Note dell'autrice: E' davvero molto
tempo che non scrivo di telefilm.. spero che questa piccola storia, che
fantastica su ciò che succederà a New York, non vi provochi
l'orticaria. Ho cercato di tenere i personaggi il più IC possibile,
senza riferimenti specifici a cosa accadrà, ma sono proprio fuori
allenamento! Qualsiasi critica è sempre la benvenuta! Grazie a chi
leggerà questa piccola scemenza nata dalle mie fangirlate <3
E grazie alla mia beta-reader Brooke
Davis24, compagna di fangirlate e mia telepate.
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New York
L’hotel che avevano
trovato sembrava decente. Si
sarebbe volentieri buttata in una catapecchia qualsiasi ma non le
dispiaceva
spendere i soldi per garantire a suo figlio un posto che non avesse
ragni nei
letti, o peggio, topi.
Erano riusciti
addirittura a far imbucare il più
che sospetto pirata senza troppi problemi, nonostante non avesse i
documenti.
L’unico vero
problema è che nell'hotel avevano a
disposizione solo una piccola suite con una sola stanza letto.
Emma si girò
verso Uncino appena entrati, già
pronta a chiarire le cose su come e dove avrebbero dormito, ma lui la
sosprese.
“Bene bene
bene, sono felice di vedere che c’è un'
ottomana dove potermi buttare al posto del pavimento...Ironicamente, il
viaggio
in quella scatola gialla che chiami "macchina" mi ha fatto venire il
mal di mare.”
Si udì la
risata di Henry dalla stanza principale
in cui era entrato di corsa, tutto eccitato, come tutti i ragazzini
quando
entrano in un albergo.
“Che ridi
ragazzo? Sono un pirata, viaggio per
mare di solito!”
Emma rimase
senza parole alla vista di suo figlio
che scherzava e rideva tranquillamente con Capitan Uncino. Il
cattivo della
Disney. Ma del resto, la sua vita la prendeva in giro
impietosamente da
ormai più di un anno.
“Hai ragione
Capitano..” disse Henry mentre si
appoggiava alla schiena del divano. “ma.. detto fra noi, che cosa è precisamente
un' ottomana?”
Il pirata
sembrò sorpreso. “Questa cosa su cui
sono sdraiato, ragazzino.” Disse facendo un gesto con le braccia che
indicava
il mobile dove si era buttato appena liberatosi del cappotto.
“Divano, si
chiama divano, Uncino.
Ottomana non si usa più dal millenovecento..almeno credo.” Emma si
intromise
con una risata mentre entrava in stanza a poggiare la piccola valigia
che si
era rifiutata di farsi portare dal pirata galantuomo.
“Chiedo venia,
amore." C'era da dire che il
pirata ce la metteva tutta per imparare. "Quel che sia sia, andrà più
che
bene per questo vecchio capitano.” disse agitando in maniera finta
minacciosa l'uncino, provocando ancora una risata di Henry che
però si
fece serio tutto di un tratto.
“Mi spiace, è
un po’ corto per te...starai
scomodo...” esclamò preoccupato.
Hook sorrise
intenerito. “Ho dormito in posti
peggiori, ragazzo.”
"Vorrei sapere
dove..." chiese
sottovoce sporgendosi un po' vicino a lui e facendosi scudo con la mano
sula bocca, per non farsi sentire dalla madre.
"Un giorno,
quando finalmente non avremo più
niente di cui preoccuparci, potrei raccontarti una storia o due
ragazzo"
rispose il pirata stando al gioco, sempre sottovoce e scompigliandoli
un po' i capelli.
"Però penso che dovresti andare a dormire prima che tua madre ti becchi
a
confabulare con me" Henry annuì e andò verso la camera. “Allora
buonanotte
Capitano.” gli augurò prima di entrare.
