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Autore: SellyLuna    14/12/2013    1 recensioni
Non riusciva a capacitarsi di aver ideato un tale pensiero; era stranito e sbalordito allo stesso tempo. Era impossibile e impensabile.
Si meravigliò di se stesso e, solo in un secondo momento, percepì la delusione: come era possibile che fosse così sentimentale e così femminuccia dopo tutti quegli anni in cui si era allenato duramente e si era inculcato in testa tutte le rigide regole militari a cui credeva fedelmente?
[Skipper centric] [Riferimento all’episodio “the big S.T.A.N.K”]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Skipper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SKIPPER VS L’AMICIZIA
 

 
 
 
Non riusciva a capacitarsi di aver ideato un tale pensiero; era stranito e sbalordito allo stesso tempo. Era impossibile e impensabile.
Si meravigliò di se stesso e, solo in un secondo momento, percepì la delusione: come era possibile che fosse così sentimentale e così femminuccia dopo tutti quegli anni in cui si era allenato duramente e si era inculcato in testa tutte le rigide regole militari a cui credeva fedelmente?
Una considerazione simile poteva uscire solamente dal becco di Soldato e la stessa giovane recluta sapeva bene che, dopo una tale affermazione, non poteva esimersi dallo sguardo torvo del suo comandante.
In fondo, però, lo si poteva scusare; Soldato era giovane e ingenuo, facilmente suggestionabile e lo dimostrava soprattutto quando vestiva i panni del paladino dei valori predicati dai suoi amatissimi Lunacorni, creature fantastiche che diffondevano pace e amore in ogni dove.
Una situazione che, se fosse stata reale, Skipper non avrebbe mai e poi mai sopportato. In parte, quindi, ringraziava il cielo, poiché esistevano ancora persone con un po’ di sale in zucca e anche un po’ testarde che volevano fare a modo loro e di conseguenza cadevano nell’errore.
E poi circolavano ancora i malviventi, quella categoria di persone sempre pronte a compiere dei crimini e dei misfatti, convinte nel perseguire sulla strada di perdizione appena tracciata senza mai cedere ai tentennamenti o a ripensamenti, quel genere di persone che meritavano una bella lezione con i fiocchi e i controfiocchi. Proprio il tipo di lavoro che faceva al caso suo e della sua squadra.
Poteva sembrare un controsenso, visto che era solito affermare quanto il mondo fosse ingiusto, folle e pericoloso; la sua non era altro che una constatazione fatta da chi aveva esperienza della vita.
Non negava che desiderasse un cambiamento nel mondo, in cui la criminalità venisse sconfitta una volta per tutte e regnasse più serenità e armonia tra gli abitanti della Terra… Nel mentre cercava di aiutare nel suo piccolo come meglio poteva per avvicinarsi a realizzare una tale utopia.
In tutta la sua vita non si era mai ritrovato in una situazione simile: non sapeva più cosa fare, si sentiva smarrito.
Aveva appena disubbidito agli ordini; non poteva più considerarsi un fiero soldato che combatteva per proteggere la propria nazione.
Aveva violato un insegnamento fondamentale; si vergognò di se stesso e non osò pensare a quali sarebbero stati i duri rimproveri che si sarebbe sentito rivolgere dai suoi superiori.
Non era, certamente, la prima volta che si trovava, suo malgrado, in una situazione pericolosa e mortale con un’alta probabilità di perdere dei compagni. Ma si era sempre fatto coraggio, si era mostrato forte in ogni occasione, non si era mai lasciato scalfire dal dolore e dalla perdita.
Anche alla notizia certa e gravosa della dipartita di due fedeli e cari compagni, quali erano Manfredi e Johnson, non si era demoralizzato eccessivamente, non aveva mostrato apertamente la sua sofferenza, sapeva come gestirla e tenerla a bada.
