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Autore: RinoaHeart    28/11/2013    2 recensioni
Emma, Uncino e Henry ,nella loro prima notte a New York, prendono una stanza d'albergo.. uno spazio troppo ristretto, considerata la tensione fra loro.
[SPOILER ALERT: STORIA ISPIRATE DALLE STILL DELLA 3X12]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: E' davvero molto tempo che non scrivo di telefilm.. spero che questa piccola storia, che fantastica su ciò che succederà a New York, non vi provochi l'orticaria. Ho cercato di tenere i personaggi il più IC possibile, senza riferimenti specifici a cosa accadrà, ma sono proprio fuori allenamento! Qualsiasi critica è sempre la benvenuta! Grazie a chi leggerà questa piccola scemenza nata dalle mie fangirlate  <3
E grazie alla mia beta-reader Brooke Davis24, compagna di fangirlate e mia telepate.

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New York

L’hotel che avevano trovato sembrava decente. Si sarebbe volentieri buttata in una catapecchia qualsiasi ma non le dispiaceva spendere i soldi per garantire a suo figlio un posto che non avesse ragni nei letti, o peggio, topi.
Erano riusciti addirittura a far imbucare il più che sospetto pirata senza troppi problemi, nonostante non avesse i documenti.
L’unico vero problema è che nell'hotel avevano a disposizione solo una piccola suite con una sola stanza letto.
Emma si girò verso Uncino appena entrati, già pronta a chiarire le cose su come e dove avrebbero dormito, ma lui la sosprese.
“Bene bene bene, sono felice di vedere che c’è un' ottomana dove potermi buttare al posto del pavimento...Ironicamente, il viaggio in quella scatola gialla che chiami "macchina" mi ha fatto venire il mal di mare.”
Si udì la risata di Henry dalla stanza principale in cui era entrato di corsa, tutto eccitato, come tutti i ragazzini quando entrano in un albergo.
“Che ridi ragazzo? Sono un pirata, viaggio per mare di solito!”
Emma rimase senza parole alla vista di suo figlio che scherzava e rideva tranquillamente con Capitan Uncino. Il cattivo della Disney. Ma del resto, la sua vita la prendeva in giro impietosamente da ormai più di un anno.
“Hai ragione Capitano..” disse Henry mentre si appoggiava alla schiena del divano. “ma.. detto fra noi, che cosa è precisamente un' ottomana?”
Il pirata sembrò sorpreso. “Questa cosa su cui sono sdraiato, ragazzino.” Disse facendo un gesto con le braccia che indicava il mobile dove si era buttato appena liberatosi del cappotto.
“Divano, si chiama divano, Uncino. Ottomana non si usa più dal millenovecento..almeno credo.” Emma si intromise con una risata mentre entrava in stanza a poggiare la piccola valigia che si era rifiutata di farsi portare dal pirata galantuomo.
“Chiedo venia, amore." C'era da dire che il pirata ce la metteva tutta per imparare. "Quel che sia sia, andrà più che bene per questo vecchio capitano.” disse agitando in maniera finta minacciosa  l'uncino, provocando ancora una risata di Henry che però si fece serio tutto di un tratto.
“Mi spiace, è un po’ corto per te...starai scomodo...”  esclamò preoccupato.
Hook sorrise intenerito. “Ho dormito in posti peggiori, ragazzo.” 
"Vorrei sapere dove..." chiese sottovoce sporgendosi un po' vicino a lui e facendosi scudo con la mano sula bocca, per non farsi sentire dalla madre.
"Un giorno, quando finalmente non avremo più niente di cui preoccuparci, potrei raccontarti una storia o due ragazzo" rispose il pirata stando al gioco, sempre sottovoce e scompigliandoli un po' i capelli. "Però penso che dovresti andare a dormire prima che tua madre ti becchi a confabulare con me" Henry annuì e andò verso la camera. “Allora buonanotte Capitano.” gli augurò prima di entrare.
“Sogni d’oro a te, Henry.” Il figlio di Emma e Baelfire gli era simpatico. Gli ricordava molto il padre da piccolo, e provava un certo affetto per lui. Era un ragazzino molto educato, sempre molto gentile con lui, al contrario della scontrosa quanto avvenente madre che gli aveva sconvolto la vita al primo sguardo.
Immerso nei suoi pensieri non vide Emma appoggiarsi dove poco prima era il figlio.
“Swan, è di tuo gusto la visuale dall’alto?”
