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Autore: barbarak    25/11/2013    9 recensioni
L'ultima notte a Hogwarts sarà testimone di una conversazione tra due amici. Il caso, o forse il destino, vuole che anche qualcun altro ascolti quelle parole che scoperchieranno un vaso di pandora che avrebbe dovuto rimanere chiuso. Eventi già decisi potranno cambiare oppure tutto è già scritto?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                                                                                     Dedicata al Dragone
                                                                                                      Con tanti in bocca al lupo

 
 
La luna alta in cielo splendeva in quella magnifica serata d’inizio giugno e il venticello caldo, che agitava le fronde degli alberi della Foresta Proibita, faceva presagire l’imminente arrivo della stagione estiva.
 
La scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, era immersa nella quiete. Le aule vuote erano state riordinate e pulite dagli elfi del castello ed erano pronte per andare in letargo, nell’attesa di accogliere nuovamente i propri occupanti con il ritorno dell’autunno.
 
Tutti gli studenti si erano rifugiati nei loro dormitori pregustando l’arrivo del nuovo giorno che, con la sua luce, avrebbe segnato la fine di quell’anno scolastico.
 
Per alcuni, era solo l’ennesimo di un percorso di studi ma per altri, invece, rappresentava la conclusione di un pezzo importante della propria esistenza: avrebbero lasciato qualcosa di certo e definito per affrontare la vita vera, per provare a realizzare i propri sogni, per fronteggiare qualcosa di magnifico e terribile come può essere il proprio destino.
 
Solo il canto degli animali notturni, che sembravano voler dire arrivederci oppure addio secondo l’umore di chi li ascoltava, interrompeva quell’incanto creato dal silenzio.
 
A un orecchio ben attento, però, non sarebbe sfuggito l’eco di un passo leggero e non frettoloso che si stava avvicinando sempre più ai sotterranei. Un passo delicato che sembrava rallentare ogni tanto, come se fosse indeciso se proseguire o se tornare indietro, come se sapesse che il proseguire l’avrebbe condotto verso qualcosa d’inaspettato e sconvolgente. Un passo che s’immobilizzò all’improvviso prima di svoltare l’ennesimo angolo.
 
***
 
Il ragazzo biondo era fermo davanti a una parete che gli era diventata famigliare e cara negli anni. Prima di dire la parola d’ordine, tolse le mani dalle tasche dei pantaloni e accarezzò piano la pietra, per imprimersi nella mente la ruvidezza della roccia, che nascondeva a occhi estranei il luogo che più di tutti per lui rappresentava una seconda casa.
 
Ripensò a tutte le sensazioni provate all’interno di quella scuola che aveva sempre dimostrato di disprezzare ma che in fondo amava; gli sfuggì un sospiro e chiuse gli occhi, perso nei ricordi e ossessionato dai suoi soliti fantasmi.
 
Si rivide bambino undicenne: uno spocchioso ragazzino viziato non abituato a sentirsi dire no; rivide la sua mano tesa essere rifiutata dal famigerato Harry Potter e poté risentire la punta d’amarezza e di disappunto che l’aveva colto in quel momento. Nella mente rivisse tutte le umiliazioni che si era andate a cercare, solo per la voglia di primeggiare, per essere considerato il migliore, per piegare Potter e la sua cerchia d’amici, solo per far sì che il nome dei Malfoy fosse temuto e rispettato. Che stupido!
 
I primi due anni erano stati durissimi da digerire per il suo orgoglio; ma era stato al terzo, dopo aver ricevuto il pugno dalla mente del trio, che aveva dovuto, suo malgrado, cominciare a crescere; poco alla volta era stato costretto a cambiare il modo di vedere e aveva dovuto rivedere le sue priorità, accettando e in questo modo alleggerendo quell’oppressione/ossessione che gli si era insinuata nell’anima. Aveva ingaggiato una battaglia contro se stesso, contro tutto quello in cui credeva, contro tutto ciò che i suoi genitori gli avevano insegnato; aveva combattuto contro quel qualcosa che gli nasceva da dentro e che non riusciva a scacciare e alla fine si era dovuto arrendere.
 
