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Autore: Diavolo Bianco    22/11/2013    4 recensioni
La sua migliore amica si sposerà tra poche ore, ma Kate è nel casino totale e non gliene va una giusta. Si ritrova in possesso di un oggetto che lei non dovrebbe assolutamente avere. Il mondo intero è contro di lei. Ce la farà Kate a raggiungere la chiesa in tempo?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1-Un ritardo astronomico

-Kate dove sei?-
“Sul divano, perché?” La ragazza sollevò una spalla tenendo fermo il cellulare mentre con le mani apriva una lattina di qualche bibita a lei sconosciuta. Quella mattina era iniziata come una delle tante. Si era alzata trascinandosi dietro le coperte fino al bagno, dove le aveva abbandonante per farsi una doccia. Poi era andata in cucina per prepararsi un caffè, finita quella rapida azione si era vestita, perché ovviamente lei girava nuda senza nemmeno avvolgersi un asciugamano intorno al corpo bagnato. Aveva iniziato a correre per la città con la sua tuta nera e l’MP3 a tutto volume nelle orecchie. Dopo quasi due ore di corsa sfrenata era tornata nel suo piccolo appartamento, per farsi l’ennesima doccia. Aveva indossato dei vestite leggeri e si era seduta sul divano nella speranza di potersi guardarsi il telegiornale delle 10:00 sorseggiando una bibita energetica.
-Sei andata in tintoria?-
“What?”
-Devi ritirare il tuo vestito signorinella. La cerimonia inizia a mezzogiorno.-
“Cerimonia?”
-Pronto? Ma stai ancora dormendo? Oggi mi sposo Kate.- La ragazza sputò la bibita contro la tv, le goccioline iniziarono a colare lungo lo schermo. Corse in cucina e fissò nel panico il calendario. Quel giorno era segnato in rosso e anche circondato dai brillantini eppure lei se l’era scordato. E in più lei era la testimone.
“Damn!”
-Come?-
“Niente.” Kate corse in camera sua ed cominciò a prepararsi per uscire. Casa sua era un disastro e non aveva la minima idea di dove fossero le chiavi della macchina e il portafoglio.
-Comunque tra due ore devi essere qui, se riesci anche prima così sistemiamo le ultime cose.-
“O-okay.” Aprì tutti i cassetti del suo comodino, ma non li trovò. Raggiunse velocemente la sala e capovolse il piatto di ceramica dove teneva le bollette, ma apparte qualche elastico e delle lettere non concluse nulla. Più cercava più il disordine aumentava e lei entrava nel panico.
-Stai bene?-
“Si, si… sono solo emozionata.”
-Non dirlo a me. E se sbaglio qualcosa o inciampo mentre entro in chiesa?- Anche la futura sposa era molto agitata. Kate andò all’attaccapanni e frugò in tutte le tasche del suo giaccone. Finalmente trovò i due oggetti che le servivano.
“Sarai perfetta… come sempre.” Sorrise tristemente mentre indossava la giacca e usciva di casa tirandosi dietro la porta. Scese le scale e iniziò a correre verso la sua macchina grigio scuro.
-Grazie Kate.-
“Di niente Nina.” Aprì la portiera e si infilò dentro il veicolo. Girò le chiavi nel cruscotto e il motore ruggì.
-Ci vediamo in chiesa. Ciao.-
“Bye-bye.” Chiuse la chiamata e mise il telefono in tasca. Mentre aspettava che il semaforo all’incrocio diventasse verde, si diede una leggera pettinata ai capelli sfruttando lo specchietto retrovisore, per la fretta non si era nemmeno truccata e le occhiai la facevano sembrare uno zombie. Sbuffò e diede gas appena la fila riprese a muoversi. Osservò l’orologio da polso che segnava le 10:21.
“Diamine!” Si lanciò in una corsa scatenata per raggiungere la tintoria dove si trovava il suo vestito.
La sera prima era andata con Nina e altre amiche a dare l’addio al celibato in un nightclub di uomini spogliarellisti. Ma quasi tutte avevano finito per ubriacarsi. Così in un atto di pazzia lei e la futura sposa si erano lanciate contro tutti gli alcolici che avevano a portata di mano, se avessero avuto un po’ di testa si sarebbero ricordate che il vetro è  letale, ma erano totalmente andate. Così il vestito di Kate era stato strappato e anche schizzato da liquori di tutti i generi.
“Non è stata una genialata mettere il vestito della cerimonia.” Commentò mentre appoggiava la testa al finestrino chiuso. Era ferma ad un altro semaforo. “Però l’aroma alla ciliegia non era male.”