“Mmm, non vedo di cosa parli.” Uncino sorrise sornione. “Domani la sveglia è per le 8, quindi sarà meglio riposarci.”
“Sono d’accordo amore.”
Lei annuì brevemente prima di entrare in camera.
“Buonanotte, Emma.” le augurò prima di vederla sparire dietro la porta.
Lei riemerse brevemente, quasi sorpresa.
“B-buonanotte.”

Emma non riuscì affatto ad addormentarsi. Troppo nervosa, troppo agitata, troppo preoccupata, aveva bisogno di una distrazione. Aveva bisogno di una lunga doccia calda ma la presenza di un certo Capitan Bello-Come-Il-Sole sul divano della piccola suite la tratteneva dall’uscire dalla stanza per recarsi nel bagno adiacente dotato della cabina doccia dei suoi desideri. Alla fine, dopo essersi rigirata un buon 45 minuti, decise di farsi coraggio, e senza fare rumore per non svegliare il figlio e poi il pirata, iniziò a piccoli passi a percorrere la breve distanza che la separava dall’agognata doccia.
“Sono sveglio amore.”
“Oh...Ok..”
Emma accese la luce e girandosi verso il divano rimase per un attimo senza fiato. Il bastardo non l’aveva avvertita che era fottutamente mezzo nudo, con solo i pantaloni di pelle addosso! Emma si umettò la lingua un attimo mentre per un nanosecondo si concesse di osservare il bendidio che il pirata nascondeva abitualmente, a malapena, sotto il cappotto di pelle e la camicia.
“Senza parole, amore?” chiese con un un ghigno sornione mentre nascondeva il braccio amputato dietro la schiena, gestò che a Emma non sfuggì come il fatto che l’uncino giaceva sul tavolino basso.
“Ti piacerebbe pirata. Sono solo stata colta di sopresa.” Non mi capita tutti i giorni di ammirare i 300 anni meglio portati della storia di svariate epoche e dimensioni, aggiunse fra sè mentre tentava di non dare nessuna soddisfazione a Uncino, che intanto si era risteso e la guardava con le braccia incorciate dietro la testa con l’espressione più innocente del mondo.
“Non era mia intenzione tesoro.. è che ho solo quella camicia ed è già abbastanza logora anche per dormirci.”
“A Neverland non ti sei mai posto il problema.”
“A Neverland non ero in una comoda.. come si chiama?.. suite!” concluse pienamente soddisfatto della sua logica e del nuovo vocabolo assimilato, con uno dei suoi più irritanti sorrisi.
Emma alzò le mani. “Mi arrendo, capitano.”
Uncino la guardò di sbieco alzandosi un po’. “E’ la prima volta che mi chiami in un modo che non sia il mio dannato appellativo. Se avessi saputo che bastava spogliarmi mi sarei fatto trovare con i vestiti della mia nascita, almeno avresti azzardato a chiamarmi Killian” le disse con una voce così suadente che Emma per poco non sussultò.
“Non ti azzardare o potresti ritrovarti privo di altro, oltre alla mano.” Esplose veemente avanzando di qualche passo e minacciandolo con il dito a mezz'aria, neanche troppo duramente in fondo.
“Aye, aye, messaggio recepito amore. Giuro sul mio onore che non mi troverai nudo quando uscirai da quella porta.” Promise con una finta serietà che suo malgrado la divertì.
“Sono felice di vedere che riesco ancora a strapparti un sorriso , Emma.” L’improvvisa serietà del pirata la fece gelare. Era vero, verissimo. Uncino era l’unico che in quelle situazioni di stress era riuscito a farla ridere, impresa non da poco. Non le diede il tempo di rispondergli. Si alzò e la guardò seriamente, il tono scanzonato sparito. “So che sei nervosa Emma, lo vedo. Non devi preoccuparti, non ho intenzione di metterti sotto pressione, sai benissimo che se sono qui con te è per aiutarti.Nessun trucco.
Forse lui non aveva davvero idea di quanto la mettesse sotto pressione anche solo stando davanti a lei e tentandola come non mai in vita sua. Non aveva una risposta pronta, voleva solo mettere le mani su quei pettorali, spingerlo su quel divano e fare l’amore nella maniera più selvaggia possibile. Ma non poteva permetterselo. Non ora,non.. mai.
“Grazie.” tentò di ricomporsi, usando il tono più normale possibile. Gli era davvero grata, per tutto. Uncino era disposto a tutto per aiutarla, ma non a compiacerla in maniera ruffiana, e questo la faceva sentire supportata e davvero lusingata. Lo ammirava, lo rispettava. E lo desiderava, inutile mentire. E per quanto sapeva di poter contare su di lui per la sua missione, la tensione fra loro aumentava sempre di più. La sconvolgeva, la faceva sentire debole.
