тєαяѕ
“Similis
ero Altissimo*.”
Il giovane era impegnato in
quel momento
nella nobile, come amava definirla, arte della scopata a tradimento.
Era un angelo dall’anima dannata, nera come la bocca dell’Inferno o
come, che
dir si voglia, le meravigliose ali di un Cherubino, il quale spingeva
tra le
braccia di Lucifero un innocente essere umano.
Oddio, innocente fino ad un certo punto visto le colpe di cui in vita
si era macchiato.
Grave compito, il suo, anche se non mancavano momenti di sano
divertimento come
quello.
“Il diavolo non piange.”
Il peccatore aveva avuto la sua ultima occasione di divertirsi e, in un
certo
senso, il nostro demonio si era anche stancato di quel fiacco
giochetto:
persino in un Gamchicolh* la noia avrebbe presto preso il sopravvento…
Impuro, subdolo, tentatore e terribilmente affascinante era il modo
vanesio e
pigro con cui incantava le sue vittime, paragonabile in altre parole
allo
stesso metodo usato anticamente dal muto Astaroth*…
“Degno di un principe dell’Inferno.”
Lasciò che il fumo della sigaretta che aveva acceso investisse il volto
della
sua vittima, che imprudentemente si era avvicinata per concedergli
un
bacio.
“Mh, sei pronto?” Chiese con distacco, ignorando il tossire della
povera
creatura.
“La strada che porta all’Inferno non ha bisogno di segnalazioni:
sono i suoi
abitanti che ti conducono ad esso.”
“Se a condurmi tra le schiere della Stella del Mattino* sarai tu, non
vedo
perché non dovrei essere pronto.” Nella voce del peccatore il demone
leggeva
ironia.
“Non puoi liberarti delle fiamme dell’Inferno, Angelo Caduto.”
Il ragazzo si mise a sedere, scrutando con sguardo intenso l’animo
della
vittima.
“I cry, when angels deserve to die”
In fondo la morte era un avvento naturale della vita.
“Piangi demone?” Chiese ancora l'umano, notando una piccola lacrima
nascere e
morire negli occhi del giovane.
“Il diavolo non piange.” Soffiò l'altro in risposta, portandosi alle spalle della
creatura di
Dio e puntandogli un pugnale d’oro alla gola.
“Rido delle lacrime di fuoco e di ghiaccio che si perdono nei
tuoi
occhi, patetico…”
“Peccato che nel tuo caso non sia così.” Continuò l’anima dannata.
“Le tue ultime parole?” Lo freddò l’abitante dell’Inferno, ignorando quel maligno sibilio.
“In punto di morte c’è tanto di cui si vorrebbe discutere.” Bisbigliò
l'uomo.
“Scegli qualcosa, non ho molto tempo.” Fece ironico il giovane.
La vittima sorrise.
“Le porte degli Inferi si aprono, scende il buio.”
“Scelgo di non scegliere: le costrizioni mi sono sempre state strette.”
Rispose.
“Commovente, peccatore.” Le labbra del ragazzo si mossero appena nel
pronunciare quelle parole.
Le sottili e bianche dita del dannato si strinsero intorno alla gola
della creatura; il respiro veniva meno e Lucifero famelico attendeva il nuovo venuto.
La voce del Diavolo risultava dolce, profonda, sensuale e fredda; le labbra nere
articolavano le parole di un’antica ninna nanna di morte.
Infine, sottile fu la scia di sangue che bagnò il pavimento, sporcando i piedi
nudi del Caduto.
Il sangue bruciò sull’infernale pugnale dorato, mentre la ferita che si apriva
sulla
gola della vittima cicatrizzava: il corpo dell’essere umano giacque sul
pavimento, immobile e morto.
“Mi pagassero almeno.” Fece quello ironicamente -ah, ma d'altra parte era
stata
una sua malsana scelta, quella- e, spegnendo la sigaretta che fino a
quel
momento aveva tenuto tra le labbra nel sangue della vittima, rivolse uno
sguardo disgustato al cadavere del povero Cristo che aveva avuto
la nera
sfortuna di incontrarlo.