“Sogni d’oro a
te, Henry.” Il figlio di Emma e
Baelfire gli era simpatico. Gli ricordava molto il padre da piccolo, e
provava
un certo affetto per lui. Era un ragazzino molto educato, sempre molto
gentile
con lui, al contrario della scontrosa quanto avvenente madre che gli
aveva
sconvolto la vita al primo sguardo.
Immerso nei
suoi pensieri non vide Emma
appoggiarsi dove poco prima era il figlio.
“Swan, è di
tuo gusto la visuale dall’alto?”
“Mmm, non vedo
di cosa parli.” Uncino sorrise
sornione. “Domani la sveglia è per le 8, quindi sarà meglio riposarci.”
“Sono
d’accordo amore.”
Lei annuì
brevemente prima di entrare in camera.
“Buonanotte,
Emma.” le augurò prima di vederla
sparire dietro la porta.
Lei riemerse
brevemente, quasi sorpresa.
“B-buonanotte.”
Emma non
riuscì affatto ad addormentarsi. Troppo
nervosa, troppo agitata, troppo preoccupata, aveva bisogno di una
distrazione.
Aveva bisogno di una lunga doccia calda ma la presenza di un certo
Capitan
Bello-Come-Il-Sole sul divano della piccola suite la tratteneva
dall’uscire
dalla stanza per recarsi nel bagno adiacente dotato della cabina doccia
dei
suoi desideri. Alla fine, dopo essersi rigirata un buon 45 minuti,
decise di
farsi coraggio, e senza fare rumore per non svegliare il figlio e poi
il pirata,
iniziò a piccoli passi a percorrere la breve distanza che la separava
dall’agognata doccia.
“Sono sveglio
amore.”
“Oh...Ok..”
Emma accese la
luce e girandosi verso il divano
rimase per un attimo senza fiato. Il bastardo non l’aveva avvertita che
era fottutamente
mezzo nudo, con solo i pantaloni di pelle addosso! Emma si umettò
la lingua
un attimo mentre per un nanosecondo si concesse di osservare il
bendidio che il
pirata nascondeva abitualmente, a malapena, sotto il cappotto di pelle
e la
camicia.
“Senza parole,
amore?” chiese con un un ghigno
sornione mentre nascondeva il braccio amputato dietro la schiena, gestò
che a
Emma non sfuggì come il fatto che l’uncino giaceva sul tavolino basso.
“Ti piacerebbe
pirata. Sono solo stata colta di
sopresa.” Non mi capita tutti i giorni di ammirare i 300 anni meglio
portati
della storia di svariate epoche e dimensioni, aggiunse fra sè
mentre tentava di non dare nessuna soddisfazione
a Uncino, che intanto si era risteso e la guardava con le braccia
incorciate
dietro la testa con l’espressione più innocente del mondo.
“Non era mia
intenzione tesoro.. è che ho solo
quella camicia ed è già abbastanza logora anche per dormirci.”
“A Neverland
non ti sei mai posto il problema.”
“A Neverland
non ero in una comoda.. come si
chiama?.. suite!” concluse pienamente soddisfatto della sua logica e
del nuovo
vocabolo assimilato, con uno dei suoi più irritanti sorrisi.
Emma alzò le
mani. “Mi arrendo, capitano.”
Uncino la
guardò di sbieco alzandosi un po’. “E’
la prima volta che mi chiami in un modo che non sia il mio dannato
appellativo.
Se avessi saputo che bastava spogliarmi mi sarei fatto trovare con i
vestiti
della mia nascita, almeno avresti azzardato a chiamarmi Killian” le
disse con
una voce così suadente che Emma per poco non sussultò.
“Non ti
azzardare o potresti ritrovarti privo di
altro, oltre alla mano.” Esplose veemente avanzando di qualche passo e
minacciandolo con il dito a mezz'aria, neanche troppo duramente in
fondo.
“Aye, aye,
messaggio recepito amore. Giuro sul
mio onore che non mi troverai nudo quando uscirai da quella porta.”
