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Autore: Beauty    19/11/2013    17 recensioni
E se Belle e Rumpelstiltskin si fossero incontrati nella vita reale?
Mr. Gold, attraverso i suoi patti, tiene in pugno l'intera Storybrooke. E' considerato un uomo malvagio e incapace di amare, ma quando Belle French, per saldare i debiti del padre, accetta di lavorare per lui, le cose si rivelano diverse da come appaiono. Ben presto, Belle e Mr. Gold si ritroveranno inaspettatamente a provare dei sentimenti l'uno per l'altra, ma qualcuno intanto sta tramando nell'ombra...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Library
 
Sei mesi dopo
 
- Dove mi stai portando?- Belle chiese forse per la centesima volta in un’ora, scoccando un’occhiata all’uomo seduto accanto a lei a bordo dell’auto, al posto di guida. Gold aveva mantenuto un sorrisetto sghembo e sornione sin dal momento in cui avevano lasciato il negozio, e per tutta la durata del viaggio si era limitato a rispondere alle insistenti domande della fidanzata solo con monosillabi e allusioni che definire poco chiare sarebbe stato un cortese eufemismo.
- Vedrai…- le rispose, senza smettere di guidare.
- Continui a dirmi così. Un indizio?- incalzò Belle.
- Mi spiace, dearie, ma non posso rivelare nulla. Per il momento accontentati di avere pazienza.
Belle sbuffò, incrociando le braccia al petto e fingendo un broncio con i fiocchi, ma in realtà le veniva da ridere, pur non sapendo bene a cosa attribuire quell’ilarità. Era per metà impaurita ed eccitata, ma di certo quando Robert, quel pomeriggio, le aveva annunciato che avrebbero chiuso il negozio un po’ in anticipo perché aveva una sorpresa per lei, non era salita sulla sua Cadillac con la stessa, strana e inspiegabile paura che aveva avvertito quel pomeriggio di sei mesi prima, quando Jefferson l’aveva spinta sulla sedia a rotelle fino ai sotterranei dell’ospedale, nel vecchio manicomio di Storybrooke.
Ora si sentiva al sicuro, come mai in vita sua: sapeva di potersi fidare di chi le stava intorno, Robert primo fra tutti.
Quel pensiero la riportò inevitabilmente alla consapevolezza che non sempre era stato così. Anzi, quasi mai, nella sua vita, dopo la morte di sua madre aveva potuto dire di fidarsi completamente di qualcuno, ad eccezion fatta per le sue amiche. Belle sospirò, sforzandosi di seguire il consiglio dell’uomo e vivere nell’ignoranza senza scalpitare troppo; no, decisamente la sua vita non era stata delle più tranquille e sicure che si potessero desiderare, ma ora poteva affermare con certezza che, con Robert e le sue amiche accanto, non avrebbe mai più avuto nulla da temere.
Certo, ci era voluta una gran brutta esperienza per arrivare sino a quel punto.
Belle sospirò nuovamente, abbandonandosi contro il sedile foderato in pelle della Cadillac, mentre Gold continuava a guidare, in silenzio: era come nelle favole, pensò; dopo la notte buia e tempestosa, il mattino dopo arrivava sempre il sereno. Anche se quella storia, sul principio, era stata veramente lontana dal classico e vissero per sempre felici e contenti.
Il peggio era passato, ma ancora non potevano smettere di combattere, nessuno di loro.
Come aveva promesso il dottor Whale, Gold si era ristabilito abbastanza in fretta, anche se la convalescenza era stata tutto un brontolio in risposta alle moine della ragazza – brontolio che comunque non tardava a trasformarsi in tenerezza di fronte alle cure di Belle.
Gaston alla fine non era riuscito a scampare alla sua punizione, nonostante il denaro del senatore Prince per un attimo fosse parso abbastanza sufficiente da tirarlo fuori di prigione. Tuttavia, gli avvocati profumatamente pagati e tutte le attenuanti avevano avuto poco successo: Gaston aveva una fedina penale ancora più sporca della sua coscienza, costellata da una serie di piccoli crimini accumulati negli anni, da piccole multe e ritiri di patente per guida in stato di ebbrezza, fino a uno stato di fermo per il possesso non autorizzato di droghe leggere e diverse denunce per aggressione, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Era stato abbastanza per screditarlo ancora di più agli occhi della giustizia: Belle aveva accettato di testimoniare durante il primo processo a suo carico, e fra non molto avrebbe dovuto farlo anche nel secondo. Il suo avvocato le aveva detto che, con un po’ di fortuna, quest’ultimo avrebbe condotto a una sentenza definitiva, e che Gaston Prince si sarebbe beccato almeno dieci anni, con tutto quello che aveva fatto.
