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Autore: noewalrus    14/11/2013    0 recensioni
Provate a mettere un calderone sul fuoco, e, mentre girate a fuoco lento, aggiungete due amiche, un bus, due strampalati biglietti per un fantomatico tour inglese e un po' di zucchero... Ah, non dimenticate l'ingrediente principale: i Beatles.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#spazioautrice

Avete presente quel momento in cui vi rendete conto che è da mesi che non postate su efp? Ecco, ciao a tutti, sono tornata! ^^ Spero veramente che questo aggiornamento della storia vi piaccia. Passate anche a leggere la one-shot che ho pubblicato, sono troppo gasata perché ha 800 parole esatte :D  Non so esattamente se questo ritorno sia dovuto alla pessima giornata che ho avuto oggi, ma avevo voglia di postare ed embé... Buona lettura! 

Noe.

P.S. il finale è un po' enigmatico... Insomma, la mia mente bacata farà confluire due mondi nel prossimo capitolo! :D

 

 

 

 

- Uff, che sfacchinata! Sono veramente stanco. -
- A chi lo dici, principessa! Ma ce l'abbiamo fatta. Tra qualche ora il Tour riprenderà normalmente. -
- Smettila di chiamarmi così! Lo sai che odio quel nomignolo. -
- A me invece piace un sacco. -
- Non mi interessa. -
- Che principessina bisbetica! Ma dimmi, domattina dove andranno? -
- Credo che andranno a Watermead a sguazzare tra le anatre. -
- Puah! Quel lago non lo sopporto proprio. -
- E perché mai? -
- Da piccolo ci sono caduto dentro mentre giocavo con degli amici, ed era novembre. -
- Ahahahah! Sei proprio un mago sfortunato nel gioco. -
- Beh... Sfortunato nel gioco, fortunato in amore.

 

Il tiepido sole delle mattine inglesi di settembre illuminò il viso di Gabby. 
Era già sveglia, ma era rimasta nel letto insieme a Paul - ancora dolcemente addormentato - a godersi il caldo delle coperte. Ora, stufa di stare lì ferma, si era delicatamente alzata senza scuotere il ragazzo ed era andata a cercare qualcosa da mettersi addosso. Nella borsa teneva sempre degli abiti di ricambio. Dopo essersi vestita, uscì dalla porta-finestra e si sedette su una piccola sedia di legno, a godersi il panorama che dalla terrazza mostrava tutta la città di Aylesbury e la pianura circostante. 
"Che posto meraviglioso" pensò. "Non ero mai stata nelle città vicino a Londra."
- Buongiorno! - disse dolcemente una voce alle sue spalle.
- Paul! - sorrise Gabby. - Finalmente ti sei svegliato. Sono quasi le nove, credo che tra un po' gli altri verranno a prenderci e ripartiremo. -
- Eh già. - si sedette su una sedia vicino a lei. - Vuoi una tazza di tè? -
- Oh si, grazie. Ti aiuto. -
La vita si era come fermata, in quel momento. Quella città, moderna e allo stesso tempo bucolica, costituiva per tutto il gruppo una sottospecie di porto tranquillo e idilliaco. Tutti erano più rilassati, dopo il giorno precedente - carico di ansie e preoccupazioni. 
Mentre bevevano il tè - un ottimo earl grey in perfetto stile inglese, con appena un goccio di latte - qualcuno bussò alla porta. Erano gli altri al gran completo. Paul e Gabby presero le loro cose e lasciarono la stanza.

 

