo di baci!’ tipica di noi donne quando pensiamo al nostro lui!”

“Finirebbe picchiato nel mio caso, ma no non ho lasciato nessuno moroso a New York.”

“Direi che però qui hai già preso all’amo quel tonno di Percy!”

Ora ero davvero rossa. “No, non è come pensi” balbettai.

Ghignò trionfante. Maledetta!

“Quindi tu hai lasciato un ragazzo a casa?”

La sua espressione cambiò e divenne un misto di tristezza e amore di quello doloroso, ma per un secondo, un battito del cuore, notai l’aria astuta che avevano i suoi occhi.

“Diciamo di si. Ho un ragazzo infatti.”

“Com’è?”

“Mhm..” ci pensò su un attimo “Stupido, maleducato, prepotente, testone e geloso da morire!”

“Oh il modello standard allora!”

Ridacchiò “Esatto.”

Ritornammo in silenzio.

“Povera Hazel.” Mormorò talmente piano che non mi parve avesse neppure parlato. “Dannato gioco!”

“Vado a prendere qualcosa da bere. Ti va un succo?”

Annuì.

Entrai in cucina e mi servii.

Non aveva senso perché mai Thalia si sentiva in colpa?

Oh si perché era senso di colpa quello nella sua voce!

Cosa centrava lei con tutto questo? Possibile che..?

 

 

Rachel

 

Quando mi alzai ero l’unica nella camerata.

Avevo fatto uno strano sogno: c’era una bambina dagli occhi d’oro che seguiva sua madre, ma lei la scacciava sempre via e scompariva nella nebbia, ma la bambina continuava a chiamarla ‘mamma’ ‘mamma’ ‘mamma’ la sua voce era ovunque e mentre la cercava inciampava costantemente in pietre preziose.

Ad un tratto apparve un ragazzino dagli occhi tristi che anche lui cercava la madre e una persona di nome ‘Bianca’ e si trova di fronte alla bambina.

Si osservarono per un po’ finché non si sorrisero e si presero per mano, andandosene nella nebbia.

Era carino, ma non ne capivo il senso –come sempre quando si tratta dei miei sogni!-.

Mi vestii con un vestito leggero e legai i capelli –faceva già caldo ed era solo mattina- ed entrai in cucina.

Tutti erano raccolti lì con aria triste.

“Che succede?”

Tutti si voltarono verso me. Avrei voluto avere penna e foglio per disegnare quel loro sguardo  così intenso, ognuno diverso, ma tutti uguali.

“Hazel è sparita.” Rispose Annabeth.

“No.” mi dispiacque davvero.

L’avevo ritratta solo ieri – anche Reyna e Frank pure-, quindi rientrai in camera e presi il blocco e osservai il mio disegno.

Era solo il terzo giorno sull’isola e secondo del gioco..

Quanto ci avremmo messo a sparire tutti?

Davvero poco di questo passo!

Tornai nella sala e strinsi a me il blocco da disegno.

Sfiducia, tristezza e.. si, un po’ di rabbia aleggiava in quella stanza.

Feci colazione in fretta e uscì ad esplorare l’isola.

Invece di andare in spiaggia dove si dirigevano quasi tutti loro, presi il sentiero verso la foresta e mi inoltrai.

Il caldo si faceva meno pressante, ma diventava più umido e il verso degli uccelli più insistente.

Mi sedetti su una roccia e presi a disegnare.

Beng-ci-vì.. Beng-ci-vì.. Beng-ci.vì..

L’ultima volta che avevo visto Hazel era con Nico che paralva.

Poteva essere stato lui?

Mi massaggia la tempia. Centrava qualcosa il sogno di stanotte..?

Ah, dannati dolori!

Appoggiai il blocco sulle gambe e mi accorsi nessun verso di nessun animale stava riempiendo l’aria.

Sollevai lo sguardo e notai Octavian camminare poco distante sul sentiero.

Andava spedito verso le alte coste che circondavano l’isola.

Mi alzai silenziosa e lo seguii.

Sapevo che andava fatto, era sempre la stessa sensazione di ‘è giusto così’ o ‘succederà questo’ che mi assale sempre.

Avevo lasciato un po’ di distanza che però mi permetteva di vederlo e se del caso di non farmi vedere.

Dopo più di mezzora di camminata, lui scese per una piccola scaletta in una insenatura.

Non era saggio scendere, quindi mi accuccia sul bordo e notai che c’era una barca posteggiata lì.

“Vedi che avevo ragione!”

Era la voce di Octavian. Quel suo inconfondibile timbro irritante!