Più lunga invece sarebbe stata la faccenda che riguardava Regina Mills: Belle, Ruby, Ashley, Michelle e Mary Margaret si tenevano costantemente informate sul suo caso da Emma. Il Vicesceriffo aveva preso parecchio a cuore la questione per via di suo figlio, e a quanto pareva stava facendo di tutto per dare una mano all’ex sindaco di Storybrooke. Stando a quanto raccontava Mary Margaret, Emma continuava a sfoderare un sacco di attenuanti con l’avvocato difensore, Albert Spencer – un mastino della legge, una specie di Terminator dei tribunali, tanta era la sua determinazione e la sua fama per il gran numero di cause vinte, specialmente penali –, il quale non tardava a sbandierarle in sede di processo. Con un po’ di fortuna, diceva Emma Swann, Regina Mills se la sarebbe cavata con cinque anni, i quali sarebbero potuti anche essere convertiti in arresti domiciliari o lavori socialmente utili.
Belle si era ben guardata dallo spifferare tutta la verità riguardo al suo rapimento, essenzialmente perché, dopo aver appreso i motivi per cui Regina voleva il denaro di Gold, pur non giustificandola l’aveva compresa, e in secondo luogo perché la stessa cosa era accaduta con Jefferson.
L’infermiere si era scusato con lei più e più volte, e spesso e volentieri era stato sul punto di scoppiare a piangere per il rimorso: continuava a ripetere che gli dispiaceva, che non avrebbe voluto farle del male, che era stata Regina Mills a obbligarlo, e che aveva fatto tutto per timore di perdere sua figlia. Alla fine, Belle aveva deciso che tenere la bocca chiusa era la cosa più giusta da fare, per chiunque e, sebbene i primi tempi temesse che Gold volesse ammazzarlo, con il tempo i rapporti fra lei e Jefferson si erano evoluti fino a diventare, se non amichevoli, abbastanza rilassati.
Complice anche la sua nuova amicizia con Michelle Wood.
Belle si lasciò sfuggire una risatina: ancora, le pareva quasi che quella fosse come una favola.
E in ogni favola che si rispetti, non manca mai la storia d’amore. O le storie d’amore.
In quel senso, tutte loro, chi più e chi meno, in un modo o nell’altro avevano avuto il loro lieto fine.
Visto e considerato che, dopo la separazione da sua moglie, il suo fidanzato non poteva continuare ad alloggiare – più o meno a scrocco, come bisbigliava Ruby – al Granny’s, e a maggior ragione ora che c’era un bambino in arrivo, Mary Margaret aveva deciso di aprire le porte del suo appartamento a David Nolan, e i due avevano iniziato a vivere insieme da qualche mese. L’ultima volta che Belle era stata a trovarli, le pareti della camera da letto erano state ridipinte, i mobili spostati in modo da fare più spazio e il vecchio sgabuzzino dove la maestra e la sua precedente coinquilina tenevano gli abiti estivi sgombrato e verniciato con un bel rosa chiaro. Mary Margaret aveva già iniziato a fare compere per il piccolino in arrivo: aveva dichiarato che, per ora, fino a che Kathryn non si fosse decisa a firmare le pratiche per il divorzio – e Leopold ed Eva, pur essendo entusiasti dell’arrivo di un nipotino, non fossero riusciti a guardare in faccia il futuro genero – avrebbe accantonato le varie spese volte all’acquisto dell’abito da sposa e del matrimonio per dedicarsi a comprare il necessario per il nascituro.
Le sue amiche le davano una mano: in particolare, Belle e Ruby erano riuscite, unendo parte delle due mensilità, a regalarle una carrozzina che la maestra aveva etichettato come un amore.
Ora, il momento del parto si avvicinava e Mary Margaret, nonostante i nervi a fior di pelle causati dallo stress e dagli ormoni, era sempre più contenta e impaziente: dalle ecografie era emerso che sarebbe stata una femmina, il che avrebbe dato modo alla maestra di farsi perdonare battezzando sua figlia con lo stesso nome della sua ex coinquilina, sfrattata in nome del Vero Amore.