Doveva spezzare quell’attimo.
“Penso che andrò a farmi questa benedetta doccia rilassante.. ” cominciò a scostarsi quando vide lo sguardo interrogativo di Uncino.
“Non hai idea di cosa sia una doccia? Non ne hai fatta una quando eri in ospedale?”
“Ehm.. no?Sono fuggito da quel sanatorio maledetto appena ho potuto, non ho fatto la conoscenza di tutto ciò che di assurdo mi sembrava esserci lì.  Jello-come-diamine-si-chiama compreso”
“Oddio santo, vuoi dirmi che non ti sei mai lavato da allora?”
Uncino si alterò alla visuale di Emma schifata. “Fanciulla, la mia Jolly Roger ha una vasca da bagno in ottone che può contenere te, me e mezza ciurma volendo. Certo che sì. Sono un pirata ma non uno zotico qualsiasi.”
Emma trattenne a stento una risata mentre vedeva l’indignazione nei suoi occhi. “Ok, ok ho capito. Non l’ho mai vista comunque.”
“E’ nei miei quartieri tesoro, ovviamente non l’hai mai vista..”
“Ah.” E senza voler approfondire il discorso di perchè non fosse mai andata nei quartieri del capitano, lo agguantò per il braccio e lo trascinò con lei nel bagno.
La frase “Che diavolo fai?” non fu neanche finita di pronunciare perchè lei lo interruppe.
“Uncino, la doccia. La doccia, Uncino.” Disse indicandogli il cipollotto appeso. Lui rise e accennò un inchino facendola ridere ancora. “Sono lieto di fare la conoscenza di una delle diavolerie del tuo mondo, amore. Dall’aspetto, però, continuo a preferire la mia bella vasca capiente.”
“Concordo sul fatto che un bagno possa essere rilassante, ma a volte una doccia calda serve a farti scivolare via.. tutto. E prima che tu possa fare allusioni sul fatto che potremmo farla insieme, no,non accadrà. Quindi” e tirò la leva facendogli vedere come si faceva. “Acqua calda sinistra, acqua fredda destra.”
“Non volevi essere tu a godere dei poteri di questo arcano attrezzo?”
“E’ più divertente così, posso aspettare” disse mentre svitava il tappo del docciaschiuma che aveva trovato nella mensola ed evitava di pensare a quanto quell'uomo riuscisse a fare doppisensi senza neanche accorgersene.  Lui sorrise senza dire nulla al gesto della ragazza, solo una muta gratitudine nei suoi occhi.
“Almeno puoi passarmi il mio uncino se sei decisa a tenermi prigioniero di questa astrusità? Dato che...non penso tu voglia aiutarmi a spogliarmi.." e si avvicinò pericolosamente con quel suo passo felino "..ne ho bisogno.”
Emma deglutì pesantemente stavolta. “Sul tavolino, no?” chiese retorica in una vocina stridula.
Tornò poco dopo con l’uncino e lui lo avvitò all’imbragatura sul braccio che gli arrivava poco sotto il gomito.
Notò che era nervoso quindi si girò e con lo sguardo cercò gli accappatoi che erano prevedibilmente appesi vicino allo scalda-asciugamani tipico delle stanze d'albergo. Ne prese uno e glielò passo.
“Fidati, non sarà all’altezza della tua vasca ma sono sicura che ti piacerà. Dato che , come dici tu, non sei uno zotico.”
“Ti diverte molto vedermi in difficoltà vero?”
“Sì devo ammettere che è divertente.”
“Come desideri, mia adorata. Prenditi pure gioco del vecchio stanco capitano, intanto, se non ti spiace comincerei a mettermi a mio agio” e cominciò a sbottonarsi i pantaloni di pelle.
“FA PURE!” Emma uscì di corsa dal bagno chiudendo la porta e appoggiandosi sospirando. Sentì la risata di Uncino e poi lo sentì entrare in doccia.
Emma si mise ad aspettare, girando un po’ per la stanza. Si affacciò in stanza e vide che Henry dormiva ancora della grossa, stanco dal viaggio, e ringraziò di non averlo svegliato con i loro battibecchi.