Quella sera mentre beveva un bicchiere di vodka alla ciliegia, Nina che era già completamente ubriaca, aveva dato una pacchetta al suo calice facendole ribaltare il liquido sul petto. Il vestito si era completamente impregnato di quella sostanza e il suo colore era mutato da rosa porpora era diventato violetto. Scattò il verde e la macchina raggiunse finalmente la sua destinazione, Kate si catapultò fuori dall’auto ed entrò nella lavanderia. Si bloccò appena superato l’ingresso. Davanti a lei c’erano dieci persone. Imprecò sotto voce mentre si tirava una manata alla fronte.
“Se me lo fossi ricordata prima, sarei potuta venire stamattina mentre facevo jogging.” Borbottò mentre aspettava che la fila proseguisse. Mezz’ora dopo mancavano ancora cinque persone, iniziò a cantare e a saltellare sui piedi per il nervosismo.
“Signorina si vuole calmare.” Si voltò verso la signora dietro di lei.
“Tra un’ora ho un matrimonio e qui stiamo proseguendo a passo di lumaca, vuole dirmi come faccio a calmarmi?” Sbraitò mentre si mordeva il labbro inferiore.
“Scusi, ma perché non è venuta prima?”
“Me lo sono dimenticata okay? Lei non si dimentica mai di niente? Dummy.”
“Lei non è italiana, vero?”
“No, sono inglese. Ma che centra adesso?” L’ultima cosa che voleva era mettersi a conversare con una donna pettegola mentre la sua migliore amica camminava verso l’altare.
“Curiosità.” Tornò a girarsi verso il bancone. Finalmente un’altra cliente sgombrò, ancora quattro persone e sarebbe toccato a lei. “Che lavoro fa?” Chiese la donna dietro alle sue spalle. Quella voleva sicuramente attaccare bottone.
“La moderatrice di assemblee condominiali.”
“Prego?” La donna spalancò gli occhi in confusione.
“Diciamo che quando alcune assemblee condominiali prendono delle brutte pieghe, vengono chiamati dei moderatori per evitare che i vicini facciano a botte fra loro.” Spiegò mentre osservava un altro uomo uscire dal negozio. Sperò con tutta se stessa che i tre davanti a lei si dessero una mossa, perché quella donna stava portando la sua pazienza a livelli stellari.
“Oh, mio fratello gestisce un’impresa del genere. Lei per quale ditta lavora?”
“Per la Sp-”
I'm a barbie girl, in a barbie world
Life in plastic, it's fantastic!
You can brush my hair, undress me everywhere
Imagination, life is your creation
Come on Barbie, let's go party!

“Oh myGod!” Afferrò all’istante il suo telefono. Maledicendosi per non avere ancora cambiato la suoneria.
“C-chi è?” Almeno il cellulare l’aveva salvata dalla donna pettegola alle sue spalle.
-Kate…-
“Nina? Che succede?” L’amica aveva una voce strana, quasi come fosse in imbarazzo.
-…La fede…-
“Non capisco.”
-L’hai tu.- Si bloccò per un secondo.
“Ma che stai dicendo? Io non la posso avere.” Rise leggermente.
-…Guardati l’anulare sinistro…- Abbassò lo sguardo sulla sua mano e quando vide quel cerchietto dorato al suo dito per poco non svenne.
“Com’è possibile…?”
-Questo non ha importanza. Appena puoi portamela.-
“Nina? Aspetta. Nina!” L’amica aveva già riattaccato. Fissò interdetta il cellulare.
“Muoviti!
“Avanti non abbaiamo tutto il giorno!” Urlò qualcun altro dietro di lei. Alzò lo sguardo e vide che era davanti al bancone.
“Sa-salve.”
“Buon giorno.” Rispose l’impiegata.
“Dovrei ritirare un vestito.”
“Il numero?”
“Numero?” Confusione assoluta.
“Mi serve il numero per poter recuperare il suo abito.” Spiegò la donna.
“Io non ce l’ho.”
“Allora non posso darglielo.”
“Col cavolo! Ho un matrimonio tra meno di un’ora e mi serve immediatamente il mio vestito.”
“Mi spiace ma senza numero non posso fare nulla.”
“Le ho detto che non ce l’ho.” Sbattè le mani sul bancone dalla frustrazione.
“Non ha lo scontrino?” Scosse la testa. Quella si che era una giornata no. “Vorrei aiutarla, ma non posso.”
“E se le descrivessi il vestito?”
“Non lo so. Siamo pieni di abiti di tutti i tipi e io non posso ricordarmeli tutti.” Kate si massaggiò il ponte del naso in cerca di una soluzione.