Anche se, Belle pensava, Emma Swann non era stata poi tanto dispiaciuta di lasciare l’appartamento di Mary Margaret: sebbene inizialmente riluttante e di carattere decisamente poco incline al sentimento e alle romanticherie in generale, il Vicesceriffo aveva alla fine deciso di accettare la proposta di Graham e trasferirsi a vivere da lui, trascinandosi dietro anche suo figlio. A quanto diceva Emma, il piccolo Henry si era adattato abbastanza bene alla situazione: era sereno, aveva un buon rapporto con Graham ed era felice di poter andare fino a Boston una volta al mese per poter incontrare la madre adottiva.
Emma non riteneva che il carcere fosse un luogo adatto per un bambino di neanche undici anni, per ora non pareva esserci altra soluzione, almeno fino a che Regina non avesse avuto accesso agli arresti domiciliari. In ogni caso, non le sarebbe più stato possibile svolgere le mansioni di sindaco di Storybrooke…carica che, sei settimane dopo il suo arresto, era stata rivestita dietro regolari elezioni da nientemeno che il dottor Archibald Hopper.
Era stato uno shock per tutti – il diretto interessato in primis, dato che mai si sarebbe aspettato di vincere –, ma mai quanto per Granny Lucas quando aveva scoperto che sua nipote la spiantata era la ragazza del nuovo sindaco della città. Ruby aveva fatto il tifo per Archie con entusiasmo pari solo a quello di una grupie durante tutta la durata delle elezioni – Belle e Michelle sghignazzavano spesso dicendo che, se il dottor Hopper era stato eletto, questo era avvenuto solo per sfinimento di tutti coloro che avevano la sfortuna di incorrere nelle chiacchiere della cameriera – e, quando l’uomo aveva vinto al ballottaggio con Sydney Glass, per più di due settimane se n’era andata in giro atteggiandosi come la nuova Michelle Obama.
Poi, ringraziando il cielo, a furia di suppliche da parte loro e minacce di Granny armata di battiscopa, Ruby si era decisa ad abbassare un po’ la cresta. Lavorava tranquillamente nel locale di sua nonna come aveva sempre fatto, aveva preso a uscire regolarmente con Archie e, a quanto pareva, da un po’ di tempo a quella parte stava iniziando a prendere dimestichezza con i libri dei conti.
Granny si lamentava sempre più spesso di essere anziana, di volersi finalmente godere la pensione e la vecchiaia, motivo per il quale doveva fare in fretta a istruire sua nipote, se non voleva che la tavola calda andasse inesorabilmente a catafascio quando lei avesse deciso di ritirarsi – sebbene Ruby dichiarasse di essere ancora troppo giovane per mettere la testa a posto.
Chi invece aveva messo la testa a posto, tre mesi prima, era stata Ashley, ora diventata ufficialmente la signora Herman. Lei e Sean si erano sposati: era stato un rito civile, breve e sobrio, anche se non erano mancati un bell’abito da sposa e tante risate. Belle si era ritrovata a fare da damigella insieme a Ruby e a Mary Margaret, nonché baby-sitter d’eccezione della piccola Alexandra durante il rinfresco tenutosi al Granny’s e, sebbene sorbirsi tutte le lamentele del padre dello sposo sul fatto che quello non fosse il posto adatto per un ricevimento non fosse stato affatto piacevole, a fine giornata aveva comunque avuto la consolazione di poter stare un po’ con Robert, che era riuscita a trascinarsi dietro nonostante le proteste iniziali.
Il matrimonio di Ashley, in effetti, era stata l’occasione buona per tutte di presentarsi accompagnate dai rispettivi cavalieri: la sposa e Sean, naturalmente, ma anche lei e Gold, Mary Margaret e David, Ruby e Archie, Emma e Graham…e Michelle con Jefferson.
Sì, alla fine tutte le supposizioni su loro due erano state confermate. Michelle aveva detto che lei e l’infermiere erano ancora in fase di conoscenza, anche se il rapporto che si era creato fra loro due e la piccola Paige lasciava intendere che ci fosse qualcosa di più solido rispetto a una semplice cotta. La farmacista aveva dichiarato che lei e Jefferson si vedevano regolarmente, alla luce del sole; aveva inoltre assicurato che non era stata diseredata, che zia Faye aveva accettato la cosa a denti stretti, che zia Florence non aveva avuto un colpo apoplettico come aveva temuto, e che zia Sally non aveva imbracciato il bazooka, anzi, si dimostravano molto affettuose con la figlia del suo ragazzo.