Promise con
una finta serietà che suo malgrado la divertì.
“Sono felice
di vedere che riesco ancora a
strapparti un sorriso , Emma.” L’improvvisa serietà del pirata la fece
gelare.
Era vero, verissimo. Uncino era l’unico che in quelle situazioni di
stress era
riuscito a farla ridere, impresa non da poco. Non le diede il tempo di
rispondergli. Si alzò e la guardò seriamente, il tono scanzonato
sparito. “So
che sei nervosa Emma, lo vedo. Non devi preoccuparti, non ho intenzione
di
metterti sotto pressione, sai benissimo che se sono qui con te è per
aiutarti.Nessun
trucco.”
Forse lui non
aveva davvero idea di quanto la
mettesse sotto pressione anche solo stando davanti a lei e tentandola
come non
mai in vita sua. Non aveva una risposta pronta, voleva solo mettere le
mani su
quei pettorali, spingerlo su quel divano e fare l’amore nella maniera
più
selvaggia possibile. Ma non poteva permetterselo. Non ora,non.. mai.
“Grazie.”
tentò di ricomporsi, usando il tono più
normale possibile. Gli era davvero grata, per tutto. Uncino era disposto
a tutto
per aiutarla, ma non a compiacerla in maniera ruffiana, e questo la
faceva
sentire supportata e davvero lusingata. Lo ammirava, lo rispettava.
E lo
desiderava, inutile mentire. E per quanto sapeva di poter
contare su di
lui per la sua missione, la tensione fra loro aumentava sempre di più.
La
sconvolgeva, la faceva sentire debole.
Doveva spezzare
quell’attimo.
“Penso che
andrò a farmi questa benedetta doccia
rilassante.. ” cominciò a scostarsi quando vide lo sguardo
interrogativo di
Uncino.
“Non hai idea
di cosa sia una doccia? Non ne hai
fatta una quando eri in ospedale?”
“Ehm.. no?Sono
fuggito da quel sanatorio
maledetto appena ho potuto, non ho fatto la conoscenza di tutto ciò che
di assurdo
mi sembrava esserci lì. Jello-come-diamine-si-chiama compreso”
“Oddio santo,
vuoi dirmi che non ti sei mai
lavato da allora?”
Uncino si
alterò alla visuale di Emma schifata.
“Fanciulla, la mia Jolly Roger ha una vasca da bagno in ottone che può
contenere
te, me e mezza ciurma volendo. Certo che sì. Sono un pirata ma
non uno zotico
qualsiasi.”
Emma trattenne
a stento una risata mentre vedeva
l’indignazione nei suoi occhi. “Ok, ok ho capito. Non l’ho mai vista
comunque.”
“E’ nei miei
quartieri tesoro, ovviamente
non l’hai mai vista..”
“Ah.” E senza
voler approfondire il discorso di
perchè non fosse mai andata nei quartieri del capitano, lo agguantò per
il
braccio e lo trascinò con lei nel bagno.
La frase “Che
diavolo fai?” non fu neanche finita
di pronunciare perchè lei lo interruppe.
“Uncino, la
doccia. La doccia, Uncino.” Disse
indicandogli il cipollotto appeso. Lui rise e accennò un inchino
facendola
ridere ancora. “Sono lieto di fare la conoscenza di una delle
diavolerie del
tuo mondo, amore. Dall’aspetto, però, continuo a preferire la mia bella
vasca
capiente.”
“Concordo sul
fatto che un bagno possa essere
rilassante, ma a volte una doccia calda serve a farti scivolare via..
tutto. E
prima che tu possa fare allusioni sul fatto che potremmo farla insieme,
no,non
accadrà. Quindi” e tirò la leva facendogli vedere come si faceva.
“Acqua calda
sinistra, acqua fredda destra.”
“Non volevi
essere tu a godere dei poteri di
questo arcano attrezzo?”