Una voce gli stava rispondendo –quindi non parlava da solo!- ma non capivo né se fosse maschile o femminile né cosa dicesse.

“E cosa pensi di fare?”

“No no, ma prendi quell’orso.”

“No, lei no! E’ troppo chiaro!”

“Fa’ come vuoi!”

“Se se.”

“Pff e di questo cosa te ne farai?”

“Ma c’è tutto e hai visto lì?”

“No, non ce ne sono ne sono certo!”

“Ok ok, ci vediamo!”

Octavian stava risalendo e io scattai e mi nascosi dietro delle piante.

Sentii i suoi passi andarsene, ma non mi mossi mancava l’altra persona.

Dopo un cinque minuti buoni –ci sono un mucchio di insetti schifosi che camminano e io non potevo neppure scappare né urlare istericamente- sentii dei nuovi passi, silenziosi e più lenti.

I passi si fermarono sullo spiazzo –dove mi trovavo prima io per intenderci-, doveva aver capito che ero lì, ma dopo un po’ con il cuore che rimbombava in tutto il mio corpo, sentii che se ne andava.

Attesi ancora un po’ e dopo aver controllato per bene di non essere vista, corsi via.

Tornai nel punto dove stavo disegnando e non mi presentai a pranzo.

Sperai che Annabeth non si preoccupasse per me.

Non avevo voglia di tornare in quel posto perché potevano tornare Octavian e l’altra figura –improbabile- anche se la storia della barca mi incuriosiva.

Cosa ci faceva qui?

E perché quella parte non era controllata come il resto dell’isola?

Troppe domande.

Mi alzai dalla posizione del sole stimai fossero passate le due e scesi lungo il sentiero per andare in spiaggia.

Tutti o quasi stavano giocando a pallavolo, ma io optai per restare al fresco sotto le palme accanto a Nico.

Questo ragazzino faceva un po’ paura un po’ tenerezza.

Ora stretto in bermuda neri e con la sua maglietta anch’essa nera, faceva tanta tenerezza!

“Hei! Posso?”

Non aspettai neppure la risposta che ero già seduta accanto a lui.

Sbuffò infastidito e un po’ rassegnato.

Ridacchiai e presi ad osservare i suoi lineamenti.

I lineamenti ancora un po’ fanciulleschi con un incipit di ciò che sarebbe diventato da adulto: il viso che stava perdendo la sua tondezza.

La fronte un po’ alta nascosta dai cappelli scuri, la maschella un po’ squadrata e il naso dritto.

Aveva un po’ di lineamenti tipici mediterranei.

Non aveva il tipico aspetto da americano di Jason o californiano di Annabeth o latinoamericano di Leo o portoricano di Reyna.

E non dimentichiamo i tratti asiatici di Frank o quelli da nativa di Piper!

Ok, eravamo un strana miscellanea.

Osservavo talmente fisso Nico che lui arrossì.

“Che fai?”

“Ti ritraggo.” Risposi automaticamente.

Quando avevo preso in mano matita e blocco.

Come ho già detto io mi perdo quando disegno e dopo un paio d’ore – per l’esattezza cinque e mezza- Nico si alzò.

“Cosa? Dove vai?”

“A cenare.”

“Che?”

Il sole tramontava in lontananza.

“Oh.”

“Già. Andiamo!”

Osservai che eravamo rimasti soli.

Oddei e se mi prendeva il polso?

No no non può farlo!

Sanno tutti che sono qui con lui e capirebbero subito.

Però potrebbe farlo più tardi!

Oddei no!

“..gno?”

“Cosa? Parlavi con me?”

Espirò irritato gesticolò spazientito aprendo le braccia. “Si con chi vuoi che parli?”

“Si, giusto giusto. Eh eh eh sono un po’ svampita!”

“Solo un po’?”

“Ok, tanto! Ma cosa mi stavi chiedendo?”

Lui arrossì e voltò il capo. “Com’è venuto il disegno?”

“Oh bene. Vuoi vederlo?”

Mosse la mani come a dire ‘se vuoi’ e io sfogliai il blocco.

Lui mi bloccò al ritratto di Hazel e lo sfiorò con le dita.

Non dissi nulla.

Appena staccò le mani –che rinfilò in velocità nelle tasche- andai al suo e glielo porsi.

Lo osservò un po’ e annuì.

“Grazie.” Mi sorrise.

E io feci la cosa più intelligente di tutte lo fissai imbambolata.

Dei, diventava così carino quando sorrideva!

Chissà quante fan girl impazzite avrebbe se lo vedessero ora –ma aspetta le avrà quando vedranno il film!-.