Quanto a lei…beh, Belle era felice che tutto quel pasticcio si fosse risolto per il meglio, ma era anche consapevole che, presto o tardi, si sarebbe dovuta tirare su le maniche. E così aveva fatto.
Come aveva previsto, i rapporti con suo padre si erano interrotti del tutto: lei e Moe non si erano più parlati, da quella furiosa litigata. Anzi, saputo ciò che era accaduto e quali fossero ora i rapporti della ragazza con Gold, l’uomo aveva iniziato ad evitarla, quasi come se nutrisse nei suoi confronti un timore reverenziale: per strada fingeva di non vederla, a volte cambiava addirittura marciapiede.
Si vedeva che aveva la coscienza sporca, ma per Belle quello era solo comportarsi da vigliacco.
All’inizio ci aveva sofferto, ma poi, ritornando con la memoria al passato e al fatto che da suo padre non aveva ricevuto niente se non botte e umiliazioni, si era decisa a farsi forza e a guardare avanti.
Sebbene Gold si fosse offerto di ospitarla a casa sua, Belle aveva preferito trasferirsi da Ruby in attesa che le acque si calmassero: aveva vissuto per un paio di settimane a casa dell’amica, sotto l’ala protettiva di Granny, fino a che non si era accordata con quest’ultima per una stanza al Bed & Breakfast, pagando l’affitto alla donna una volta al mese. Poi, era arrivata la spinosa questione del lavoro: Belle aveva racimolato qualche cosa aiutando il dottor Hopper a traslocare dal suo vecchio appartamento ai nuovi alloggi del sindaco e facendo da baby-sitter ad Alexandra, Henry e Paige, poi aveva preso a lavorare regolarmente e stipendiata al banco dei pegni di Gold, come commessa. La sera, tre volte a settimana, andava al Granny’s e indossava la divisa da cameriera, dando una mano a Ruby e alle altre ragazze. Era dura, ma Belle non se ne lamentava: per la prima volta in vent’anni, sentiva di avere in mano la sua vita. Di essere felice.
Anche se, in quel momento, Gold stava facendo di tutto per smorzare la sua felicità continuando a tenerle nascosto dove la stava portando e quale fosse questa fantomatica sorpresa. Belle aveva cercato di indovinarlo in tutti i modi: non erano usciti da Storybrooke, ma questo era ben poco da cui partire. Stava per tornare all’attacco chiedendogli dove stessero andando, quando Gold si voltò verso di lei, dicendole di chiudere gli occhi. Per Belle, quello fu il segnale che erano in dirittura d’arrivo: ubbidì, coprendosi gli occhi con i palmi delle mani.
Trattenne il fiato quando Gold accostò, spegnendo il motore dell’auto.
- Dove…dove siamo?- balbettò Belle, chiedendosi se dovesse guardare o no.
- Abbi pazienza ancora un poco, presto lo vedrai…
- Posso aprire gli occhi?
- No.
Belle sbuffò, scalpitando, cominciando ad agitarsi sul sedile. Gold scese dalla Cadillac, raggiungendo il posto del passeggero e aprendo la portiera alla ragazza. Belle scese a tentoni, aiutata dall’uomo, con ancora gli occhi chiusi. Gold la guidò in avanti, facendole fare pochi passi sul marciapiede fino ad arrestarsi.
- D’accordo. Ora puoi aprire gli occhi, se vuoi.
Se voleva? Belle non aspettava altro.
La ragazza abbassò le mani, sbattendo le palpebre. Quel che vide la lasciò perplessa: si trovavano di fronte a una porta a due battenti, verniciata di bianco, collocata sotto un portico a colonne. Belle rimase interdetta: era quella la sorpresa di cui le aveva parlato? Ci doveva essere qualcos’altro sotto…
- Ehm…carina - buttò lì, in attesa di una spiegazione che non tardò ad arrivare. Gold si lasciò sfuggire una risatina, prendendo a rovistare in una tasca della giacca.
- Un’altra donna mi avrebbe come minimo ricoperto d’insulti, ma ti ringrazio per non averlo fatto…- Belle lo vide estrarre dalla tasca una scatolina rettangolare, prendendola dalle sue mani quando gliela porse. La osservò per un lungo istante, incerta.