Certo, naturalmente anche il nostro demonio pretendeva il dovuto
pagamento, ma
una volta che anche l’Inferno ti aveva risputato fuori dalla sua nera e
sporca
gola, cosa potevi pretendere?
Lanciò un’occhiata al proprio riflesso nello specchio che occupava l’intera
parete
di fronte: ricambiava il suo sguardo quell’essere demoniaco dal
volto
angelico che aveva imparato ad amare ed odiare.
Aprì pigramente le ali scheletriche, liberandole dalla loro prigione di carne e sangue.
“Got lost in the fire”
In Paradiso aveva creduto di amare il freddo e il gelo, ma adesso era
circondato, perso nelle fiamme, inevitabilmente scottato da esse.
La dannazione eterna non era una carica di cui andare fieri e il Grande
Capo
lassù -o comunque gli inetti a lui sottoposti- dava non poche rogne
con il suo
redimere, redimere, redimere, redimere…
Aveva dato la vita all’Inferno cacciando dal Paradiso Lucifero,
qualcuno doveva
pur tenere compagnia a quell’altro scavezzacollo, no?
Sfiorò con la punta delle dita la superficie liscia e perfetta dello
specchio,
sorrise compiacendosi della propria bellezza, peccato per le lacrime che
scendevano
lungo le guance, guastando il quadro di quella perfezione divina.
“Il diavolo non piange!”
Guardò indispettito le gocce di acqua salata che evaporavano, trovando
la
morte, appena nate dagli occhi del demone.
“Le fiamme dell’Inferno ti faranno compagnia, per sempre.”
Quelle erano lacrime.
Lacrime.
Ma il diavolo, no...
Lui, lui non piangeva, o almeno le lacrime non potevano essere
versate…
Già, il diavolo non avrebbe mai versato nulla di simile… gli angeli
avrebbero
riso, gli angeli non avevano il diritto di prendersi il gioco dei
demoni.
Gli angeli erano, forse, creature ancor più immonde dei dannati.
I dannati sceglievano quella via per compiacere i propri istinti, non
importava
quale fossero le conseguenze, anche se un biglietto di sola andata per
l’Inferno era assicurato.
Negli angeli, crudele, sorgeva la malignità quando questi avevano uno
scopo da
raggiungere: fosse anche il più viscido degli inganni.
… E Yurij Ivanov in quell’istante si mostrò non solo per quella grande
troia
quale egli era, ma anche per quel demone piangente che aveva sempre
negato di
essere: sulla ferita della vittima lasciò correre la lingua dove, quasi
un
istante dopo, caddero tre calde lacrime: il più bel fiore con cui un
morto
potesse essere sepolto.
“Non sprecare quelle poche lacrime che ti è concesso di versare.”
Il demone scomparve, il suo sorriso suadente fu l’ultima ombra del suo
corpo a
sparire.
Continua…(?)
(*)Similis ero altissimo: “Sarò
simile
all’altissimo” le parole pronunciate da Lucifero prima di schierarsi
contro
l’Altissimo e fallire.
(*)Gamchicolh:spiriti
d’impurità guidati da Astaroth.
(*)Astaroth: Un principe
dell’Inferno,che appunto seduce con vanità e pigrizia
le sue vittime;è raffigurato come un uomo con mani e piedi di zampe di
drago,grandi ali nere,e tra le mani (o sarebbe meglio dire zampe XDXD)
ha una
serpe;alle volte viene anche rappresentato in groppa a un lupo.
(*)Stella del Mattino:altro
nome con cui si indica Lucifero,colui che era il
più brillante,più bello,più intelligente,fra gli angeli. La Stella del
Mattino
è il pianeta Venere,che è appunto il più luminoso all’alba,come quando
appena
cala la sera (Stella del Vespero),scoperta dovuta al grande (???)
Pitagora XDXD!