Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: DeliaDulhallan    23/11/2013    11 recensioni
(SPOILER capitolo 7)
- Perché è arrabbiato con me,Heichou?-
Nel porre la domanda Eren inclinò la testa da un lato,confuso e preoccupato.
-Vuoi davvero saperlo?-
Gli chiese l'uomo con un sospiro stanco. Poi ghignò tra sé,divertito da quella prospettiva.
Eren era stufo di essere sempre l’ultimo ad essere messo al corrente delle cose. Corrugò arrabbiato le sopracciglia e sollevò la testa all’indietro per osservare Levi. La frangetta scivolò all’indietro scoprendogli la fronte e le orecchie morbide.
- Gliel’ho appena dett-
Trasalì. L’Heichou era pericolosamente vicino al suo viso. Odorava di buono.
- Quando la finirai di stuzzicarmi?-
Eren non capiva. Si sentì il respiro dell’uomo sulle labbra e impietrì.
''Possibile che sia per bac-!?''
Levi sfiorò con le sue labbra sottili quelle rosee e timide di Eren,per poi afferrargli il labbro inferiore coi denti,tirandolo dispettosamente.
Il ragazzo si ritirò,rossissimo in viso,con entrambe le mani davanti alle labbra.
-Sogni d’oro Jaeger.-
Mentre se ne andava,lo guardò per l’ultima volta con stampato in faccia un sorrisetto beffardo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“(…)Elen masticava spensieratamente un saporito chewing-gum alla fragola(Jenny riusciva a vedere la cartina colorata spuntare dal sottobanco), ignara del fatto che il prof di matematica si stesse minacciosamente dirigendo verso di lei.

“Sei nei guai Elen! Mai scherzare col Prof. Levi!” Jenny provò a darle una gomitata per avvisarla del pericolo imminente, ma era troppo tardi.

L’insegnante sbucò silenziosamente alle spalle della ragazzina distratta, afferrandole e bloccandole con una mano la mandibola in piena attività. Elen, stupita, fissò il professore con la bocca semi aperta e una perfetta espressione da pesce lesso.

“Non è per niente carina.” Pensò Jenny. “Ed è nei guai fino al collo.”

-Risolvi questo problema, Jaeger. Hai due minuti.-

Le schiaffò il libro di matematica sul banco, indicando con un dito il numero dell’esercizio. Jenny sbirciò, senza allungare il collo. (…) ”

Ho iniziato a scrivere un’altra fic ErenxLevi, con ambientazione scolastica ed i sessi di alcuni personaggi invertiti. Questo era un estratto, spero di avervi fatti diventare curiosi =v=. Secondo me ne vale la pena (ma no!Hahaha) quindi…andate a darci un’occhiata!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2215170&i=1
Vedrete che non sarete delusi. Penso la aggiornerò più spesso di questa.
Nota: non capisco perchè, ma efp mi mette l'html tutto in corsivo. Perdonate l'inconveniente, ma ora come ora non ho idea di come risolverlo.

Passiamo alle cose più importanti ora!

 

CAPITOLO 8 “Ladro”

-Perché mi fai questo?-

Urlò Eren all’uscio ormai vuoto. Levi se n’era già andato da un pezzo.

Si sentiva sconvolto, sbagliato, confuso.

Nessuno dei due quella notte dormì, ma per ragioni differenti. Levi preparò una borsa con lo stretto necessario, sellò il cavallo e partì per Wall Sina senza salutare nessuno. Sulla scrivania lasciò un avviso per Erwin.

 Eren non dormì a causa del motivo che pensate.

Un uomo mi ha fatto … quello!

Non trovava parole per descrivere Levi che lo assaggiava, mentre lui se ne rimaneva fermo, sciocco e inerme. Mai si sarebbe aspettato una cosa del genere. Si sentì morire quando notò un anomalo gonfiore tra le gambe. Faceva capolino da sotto il tessuto castagna, allegro e pronto per l’azione.

Oh no, no, no!Non adesso!

Ignorò quell’abominio di erezione e rimase seduto a lungo, respirando con regolarità, fino a che l’inconveniente sparì. Fu tremendamente umiliante.