“E’ più
divertente così, posso aspettare” disse
mentre svitava il tappo del docciaschiuma che aveva trovato nella
mensola ed evitava di pensare a quanto quell'uomo riuscisse a fare doppisensi
senza
neanche accorgersene. Lui sorrise senza dire nulla al gesto della
ragazza, solo una muta gratitudine nei suoi occhi.
“Almeno puoi
passarmi il mio uncino se sei decisa
a tenermi prigioniero di questa astrusità? Dato che...non penso tu
voglia
aiutarmi a spogliarmi.." e si avvicinò pericolosamente con quel suo
passo
felino "..ne ho bisogno.”
Emma deglutì
pesantemente stavolta. “Sul
tavolino, no?” chiese retorica in una vocina stridula.
Tornò poco
dopo con l’uncino e lui lo avvitò
all’imbragatura sul braccio che gli arrivava poco sotto il gomito.
Notò che era
nervoso quindi si girò e con lo
sguardo cercò gli accappatoi che erano prevedibilmente appesi vicino
allo
scalda-asciugamani tipico delle stanze d'albergo. Ne prese uno e glielò
passo.
“Fidati, non
sarà all’altezza della tua vasca ma
sono sicura che ti piacerà. Dato che , come dici tu, non sei uno zotico.”
“Ti diverte
molto vedermi in difficoltà vero?”
“Sì devo
ammettere che è divertente.”
“Come
desideri, mia adorata. Prenditi pure gioco
del vecchio stanco capitano, intanto, se non ti spiace comincerei a
mettermi a
mio agio” e cominciò a sbottonarsi i pantaloni di pelle.
“FA PURE!”
Emma uscì di corsa dal bagno chiudendo
la porta e appoggiandosi sospirando. Sentì la risata di Uncino e poi lo
sentì
entrare in doccia.
Emma si mise
ad aspettare, girando un po’ per la
stanza. Si affacciò in stanza e vide che Henry dormiva ancora della
grossa,
stanco dal viaggio, e ringraziò di non averlo svegliato con i loro
battibecchi.
Poi si
avvicinò al cappotto di pelle di Uncino,
buttato su una sedia e lo sollevò per appenderlo all’attaccapanni.
“Quanto
accidenti pesa questo affare?” si disse mentre soppesava il pesante
indumento
finemente ricamato. Il profumo di Uncino, di pelle e acqua di mare, le
stuzzicò
le narici. “Non ho quindici anni e non mi farò beccare mentre annuso il
suo
profumo.” Con questo pensiero in testa appese il cappotto soffermandosi
appena
un attimo di più prima di girarsi.
“Che pensiero
gentile, amore.”
Uncino,
avvolto nell’accappatoio bianco e con i
capelli bagnati tutti scompigliati era uno spettacolo non da poco. Emma
deglutì. “Mi piace l’ordine.” Disse seccamente mentre si avvicinava.
“Allora?”
chiese ghignando.
“Allora dico
che ne vorrò una sulla Jolly Roger,
in un modo o nell’altro.Avevi ragione tesoro, è rilassante. Non ti
nasconderò
che ho pensato anche che quel piccolo ambiente si presta a molti grandi
propositi” rispose passandosi le dita sulle labbra in quella maniera
provocante
che la mandava in bestia quasi come saperlo nudo sotto quello strato di
cotone.
“Non
cominciare...”
Emma notò che
il braccio offeso era nascosto
nella tasca dell’accapatoio. Era curiosa, ma non voleva chiedergli
nulla,
sarebbe stato crudele da parte sua fargli rinvangare ricordi
dolorosi.
“Vuoi dirmi
qualcosa, tesoro?”
“Ehm, no
no.Vado a farmi la doccia.”
Lui si spostò
le indicò il bagno con un mezzo
inchino. Lei sorrise scrolando le spalle “L’inchino, sul serio?”