Soffriva in silenzio e in solitudine; non poteva permettersi di mostrarsi debole, altrimenti non sarebbe stato considerato un buon capitano.
Nel corso degli anni, la sua dura corazza doveva aver ceduto, doveva essersi allentata. 
Forse si era davvero ammorbidito, non era intransigente come lo era in passato.
Qualche anno prima non si sarebbe mai sognato di poter considerare i suoi uomini come a degli amici, a componenti di una famiglia.
Ora riusciva a valorizzare anche la loro personalità che li rendeva peculiari e unici, riusciva a vedere al di là delle loro potenzialità belliche.
Se avesse perso uno di loro, non sapeva prevedere come avrebbe reagito a una simile disgrazia, non immaginava a quanto e quale dolore avrebbe dovuto sopportare. Era, ormai, abituato alla loro costante presenza, con tutti i loro pregi e difetti. Non poteva più fare a meno di loro; dopotutto formavano una squadra formidabile!
Poteva essere biasimato se, quella stretta al cuore e quel senso di nostalgia, li avesse provati per Kowalski, per Rico o per Soldato.
Non si spiegava perché si sentiva triste alla consapevolezza di non aver più tra i piedi quel seccatore di Coda ad Anelli.
Come poteva spiegarsi tutto ciò? Avrebbe voluto chiedere un’attenta e accurata analisi a Kowalski e, già supponendo il verdetto finale, delle opzioni per uscirne indenne, trovando così un efficace soluzione che gli permettesse di convivere con la scomoda verità.
In quel frangente anche Soldato avrebbe espresso la sua opinione esternando felicità per la scoperta di un legame di amicizia – al solo pensiero gli venne automatico fare una smorfia disgustato – con il loro vicino chiassoso.
Tuttavia, solo quella volta, non si sarebbe sentito di smentire all’ovvio, avrebbe lasciato correre, poiché tutto risultava vero, tremendamente corretto.
Lo considerava un segreto talmente imbarazzante e sbalorditivo che avrebbe desiderato non venirne a conoscenza, custodirlo, anche senza il proprio benestare, e portarlo con sé nella tomba.
Non si diceva, forse, che alcuni segreti andavano lasciati là dov’erano per il bene di tutti? Ecco, il suo era esattamente uno di quelli; non si sarebbe mai, in nessuna occasione e per nessun motivo, dovuto tirarlo in ballo.
Per sua immensa fortuna – il sarcasmo non lo abbandonava mai, nemmeno in situazioni disperate – le cose non andarono come avrebbe voluto: Skipper si trovò, messo alle strette, a fare i conti con se stesso.
Non aveva molto tempo; sapeva che doveva salvare re Julien e di conseguenza doveva accettare la sconcertante rivelazione.
Tutto sommato, il mondo non sarebbe stato lo stesso senza quel matto lemure amante del ballo.
Non riusciva a immaginare la sua vita senza la presenza assillante e fastidiosa di Coda ad Anelli. Come sarebbe stato senza i suoi improvvisi festini notturni che, puntualmente, disturbavano il sonno conciliante che lui e i suoi uomini si concedevano dopo una spossante giornata di lavoro? Oppure senza le  intromissioni nel momento clou  di un’operazione segretissima e molto importante? Quali casini avrebbero risolto se la causa primaria – forse era secondo solo a Kowalski e alle sue disastrose invenzioni! – che li scatenava non ci sarebbe stata più? Di quali strane storie e assurde convinzioni – prime fra tutte l’esistenza degli Spiriti del Cielo con cui re Julien intratteneva un dialogo privilegiato – si sarebbero riempiti le orecchie? A quali richieste d’aiuto in qualsiasi ora del giorno e della notte avrebbero dato ascolto?
Ora lo sapeva: senza re Julien – fatta eccezione per qualche missione di alto livello e per la male riuscita delle invenzioni di Kowalski – la loro vita sarebbe stata piatta, estremamente piatta.