Poi afferrò la testa tra le mani, tirandosi i capelli e apprezzando quel dolore, e iniziò a tormentarsi.

Piaccio all’Heichou

Si morse con forza l’interno delle guance, il petto gli esplodeva. Imboccò il sentiero che girava attorno al castello e iniziò a correre. Si fermò solo quando il sudore gli inzuppava la camicia e gli appiccicava la frangetta alla fronte.

Com’era successo? Non lo sapeva o non lo voleva ammettere.

A colazione non mangiò nulla. Quando Armin gli pose gentilmente un pezzo di pane nella mano distratta e molle non reagì bene.

-Eren, dovresti…-

-Maledizione Armin, non mi toccare.- grugnì tra i denti. Non voleva essere sfiorato da nessuno. Solo a pensarci gli veniva la nausea. Il biondino fu turbato dal suo strano comportamento.

-Non so cosa ti prenda Eren, ma non dovresti trattarlo così. Ha solo cercato di aiutarti. Non è che hai le tue cose?- intervenne Jean. Mikasa, che forse le aveva per davvero, lo guardò storto.

-Ehm, scusa Mikasa, non intendevo…- arrossì Jean.

-Sono solo un po’ stanco- rispose il giovane Titano, senza cogliere la provocazione di Jean. –penso andrò in camera mia.- e così fece.

Sdraiato sul letto duro, fissava il soffitto bianco macchiato dall’umidità, che non conteneva nessuna risposta.

Devo reagire. Eren giunse a questa conclusione. Come lui, nemmeno quel soffitto conosceva le risposte. Magari, avrebbe potuto chiedere consiglio a…

No!Come se potessi parlare di questo a qualcuno!

-Apri, Eren!- ordinò una voce femminile.

Senza avere scelta, il ragazzo spalancò la porta e trovò dinanzi a sé la sorella adottiva.

-Mikasa, vorrei stare da solo.- la ammonì.

-Che sta succedendo?- disse mentre si faceva strada verso il letto. Il ragazzo, rassegnato, si spostò per farle spazio. Avrebbe dovuto sentirsi infastidito e arrabbiato per l’invadenza della ragazza, ma non appena lei si sedette a fianco a lui l’ansia che gli attanagliava il petto si affievolì. Mikasa era la sua famiglia.

Lei non disse nulla e con un dito premette con forza in mezzo alle sopracciglia di Eren.

-Ahia! Che stai facendo?!- borbottò contrariato.

-Smettila di corrugarle.-

-Non me ne sono reso conto.- Lo so anch’io che sono un fottuto musone.

All’improvviso la ragazza ebbe un’intuizione -è per colpa di Levi?!Ha fatto qualcosa?-

-Caporale Levi.- la corresse senza accorgersene. –e comunque no. Il Caporale non ha nulla che non vada.-

Non ha nulla che non vada. Non è omosessuale. Non mi ha baciato ieri sera. Non mi è…piaciuto. Per Dio, questo no!

-Quindi è stato Levi.-

-Ti ho appena detto che-

-Non puoi mentirmi e lo sai- poteva capire come si sentiva semplicemente guardandolo. Vivevano assieme da sempre, conosceva ogni cosa di lui, aveva assistito ad ogni sua reazione. Mikasa era sicura di questo.

La ragazza non si sbagliava del tutto, ma aveva dimenticato un piccolo dettaglio: non aveva mai visto Eren innamorato. Quindi non poteva comprendere e nemmeno immaginarlo. Per questo risultava tutto così confuso.

-Non nego di avere dei problemi. Ad ogni modo, Mikasa, non sono più un bambino. Non ho bisogno che tu mi venga a salvare, come succedeva con Armin.-

-Sai che non intendo questo.- replicò la sorella adottiva, contrariata.

-Capisco che tu voglia aiutarmi! Quindi voglio che tu capisca che voglio cavarmela da solo, per una volta.-

-Tu te la cavi sempre da solo.- sospirò Mikasa tra i denti, irritata.