Poi si avvicinò al cappotto di pelle di Uncino, buttato su una sedia e lo sollevò per appenderlo all’attaccapanni. “Quanto accidenti pesa questo affare?” si disse mentre soppesava il pesante indumento finemente ricamato. Il profumo di Uncino, di pelle e acqua di mare, le stuzzicò le narici. “Non ho quindici anni e non mi farò beccare mentre annuso il suo profumo.” Con questo pensiero in testa appese il cappotto soffermandosi appena un attimo di più prima di girarsi.
“Che pensiero gentile, amore.”
Uncino, avvolto nell’accappatoio bianco e con i capelli bagnati tutti scompigliati era uno spettacolo non da poco. Emma deglutì. “Mi piace l’ordine.” Disse seccamente mentre si avvicinava. “Allora?” chiese ghignando.
“Allora dico che ne vorrò una sulla Jolly Roger, in un modo o nell’altro.Avevi ragione tesoro, è rilassante. Non ti nasconderò che ho pensato anche che quel piccolo ambiente si presta a molti grandi propositi” rispose passandosi le dita sulle labbra in quella maniera provocante che la mandava in bestia quasi come saperlo nudo sotto quello strato di cotone.
“Non cominciare...”
Emma notò che il braccio offeso era nascosto nella tasca dell’accapatoio. Era curiosa, ma non voleva chiedergli nulla, sarebbe stato crudele  da parte sua fargli rinvangare ricordi dolorosi.
“Vuoi dirmi qualcosa, tesoro?”
“Ehm, no no.Vado a farmi la doccia.”
Lui si spostò le indicò il bagno con un mezzo inchino. Lei sorrise scrolando le spalle “L’inchino, sul serio?”
“Sono un gentiluomo Emma, lo sai.”
“Aaahhh, sì sì ho capito.” E sempre ridendo si chiuse nel bagno.
Si infilò nella doccia e ci rimase un po’.Lo scroscio dell’acqua le fece bene e tentò di rilassarsi senza pensare a tutto ciò che l’aspettava, ai pericoli, alla situazione fra lei, Neal e il dannato Capitan Ormone-A-Briglia-Sciolta, che lei stessa aveva messo nella situazione di essere più sexy del solito.
Uscì e con calma si asciugò prima di rendersi conto di un dettaglio importante.
“Ho lasciato il cambio nella valigia. Ma sì, certo Emma, diamogli altre chance per fare Capitan Innuendo.” si disse mentre sbatteva ripetutamente la testa contro il muro del bagno.  “Non esiste proprio. Mi cambierò di nuovo in camera.” Era davvero tentata di uscire così. La tentava il fatto di sapere che lui la trovava invitante, che la apprezzasse così tanto. Le piaceva pensare di poterlo sedurre. Con una mano scacciò l’aria come se potesse portare via quei pensieri sconvenienti. Non ho tempo. Non posso permettermelo. No.
Applaudendo mentalmente la sua forza di volontà uscì dal bagno vestita. Chiuse gli occhi per un secondo e poi li riaprì sapendo che avrebbe passato comunque la notte in bianco, se quella tensione fra loro non trovava sfogo in qualche maniera.
“Ok, ho fatto ma il phon fa rumo...Oh.”
“Emma che diamine!”
Uncino era si stava asciugando con l’accappatoio. Totalmente nudo. Di spalle. A lei. Che non potè far altro che non ammirare quei glutei. Aveva perso l’uso della parola, dei movimenti. Era imbarazzata ma decisamente non riusciva a distogliere lo sguardo.
Lui incredibilmente non si girò e non fece nulla se non ributtarsi l’asciugamano velocissimamente addosso, stando ben attento a coprirsi subito il braccio.. e il resto.
“Emma pensavo che avrei sentito lo scroscio dell’acqua fermarsi. Giuro che non era mia intenzione.Avevo promesso, ed è stato un incidente.” Disse dopo un momento di silenzio quando si fu ricomposto. Era sincero e avrebbe giurato anche un po’ incredibilmente in imbarazzo.
Lei annuì ancora un po’ rossa in volto. “Certo che trovo assurdo che hai pensato prima a coprirti il braccio che le...terga, ecco!”  lo aggredì appena ripreso il controllo. Lui stava per urlare qualcosa ma Emma fece segno di tacere indicando la stanza dove Henry dormiva.
Lui sospirò e riprese a voce bassa.
“Scusa Swan se non ho assolutamente problemi con le mie terga al contrario del mio braccio sfigurato!” le soffiò praticamente in faccia.