- Che cos’è?
- Beh, aprila…- ammiccò Gold.
Belle non se lo fece ripetere due volte, e aprì la scatola: dentro c’era una chiave. Sogghignò.
- Immagino che occorra ad aprire la porta…
- Immagino di sì…
Belle ubbidì, divenendo di secondo in secondo sempre più curiosa. Si sentiva come la protagonista di un romanzo, Alice nel Paese delle Meraviglie, dove la bambina doveva aprire una porta con una chiave. E in effetti, quello che vide fu più grande di ogni meraviglia.
La prima cosa che riuscì a mettere a fuoco furono i libri.
Libri e libri, pile di volumi riposti ordinatamente in fila su ripiani, banconi, scaffali, tutti in ordine di genere, titolo e autore. Belle rimase a bocca aperta, muovendo come ipnotizzata alcuni passi all’interno della stanza. Si trattava di uno stanzone di chissà quanti metri quadri, con un bancone stile reception contro una parete su cui erano posti un computer, una stampante con scanner e tutto l’occorrente per una scrivania: tutt’intorno, spuntavano scaffali ricolmi di libri da ogni dove, alti fino al soffitto. Belle realizzò dove si trovava, dandosi della stupida per non averlo compreso prima: era la vecchia libreria, la biblioteca che era rimasta abbandonata per anni, inutilizzata, sigillata da assi di legno e lasciata a sé stessa, in rovina. Ora, invece, appariva grande e luminosa, pulita e ordinata, e tutt’intorno c’era odore di vernice fresca. Belle avvertì un capogiro per lo stupore, e si voltò a guardare Gold: l’uomo se ne stava sulla soglia della porta, con un sorriso incerto sulle labbra.
- Questa…- boccheggiò la ragazza.- Questa…questa è…
- La vecchia biblioteca, sì - confermò Gold.- La sorpresa di cui ti avevo parlato…Ti piace?
- E’…- sulle labbra di Belle stava iniziando a spuntare un gran sorriso, ma era ancora frastornata.- E’ per me?- quasi non le sembrava vero.- Vuoi dire che…
Gold annuì.
- Per quanto fossi felice che tu stessi insieme a me, da un po’ di tempo avevo iniziato a pensare che fossi sprecata a lavorare in quel posto polveroso che è il mio negozio - spiegò.- Mi dispiaceva vederti faticare così, fare mille lavori…Poi, la signorina Lucas mi ha parlato di una conversazione che avete avuto voi due su cosa ti sarebbe piaciuto fare…
- Ruby sapeva di tutto questo?- Belle inarcò le sopracciglia, incredula.
- Sì. Lei, la signorina Blanchard, la signora Herman, il Vicesceriffo e anche la signorina Wood…- disse Gold.- Io ho semplicemente accordato il permesso di poter utilizzare il locale, e loro mi hanno dato una mano a rimetterlo in ordine. La signorina Wood sosteneva che la polvere spuntasse fuori da ogni dove e il Vicesceriffo Swann si è rovesciata un secchio di vernice sulla testa, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. E’ da diverso tempo che questa città ha bisogno di una libreria, e soprattutto di una brava bibliotecaria che la sappia gestire. E chi meglio di una ragazza dolce e intelligente come te che ama i libri? C’è anche un appartamento per te, sul retro. Spero che…
Gold non riuscì a terminare la frase, vedendosi Belle gettargli le braccia al collo e prendere a baciarlo con così tanto entusiasmo da rischiare di soffocarlo.
- Grazie…!- riuscì a esclamare la ragazza fra un bacio e l’altro.- Grazie, grazie, grazie…!- continuò a ripetere, abbracciandolo. Riprese a baciarlo, senza sosta.- Ti amo! Grazie, non potevi farmi un regalo più bello…!
Gold sorrise, abbracciandola.
- Di tanto in tanto ne faccio una giusta, allora…
- Scemo…!- Belle rise, dandogli un ultimo bacio prima di staccarsi da lui e prenderlo per mano. - Dai, diamo un’occhiata in giro…!
L’uomo trattenne una risata di contentezza vedendo la fidanzata prendere a saltellare a destra e a sinistra nel tentativo di osservare tutto a suo piacimento senza perdere neppure un secondo di tempo, curiosando in ogni dove.