-Tanto meglio!-

-Perché non chiedi mai aiuto?-

-Quando saremo nel campo di battaglia, in mezzo ai Titani, non ci sarà nessuno ad-

-Non intendo quello.-

Eren fece le spallucce –sono così e basta, suppongo.-

-Sei un maledetto testone!- sorrise e gli scompigliò i capelli, quando notò qualcosa di strano –che hai fatto?Sono… belli.- era l’aggettivo che meglio le descriveva.

-Il Caporale me li ha tagliati.-

-Oh, il Caporale.- la ragazza si rabbuiò. Quando si trattava di Levi diventata un’altra persona. Quando era con Eren, un’altra ancora. Il misto tra quelle due sé aveva un sapore amaro e acido allo stesso tempo.

Se Mikasa lo dovesse scoprire sono finito! No, il Caporale è finito. Nemmeno. Se pensa di poter attaccare rissa col Caporale, quella finita è lei.

Si tormentava Eren, mentre lei passava le mani tra i suoi capelli corti e freschi. Il contatto lo rilassava. Rinunciò a pensarci, perché tutta quella storia non aveva senso. Si lasciò coccolare fino ad addormentarsi, poi Mikasa se ne andò silenziosamente, non prima di rivolgergli un ultimo sorriso.

Meno di un’ora più tardi due soldati vennero a prelevarlo e lo portarono nei sotterranei: senza Levi a controllarlo non era autorizzato ad andarsene in giro.

-Faccio da solo.- rispose loro, infilando docilmente i polsi nelle manette. Era sveglio da pochi minuti, ma già vigile.

 –Il Caporale Levi tornerà domattina, per quell’ora sarai libero- gli comunicò uno dei due soldati. Eren annuì: non aveva voglia di parlare. Fu un soggiorno meno tormentato dei precedenti.

Il mattino successivo, si recò all’atrio, senza nessun motivo preciso. Quel luogo aveva un’atmosfera nostalgica.

 Dal sentiero pochi istanti dopo vide spuntare un uomo composto, a cavallo. L’animale galoppava stupendamente e i suoi zoccoli posandosi a terra componevano una melodia ritmica e gradevole. Levi scese da cavallo: ad aspettarlo c’era lui. Ansioso, con occhiaie se possibile più profonde, ma uno sguardo luminoso e marino rivolto al fantino. Il Caporale atterrò con un salto leggero e fissò il ragazzo, mordendosi in maniera il labbro inferiore, ma fuggendo dal suo sguardo.

Ti ricordi di ieri sera, Eren?

Levi era al corrente dei sentimenti del ragazzo. Lo leggeva nei suoi timidi occhi verdi, nel modo in cui trasaliva quando si incontravano, nel suo respiro che diventava irregolare non appena restavano soli, nelle occhiate furtive che gli lanciava in mensa quando erano lontani e persino in quel momento. Eren era lì, ad aspettarlo.

-Tienimi il cavallo.- gli ordinò mentre scendeva. Il giovane soldato afferrò obbediente le redini, facendo una pacca affettuosa sul collo morbido e muscoloso dell’animale.

Eren controllò che nei dintorni non ci fosse nessuno prima di parlare: -quello che è successo ieri sera non è stato niente- disse con voce tagliente, esattamente come si era proposto di fare.

-Eh?Quale sera?- domandò Levi con finta perplessità.

-Non creda di poter giocare con me-, ringhiò il ragazzo. La rabbia di Eren non toccò il Caporale.

-Ho fatto delle scoperte importanti. Seguimi, andremo immediatamente a discuterne con Erwin.-

-Sìssignore.- Eren aveva chiarito ciò che gli premeva e non c’era altro da dire. Inoltre, Levi doveva parlare di cose più importanti. Arrivati a destinazione, il Caporale bussò all’ufficio di Erwin.

-Entra pure - rispose.

Prima di entrare nella stanza, Levi si avvicinò all’orecchio di Eren e sussurrò flebilmente, in modo che solo lui potesse sentire: -non credere di poter giocare con me-

Il suo tono era ben diverso da quello minaccioso del ragazzo. La sensualità disarmante nella sua voce fece correre un brivido lungo la spina dorsale di Eren.