“Sono un
gentiluomo Emma, lo sai.”
“Aaahhh, sì sì
ho capito.” E sempre ridendo si
chiuse nel bagno.
Si infilò
nella doccia e ci rimase un po’.Lo
scroscio dell’acqua le fece bene e tentò di rilassarsi senza pensare a
tutto
ciò che l’aspettava, ai pericoli, alla situazione fra lei, Neal e il
dannato
Capitan Ormone-A-Briglia-Sciolta, che lei stessa aveva messo
nella
situazione di essere più sexy del solito.
Uscì e con
calma si asciugò prima di rendersi
conto di un dettaglio importante.
“Ho lasciato
il cambio nella valigia. Ma sì,
certo Emma, diamogli altre chance per fare Capitan Innuendo.” si disse
mentre
sbatteva ripetutamente la testa contro il muro del bagno. “Non
esiste
proprio. Mi cambierò di nuovo in camera.” Era davvero tentata di uscire
così.
La tentava il fatto di sapere che lui la trovava invitante, che la
apprezzasse
così tanto. Le piaceva pensare di poterlo sedurre. Con una mano scacciò
l’aria
come se potesse portare via quei pensieri sconvenienti. Non ho
tempo. Non
posso permettermelo. No.
Applaudendo
mentalmente la sua forza di volontà
uscì dal bagno vestita. Chiuse gli occhi per un secondo e poi li riaprì
sapendo
che avrebbe passato comunque la notte in bianco, se quella tensione fra
loro
non trovava sfogo in qualche maniera.
“Ok, ho fatto
ma il phon fa rumo...Oh.”
“Emma che
diamine!”
Uncino era si
stava asciugando con l’accappatoio.
Totalmente nudo. Di spalle. A lei. Che non potè far altro che non
ammirare quei
glutei. Aveva perso l’uso della parola, dei movimenti. Era imbarazzata
ma
decisamente non riusciva a distogliere lo sguardo.
Lui
incredibilmente non si girò e non fece nulla
se non ributtarsi l’asciugamano velocissimamente addosso, stando ben
attento a
coprirsi subito il braccio.. e il resto.
“Emma pensavo
che avrei sentito lo scroscio
dell’acqua fermarsi. Giuro che non era mia intenzione.Avevo promesso,
ed è
stato un incidente.” Disse dopo un momento di silenzio quando si fu
ricomposto.
Era sincero e avrebbe giurato anche un po’ incredibilmente in imbarazzo.
Lei annuì
ancora un po’ rossa in volto. “Certo
che trovo assurdo che hai pensato prima a coprirti il braccio che
le...terga,
ecco!” lo aggredì appena ripreso il controllo. Lui stava per
urlare
qualcosa ma Emma fece segno di tacere indicando la stanza dove Henry
dormiva.
Lui sospirò e
riprese a voce bassa.
“Scusa Swan se
non ho assolutamente problemi con
le mie terga al contrario del mio braccio sfigurato!” le soffiò
praticamente in faccia.
“Io non ho
assolutamente problemi con il tuo
braccio, al contrario, ne ho se ti ritrovo nudo davanti agli occhi!”
riprese cercando di rimanere con la voce più bassa possibile ma
totalmente fuori controllo.
Lui alzò gli
occhi al cielo e la superò. “I miei
vestiti e il dannato uncino sono rimasti nel dannato posto
chiamato
bagno. “ disse prima di sparire e riemergere subito dopo dalla stanza
con sotto
braccio i pantaloni e l’imbragatura.
“Oh. Scusa non
me ne ero accorta...” si avvicinò
a lui mettendo una mano sul suo braccio ancora nascosto dalla stoffa.
“Ero
seria, davvero. Non mi importa niente se vedo la cicatrice del tuo
braccio. E’
tutto il resto che mi..” No, non c’era un altro termine..
“sconvolge.”
concluse diventando rossa.
