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Autore: Geliader    27/04/2008    3 recensioni
Non ha senso, eppure mi piace. Un uomo suona il sax al margine di una strada, e la città gli risponde con le ultime schegge di anima di qualche passante e con il triste contratto di tre muse.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Sad Sax Simphony

A Sad Sax Simphony

 

 

 

 

 

 

 

Un uomo rannicchiato al margine di una strada senza uscita.

Indossa gli stessi vestiti da molti anni ormai; ha le stesse scarpe ogni giorno più consunte e gli stessi pantaloni di cui non ricorda il colore originale. Dorme per terra e ormai ha imparato che non c’è un pavimento comodo per strada.

Scrive poesie di tanto in tanto, e le dedica tutte alla luna, spettatrice e madrina di ogni sciocchezza e compagna fedele solo a sé stessa. Non ha amici, quell’uomo che dorme rannicchiato per strada. non ricorda di averne mai avuti.

Ha assaggiato la solitudine e ha scoperto che è l’unica amica che non ti tradirà mai.

Ha scoperto di avere molte amanti nelle eroine e nelle streghe dei libri, che ogni tanto trova. E se non se trova, l’uomo le inventa. E scrive poesie, mentre il suo vicino di casa suona il sax.

Il suo vicino dorme dall’altro lato della strada, sul marciapiede e suona il sax tutto il giorno per un paio di monete e troppe occhiate sprezzanti. Il primo uomo gli vuole bene, ha imparato a volergliene. Non gli ha mai parlato, ma quando suona quell’uomo parla alla sua anima timida e al suo cuore riparato dai rovi.

Quell’uomo suona il sax tutto il giorno ma è solo la notte che la città gli risponde.

È solo di notte che suona per lei, suona per la luna e per le maschere dietro alle quali si nasconde.

L’uomo del sax cala di un’ottava e parla ad un’altra scheggia di anima e, se prima si rivolgeva, alla ragazza col vestito rosso, ora è alla vecchia che parla.

E la vecchia ha un sussulto, ma non sa cosa sia; però, per un attimo le viene in mente che una sua cara amica è in ospedale. Non la vede da tanto perché lei l’ha tradita e l’orgoglio non le permette di concedere il perdono. Ma l’uomo del sax è calato di un’ottava e parla alla sua scheggia di anima. La andrà a trovare e la scuserà, la lascerà

morire senza rimorso.

L’uomo del sax non fa distinzione.

Ha parlato alla giovane vestita di rosso, ha conversato con l’ultima scheggia di anima di una vecchia incarognita e rancorosa. E ora parla anche al matto. Il sax cambia melodia e ritmo più spesso adesso; per parlare con l’anima di un matto che ha così tanti colori, bisogna cambiare altrettanti suoni e trasformarli in odori. Così il matto, che è il sindaco del suo piccolo mondo, il parroco dei suoi mille colori e il maestro della sua folle filosofia, ascolta la melodia del sax.

L’uomo del sax conosce un vecchio trucco: per parlare ai matti, l’ideale è quella vecchia melodia dei negri nei campi di cotone, che urlavano a voce bassa il loro dolore e ghignavano sorridenti la loro unica disperazione. In un unico coro, allegro per forza e malinconico per contratto.

E la malinconia attraversa l’oceano e si posa lì, nell’anima del matto, che smette di urlare e inizia a vivere qualche minuto di più. L’uomo del sax si piega sul suo strumento e canta di nuovo alle sue muse.

La prima musa è una bionda che fa la puttana, si chiama Tiffany e ha gli occhi sempre dipinti; la seconda è un’attrice dei borghi e ha il nome di un fiore. Viola saluta l’uomo del sax con un sorriso, prima di ridare di nuovo le carte.

La terza musa è la vecchina dei piccioni.

La musa senza labbra perché l’uomo del sax non l’ha mai sentita parlare e senza occhi, perché l’uomo del sax non li vede e senza orecchie perché non risponde mai al suo richiamo. Eppure, se l’uomo del sax si piega sul suo strumento e intona la sua invocazione alle muse, il bimbo di Tiffany ride, Viola lo saluta con un sorriso e la vecchina dei piccioni sorride tra sé.

E l’uomo del sax sorride a sua volta, un po’ stanco. La vecchia lo sa, che le sue muse in cambio della perfetta melodia pretendono schegge di anima in cambio. Così la vecchia ha un giorno di più, Viola potrà sorridere ancora e Tiffany avrà di che mangiare. Ma l’uomo del sax è sempre più stanco e perde un grammo di felicità ogni sera.

Ma un grammo di meno, è un chilo di pace più vicino. E allora l’uomo del sax suona per gli angeli e gli angeli tacciono per ascoltarlo un momento. Anche i demoni si fermano ad ascoltare l’uomo del sax e quel maniaco che sta per uccidere ancora, si aggiusta il cappello e sorride appena, se ascolta l’uomo del sax.

C’è un mafioso che ogni domenica sera chiede all’uomo del sax di suonargli qualcosa e l’uomo del sax risponde ogni volta che è al suo strumento che dovrebbe chiedere; è il sax a decidere qual è la melodia per quella sera, non l’uomo del sax.

L’uomo del sax non ha nemmeno un nome.

Non ne ha diritto: lui nato per suonare il sax.

E morirà con il sax tra le braccia, e dieci chili di pace per sé.

  
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