Come una pellicola scadente e di infima categoria, gli passarono in rassegna tutti gli istanti che, per scelta o per obbligo, si era trovato in compagnia del lemure.
Sfogliando tra i ricordi convenne che trascorrere del tempo con Coda ad Anelli non era male; si aveva, quanto meno, la certezza di non annoiarsi mai. Alcune volte si era persino divertito e, per quanto gli costasse ammetterlo, in certe operazioni poteva rivelarsi un ottimo compagno di team, ma erano – ci teneva a ribadirlo – delle rare eccezioni.  
A causa delle sue idee strambe si erano cacciati in quella situazione. Perché, diamine, Coda ad Anelli si era messo in testa di voler cambiare trono? E perché si era convinto di averne trovato un giusto sostituto nello STANK, una tra le armi più potenti mai create?
Fino ad allora si era accontentato di quel semplice trono in legno e, da che ricordava, non si era mai – o quasi – lamentato. Forse il suo “regale sedere” iniziava ad accusare qualche dolorino? Non poteva aspettare ancora qualche giorno prima di progettare delle modifiche nel suo habitat?
Sapeva che Julien era un tipo strano, ma non riusciva a capire che cosa ci vedesse nel temibile STANK.
Era appurato che, da comandante qual era, non dava troppo peso ai dettagli artistici, a tutte quelle baggianate che per il lemure diventavano di importanza vitale. 
Anche se si fosse lambiccato il cervello per comprendere Coda ad Anelli, non sarebbe mai arrivato a capo della sua pazzia. Non era quello il momento per avvicinarsi al suo pensiero, alla sua visione del mondo.
Erano diversi, opposti – non ci voleva di certo un genio per giungere a una tale conclusione! – e, ne era sicuro, non si sarebbero mai trovati d’accordo su qualcosa.
In una situazione critica avrebbero preso delle decisioni differenti per risolvere il problema: re Julien avrebbe sacrificato gli altri – nella fattispecie Mortino e Maurice, ma non si sarebbe fatto nessuno scrupolo a sacrificare anche uno dei pinguini – per salvare se stesso, mentre Skipper, dopo aver valutato tutte le possibilità e non avendo visto una via di fuga, si sarebbe sacrificato per salvare i suoi compagni, dimostrando di essere un buon comandante, diventando per i suoi uomini un modello da seguire.
Il tempo stava per scadere, mancava davvero pochissimo all’esplosione micidiale della bomba e lui non aveva ancora liberato Coda ad Anelli.
Si sentiva opprimere da un senso di inutilità: che leader era se non riusciva nemmeno a salvare un ostaggio?
Si mise in contatto con Kowalski per avere delle novità riguardanti la soluzione; confidava nelle sue capacità, in fondo era davvero un genio, nonostante le sue numerose invenzioni portavano molto spesso il mondo intero sull’orlo del collasso.
Kowalski non lo deluse nemmeno quella volta: grazie a diversi esperimenti – non voleva indagare oltre su come li conduceva – aveva trovato il punto debole dello STANK.
<<… cloruro di sodio! >> rivelò eccitato Kowalski.
Skipper guardò interrogativo la ricetrasmittente.
<< Tu non capisci il camionese e io non comprendo lo scientifichese >> gli disse il leader. Aveva voluto marcare questa sua mancanza per avere una piccola rivincita. Non aveva preso molto bene il fatto che i suoi uomini non conoscessero la lingua parlata fra i camionisti e non fossero stati al suo gioco: voleva solo rendere più divertente l’operazione, ma dopo la terza obiezione e domanda confusa, aveva abbandonato con velocità i panni del camionista.
Inoltre, Kowalski doveva pur sapere che non era un cervellone, non viaggiava sulle sue stesse frequenze da scienziato; era un comune mortale, riusciva a comprendere i discorsi complicati con immagini quotidiane, a terra- terra, con una semplificazione massima. Sapeva che a Kowlaski ciò procurava sempre un certo fastidio, poiché non si sentiva realizzato e compreso. Ma, se voleva comunicare con loro, era l’unica soluzione che aveva. Lo sapeva bene, ma ogni tanto se ne dimenticava.
