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Autore: La Matta    16/11/2013    2 recensioni
Terra, anno 2186. Mentre i Razziatori assediano la Terra, qualcuno invia strane mail che sembrano in grado di anticipare i loro attacchi. E’ un nemico? Un folle? Un alleato? Nessuno lo sa.
Intanto, nello spazio, Konstantin Shepard è alle prese con le ultime fasi della guerra - ai Razziatori, ma anche a Cerberus - e col presentimento che la fine ormai è vicina, in un modo o nell’altro.
Ma sarà un finale…. diverso. Perché, oltre a Distruzione, Sintesi e Controllo… c’è una quarta scelta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Konstantin Shepard'
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la quarta scelta

Capitolo Diciassettesimo

Pace

 

Vi propongo la vera soluzione, la via più forte di tutte.

Coesistiamo. Collaboriamo con le razze organiche. Siamo strumenti di pace, non di devastazione. Siamo stati un flagello per la galassia, figli miei, ora curiamo le ferite che abbiamo provocato.

Non saremo più carnefici, ma guardiani.

 

Quando Emeirin cessa di parlare, Konstantin Shepard è di nuovo nella stanza con il pannello. La console da cui ha spalancato le braccia della Cittadella. L’Uomo Misterioso è ancora in un angolo, ma ora i suoi occhi sono consapevoli e la sua mente è piena del messaggio del Razziatore Bianco.

- E’ vero?- chiede, con un filo di voce.

Shepard annuisce:- così pare.- ribatte, stancamente.

Si siede a terra e, dai vetri della stazione, vede i Razziatori sollevarsi ed allontanarsi dalla Terra.

Sa che stanno obbedendo agli ordini di Emeirin, che hanno scelto lei come nuovo capo, che hanno accettato le sue convinzioni e che, se torneranno, non torneranno da nemici.

Se chiude gli occhi riesce ad immaginare l’unanime grido di gioia che si solleva dai soldati di tutte le razze.

Prende un respiro profondo, rendendosi conto in quel momento di quanto il suo corpo sia sfibrato e di quanto gravi siano le sue ferite. Il dolore è ovunque, ma non è accecante. E’ solo una massa confusa, vibrante, una sensazione di frammentazione.

Non ha idea di come scenderà da quella stazione. Forse non lo vuole sapere.

- Avevi ragione, Shepard.- ammette la voce profonda dell’Uomo Misterioso - Non potevamo essere noi a controllarli. Non avremmo potuto fare quello… quello che ha fatto lei.-

 

Nell’infermeria della Normandy, Emeirin Stone - il corpo fisico di Emeirin Stone - è immobile su un lettino. I suoi occhi sono spalancati, ma non vedono il soffitto della stanza.

Le sue labbra si muovono e scandiscono le parole che la sua proiezione sta pronunciando.

Javik è lì, a controllarla, ad osservarla, ad ascoltare sconvolto il resoconto del suo inganno.

Quando termina il discorso e i Razziatori iniziano ad abbandonare il campo di battaglia, il prothean si sente furioso, più che sollevato.

Come può la guerra finire senza la distruzione del nemico?

E come può Shepard fidarsi di Emeirin, fidarsi tanto da darle il controllo dei Razziatori?

Mentre la Normandy si coordina con il resto della flotta, Javik si rende conto che c’è ancora una possibilità. Una possibilità per scrivere la parola “fine” e per scriverla davvero.

Non esiste il finale idilliaco che Emeirin ha descritto.

Non esiste la pace, l’armonia perpetua.

Non esiste una galassia di cui i Razziatori siano i guardiani e non i carnefici.

Si fida di Shepard. Non avrebbe mai pensato di fidarsi di un’Umana, eppure lei gli ha mostrato il mondo attraverso occhi diversi, attraverso occhi giovani, ancora pieni di speranza.

- Ti farò un favore, Shepard.- mormora, estraendo lentamente la pistola - Farò in modo che il tuo errore non condanni la Galassia.-

Appoggia la canna dell’arma sulla tempia di Emeirin.

Lo sorprende l’incredibile fragilità del Razziatore Bianco, la sua mortalità.

Ucciderla ora, prima che la sua coscienza si trasferisca in un corpo più forte, prima che l’attimo sia sfumato.

Ucciderla ora, prima che la guerra riprenda.

E se la guerra non riprendesse affatto?” lo tormenta una voce, la voce della sua coscienza “Se lei fosse stata sincera? E se per una volta quella sciocca, tenera, ingenua idealista di Shepard avesse visto giusto? Se per una volta la fiducia fosse il mezzo migliore per la sopravvivenza?”