-Oh, ci sei anche tu- disse Erwin spalancando le iridi azzurre, che non aveva notato la presenza del ragazzo. -preferirei se- non ci fu bisogno di concludere la frase.

-Nessun problema.- Eren si eclissò così velocemente da stupire sé stesso.

Ovunque, basta che non ci sia lui.

Aspettò fuori dalla porta. Il colloquio, contrariamente a quello che si aspettava, durò una quindicina di minuti.

-Parlo io con lui.- disse Levi, mentre usciva dalla porta. Erwin fu d’accordo.

Finché si tratta di parlare, va bene.

All’idea di restare di nuovo da solo con quell’uomo, a quello che ciò avrebbe potuto implicare, gli si mozzò il fiato.

-Sono stato via un giorno, quindi la mia stanza sarà piena di polvere. Andremo in camera tua.-

Arrivati a destinazione, ispezionò con lo sguardo la tana di Eren.

-Puzza di merda, non è che te la sei fatta addosso mentre non c’ero? - disse il Caporale, abbozzando una risata priva di enfasi.

-…eh?- Eren inclinò la testa, spiazzato.

-Era una battuta, idiota, una battuta.-

Il ragazzo non avrebbe mai capito gli scherzi del Caporale sulla cacca. Sorrise tra sé e sé: in fondo trovava tenero questo suo lato infantile. Contrastava così tanto con l’immagine austera che si era fatto di lui.

-In breve, tutti coloro che conoscevano te o i tuoi genitori e gli abitanti del tuo quartiere e adiacenti sono stati divorati dai Titani.- Levi passò bruscamente al sodo.

-Tutti?!Com’è possibile una cosa del genere?-

Levi fece un sorriso amaro –abbiamo appena scoperto che sono piuttosto selettivi riguardo ai loro pasti; chi l’avrebbe mai detto?-

-Perché?-

-Stavano cercando di nascondere un segreto. Be’ è proprio grazie a questo che li abbiamo scoperti.-

-Il fatto che da piccolo vivessi fuori dalle mura?- domandò il ragazzo.

Levi annuì –hai qualche idea del perché?-

-No, ma suppongo lei sì.-

-Non mi deludi, Eren. Infatti è proprio così. Vuoi davvero sentirlo?-

-Certo!-

-Secondo me da bambino eri un Titano. Se fossi stato “umano” non ci sarebbe stato motivo di tenerti nascosto fuori dalle mura.-

-Io sono umano.- ringhiò il ragazzo. Levi lo ignorò e continuò ad esporgli la propria ipotesi, sapendo che in pochi minuti avrebbe ritrovato la calma.

-Appena hai imparato a controllare la trasformazione, ti hanno cancellato la memoria e barricato dentro le mura, dandoti qualche farmaco per evitare incidenti, assieme a tutti gli altri polli.-

Eren rimase in silenzio per alcuni minuti.

-Resta pur sempre un’ipotesi.- Il Caporale gli lasciò il tempo di cui aveva bisogno.

-Ricordo che mio padre mi ha fatto delle iniezioni quando vivevamo all’interno delle mura.-

-Sei sicuro di quello che ti ha iniettato?Per quello che ne sappiamo poteva benissimo trattarsi di qualche fattore che annullava il fattore bloccante della tua trasformazione.-

-Erwin che ne pensa?-

-Erwin pensa che vorrebbe vederti trasformato. Ma io no. Potresti finire per divorare tutti.-

-Non te.-

Levi sorrise leggermente –me no di certo.-

-Grazie della fiducia, comunque!- disse poi Eren, contrariato.

-Di nulla. Erwin pensa che i ricordi che hai della tua infanzia appartengano alla tua memoria da Titano. Qualcosa che è staccato dalla tua coscienza umana.-

-Non credo esista una cosa del genere.-

-Nemmeno io credevo che un ragazzino cretino e cocciuto fosse in grado di trasformarsi in un colosso da 15 metri, invece eccoci qui.-

Eren non reagì alla provocazione. Se si fosse azzardato il Caporale l’avrebbe demolito ulteriormente. Eventualmente avrebbe sfogato la sua rabbia repressa con Jean, più tardi.

