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Autore: TaliaAckerman    27/11/2013    3 recensioni
Elisa, disillusa e amareggiata studentessa universitaria.
Carlo, attraente e facoltoso uomo d'affari la cui vita è stata sconvolta dalla morte improvvisa della giovane moglie.
Momenti rubati dopo un funerale e qualche lacrima.
Un buio troppo intenso che nasconde ogni sentimento. Una luce troppo forte che, pur indirettamente, lo rende palese.
Prima fan fiction in questa sezione^^
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo vide in quel momento, mentre con andatura lenta camminava sotto la luce dei lampioni al margine della strada. Rimase un attimo ferma, perplessa, chiedendosi se fosse davvero lui.

Strascicava i piedi nelle pozzanghere, e sembrava distrutto. Ma d’altronde, come dargli torto? Elisa accostò al marciapiede, appena dietro di lui. Carlo non si voltò subito e la ragazza ebbe appena il tempo di chiedersi se fosse davvero il caso di farlo.
Non c’è niente di male nel dargli una mano. Alla fine, tirò giù il finestrino e si affacciò. – Ehi, Carlo!

L’uomo si fermò e, lentamente, voltò il capo nella sua direzione. Non c’erano lacrime sul suo viso, né segni che potessero suggerire danni fisici alla sua persona. Almeno non aveva fatto sciocchezze.
No, l’uomo aveva solo lo sguardo di chi si è appena reso conto che è capitato qualcosa di irrimediabile, qualcosa da cui non si può tornare indietro.
Elisa esitò un attimo, tentando di trovare le parole giuste. Alla fine si fece coraggio e chiese timidamente:- Vuoi… vuoi un passaggio?

Carlo rimase fermo, come certo di non aver compreso le sue parole. Lei lo osservò col cuore in gola, mentre la pioggia cadeva scrosciante, portandogli le ciocche di capelli ricci sulle tempie. Lo osservò cercando di non pensare a quella sua bellezza così intensa e straziante, cercando di ignorare il dolore che opprimeva il suo cuore e quello di Carlo. E poi, proprio quando ebbe l’impressione di aver perso ogni possibilità, l’uomo si avvicinò alla macchina e con naturalezza spalancò la portiera, sedendosi accanto alla ragazza.
– Grazie - disse serio, allacciandosi la cintura. Poi calò il silenzio.
Elisa guidò concentrandosi solo ed esclusivamente sulla strada, temendo che anche un solo sguardo all’uomo che stava seduto sul sedile vicino a lei potesse suscitargli disappunto. I pensieri vorticavano nella sua mente, non riusciva a ragionare con molta lucidità. Il dolore per la prematura scomparsa di Agnese si mescolava alla gioia per l’essere sola al fianco di Carlo, e poi si univa la rabbia e la frustrazione per l’intollerabile silenzio di quell’uomo così oscuro e indecifrabile, il senso di colpa per quel sentimento che le cresceva nel petto…

Frenò di colpo, rendendosi conto di essere giunta alla fine della via dove Carlo abitava con la moglie. Scuotendo la testa infastidita, fece retromarcia fino a raggiungere il vialetto, e poi spense i motori. Si aspettava che Carlo scendesse senza ringraziare, o anche solo salutare. Si preparò a tornare a casa.
E invece non accadde nulla. L’uomo era ancora seduto lì, gli occhi bassi. – Non riesco a tornare qui – disse alla fine con voce spenta; alzò lo sguardò, e i suoi intensi occhi blu incrociarono quelli ambrati di Elisa. La mente della ragazza vorticò freneticamente, ma prima che dubbi o assurde speranze prendessero il sopravvento, disse:- C’è un motel a pochi minuti da qui. Se vuoi ti ci posso portare.
L’altro non rispose, ma annuì, fissandola come spaesato. – Grazie. – ripeté.

