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Autore: Nocturnia    14/12/2013    6 recensioni
"L'ho uccisa io."
Diggle inclina il mento verso il petto, schiarendosi la voce e rilassando le spalle.
"Non è così, Oliver."
"Non mentirmi." un ringhio, un'ammonizione "So quali sono le mie colpe; so il loro prezzo."

[Vincitrice del Premio Atmosfera nel contest "I miei gusti, le vostre storie" indetto da Fefy_07 sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Diggle, Oliver Queen, Slade Wilson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Oliver Queen, Slade Wilson e tutti gli altri personaggi appartengono a George Papp e Mort Weisinger, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



"La morte rende preziosi e patetici gli uomini."

- Jorge Luis Borges -


Questo mio unico occhio cieco

"Devi scegliere."

E già la sente quella voce nella sua testa - nelle orecchie, nella pelle, nel cuore che ancora combatte - che ordina senza alcuna pietà.

"Devi scegliere."

Assottiglia le labbra in una smorfia dolorosa e patetica, il riso d'un innamorato che porta ancora fiori alla sua sposa cadavere.

"O lei..."

La scrivania si rompe con un suono secco, asciutto, seguito dal tud amorfo con il quale sfonda il muro alla sua sinistra.

"... oppure Sara."

E il ragazzino aveva scelto.


Oliver osserva la sua città - ma non è mai davvero tua, aveva detto una notte un'ombra di Gotham, tra le braccia una puttana che sapeva fare la guerra come l'amore - e ne assorbe le luci verdastre e i colori troppo forti - troppo vividi per fare altro che ferire.
Osserva e cerca, fruga ogni piega di quel vestito - vetro e acciaio e menzogna - per trovare qualcosa che gli ricordi il perché.
"Dovresti riposarti."
Sorride e Diggle ricambia, un soldato che ha imparato presto come combattere - come vivere - quell'esistenza.
"Non ne ho il tempo; la notte è giovane."
"Potresti essere lo sponsor della Absolute Vodka se non sapessi quello che hai in mente di fare tra poche ore." replica John, l'ironia a stemperare l'inquietudine.
Queen si passa una mano tra i capelli, ignorandolo e scostandosi il cappuccio, tentando di anestetizzare il rimorso e i ricordi.

Shado.

"L'ho uccisa io."
Diggle inclina il mento verso il petto, schiarendosi la voce e rilassando le spalle.
"Non è così, Oliver."
"Non mentirmi." un ringhio, un'ammonizione "So quali sono le mie colpe; so il loro prezzo."
"Shado è morta per colpa di Ivo, non tua."
"Non ho premuto il grilletto..." e si scosta dalla balconata nel dirlo, un piede nel vuoto e l'altro già pronto a scattare " ma è come se l'avessi fatto."
Quando si butta nel vuoto, a Diggle pare quasi di sentire Starling City ridere.


"Ti avevo detto di non affrontare il vigilante."
Sebastian deglutisce un paio di volte prima di ritrovare il coraggio - o l'incoscienza.
"Rischiava di rovinare l'intera operazione."
"Cosa che ha fatto comunque, da quello che ho capito."
L'occhio cieco - quello che vede tutto - lo osserva in silenzio, le dita a tamburellare su quello che resta della scrivania e una macchia di sangue a scivolargli lungo il polsino.
"Noi... io..."
"Ti darò altri campioni." lo rassicura "ma quando dico una cosa, mi aspetto che venga eseguita alla lettera... sono stato chiaro?"
Sebastian annuisce, stornando lo sguardo e posandolo sul buco che rovina la parete sinistra.
"Non ti deluderò."
Ma non c'è risposta a quell'affermazione.


Mi ha odiato?

Se lo chiede spesso Oliver quando pensa a lei, annoverandola tra le infinite persone che ha saputo ferire e persino uccidere.

Quando ha capito - quando ha visto - ha avuto paura?

Chiude gli occhi e Shado con lui, i capelli una nuvola di cenere e sangue, fango tra le dita e colpe - tante, troppe - sulla lingua.

Ha fatto male? Sapere, intendo... ha fatto male?

Ricorda Oliver, e quando il vento smette di soffiare è il viso di un fantasma quello che lo scruta da oltre la vetrata del grattacielo.

Slade.

E la pioggia comincia a cadere.


Wilson usa il riflesso come scudo e aspetta.

Oliver.

Aspetta e frammenta memorie che hanno il sorriso di Shado e l'odore pungente della foresta e delle sue notti.

Ragazzino.

Aspetta e lascia scivolare via il perdono come una maschera scomoda molesta; come un sentimento che annega nella menzogna di un'altra vita.


Shado non può più parlare, eppure le sue parole hanno ancora la loro eco nel cuore di Oliver e Slade.

Guerrieri.

Shado è nebbia e filo d'una strada che li ha portati a combattersi e poi a cercarsi e infine a specchiarsi l'uno negli occhi dell'altro.  

Amici.

È ciò che li ha uniti e poi divisi; è stata il braccio e il respiro d'entrambi, fino a quando...

Plotch.

Non ha fatto male vorrebbe dirgli Non è colpa tua; non lo è mai stata.
Ma Oliver non l'ascolterebbe - non l'ha mai fatto, in fondo - e non se ne stupirebbe più di tanto.
Mi hai regalato quello che potevi - quello che avevi; la metà di un cuore spezzato. Il vuoto lasciato da un canarino che era poi volato via.

Nemici.

China il capo Shado, perché un fantasma non può nulla contro l'agonia di un amore mai vissuto - Slade; mio bellissimo e indomito eroe -  e la tristezza di uno perso troppo in fretta.

Mi dispiace, Slade. Mi dispiace non esserci stata. Mi dispiace non averti - non averci - dato una possibilità prima, quando il tempo non era ancora cordite e metallo. Mi dispiace.

Starling City tace, sorniona e sazia del veleno appena sorbito; soddisfatta e crudelmente bella.
Tra di loro - ombre, fantasmi, echi di un'altra epoca e di un'altra storia - solo la pioggia.
   
 
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