L’addestramento del soldato sommerge quei dubbi.

Se ci sono due vie, una certa e una incerta, sceglierai sempre quella certa, non importano i danni collaterali.

La mano che regge l’arma trema leggermente.

Il dito del prothean si appoggia al grilletto.

- Mi dispiace, Shepard.- sussurra.

Gli dispiace di infrangere la promessa fatta al comandante, di andare contro i suoi ordini e contro i principi che l’hanno animata per tutto la sua vita, durante la sua crociata contro la distruzione.

Sta per premere il grilletto quando la mano di Emeirin scatta in avanti, afferrando il suo braccio.

Gli occhi della donna rimangono vitrei, la sua coscienza lontana… eppure dalla sua bocca fuoriesce una frase. Una semplice, breve frase, che tocca il cuore di Javik.

- Anche lei ti amava, capitano.- mormora.

Le sue dita aumentano la stretta sul braccio di Javik e il prothean rimane immobile, sommerso da un flusso di ricordi non suoi. Davanti ai suoi occhi vede ciò che non ha visto allora, ciò che è successo mentre lui subiva la più grande sconfitta e rimaneva intrappolato nella capsula.

 

La Emeirin-prothean è assieme ad una guarnigione.

E’ sporca di sangue e brandelli di mutante. Brandisce un fucile a pompa.

Sembra esattamente uguale a tutti gli altri soldati. Stanca, fiera, pronta a quella morte gloriosa, al sacrificio per la rinascita dell’Impero. Nessuno direbbe che è diversa.

Le orde di mutanti cominciano ad arrivare.

Ringhiano, sparano, si avventano sui soldati.

Al fianco di Emeirin, un’altra guerriera combatte valorosamente.

- Quanto tempo ci metteranno ad attivare la capsule di stasi?- grida Rudra, sovrastando il frastuono della battaglia

- Non lo so!- replica Emeirin.

Sembra un soldato, ma è un soldato che non verrà attaccato e che non morirà.

Non è nemmeno un prothean, eppure parla come loro, eppure ha la stessa espressione di Rudra.

 

Mentre il ricordo lo inghiotte, Javik sente la voce del Razziatore Bianco, così vicina e al contempo così lontana.

Ero una ribelle. Non approvavo la condotta dei miei fratelli.

Rudra era la guerriera migliore della squadra. Combatteva come un leone.

Niente e nessuno sembrava in grado di fermarla.

Ho cercato di aiutare. Ho cercato di darvi tempo, di farvi azionare le capsule di stasi.

 

La squadra prothean sta venendo decimata.

Rudra ed Emeirin si accucciano dietro ad un cumulo di macerie.

- Che diavolo succede? Perché ci mettono tanto tempo?- impreca la guerriera.

Emeirin si stringe nelle spalle:- forse è andato storto qualcosa.-

- Non è possibile!- ribatte Rudra, determinata - il capitano Javik ce la farà. Ce la deve fare. Quelle capsule sono l’ultima speranza del nostro popolo… l’unico modo per far risorgere l’Impero!-

- Potrebbero esser stati traditi!-

- Ce la faranno!- Rudra stringe il fucile talmente forte che le ferite che ha sulle mani si riaprono. Il sangue della prothean si mescola a quello dei nemici abbattuti - Dobbiamo solo resistere ancora un po’! Se riusciamo a ritirarci dietro a quelle fortifica…-

La granata cade esattamente davanti alle due guerriere.

 

Non credo di aver avuto paura.

Era come se le armi dei mutanti non potessero toccarmi.

Lei… lei non fu tanto fortunata.

 

Rudra è stesa a terra, l’armatura perforata dai frammenti della granata.

 

C’era talmente tanto sangue…

 

Emeirin si china su di lei, cerca inutilmente di arginare le emorragie. Le ferite sono troppe, sono troppo profonde. Lo sguardo della giovane inizia ad offuscarsi.

- Il mio… il mio comunicatore è andato…- Rudra tossisce, mentre una scia di sangue le macchia il mento -… il segnale… Victory ha passato il segnale? Ce l’hanno fatta?-

Emeirin guarda l’edificio, vede un Razziatore puntare il suo cannone.

Abbraccia la giovane prothean, perché non veda, perché non capisca.

- Sì.- sussurra, sentendo che il peso di quella menzogna la tormenterà per tutta la vita - il segnale è partito. Le capsule di stasi sono attivate.-

Gli occhi di Rudra si riempiono di lacrime di sollievo e commozione.