Elisa riaccese la macchina e ripartì. Il tragitto fu breve e silenzioso, e giunti a destinazione, la giovane donna avvertì un senso di sconfitta premerle nel petto. Carlo non esitò questa volta, forse per paura di infastidire ulteriormente quella ragazza quasi estranea. Poggiò i piedi sull’asfalto e mosse un passo in direzione del motel, quando cadde a terra.
Spaventata Elisa, che aveva seguito ogni suo movimento, scese fulminea dall’auto e si inginocchiò accanto a lui. Carlo era pallido, e le sue guance erano rigate di lacrime. Soffrendo per lui molto più di quanto fosse disposta ad ammettere, la ragazza lo sorresse con dolcezza, aiutandolo a rimettersi in piedi.
– Stai… bene? – chiese esitante, arrossendo mentre si allontanava di scatto dal giovane. Lui si passò una manica sulle guance, e scuotendo la testa rispose, quasi balbettando:- Io… mi dispiace davvero… non vorrei… insomma… crearti ulteriori fastidi…
- Non c’è problema – lo interruppe Elisa, imbarazzata. Rimasero un istante a fissarsi, sotto la pioggia, poi la ragazza si grattò la testa e disse: - Ecco… meglio se ti accompagno dentro.

Già. Probabilmente si sarebbe fatto investire da qualche insulso demente se avesse attraversato da solo gli appena quattro metri che li separavano dal motel. Le gote di Elisa si tinsero di uno sgradevole color prugna a quella riflessione, ma la pioggia e la notte le vennero in aiuto, e Carlo non si accorse di nulla. Respirare finalmente aria asciutta fu un vero sollievo, quando i due misero piede in quello squallido albergo.
– Aspetta qui – disse Elisa in tono pratico, facendo sedere Carlo su un divanetto come si fa con i bambini. Si avvicinò a quel surrogato di reception e fece:- Ehm… sarebbe ancora disponibile una camera singola?
Quella al di là del bancone la guardò come si fa con un piatto di scarafaggi. Elisa non riuscì a comprendere se fosse per il proprio aspetto disastroso o per la tarda ora della notte, ma andò oltre. – Sono qui per un mio amico.- continuò, ammiccando a Carlo che, distrutto, aveva affondato la testa fra i cuscinetti.
La signora le rivolse in tono completamente vacuo:- Camera 20, 60 euro per una notte, servizi compresi. Non diamo colazione in camera. Ma non mi dire, pensò Elisa sarcastica, affrettandosi a pescare dal fondo della borsetta il portafoglio. E’ quasi un furto... pensò estraendo la carta di credito dalla tasca di cuoio. Dopo aver preso la chiave e ignorando i suoi sguardi tutt’altro che lusinghieri fece cenno a Carlo di seguirla.
Salirono le scale fino alla camera 20 senza scambiarsi una sola parola. Elisa non riusciva a capire se Carlo fosse in sé o avesse bisogno di un accompagnatore per trovare la camera. Decise di non rischiare.

Arrivati alla 20, Elisa gli consegnò le chiavi. – B-buona fortuna.
L’uomo infilò la chiave nella serratura, e dopo aver spalancato la porta mise un piede nella stanza esitante. Poi, a metà strada, si voltò verso Elisa, come se si fosse reso conto solo allora della sua presenza.
– Grazie – ripeté per la terza volta.
Elisa non seppe cosa rispondere. Doveva andarsene, aveva fatto il necessario.. E invece rimase lì, come una deficiente che aspetta di essere congedata. Rimase lì, completamente catturata dallo sguardo liquido di Carlo. Lui fece un passo verso di lei. – Perché mi hai aiutato?
Perché? In verità non lo sapeva neppure lei. Che cosa si aspettava, di avere anche solo una mezza possibilità di piacergli? Era patetica.
Che cosa stai facendo? Vattene!
Ma l’uomo le si avvicinò ancora. – Noi non ci conosciamo. Come mai hai fatto questo per me?
Diamine, gli avrebbe risposto, ma lui era talmente, maledettamente vicino… La ragazza poteva sentire il suo respiro sulla pelle, notare ogni sfumatura azzurra nei suoi occhi scuri…

- Devo andare. – proferì senza pensarci e lottando contro le proprie gambe, che non volevano saperne di muoversi, si voltò.
Sentì la porta richiudersi dopo qualche secondo. Lei si fermò davanti alle scale respirando affannosamente, e anche se sapeva che lui non avrebbe mai potuto sentirla, sussurrò:- Buona notte, Carlo.
Poi si affrettò ad allontanarsi.








Ecco., io… già.
So che non è un granché. Per niente.
Ma ho voluto tentare di cimentarmi in un genere che conosco poco e male.
Spero che la lettura sia stata almeno passabile.
Sono graditissime recensione positive o negative, sarò lieta di ascoltare tutte le vostre opinioni.
Un bacio a tutti i lettori.
TaliaFederer :3
 
  
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