<< È il comunissimo sale da cucina, Skipper. >> gli rispose, allora, Kowalski, senza più l’entusiasmo di poc’anzi.
Ora, l’unico problema era reperire del sale, dato che nel luogo in cui si trovavano lui e Coda ad Anelli non ce ne era nessuna traccia.
Fortunatamente Maurice gli rivelò che le lacrime contenevano un pizzico di sale.
Con questa preziosa rivelazione, cercò di rattristare Coda ad Anelli, di farlo impietosire, supponendo che fosse facile fargli sgorgare delle lacrime.
Il lemure si sforzò pure di piangere, ma non ottenne nessun risultato. 
Non poteva crederci; aveva frignato per tutto il tragitto e, ora proprio nel momento in cui ce n’era bisogno, quel re da strapazzo se ne usciva, con nonchalance, che non poteva piangere.
Quel lemure non ne combinava mai una giusta!
 Skipper riprovò a commuoverlo, a direzionare i suoi pensieri nel campo del sentimentale, invitandolo a rimembrare i suoi amici e il tempo passato con loro.
<< Quali amici? Tu? >> domandò altezzoso re Julien.
<< Sì. >> rispose Skipper, non molto convinto. << Se può funzionare, pensa ai momenti passati insieme. >>
Non poteva credere alle sue orecchie: cosa stava dicendo?
Nemmeno questa volta ottenne il risultato che sperava; sembrava che quel lemure fosse diventato, tutt’ad un tratto, di pietra.
Si disperò nel constatare che tutto il tempo che aveva speso in sua compagnia, volente o nolente, sarebbe stato inutile e vano.
Una minuscola lacrima gli si formò all’angolo dell’occhio, scivolò lungo il becco, dalla punta del quale si buttò nel vuoto atterrando sul dispositivo che teneva legato Coda ad Anelli. Non appena questo sentì la lacrima cadere, si attivò liberando il re dei lemuri.
Skipper si sentì sollevato nell’appurare la ritrovata libertà di Julien e non lo infastidirono le sue urla di giubilo.
Ancora una volta si era salvato la pellaccia, si ritrovò a pensare Skipper. Re Julien non era consapevole dell’immensa fortuna sfacciata che possedeva.
Ma l’incubo non era ancora finito; il misuratore, estremamente sensibile, del rilascio del colpo gassoso era al massimo, pronto per esplodere.
Erano spacciati, non ce l’avrebbero fatta a scampare a quell’imminente disastro.
Nel momento in cui credette che sarebbe finita, giunse salvifico Soldato in sella all’aeroplano e li caricò entrambi a bordo.
Volarono il più velocemente possibile lontano da quel luogo, alla volta di casa: il caro e amato zoo di New York.
E anche per quella volta riuscirono a sottrarsi al pericolo.
Skipper ringraziò intimamente ciascuno dei suoi uomini per la prontezza d’animo e per l’eccellenza nello svolgere le proprie mansioni; era grazie a loro se era ancora vivo.
Era orgoglioso dei suoi compagni, li aveva addestrati personalmente e i diversi allenamenti avevano dato i loro frutti.
Era riconoscente e grato se poteva respirare ancora l’aria sana di Manhattan, mentre veniva investito dai raggi di sole di un caldo e calmo pomeriggio.
L’unica pecca era il blaterare senza senso di Coda ad Anelli, quello non poteva proprio soffrirlo, soprattutto perché sosteneva che lui, Skipper, aveva pianto come una femminuccia al pensiero di non poter rivedere più re Julien, riconoscendo, di conseguenza, che non era stato in grado di salvarlo. E si sentiva pure lusingato, quell’infame.