“Io non ho assolutamente problemi con il tuo braccio, al contrario, ne ho se ti ritrovo nudo davanti agli occhi!”  riprese cercando di rimanere con la voce più bassa possibile ma totalmente fuori controllo.
Lui alzò gli occhi al cielo e la superò. “I miei vestiti  e il dannato uncino sono rimasti nel dannato posto chiamato bagno. “ disse prima di sparire e riemergere subito dopo dalla stanza con sotto braccio i pantaloni e l’imbragatura.
“Oh. Scusa non me ne ero accorta...” si avvicinò a lui mettendo una mano sul suo braccio ancora nascosto dalla stoffa. “Ero seria, davvero. Non mi importa niente se vedo la cicatrice del tuo braccio. E’ tutto il resto che mi..” No, non c’era un altro termine.. “sconvolge.” concluse diventando rossa.
Lui sorrise mestamente. “Non è una cicatrice Emma. Manca proprio un pezzo, tesoro.”
Un pirata con una mano sola e problemi con l’alcool. Quella frase rimbombava tutt’ora nella sua testa anche se Pan aveva fatto la fine che meritava da tempo.
Lei sbuffò alzando gli occhi in aria quasi esasperata, ma subito dopo lo guardò con una dolcezza che colpì Killian Jones come un pugno nello stomaco. “Posso?” disse mentre delicatamente sfilava il braccio dal suo nascondiglio. Lui la lasciò fare, quasi incapace di fermarla o dire qualcosa. Si sentiva a disagio, davvero messo a nudo più dello stare vicino a lei con solo quel pezzo di stoffa bianco addosso. Nessuno aveva mai visto oltre lui lo sfregio causato dall’amputazione. Emma guardò per un attimo la pelle lesa,rossa,tesa con varie file di cicatrici di punti dati non certo da un medico, che ricucivano malamente la ferita. Non era un bello spettacolo ma non provava ribrezzo solo... dispiacere.
“Deve aver fatto male come l’inferno.” Disse guardandolo negli occhi mentre con estrema naturalezza prendeva l’imbragatura dalla mano di Uncino e gliela infilò, allacciando le cinghie per lui.  Lui la lasciò fare, ancora incredulo, un nodo nello stomaco. Gli ricordò di quando sulla pianta di fagioli le medicò la mano. Ma poi un ricordo più doloroso prese il sopravvento.
“Ero troppo preso a guardare la mia Milah morire per preoccuparmi del dolore. E’ stato dopo, quando mi sono ritrovato con un’infezione e una febbre che mi ha quasi spedito in fondo all’oceano,  che mi è sembrato di passare per l’inferno.” E ho pregato gli Dei del mare che la febbre mi portasse dritto da Milah, ma non sono stato ascoltato.
“Non posso dire "Capisco", per la perdita della tua mano. Mi dispiace sinceramente, quello sì.” Lo guardò dritto negli occhi prima di stringerli la mano e l’uncino. “Ma so cosa vuol dire vedere la persona che più ami al mondo perdere la vita davanti ai tuoi occhi. “ Emma pensò a Henry esanime a Neverland e quasi le vennero le lacrime agli occhi. Pensò alla disperazione, alla rabbia, alla voglia di vendetta provata.“So che quello ti ha portato a fare le scelte più sbagliate, e in quello posso capirti bene.”
Ci capiamo bene io te.  Emma non aveva detto quella frase per sbaglio neanche quella volta. Lo pensava davvero e ora, in quel momento, più di prima. Killian sorrise e lei non potè fare altro che sorridere di rimando. Anche lui ricordava, evidentemente.
“Grazie, Emma." Rimasero lì, le mani intrecciate, lo sguardo reciproco per una volta non pregno di desiderio, ma solo di mutua comprensione e un crescente sentimento a cui nessuno dei due voleva dare momentaneamente voce. Killian le accarezzò una ciocca di capelli col dorso della mano dopo essersi a malincuore sciolto dalla sua presa. "E ora” indicò con un gesto il suo accapatoio. “penso che sia il caso di ricompormi ...e dormire, cosa che dovresti fare soprattutto tu. Domani sarà un giorno impegnativo, amore.”
Lei annuì e fece per entrare nella sua stanza.
“Grazie a te, Killian Jones.”
Lui la guardò a bocca aperta.
“Alla fine, ti sei davvero fatto trovare con i vestiti della tua nascita..” aggiunse a bassa voce con un’aria innocente prima di entrare e chiudere la porta.
Il pirata rimase a lungo a guardare la porta, prima di ridere fra sè e scuotere la testa, felice.

   
 
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