C’erano stati dei giorni, in cui aveva odiato profondamente Hogwarts, vista come capro espiatorio per tutte le difficoltà che si era trovato davanti e dei tormenti che lo avevano costretto a vivere una vita dilaniata da dubbi e incertezze. Adesso, però, alla fine di tutto il percorso che aveva compiuto, capiva che proprio la scuola gli aveva permesso di diventare una persona migliore e gli aveva dato una seconda occasione.
 
Certo, per il mondo sarebbe rimasto sempre un ragazzo debole che era diventato Mangiamorte per paura di essere ucciso e per salvare la propria famiglia, ma lui sapeva che non era così e questo gli bastava.
 
 Doveva bastagli.
 
Perso tra i suoi pensieri, non si accorse della figura che si era avvicinata alle sue spalle, facendolo sussultare nel momento in cui sentì una mano posarsi sul braccio ancora appoggiato alla parete.
 
“Per Salazar! Blaise mi hai fatto spaventare!”
 
Il moro ghignò un attimo.
 
“Anche tu. Parevi una statua da tanto eri immobile. Per fortuna so per certo che sei un Purosangue altrimenti avrei pensato a un ritorno del Basilisco”.
 
L’amico scostò con un gesto noncurante la mano dal proprio braccio e si voltò dalla sua parte.
 
“Molto spiritoso, davvero. Ma dimmi è per fare certe battute che sei uscito dal dormitorio a quest’ora? Potrei toglierti punti, anche se è l’ultimo giorno. Vuoi che i prossimi Serpeverde partano già in svantaggio l’anno prossimo?”
 
Sapevano entrambi che Draco non avrebbe mai tolto punti a un membro della loro casata, oltretutto suo migliore amico, per cui Zabini non si prese neanche la briga di difendersi in qualche modo e andò dritto al punto.
 
“Ti cercavo!”
 
Si era appoggiato con la schiena alla parete, segno che voleva intavolare una discussione e il biondo Serpeverde si sentì improvvisamente stanco. Erano giorni che Blaise non faceva altro che parlargli, cercando di convincerlo a fare qualcosa che lui sapeva già, non avrebbe mai fatto.
 
“Ero a fare la ronda”.
 
Già la sua ultima ronda. La sua ultima notte, la sua ultima volta insieme.
 
Il suo migliore amico gli si mise davanti e lo costrinse a guardarlo, anche se in realtà il Caposcuola non aveva mai abbassato lo sguardo. Lo aveva fatto per sedici anni e, dopo aver vissuto, quasi come uno schiavo nella propria stessa casa, aveva deciso che non avrebbe più abbassato gli occhi davanti a nessuno.
 
 “Domani sarà l’ultimo giorno Draco.”
 
“Lo so”.
 
Non c’era bisogno di spiegare quello che sarebbe successo l’indomani. Entrambi sapevano che lasciare Hogwarts avrebbe segnato la fine di tutta quella pazzia che lo aveva colto all’età di undici anni e che era cresciuta esponenzialmente fino a devastarlo nel profondo.
 
“La perderai definitivamente se non farai niente”.
 
Come se non lo sapesse. Come se non sapesse che usciti da quella scuola, da quelle mura, la sua vita sarebbe stata agli antipodi con quelli della ragazza. Come se non sapesse che lei avrebbe avuto un’esistenza ricca e felice, con il sole a rischiarare il suo cammino, circondata da amici che le volevano bene e da persone che la consideravano un’eroina, guardandola come una regina e rendendola omaggio come a una Dea. Esattamente come avrebbe fatto lui se solo…
 
“Non posso perdere qualcosa che non è mai stato mio”.
 
Era la semplice e terribile verità. Il risultato incontrovertibile e non contestabile di anni vissuti nella menzogna e nel tentativo di respingere un sentimento che si era dimostrato più forte della volontà e di una vita già scritta e segnata.
 
“Le hai parlato almeno?”
 
Il Caposcuola Serpeverde si lasciò sfuggire un sorriso che sapeva di nostalgia e rimpianto.
 
“E’ dalla fine della guerra che le parlo civilmente Blaise.”
 