-E’ tutto?- domandò il ragazzo.

-Suppongo di sì-

-Bene, allora buonanotte- disse secco mentre si alzava e apriva la porta di legno, invitando il Caporale ad uscire.

-E smettila di fare il sostenuto, Cristo!Lo so che ti piaccio-

Eren strabuzzò gli occhi, come investito da un carro a piena velocità. Il tempo per lui si fermò.

Avrebbe dovuto rispondergli a tono, ma si sentiva le labbra e la gola secca. Non trovò nulla da replicare.

-e pure da un bel pezzo.- aggiunse Levi, posando la mano sopra quella stretta alla maniglia di Eren.

Ha un buon odore. Da vicino è ancora più basso di quanto sembra.

Il ragazzo spinse la spalla di Levi, che non si oppose, con la mano libera. L’uomo sbatté contro la porta, che si chiuse con uno scatto metallico.

-Che ne sai tu!?- urlò Eren, ad un centimetro dalle sue orecchie. Si morse le labbra arrabbiato, poi osservò la reazione di Levi, per nulla turbato. Scrutò il suo volto tranquillo, notando per la prima volta quando le sue ciglia fossero folte. Erano così vicini che i quei capelli neri lo solleticavano.

Ha un maledettissimo buon odore.

Pensò prima di posare le sue labbra sopra quelle del Caporale, che lo attraevano come fatali calamite, soddisfacendo quell’agognato e muto desiderio che lo attanagliava da tempo. Levi non si lasciò sfuggire l’opportunità, appoggiandogli le mani sui fianchi, che scivolarono dolcemente sotto la camicia, arpionandogli la pelle morbida. Socchiuse le labbra, aggiungendo un po’ di pepe a quel bacio innocente. La sua lingua esplorò a fondo la bocca del ragazzo, che si sentì le ginocchia molli. Lentamente iniziò a sbottonargli la camicia, senza smettere di baciarlo. La situazione era sfuggita dalle mani del ragazzo.

-Sei solo uno stupido vecchio, solo ed arrapato!-

Il ragazzo pronunciò quel fiume di parole in tempo da record, ritraendosi. Poi fece dietrofront e se ne andò, con la camicia aperta percorrendo con passo arrabbiato in mezzo al cortile d’ingresso.

Eren non seppe perché lo fece, ma pensava che dopo si sarebbe sentito meglio. Eppure la gioia e il sollievo della vendetta appena compiuta non lo travolsero. Quelle parole ferirono più lui che l’uomo a cui erano dirette. Sconfisse lo struggente desiderio di tornare indietro smentendo tutto, di tuffarsi di nuovo su quelle labbra morbide, e proseguì a passo veloce verso nessun posto preciso.

Ma…dove accidenti ho intenzione di dormire?Quella era camera mia!

* * *

Eccoci qui all’ottavo capitolo!Levi è un ladro...di baci!E’ stato un vero incubo, non mi sembra vero di averlo terminato!L’ho dovuto riscrivere due volte. Sono abbastanza soddisfatta di com’è venuto. Sappiate che ADORO Jean, è uno dei miei personaggi preferiti. Non posso fare a meno di farlo maltrattare ahah. Finalmente in questo capitolo Eren si è deciso ad afferrare…la maniglia! Ok,basta doppi sensi,  passiamo ai ringraziamenti…ho visto con piacere che i preferiti(29) e le seguite(44) sono aumentati ancora e non mi sembra vero!Sappiate che quando avete messo la mia storia nei preferiti o nelle seguite, l’ho notato. Per ogni singola persona, ho sorriso e ho cliccato sul suo account, curiosa di che tipo di persona fosse. Sarò un po’ creepy, ma sono fatta così.

Un grande grazie a coloro che mi hanno sostenuta dopo le critiche negative e che commentano sempre! Ogni volta che leggo i commenti mi sento come scartassi delle caramelle. (specifichiamo che sono zucchero-dipedente).

PS. Sono stata al Lucca comics, troppo bello! :,) non vedo l’ora di tornarci. Tra una fiera e l’altra mi sono procurata qualche gadget di shingeki *^*

  
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