- L’Impero risorgerà…- tossisce di nuovo, macchiando di sangue le mani di Emeirin -… lui… lui farà un gran bel lavoro. Mi… mi sarebbe piaciuto…- respirare le diventa sempre più difficile. Le immagini si sfocano davanti ai suoi occhi, i suoni diventano ovattati -… in un altro tempo… in altre circostanze… avremmo avuto una possibilità.- un altro colpo di tosse. Altro sangue -… ma non… non c’è spazio per… per l’amore, qui. Nel prossimo… nel prossimo Impero… sono certa che… che lì… se solo non ci fosse stata la… la guerra… noi saremmo potuti essere felici…-

Le immagini scompaiono, i suoi occhi si spengono.

Emeirin l’abbraccia, delicatamente, cullandola fra le braccia.

- … avremmo potuto stare… stare insieme.-

La testa di Rudra si affloscia su un lato, i suoi occhi spalancati a contemplare il cielo, a sognare un nuovo Impero che non sorgerà mai.

 

Javik rimane paralizzato, mentre il dolore lo assale e lo sommerge.

Si sente prostrato, la sofferenza gli blocca il respiro.

Eppure dall’angoscia sboccia una nuova consapevolezza.

Non ucciderà Emeirin. Concederà una possibilità al Razziatore Bianco.

Non perché gli ha mostrato Rudra, ma perché gli ha mostrato sé stessa. Gli ha dato la prova che cercava, gli ha dimostrato quanto ferocemente abbia combattuto per ostacolare i suoi fratelli, pur senza poterli uccidere.

La mano di Emeirin allenta dolcemente la presa sul suo braccio

- Nessuno dovrebbe assistere alla fine della sua razza.- sussurra la giovane, ancora assente, ancora connessa a tutti i suoi figli, ai fratelli che temeva di aver perduto - Mi dispiace per te, ma tu fra tutti puoi comprendere le mie azioni. Ho ingannato chi si fidava di me, ma l’ho fatto per proteggere la  mia specie dall’annientamento.-

Javik annuisce, mentre la mano di Emeirin gli scivola lungo il braccio e ricade sul lettino.

Il prothean tira a sé uno sgabello e, mentre la voce del Razziatore Bianco pervade la sua mente, sente uno strano sollievo dilagare nel suo animo, un balsamo in grado di lenire le peggiori ferite.

- La guerra è finita.- realizza, in un battito di ciglia.

 

Non saremo più carnefici, ma guardiani.

La voce di Emeirin ha ripreso a riecheggiare nelle menti di soldati e Razziatori.

La sua quiete, la sua perfezione. Prima di essere un leader è semplicemente una madre.

Seguitemi, figli miei e realizzeremo il desiderio dei nostri Creatori.

Seguitemi e la distruzione non sarà né il nostro fato né il nostro vessillo.

“Seguitela”un sussurro si leva da oltre spazi sconfinati.

Mille manufatti iridescenti splendono nelle tenebre, mentre i Leviatani uniscono la loro voce a quella della loro IA, dello strumento in cui hanno risposto le loro speranze di pace.

“Seguitela”

I soldati - Umani, Asari, Turian, Krogan…- tutti rimangono immobili, col fiato sospeso.

Increduli, frastornati quanto e forse più dei Razziatori.

Solo i Geth, dalle loro navi, annuiscono grazie alla loro nuova consapevolezza.

E’ una situazione che possono comprendere e che riescono ad apprezzare.

Intuiscono prima degli altri che è la fine dell’interminabile guerra fra organici e sintetici.

 

Epilogo

 

 

Sulla stazione, anche Konstantin sente quelle parole.

E, mentre le ascolta, si rende conto di aver preso la scelta giusta.

- E’ finita.- sussurra, stringendo la mano alla medaglietta identificativa.

Mentre sente di perdere la propria presa sulla realtà, pensa a Thane.

Al significato che lui è riuscito a dare alla sua vita. A tutta la forza che le ha donato.

Non ha avuto occasione di farglielo capire per davvero, ma è merito suo se lei ha avuto la forza di concludere la guerra, di arrivare a vedere quel giorno.

Si appoggia una mano sul fianco, sentendo il sangue impregnarle i vestiti.

Il suo ultimo pensiero è che spera di rivederlo presto, oltre l’Oceano.

E’ in pace con la morte, adesso. E’ in pace con tutto.

Avrebbe tanto voluto rivederlo…

Mentre il buio la inghiotte, Konstantin Shepard rivive un sogno che ha fatto tempo prima.

 

Una bambina corre scalza sull’erba.