Il bus li aspettava nello stradone principale della città, con Jolly Jimmy in piedi vicino alla portiera, sorridente come sempre.
- Allora, ragazzi e ragazze, have you had a good time in this place? - chiese.
- Oh, it's getting better - disse Ringo e tutti risero. 
- Perfect - rispose loro il corriere facendo l'occhiolino. - Ora salite, stiamo per partire. -
Uno dopo l'altro, i ragazzi salirono sul bus e si sedettero ai soliti posti, ormai diventati "di loro proprietà".
- Che sonno - sbadigliò George. - Con questo trombone in stanza non ho dormito per niente. -
- Io? - chiese Ringo stupito. - Io non russo affatto! -
- Si, amico, come vuoi, ora lasciami dormire - disse George appena prima di addormentarsi.
- Bah - bofonchiò Ringo. - Voi avete dormito bene? -
- Oh, benissimo, vero Paulie? - ridacchiò John lanciando uno sguardo di sfida al suo amico.
- Benissimo, Johnny - rispose lui sorridendogli. Erano proprio affiatati.
- Ma dove andremo adesso? - chiese Halie curiosa.
- Non lo so proprio, cara mia - le rispose Gabby sconsolata. - Ehi, sembra che il nostro corriere stia per dire qualcosa. -
In effetti Jolly Jimmy era in piedi appoggiato ad un sedile, con in una mano il microfono e nell'altra un foglio pieno di scritte.
- Amici miei, come va il Tour? Fatemi sentire! - Era sempre pieno di entusiasmo e di voglia di fare, quell'uomo. Delle grida divertite giunsero fino alle sue orecchie, aumentando il suo sorriso.
- Wonderful! Vi starete chiedendo qual è la nostra prossima magica mysteriosa tappa. Ecco, ci stiamo dirigendo con il vento in poppa al lago di Watermead, per una giornata di relax. Dunque, ora sono più o meno le dieci, perciò... arriveremo lì per l'ora di pranzo circa. I dettagli più tardi! -
The Watermead Lake. Un piccolo lago, non molto famoso ma decisamente interessante come alternativa alle città. Per Gabby, che adorava il mare e l'acqua in generale, era davvero un'idea eccitante. 
- Che meraviglia! - disse sorridendo.
- Gabby, tu sei sempre entusiasta per qualsiasi cosa - ridacchiò Halie.
- Oh, non è vero - le rispose tirandole un leggero pugno sul braccio. - Quest'estate non siamo nemmeno andate al mare. -
- In effetti hai ragione. A parte quella gita a Bristol e questo Tour, non siamo state da nessuna parte. -
- Noi ci siamo stati a Bristol, vero ragazzi? O era Birmingham? - chiese Ringo confuso.
- Ringo! Ahahahahah! Sì, era Bristol. Me lo ricordo perché una notte del '61 il fiume ha straripato e le strade erano allagate. C'erano cose che galleggiavano dappertutto, vi ricordate? - disse Paul.
- Oh, si che mi ricordo di Bristol... Vero George? - disse John ridacchiando.
- Oh, Johnny, non girare il tuo maledetto dito nella piaga! Si che mi ricordo... - sospirò George imbronciato.
- In pratica siamo andati lì per fare qualche concerto - cominciò a spiegare Paul - ma prima di darci l'ok dovevamo sottoporci ad una specie di audizione... Non so se mi spiego: era un locale abbastanza prestigioso. Allora entriamo nella saletta, dove troviamo gli strumenti, e tre tipi seduti ad un tavolone. Salutiamo, ci sistemiamo e partiamo a suonare Roll Over Beethoven. Tutto bene per i primi trenta secondi, poi uno dei tre agita in alto le mani e noi ci fermiamo. Secondo questo grande luminare della musica, George stava cantando in playback con sotto la voce di qualcuno di noi. "Capisco che vogliate far provare l'ebbrezza di cantare su un palco al vostro compagno più piccolo" diceva tutto infervorato, "ma si vede palesemente che è playback, perciò arrivederci". A quel punto George se n'è andato e Ringo l'ha rincorso, e si sono persi la scena più epica dell'universo: John, incazzatissimo, è andato dritto da quello che aveva detto quella bestemmia contro il grande George Harrison e l'ha preso a pugni finché non è caduto dalla sedia. E intanto gli altri che ripetevano "ma no, ma no, ovviamente stava scherzando, vi scritturiamo ovviamente, non c'è problema" e si agitavano. È stata una scena davvero divertente. -
- Se non mi portava via lui, avrei sistemato anche gli altri due. - disse solennemente John. - Harrison non si tocca. - Dopo questa, tutti scoppiarono a ridere, anche George.
- Certo, amico - rispose il diretto interessato con il suo strano accento.
- Anche noi non siamo stati da nessuna parte quest'estate. Troppo lavoro per il nuovo album. - disse con una vena di tristezza Ringo. - L'abbiamo pubblicato da un mesetto. Ma ne abbiamo già in mente uno nuovo... -
- Oooooh - Halie si lasciò scappare un sospiro eccitato. - Il titolo? -
- Beh, sarebbe segreto... - rifletté pensieroso John - ... ma si chiama Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band. -
- Conciso e breve, direte voi... - disse George.