- Spero solo che questo posto non rimarrà chiuso a causa del troppo impegno della bibliotecaria nel leggere i suoi libri…
- Ehi, dove sta il bello nel gestire una libreria se non puoi leggere?- sghignazzò Belle, sollevando lo sguardo su uno degli scaffali e puntandolo su uno dei volumi. Era un libro molto spesso, posizionato un po’ obliquamente rispetto al resto della fila. La ragazza si sollevò sulle punte, prendendolo fra le mani.
Sorrise quando vide di cosa si trattava.
- Guarda qui!- esclamò, mostrando il libro a Gold. - Ne avevo trovata una copia identica nel tuo negozio, qualche mese fa. Ti ricordi? Era un libro di favole, quello che stavo leggendo il giorno dopo che…sì, insomma…che mi hai presa al volo quando sono caduta dalle scale…
- Sì, mi ricordo. E ricordo anche la conversazione che era seguita…
- Ti riferisci a quella storia della favola preferita? Mi avevi detto che la tua era Rumpelstiltskin.
- E tu invece no.
- Come?
- Se non ricordo male, non mi avevi dato una risposta - spiegò Gold.- E adesso? Sai dirmi qual è la tua favola preferita?- ammiccò, scherzosamente.
Belle non rispose, abbozzando un sorrisetto malizioso. Aprì il libro e prese a scorrerlo ostentando noncuranza. In realtà, stava cercando una favola ben precisa e, quando la trovò, scoprì che era come la ricordava: una storia che parlava della bellezza interiore e di chi sapeva scorgerla, andando oltre le apparenze; una storia d’amore, che si concludeva con un bel lieto fine.
- Hai trovato quello che cercavi?
La voce di Gold le giunse così dolcemente che alla ragazza si sciolse il cuore nell’udirla.
Belle sbirciò l’uomo che amava da sopra il libro aperto, sorridendo.
- Oh, sì. Certo che l’ho trovato…
Ma non si riferiva alla sua favola preferita.
Si stava riferendo a quella favola. La loro storia. Solo loro, e di nessun altro.
E in quel momento, Belle comprese che quella era la sua favola.
Non la storia di una Bella e di una Bestia. Non la storia di una ragazza sfortunata e di un uomo cinico. Semplicemente, la storia sua e di Robert.
E quello era ciò che Belle aveva sempre desiderato.
 
FINE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Ho finito la mia storia.
Ho…finito…la…mia…storia! E adesso che faccio?!
*va nel panico e si abbandona alla disperazione*
Okay, scherzi a parte, non sono così disperata. Certo, mi dispiace, c’è sempre un po’ di malinconia quando si conclude una storia, ma ho un sacco di altri progetti e non tarderò a tornare a rompere le scatole a tutti voi, in questo fandom compreso (sì, è una minaccia XD).
Inizialmente, questo capitolo era stato pensato in tutt’altro modo, ma alla fine ho deciso di optare per questa versione. Non so dire obiettivamente come mi sia venuta, so solo che ho fatto del mio meglio. Forse Gold è risultato un po’ OOC, ma mi sono ispirata un po’ al sogno che Belle fa nella 2x04; l’ultima parte è un po’ sdolcinata, lo so, ma…che ci posso fare? Mi è venuta così…ù_ù.
Detto questo, passiamo ai ringraziamenti. Un enorme grazie a:
-  tutti coloro che mi hanno aiutato ad arrivare a quota + 330 recensioni;
- le 16 persone che hanno aggiunto questa storia alla lista delle ricordate: 1252154, annachiara27, Capinera, cara_meLLo, charlotte lewis, Chihiro, Christine_Heart, Emi16, GaaRamaru, Ginevra Gwen White, miticabenny, NevilleLuna, Rayne, theplatypus_, WhoCaresGirl;
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- tutti i lettori silenziosi.
Un grazie particolare va a:
annachiara97, per il suo splendido video;
- historygirl93, per la sua storia Beauty and the Dark One;-parveth, per avermi concesso i diritti su Michelle Wood;
LadyAndromeda, per avermi concesso i diritti sulla sua storia Lady and the Tramp in Storybrooke;
Sylphs, per aver segnalato questa storia come candidata alle scelte del sito.
Non mi resta che salutarvi tutti e darvi appuntamento alla prossima follia, se vorrete :).
Grazie a tutti, un abbraccio e un bacio dalla vostra
Beauty
  
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