Aveva memorizzato ogni singola parola che si erano scambiati in quell’anno. Ogni raro sorriso che gli aveva rivolto, ogni saluto, ogni spiegazione, ogni rimprovero, ogni intonazione particolare della voce era impressa a fuoco nella sua anima e l’avrebbe conservata fino alla fine dei suoi giorni. Per non parlare dell’emozione che ancora lo coglieva quando ricordava la bocca rossa e carnosa mentre si muoveva per pronunciare per la prima e unica volta il suo nome.
 
“Non intendevo quello. Intendevo parlarle veramente. Dirle quello che provi, che hai sempre provato. Quello che hai fatto e soprattutto quello che non hai fatto.”
 
Dirle tutto? Non era abbastanza coraggioso da farlo e soprattutto non voleva crearle problemi ora che la guerra era finita e sembrava avere trovato un proprio equilibrio. La amava troppo per procurarle anche solo la più piccola preoccupazione. E poi lo aveva tenuto a distanza per tutto quell’anno, nonostante le sue buone intenzioni. Neanche le sue scuse sincere erano servite a farla sciogliere un po’. Solo frasi di circostanza per il Mangiamorte pentito.
 
“Non servirebbe a niente. Lei ha la sua vita: ha scelto Weasley”.
 
Ancora vedeva la scena che era accaduta in sala grande solo due settimane prima: Weasley, inginocchiato, che le chiedeva di sposarlo con tanto di anello e lei che emozionata e, a dir la verità, un po’ titubante, rispondeva di sì.
Al suono di quella parola aveva sentito chiaramente il suo cuore spezzarsi e, per la prima volta, aveva invidiato il rosso Grifondoro sopra ogni cosa. Lui che poteva toccarla e abbracciarla ogni volta che voleva, lui che poteva assaporare le sue labbra, lui che poteva consolarla quando era triste, lui che era sempre stato e sarebbe sempre stato al suo fianco, lui che sarebbe diventato il suo compagno di vita e il padre dei suoi figli. Lui che… era il meglio per lei.
 
Inaspettatamente Blaise lo prese per le spalle scrollandolo, in un gesto che non si era mai permesso di fare in quasi diciotto anni che si conoscevano e nonostante tutte le cavolate fatte e le scelte sbagliate di Draco.
 
“Lei non ha scelto. Non le hai dato modo di scegliere; ha semplicemente fatto la cosa che tutti davano per scontato. Non hai visto com’era in imbarazzo davanti a tutta la sala grande? Non sembrava fare i salti di gioia per la proposta. Ha accettato solo perché aveva gli occhi di tutti puntati addosso e poi perché la rossa ha cominciato a dirle quanto era felice e quanto la notizia avrebbe riportato la gioia nella famiglia Weasley oltre a non vedere l’ora di poterle fare da damigella. E’ stata in sostanza obbligata ad accettare”.
 
Caro vecchio Zabini, sempre pronto a vedere la luce anche dove la tenebra la faceva da padrona.
 
“Lo ama da sempre”.
 
Che verità amara da digerire! Sapere per certo di non essere l’uomo voluto da lei. Essere dolorosamente consapevole che quegli occhi, che aveva imparato ad amare, non l’avrebbero mai guardato con altro se non indifferenza…
 
“Sono incompatibili. Troppo diversi, troppo amici, troppo Grifondoro entrambi per andare d’accordo. Di certo tu rendersi la sua vita più movimentata e appagante. Saresti uno stimolo continuo per lei esattamente come lei lo è per te; sareste un intreccio di anime* che farebbe scintille. Vi ho osservato in questi anni quando litigavate: c’era un qualcosa tra di voi che andava oltre l’odio, non che tu l’abbia mai odiata veramente s’intende, però…”
 
Certo che non l’aveva mai odiata! Ci aveva messo anni a capirlo ma ora lo sapeva. Ora sapeva che quell’insofferenza che aveva sentito a pelle, nascondeva qualche cosa d’altro, qualcosa che, da adulto, era stato costretto a chiamare con il suo vero nome: dapprima attrazione e poi amore.
 