“Chi c’era alle due di sta notte?” Quella era l’ora in cui aveva portato il vestito in tintoria.
“Una mia collega.”
“Dov’è?”
“Nel reparto lavatrici.” Disse l’impiegata indicando una porta. Kate aggirò il bancone ed entrò nella stanza, senza badare alla scritta Vietato l’accesso ai non addetti e alle proteste della donna in servizio. La sala era piena di lavatrici e di lavoratrici. Non poteva parlare con ognuna di loro. Si diede un’occhiata in torno e vide che attaccato al muro c’era un megafono, lo accese e se lo portò vicino alla bocca.
“Scusate il disturbo, ma devo sapere chi c’era in servizio ieri notte alle due!” Tutti la guardarono male e borbottarono qualcosa tra di loro. Poi una donna si fece avanti.
“C’ero io.”
“Great! Puo dirmi dove si trova un vestito lungo rosa porpora?” La donna rifletté per qualche minuto e alla fine schioccò le dita.
“Mi segua.” La condusse in un’altra stanza piena di vestiti avvolti nella plastica trasparente. Si fermò davanti ad un attacca panni ed iniziò a spostare tutti gli abiti e alla fine tirò fuori il suo.
“Grazie infinite.” Kate fece per afferrarlo ma la donna lo portò fuori dalla sua portata.
“Non so chi tu sia, potresti essere una ladra.” Affermò quella stringendo gli occhi con l’aria sospettosa.
“In realtà sono un’assassina spietata in fuga dalla legge.” Disse lei con voce di scherno, l’altra non si mosse. “A parte gli scherzi. Quel vestito è mio, Santi Numi gliel’ho portato ieri notte!”
“Dov’è lo scontrino?”
“Ma siete tutti contro di me oggi? Sarà nella tasca degli altri pantaloni. La prego, la mia migliore amica si sta per sposare e io ho anche la sua fede!” Sollevò la mano mostrando l’anello alla donna.
“Perché l’ha lei?”
“I don’t know.” Sussurrò mentre cercava di ricordare. Cosa inutile ovviamente. La signora davanti a lei sbuffò pesantemente e le passò il vestito. Kate la fissò sorpresa mentre stringeva la veste al petto.
“Mi sembra abbastanza disperata. Spero per lei che quello che stia dicendo sia la verità se no ci finisco io nei guai.” La ragazza prese il suo portafoglio e pagò la donna anche più del dovuto. La ringraziò e corse fuori dal negozio. Saltò in macchina e incominciò a guidare verso la chiesa fuori città. Lanciò una rapita occhiata all’orologio. Le 11:12. Dopo una ventina di minuti di guida in salita e di curve a tavoletta. Kate raggiunge la chiesa sulla cima di una collinetta. In fretta parcheggiò tra le altre macchine, si diete una rapida occhiata e non vedendo nessuno nei paraggi iniziò a spogliarsi. Quando rimase in biancheria intima tolse dalla plastica il suo vestito. All’improvviso sentì una macchina parcheggiarsi poco lontano da lei, si raggomitolò ai piedi del sedile in modo che nessuno la vedesse semi nuda.
“Povero Flavio.” Disse una voce triste.
“E’ un vero peccato, era ancora così giovane.” Commentò una donna. Kate sollevò un sopracciglio in confusione, non pensava che il futuro marito di Nina fosse così ambito. I passi si fecero più distanti e quando anche le voci sparirono si decise ad uscire. Dopo varie capriole e salti mortali riuscì ad entrare nel abito.
“Uff, che fatica.” Uscì dall’auto, ma quando i suoi piedi nudi toccarono l’erba umida sussultò. “Oh, no. Le scarpe.” Tirò un pugno alla portiera della macchina. Tornò dentro e si mise le tennis bianche ai piedi.
“Mm… com’è che si dice in italiano? Ah, l’abito non fa il monaco.” Sorrise divertita. Corse verso la chiesa ed entrò, era diversa da quella che si ricordava. Nina aveva scelto una decorazione floreale diversa da quella che aveva davanti.
“Forse ha cambiato idea all’ultimo momento.” Disse piano mentre percorreva la strada laterale verso l’altare. L’edificio era buio, quasi tetro, in più la gente era tutta in piedi e non riusciva a vedere ne il parroco ne gli sposi, non riusciva nemmeno a sentire bene quello che diceva il prete perché molti invitati stavano piangendo. Si fermò sul posto. Ciò che vide le fece cadere le braccia a terra.
“Ma cosa…?!” 

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