Lei e Thane la stanno a guardare, mano nella mano.

Lui ha una catenina al collo, il cui ciondolo è un anello di metallo argenteo, con incisa una data.

Konstantin non riesce a leggerla, ma sa che è incisa anche sull’anello che lei porta al dito.

Il vento scompiglia i capelli della bambina, mentre si dirige verso di loro.

- Piccola.- l’accoglie Shepard, con un sorriso radioso.

Thane la prende fra le braccia e la fa volteggiare in aria. La bambina ride, poi lo bacia sulle guance.

 

Mesi prima, quel sogno è diventano un incubo. Il cielo è diventato nero e l’Araldo li ha separati per sempre.

Eppure, stavolta il finale è diverso.

 

Il sole continua a splendere.

Il Razziatore Bianco appare fra le nuvole d’ovatta.

- Hai fatto un buon lavoro, piccola mia- sussurra, con la voce di Emeirin.

Kolyat appare da un angolo del prato. Prende la bambina in braccio, baciandole la guancia.

- Grazie, Shep.- dice, guardandola negli occhi.

Anche Thane la sta guardando. Le si avvicina, per posarle un dolce bacio sulle labbra.

- Ti amo, siha.-

 

Mentre il sogno culla la sua coscienza, il mondo di Konstantin Shepard diventa nero.

 

 

 

Infermeria della Normandy.

Tre giorni dopo.

 

“- Sì.- ripete, posandomi un bacio a fior di labbra - quando la guerra sarà finita, io risponderò di sì.-”

Thane riemerge dal mondo dei ricordi.

La situazione non è cambiata.

Sulla Terra è notte fonda. Fra le macerie sono sorte tendopoli ed accampamenti provvisori.

Tutti festeggiano, brindano ai propri morti, si sentono liberi di pensare al proprio futuro.

Ma lui non può festeggiare. Nessun membro dell’equipaggio riesce ad essere davvero felice.

Konstantin giace sul lettino di fronte a lui. E’ pallida come la morte e, anche se le ferite esterne sono state medicate e il sangue è stato pulito, quelle interne sono ancora aperte e le risucchiano avidamente la vita.

- Non riesci a dormire, eh?- lo richiama dolcemente la voce di Emeirin.

Il Razziatore Bianco si siede accanto al drell, appoggiandogli una mano sulla spalla.

- Dormire...- Thane scuote il capo, come se il concetto fosse semplicemente assurdo - Aspetto che si svegli.-

Emeirin annuisce:- aspetterò con te.-

I Razziatori si sono dispersi nell’universo, per riparare i danni che hanno causato.

Ma il loro leader - la loro madre - è rimasta in quel corpo organico che ha abitato per tanto tempo.

E’ rimasta perché la sua bambina è in coma e nessuno sa dire quando starà meglio.

- Presto starà meglio - dice, a voce alta - ne sono convinta.-

Ma suona come una frase fatta, senza sostanza, senza convinzione.

- Ho sempre pensato di aver accettato la morte. Di essere pronto alla separazione.- una lacrima scivola lungo la guancia di Thane - mi vergogno della mia debolezza... ma non… non sono pronto a vivere senza di lei.-

I ricordi del tempo passato insieme lo tormentano ogni istante, non gli danno requie.

E’ perseguitato dal suo sorriso, dalla sua energia, dal suo amore.

Non riesce a trovare alcuna consolazione nei discorsi fatti, nell’idea che si ritroveranno, al di là dell’Oceano.

- Non c’è niente di cui vergognarsi.- sussurra Emeirin.

Accarezza distrattamente il viso di Konstantin, scostandole una ciocca di capelli dal viso.

La sua bambina è cresciuta. E’ cresciuta e ha salvato il mondo.

No. Non ha solo salvato il mondo.

Ha creato la pace, ha gettato le basi per quell’armonia perpetua che i Leviatani, nella loro onnipotenza, erano riusciti solo ad immaginare.

- Presto starà meglio.- ripete, a voce più alta.

E questa volta ne è davvero convinta.

 

 

L’ultima Coda: signori, questo è quanto.

 

Ecco la conclusione di una fanfic su cui non avrei mai - e poi mai - scommesso.

Ci sono cose che terrei e cose che cambierei… ma, nel complesso, sono davvero soddisfatta.

Tante grazie per il supporto che mi avete dato durante questo percorso, per la pazienza per gli aggiornamenti irregolari e per le recensioni, sempre gentili.

Grazie mille per tutto e spero di risentirvi presto!

 

- La Matta - passa e chiude.

Cu-cù a tutti voi!

 

 


  
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