- ... ma è un'idea del nostro Paulie! - gridò Ringo con il suo vocione, mettendo una mano sulla spalla del creatore del mitico titolo.
- Oh, in effetti... - arrossì. - Sai, suona un po' come salt and pepper, e agli altri è piaciuto subito. -
- È un titolo buffo! - disse Gabby ridendo. - Sarà come l'album che è appena uscito? Cioè... Le canzoni, i temi... -
- A dire il vero... Ecco, non abbiamo ancora nessuna canzone pronta. - ammise John. 
- Ma la ballata melen- stava per dire Halie quando venne interrotta da un dito del ragazzo sulla sua bocca.
- Halie, stai zitta un secondo! Stavamo dicendo, ragazzi? - si lasciò scappare una risatina.
- Stavate parlando dell'album, ma vedo una luce al di là degli alberi... Mi sa che siamo arrivati al lago! - disse George.
In effetti, pochi minuti dopo il pullman parcheggio sotto un grosso albero e tutti scesero. Il lago di Watermead era stupendo a mezzogiorno. I riflessi lucenti del sole sull'acqua gli donavano un'aspetto delizioso. C'erano molte sdraio sulla spiaggetta di sassi e ciottoli, e un bar-ristorante sulla sponda opposta. Non era piccolo: un giro intorno alle rive sarebbe durato un'ora e mezza abbondante, se non due ore o più. 
- Splendido! Io vado a farmi una nuotata! - gridò Gabby mentre si slacciava gli stivali. Poi svuotò le tasche degli shorts e si tuffò nell'acqua limpida. Paul la seguì a ruota.
Halie si sedette su una piccola collina sulle rive del lago, sotto un salice, e iniziò a scattare foto. Il tempo era veramente bello: molto soleggiato, strano per una giornata di inizio settembre come quella. Faceva molto caldo. Ad un certo punto posò la macchina fotografica su un grosso sasso e si fermò a contemplare il paesaggio con i suoi occhi. Era veramente spettacoloso. Un gruppo di anatre nuotava al centro del lago. Questa doveva essere una parte di lago staccata dal vero Watermead e generata da un fiume, perché, oltre al bar e alle sdraio, non c'erano altri segni di presenza umana. Anche i turisti estranei al Magical Mystery Tour non erano tanti. "Probabilmente si riversano sulla parte di lago civilizzata, dove ci sono hotel e ristoranti" pensò Halie. Però era così un bel posto, adatto per pensare, adatto per rilassarsi, senza elementi di disturb...
- Aaaaaah! - Qualcuno le diede uno spintone e lei finì dritta nell'acqua - gelata, dopotutto era pur sempre un settembre inglese - che contrastava con il piacevole caldo che sentiva prima. A dire il vero, non era così dispiaciuta di essere nel lago, perché Paul e Gabby sembravano divertirsi a torturare quelle povere anatre e a sollevare sassi dal fondo. Ma ora doveva assolutamente scoprire chi fosse l'autore del suo tuffo. Ce l'aveva proprio accanto, perché un nanosecondo dopo averla spinta aveva pensato: "E se non sa nuotare?" e si era buttato. John, ovviamente. I suoi occhiali e la sua maglietta erano appoggiati vicino alla macchina fotografica di Halie, che era rimasta lì per fortuna. 
- Ma stavo così bene seduta lassù! - disse mentre gli si avvinghiava e gli metteva la testa sott'acqua. 
- Ma così affogo! È questo il tuo ringraziamento per averti fatto evadere dal caldo che ti stava uccidendo? - disse ridendo mentre cercava di divincolarsi dalla sua presa.
- Sì! - gli rispose e poi cominciò a nuotare verso il fondo sassoso. Aveva gli occhi spalancati e osservava i riflessi del sole che l'acqua limpida lasciava trasparire. Non era molto profondo e si appoggiò ad un grosso sasso. Stette lì per qualche istante, poi il fiato le mancò e tornò in superficie. John era sparito. Neanche sott'acqua si vedevano i suoi lunghi pantaloni scuri. Improvvisamente sentì una mano afferrarle la caviglia destra e fece appena in tempo a fare un grosso respiro prima di venire trascinata da chissà chi nei flutti acquosi. Attraverso il confine tra acqua ed aria, i lunghi rami del salice ora apparivano distorti dalle onde e si mischiavano con la collina, il cielo e le nuvolette bianche, dando vita ad un dipinto astratto e coloratissimo. Halie si girò rapidamente e vide che il misterioso personaggio che la stava tirando sempre più giù - sempre John - era alle prese con una sottospecie di maniglia che spuntava tra i sassolini. Lo raggiunse sul fondo del lago e cominciò a spostare con lui i piccoli ciottoli, lasciando intravedere uno spigolo quadrato. Ma, prima di terminare il lavoro, dovettero risalire in superficie per respirare un paio di volte. 
Era una botola collegata ad un cunicolo sotterraneo. Riuscirono a scendere lungo la stretta galleria verticale grazie alle molte sporgenze attaccate alle pareti. 
E quando, ormai all'asciutto, aprirono quella porticina arrugginita, non potevano credere ai loro occhi.

 

 

  
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