Tentò di spiegargli che non aveva proprio pianto; aveva versato una sola ed unica lacrima, che fra l’altro l’aveva salvato, ma era tutta un'altra storia. Infatti quello non prese in considerazione le sue obiezioni, convinto di avere ragione e pago nel diffamare la sua reputazione, sbandierando ai quattro venti la sua piccola debolezza.
Prima o poi, si sarebbe rifatto di tutto. Oh sì, ne pregustava già il momento…
 
Fine?








Salve a tutti! * fa capolino, timida timida, dalla porta*
È la prima volta che pubblico in questo fandom. Lo ammetto, sono un po’ emozionata e anche un po’ esitante.
Se sono qui è perché, come voi, adoro la serie dei Pinguini di Madagascar! :D
Così, in uno sprazzo di follia, ho buttato giù queste righe. E, non so come, ho pure trovato il coraggio di metterle al vostro giudizio. C:
È strano, come mi sia appassionata a questa serie solo ora: conoscevo la sua esistenza, e probabilmente, così di sfuggita, avrò visto qualche episodio, ma non è scoccata la scintilla. XD Arrivo sempre dopo a scoprire le cose. :P
Questa  one-shot fa riferimento all’episodio “the big S.T.A.N.K”, come avrete capito. :D
Spero che quei pochi dialoghi che ho messo, non siano stati fastidiosi. Nella prima stesura non compariva nessun dialogo, perché pensavo che, per chi avesse visto l’episodio, non avrebbe gradito leggere le stesse cose della puntata. Ma la mia amica e consulente (xD) mi ha consigliato di aggiungere dei dialoghi, che rendono la lettura più scorrevole e piacevole. O almeno così dovrebbe essere.
Così, è stato. E come risultato è venuto fuori questo.
Ebbene io adoro questi due, se non si fosse capito. XD Insomma, mi piace molto il loro rapporto di amicizia – perché lo so che si considerano amici e si vogliono bene, nonostante i due diretti interessati non lo vogliano ammettere. u.u
Quindi, era naturale che mi piacesse questo episodio. ;)
A dire la verità, io adoro questi due personaggi anche quando interagiscono con gli altri.
Non capisco, invece, come si possa odiare re Julien. O.o Cioè, è troppo spassoso. A me fa sempre morire. XD È vero che, probabilmente, le sue qualità non sono proprio positive, ma una volta che ci si fa il callo, e lo si vede così com’è, non si può che adorarlo. :D
C’è da dire, in suo favore, che è un personaggio che non si preoccupa troppo di ciò che gli altri pensano di lui – ok, a parte le rare volte che anche lui ha le sue crisi esistenziali! XD – ; continua avanti per la sua strada, imperterrito.
Un’altra cosa che ho notato: Julien parla con chiunque, che sia nemico o amico non ha nessuna importanza. Non deve aver assimilato la lezione: “non parlare mai con degli sconosciuti!” XD
Penso non ci sia molto da dire su Skipper, no? Skipper è semplicemente Skipper. ^^
Sì, il finale, è un po’ diverso da quello dell’episodio, però mi ispirava questa conclusione.
Ho detto che sono amici, questo non toglie che possono farsi i dispetti. :P Insomma, Skipper non è uno che dimentica facilmente e nemmeno che concede il suo perdono con altrettanta facilità. Mi sembrava verosimile che possa volere una rivalsa su Coda ad Anelli; in fondo Skipper non è esattamente il più paziente del mondo. XD
Si nota la mia fantasia per i titoli? Lo ammetto, di meglio non mi è venuto. Però, non mi sembra così male: ricorda un po’ Chuck.
Vi chiedo scusa, mi sono lasciata trasportare dalle mie stesse cavolate. :D
Che ne pensate?
Grazie per la vostra attenzione! :3
A presto! (chissà…) ;)
Selly 
 
   
 
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