Richiusi la bocca. “Prego.”

Entrammo in sala e tutti ci fissarono e si rilassarono impercettibilmente: eravamo tutti.

La cena fu in totale silenzio.

Poi io presi da parte Jason e Piper che stavano osservando fuori e presi a ritrarli.

Il tempo passò così in fretta che i due dopo un po’ mi chiesero se potevamo andare a dormire.

Raggiunsi la camera e sprofondai subito in un sonno senza sogni.

Almeno all’inizio.

Il sogno mi raggiunse lentamente, strisciando come un serpente e mi vidi una coppia.

Una ragazzo dai capelli dorati e una ragazza coi capelli scuri che si baciavano.

“Non dobbiamo più permettere a nessuno che ci separi.”

“No.”

“Noi dobbiamo scappare.”

“Si.”

“Dov’è un buon posto per nasconderci?”

“Dove non ci possono più trovare?”

Il sogno poi diventava nebuloso.

La ragazza aveva detto qualcosa che non avevo capito.

Poi vidi del sangue sulle mie mani.

Davanti a me c’era una persona coi capelli biondi sporchi di sangue.

Si girò per mostrami il viso, ma vedevo solo la sua bocca rossa.

“Ti prego, salvami!”

La persona era coperta dai miei ritratti di tutti e dodici –anche di quelli che non avevo ancora fatto- e giaceva ai miei piedi.

“Dille dov’è, dille chi è o morirò.”

Il mio respiro diventava irregolare.

La morte nei sogni mi angosciava sempre.

“Ti prego.” Sussurrò.

E io urlai..

Ma il mio urlo fu coperto dalla sirena.

Un’altra persona se ne era andata.

Frank non era più sull’isola!

 

 

Nico

 

Era il terzo giorno su sto schifo di isola e io non potevo più permettermi di restare qui.

Hazel se ne sarebbe potuta già andare e io non volevo perderla.

Lei era mia sorella e già le volevo bene.

Era sera e dalla scomparsa di Frank tutti mi guardavano male e per quanto Percy e Jason fossero gentili con me, sapevo che avevano paura fossi l’assassino.

Sbuffai.

Avevo preso un appuntamento con l’assassino.

Avevo capito abbastanza presto chi fosse –era stato molto facile- e mi veniva quasi da ridere a pensare quanto le coincidenze siano troppe in questo posto.

Sentii dei passi avvicinasi.

“Oh Nico. Sei tu che mi hai scritto?”

“Si.. Mi.. No, ti chiamerò assassino. Direi che ti calza.”

Mi guardò prima stupito, poi i suoi occhi si scurirono.

“Cosa c’è?”

“Voglio andarmene.”

I suoi occhi si spalancarono.

“Davvero?”

“Si.”

“Sicuro?”

“Si.”

“Non puoi cambiare idea, sai?”

“Perché se lo faccio e ti smaschero vinco?”

Scrollò le spalle a disagio. “Perché non potrai tornare e perderai i soldi.”

“Di quelli non mi interessa!”

Restammo in silenzio.

L’assassino allungò la mano verso il mio polso.

“Un’ultima cosa.”

Si fermò a fissarmi.

“Cos hai detto a Hazel per portarla via?”

“Che tu saresti stato il prossimo, ma ieri non ce l’ho fatta e ho preso Frank. Ma ora devi andare. Anche senza questo tuo ‘invito’ l’avrei fatto lo stesso.”

Annuì e allungai il braccio.

Sentii un stretta al polso che sapeva di libertà, di casa e di tornare alla mia famiglia, la mia nuova famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, scusate!

Ma avevo perso il foglio con i riassunti e ho dovuto rifare in pratica la storia.

Ora sono meno capitoli della volta precedente.

Allora parlando del capitolo direi che qui è piuttosto facile capire chi è l’assassino e cosa succederà poi.

Vi dirò solo che accetto scommesse su chi saranno i prossimi due che eliminerò nel prossimo capitolo.

E mi scuso per i piccoli spoiler presenti nel capitolo dalla serie.

Non ho resistito!

A tra due settimane.

Grazie a tutti quelli che leggono e seguono la storia!!!

Vi amo!!!


 

 

 

Ley

 

Ecco a voi altre versioni dei nostri eroi, qui l’autrice non li ha disegnati tutti, quindi accontentatevi!

 

Autrice aireenscolor su DeviantArt.

 

 

 

Annabeth

 

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Jason

 

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Leo

 

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Nico

 

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Percy

 

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Piper

 

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Rachel

 

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Thalia

 

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Bonus: Luke

 

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