“Però niente. Sa solo quello che io ho voluto che sapesse. Ho passato sei anni insultandola ogni volta che potevo e il settimo non ho saputo far di meglio che starmene a guardare mentre mia zia la torturava. Sono già stato fortunato che abbia testimoniato in mio favore in tribunale e che una volta tornati a scuola mi abbia rivolto la parola qualche volta”.
 
Si prese la testa tra le mani e si accasciò accanto alla parete. Ogni volta che pensava a quello che era successo a casa sua, si sentiva male.
 
Blaise Zabini tuttavia non era tipo da arrendersi e si piegò sulle ginocchia per poterlo guardare negli occhi.
 
 “Va da lei Draco e dille cosa hai provato quando avevi undici anni. Dille che ne hai fatto il tuo nemico numero uno solo per proteggerla dagli altri Serpeverde che non si sarebbero limitati alle sole parole. Dille che l’hai guardata da lontano per anni, che hai imparato a conoscerla spiandola da dietro una colonna in biblioteca. Dille che volevi cavalcare l’Ippogrifo solo per metterti in bella luce ai suoi occhi, dille che avevi già deciso di salvarlo prima ancora che ti desse un pugno. Dille che hai strappato un pezzo del suo vestito al ballo del Ceppo solo per sentire il suo profumo. Dille che l’hai protetta dalle squadre delle Umbridge quanto più hai potuto, dille quello che è successo veramente al sesto anno e cosa c’è dietro al Marchio Nero che porti. Dille tutto”.
 
Scosse la testa ancora incapace di alzarla.
 
“Non posso. E poi non servirebbe a niente. Anche se le urlassi quello che provo, non mi crederebbe ed io non saprei darle torto. Ho impresso a fuoco sul mio corpo il simbolo dell’odio che dovrei provare.”
 
Nel dirlo si alzò e si srotolò in fretta la manica del braccio sinistro a coprire quel lugubre segno che non avrebbe mai abbandonato il suo corpo.
 
Blaise lo guardò e gli parlò come solo un vero amico che lo conosceva da sempre avrebbe potuto.
 
“Nel tuo caso, quel marchio non significa odio ma amore.”
 
Draco gli rivolse i suoi occhi mercuriali con un’espressione stravolta stampata in volto.
 
“Perché hai preso il marchio e soprattutto quando lo hai preso?”
 
Sapeva, dove il suo amico voleva arrivare e sapeva anche che in fondo aveva ragione, ma questo non cambiava le cose.
 
“Ho lasciato che la torturassero”. Parole che pesavano come un macigno sul suo cuore.
 
“Hai fatto tutto quello che hai potuto. Quando eri dentro Hogwarts per eseguire gli ordini di quel folle non facevi altro che dire quanto la Mezzosangue fosse sopravvalutata e quando non sarebbe stata un pericolo per l’Oscuro e quando c’è stato l’attacco, hai affrontato quel lupo puzzolente che si era offerto di farla fuori; hai ancora le cicatrici sul tuo corpo a causa di quel duello.  E l’anno dopo? Ti sei offerto volontario ogni singola volta che Voldemort mandava qualcuno a cercare il trio. Hai mentito alla tua famiglia e a Lui in persona per lei; hai rischiato la vita non so più quante volte cercando di proteggerla.”
 
Sì, però nella sua testa l’unica cosa che ricordava con chiarezza erano le urla della ragazza.
 
“Non ho fatto abbastanza. Non sono stato abbastanza coraggioso e tempestivo per salvarla da quella pazza di mia zia”.
 
Il suo moro amico gli si avvicinò senza tuttavia toccarlo in un gesto di amicizia che non voleva far passare per pena.
 
“Non avresti potuto fare niente in quel momento. Eri solo e quando stavi per agire, per fortuna, perché altrimenti saresti morto, Potter e Weasley sono riusciti a liberarla. Il tuo unico e vero errore Draco, è stato quello di non parlare a Piton o a Silente di quello che avevi in mente di fare e soprattutto per chi lo stavi facendo. Non ti sei fidato e hai voluto fare tutto da solo ma ora è tempo che le cose vengano alla luce. Impazzirai se ti terrai tutto dentro.
 
Per la prima volta, dall’inizio di quella discussione, a Malfoy scappò un sorriso.
 
