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Autore: C_Lennon    07/12/2013    1 recensioni
Perché quell'orario, vi chiederete.
Non lo sapeva neanche lui, a dire il vero...
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nine Past Eleven.


Era tutto pronto.
Aveva progettato ogni cosa nel minimo dettaglio, aveva comprato con i rimasugli del suo ultimo, misero stipendio una piccola pistola argentata che continuava a lucidare freneticamente e ora aspettava trepidante le undici di quella sera, le undici e zero-nove, per essere precisi.
Perché quell'orario, vi chiederete.
Non lo sapeva neanche lui, a dire il vero...
Però in molti gli avevano detto di seguire il suo istinto, nel corso della sua vita, ed il suo istinto gli diceva che doveva morire alle undici e zero-nove di quella sera di dicembre, con la neve che ricopriva dolcemente i tetti e le risate felici dei bambini in attesa di Santa Claus che gli riempivano le orecchie.
Perché era questo che voleva fare Max con quella pistola: voleva farla finita; non poteva resistere un giorno di più.
Non riusciva più a sopportare la sua vita, scandita dalla continua ansia dovuta alla carenza di lavoro (nessuno ha più bisogno di thermos, di questi tempi...pensò Max con un sorriso amaro) e dal rumore delle numerosissime porte che gli sbattevano in faccia quando, con un sorriso tirato, andava per le case a svolgere il suo lavoro di venditore porta a porta.
Lavoro che gli portava un salario inconsistente, grazie al quale era recentemente stato sfrattato dal suo microscopico appartamento in periferia e quindi costretto a decidere di giorno in giorno lo scatolone sotto al quale dormire, finendo così, a causa della sua perenne indecisione, a passare più di una notte (quasi tutte, a essere sinceri) senza un tetto sopra la testa.
Ora non vedeva l'ora di farla finita, si sorprendeva inaspettatamente felice di morire.
Avrebbe finalmente rivisto la sua bellissima Michelle, il suo primo e unico amore, dagli occhi verdi e le labbra color ciliegia, conosciuta quando Maxwell aveva ancora tutti i capelli in testa e portatagli via ingiustamente via pochi anni dopo da un mostro bianco chiamato da tutti Leucemia.
Max provò a salvarla in tutti i modi, ma tutte le armi conosciute per combattere la malattia, danneggiavano inesorabilmente anche la ragazza, rendendola sempre più fragile e delicata, facendole cadere uno a uno tutti i suoi ricci corvini, finendo per distruggerla.
Era il suo viso l'unica immagine che Maxwell voleva come accompagnatrice verso la morte che, a giudicare dal minuscolo orologio da polso che si ritrovava, sarebbe venuta a prenderlo tra pochi minuti.
Ventirè e zero-sette.
Lucidò un'altra volta la pistola, mentre la paura gli faceva tremare le mani.
Meno due minuti.
Ancora due minuti di sofferenza e poi sarebbe stato felice per sempre.
Si guardò attorno nel vicoletto umido che aveva difficilmente scelto come teatro della sua dipartita per accertarsi si essere solo.
Un minuto e mezzo...
Caricò la pistola con tre, quattro colpi.
Un minuto...
Fissò ancora un attimo il suo riflesso in una pozzanghera, dalla quale un ometto basso e calvo, molto magro e vestito di qualche straccio malmesso lo guardava di rimando.
Trenta secondi...
Aveva un sorriso stanco che gli illuminava il viso scavato.
Dieci, nove, otto, sette...
L'ometto nella pozza si portò la mano tremante alla testa, e così fece Max.
Sei, cinque, quattro...
Michelle, pensa a Michelle...
Tre, due, uno...
Si sentì un colpo sordo.
Maxwell cadde a terra, la luce gli stava lasciando lentamente gli occhi, pieni del volto di Michelle, mentre un fiore di sangue scuro usciva a fiotti da un foro situato sulla tempia.
 
 
   
 
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