Lui sorrise
mestamente. “Non è una cicatrice Emma.
Manca proprio un pezzo, tesoro.”
Un pirata
con una mano sola e problemi con
l’alcool.
Quella frase rimbombava tutt’ora nella sua testa
anche se Pan aveva fatto la fine che meritava da tempo.
Lei sbuffò
alzando gli occhi in aria quasi
esasperata, ma subito dopo lo guardò con una dolcezza che colpì Killian
Jones
come un pugno nello stomaco. “Posso?” disse mentre delicatamente
sfilava il
braccio dal suo nascondiglio. Lui la lasciò fare, quasi incapace di
fermarla o
dire qualcosa. Si sentiva a disagio, davvero messo a nudo più dello
stare
vicino a lei con solo quel pezzo di stoffa bianco addosso. Nessuno
aveva mai
visto oltre lui lo sfregio causato dall’amputazione. Emma guardò per un
attimo
la pelle lesa,rossa,tesa con varie file di cicatrici di punti dati non
certo da
un medico, che ricucivano malamente la ferita. Non era un bello
spettacolo ma
non provava ribrezzo solo... dispiacere.
“Deve aver
fatto male come l’inferno.” Disse
guardandolo negli occhi mentre con estrema naturalezza prendeva
l’imbragatura dalla
mano di Uncino e gliela infilò, allacciando le cinghie per lui.
Lui la
lasciò fare, ancora incredulo, un nodo nello stomaco. Gli ricordò di
quando
sulla pianta di fagioli le medicò la mano. Ma poi un ricordo più
doloroso prese
il sopravvento.
“Ero troppo
preso a guardare la mia Milah morire
per preoccuparmi del dolore. E’ stato dopo, quando mi sono ritrovato
con
un’infezione e una febbre che mi ha quasi spedito in fondo all’oceano,
che mi è sembrato di passare per l’inferno.” E ho pregato gli
Dei del
mare che la febbre mi portasse dritto da Milah, ma non sono stato
ascoltato.
“Non posso
dire "Capisco", per la
perdita della tua mano. Mi dispiace sinceramente, quello sì.” Lo
guardò
dritto negli occhi prima di stringerli la mano e l’uncino. “Ma so cosa
vuol
dire vedere la persona che più ami al mondo perdere la vita davanti ai
tuoi
occhi. “ Emma pensò a Henry esanime a Neverland e quasi le vennero le
lacrime
agli occhi. Pensò alla disperazione, alla rabbia, alla voglia di
vendetta
provata.“So che quello ti ha portato a fare le scelte più sbagliate, e
in
quello posso capirti bene.”
Ci capiamo
bene io te. Emma non aveva detto
quella frase per sbaglio
neanche quella volta. Lo pensava davvero e ora, in quel momento, più di
prima.
Killian sorrise e lei non potè fare altro che sorridere di rimando.
Anche lui
ricordava, evidentemente.
“Grazie, Emma."
Rimasero lì, le mani intrecciate, lo sguardo reciproco per una volta non pregno di desiderio, ma solo di mutua comprensione e un crescente sentimento a cui nessuno dei due voleva dare momentaneamente voce. Killian le accarezzò una ciocca di capelli col dorso della mano dopo essersi a malincuore sciolto dalla sua presa.
"E ora” indicò con un gesto il suo accapatoio. “penso che sia il caso di ricompormi ...e dormire, cosa che
dovresti
fare soprattutto tu. Domani sarà un giorno impegnativo, amore.”
Lei annuì e
fece per entrare nella sua stanza.
“Grazie a te,
Killian Jones.”
Lui la guardò
a bocca aperta.
“Alla fine, ti
sei davvero fatto trovare con i
vestiti della tua nascita..” aggiunse a bassa voce con un’aria
innocente
prima di entrare e chiudere la porta.
Il pirata
rimase a lungo a guardare la porta,
prima di ridere fra sè e scuotere la testa, felice.