“Sono già impazzito Blaise! Sono innamorato di una Mezzosangue Grifondoro!”
 
Un suono strozzato provenne dal fondo del corridoio, dove il cono d’ombra diventava più scuro e dove gli sguardi dei due ragazzi non potevano arrivare. Stranamente, per la loro natura guardinga, nessuno dei due ragazzi diede peso a quel rumore che li aveva distratti momentaneamente dalla loro discussione.
 
“Davvero non vuoi fare niente per provare ad averla?”
 
Quella era davvero una bella domanda.
 
“Che cosa posso fare? La amo troppo per rischiare di crearle ulteriore sofferenza. Non voglio sconvolgerle la vita e non voglio neanche che provi pena per me. Lei è buona, pura innocente non deve avere a che fare con un Mangiamorte. E soprattutto non ha mai dato segno di voler approfondire la sua conoscenza nei miei confronti. Per me è valso già tanto poterle stare accanto mentre parlava e rideva con i suoi amici.”
 
Si erano appoggiati entrambi al muro con le spalle, incrociando le caviglie, come facevano da sempre quando volevano parlare senza essere disturbati. Era un atteggiamento che tutti nella scuola conoscevano e rispettavano.
 
“Davvero ti accontenti di questo? Davvero ti può bastare per una vita intera? Non ti riconosco più. Dov’è finito il tuo spirito Serpeverde che ti spinge a complottare per ottenere quello che vuoi? Non ti ci vedo a rinunciare così.”
 
Certo che se avesse potuto non si sarebbe accontentato, così come non si accontentava delle ragazze che si portava a letto solo come panacea della sua frustrazione. Nessuna sarebbe stata lei. Mai. Però questo non cambiava la realtà delle cose.
 
“Si sposa, non c’è più tempo e sinceramente, anche se ce ne fosse, non so se me la sentirei di guardarla negli occhi mentre le dico tutto solo per vederla impassibile o addirittura schifata da quello che provo. Non voglio che il mio ultimo ricordo di noi insieme, sia la sua bocca mentre pronuncia parole di odio nei miei confronti. Dopotutto non sono cambiato molto vero? Sono il solito vigliacco.”
 
Si sforzò di sorridere ma quello che ne uscì fu solo una deformazione della sua faccia in un ghigno poco credibile.
 
“Primo, si sposerà solo a Natale, e quindi avresti tutto il tempo per sfruttare il tuo tanto decantato fascino; secondo, la Granger non utilizzerebbe parole di odio neanche per Voldemort in persona e non credo che tu possa paragonarti al Mago Oscuro per eccellenza; terzo, non sei un vigliacco, sei solo innamorato e come tutti ti senti più vulnerabile. Sei umano anche tu dopotutto”.
 
“Io non…”
 
“Draco smettila. So che vuoi farlo e soprattutto so che puoi farlo. Vorrei tanto sapere cosa c’è che ti frena. Anche perché secondo il mio modesto parere di esperto del comportamento femminile, non sarei così sicuro del risultato della tua confessione”.
 
Questa volta il suono che si udì provenire dal corridoio era troppo forte e metallico per essere ignorato.
 
Senza neanche parlarsi cominciarono a camminare velocemente verso la fonte di quel rumore con l’ansia crescente di chi ha paura di essere stato scoperto a dire qualcosa di compromettente.
 
Svoltato l’angolo, trovarono un’armatura per terra e capirono la fonte del rumore che li aveva distratti, ma fu la successiva occhiata alla rientranza buia del corridoio che fece comprendere loro quanto quella nottata, sarebbe stata ancora lunga.
 
 
 
* Intreccio di anime di Meave . Con questa citazione ho voluto omaggiare una storia che ho amato moltissimo.
 
 
Angolo della posta.
Sono tornata! Dopo più di un anno ho ripreso a scrivere e ho pensato di farlo con una mini long di pochissimi capitoli; la storia non sarà delle più originali e i temi non saranno particolarmente profondi però, dopo tanto tempo, penso che l’importante sia essere riuscita a pubblicare qualcosa.
Pubblicherò ogni settimana.
Baci BABY
   
 
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