02
Miei
cari lettori!
Spero
che il nanico deretano del capitolo precedente non vi abbia spaventato troppo.
Sì, capisco, non è esattamente quello che qualcuno vorrebbe
vedere dopo cena, o dopo pranzo, o prima dei pasti, o in un qualunque momento
della propria giornata e della propria vita, ma è parte integrante della
storia e con ciò è stato necessario mostrarlo.
Passiamo
quindi alla parte interessante della nostra storia, miei lettori.
Che non
è il sedere di Thorin, anche se sono consapevole di quanto ciò
v’intristisca.
Billa si
sentì soddisfatta solo quando il terzo tacchino arrosto assunse una
perfetta doratura che nessuno a questo mondo avrebbe mai e poi mai potuto
criticare. Neanche Lobelia Sackville-Baggins. Soprattutto Lobelia
Sackville-Baggins. Oh, Valar nel Valinor, quanto odiava Lobelia
Sackville-Baggins.
Chiuse
gli occhi e prese un lungo respiro profondo, cercando di calmarsi. Non posso
dire che ci riuscì davvero, miei cari lettori, ma si buttò anima
e corpo nell’impasto per la torta al cioccolato, riuscendo a sfogare un
poco del nervosismo accumulato.
In quel
momento, un nano e i suoi due nipoti si stavano facendo il bagno nella sua
vasca.
Nel suo
bagno.
Nella
sua casa.
Aveva
contato tutti i pezzi dell’argenteria otto volte, (tanto per essere
sicura) prima di dedicarsi alla tavola, conscia che un nano e due bambini (che
probabilmente non vedevano un pasto completo da almeno un paio di giorni) non
poteva accontentarsi della zuppa leggera che si era fatta come spuntino. La
mise in tavola comunque, assieme al terzo tacchino, alla torta alla vaniglia, a
un chilo e mezzo di carni di vario tipo, quattro tortini di dimensioni e
ripieni variabili, della frutta, della verdura, delle altre zuppe e altre cose
che non mi perderò ad elencare, miei cari lettori, ma sappiate che tutti
noi pagheremmo per poterci sedere al desco di Billa Baggins almeno per un
giorno. O per un pasto. Un pasto sarebbe sufficiente.
Ora che
la sua tavola era apparecchiata con abbastanza cibo da sfamare
all’incirca due milioni di locuste e lasciarle stese per terra a ruttare,
Billa si accorse che mancava qualcosa.
Mancavano
precisamente tre nani e il pane di grano.
Sospirò
e si diresse verso la dispensa, sicura di averci sistemato una teglia di pane
di grano proprio quella mattina.
Si
fermò a osservare la sua dispensa, rallegrandosi per l’ennesima
volta di quanto questa fosse splendidamente fornita e ben organizzata.
Ovviamente, la teglia di pane al grano era esattamente dove si ricordava di
averla messa. Si avvicinò la teglia di viso e annusò leggermente,
deliziandosi dello splendido odore del pane di grano.
In quel
momento, Billa sentì una voce. Anzi, due voci.
- La
cucina è da questa parte. – disse una voce – Ho sentito la
voce della hobbit, prima.
- Cio-
disse una voce leggermente più acuta – non credo cia da quella
parte. Anche Cee concorda con me, cero, Cee?- momento di silenzio –
Cisto?
Grugnito
dalla prima voce. Venivano indubbiamente dal corridoio dietro la cantina. Billa
si sporse dalla porta, trovandosi davanti tre nani malamente strizzati negli
abiti più grandi che era riuscita a trovare – Mastro nano!-
esclamò la hobbit – Cosa ci fate qui? La cucina è da
tutt’altra parte!
-
Cisto?- disse il bambino biondo tirando la stoffa dei pantaloni di Thorin (che
comunque, in verde e blu non stava male per niente) che piansero amaramente
quando la piccola mano li tirò impietosamente – Era
dall’altra parte!
Il nano
grugnì di nuovo (probabilmente si esprimeva a grugniti) coprendo la mano
del bambino con la sua – Ci chiedevamo, signora hobbit, se non aveva per
caso qualcosa da mangiare, viaggiamo da svariati giorni e i miei nipoti-
entrambi i nipoti lo guardarono male, ma il nano li ignorò bellamente
– sono molto affamati.
Il viso
di Billa s’illuminò – Ma certamente, non temete, ho giusto
cucinato qualcosina per voi mentre vi facevate il bagno, venite, ve ne prego,
seguitemi!
I nani
rimasero immobili sull’uscio della sala da pranzo – Perdonatemi,
signora hobbit - disse il nano– per aver interrotto i vostri programmi.
Immagino che i vostri ospiti arriveranno a momenti. Il tal caso, noi possiamo
ritirarci in una stanza e attendere lì fino alla fine del vostro
incontro.
Billa si
voltò di scatto, osservandolo come se le avesse appena suggerito di
mettersi a sferruzzare calzini, lucidare delle scarpe o altre amenità
del genere – Ma cosa dite, mastro nano? Questo l’ho cucinato per
voi mentre facevate il bagno, ve l’ho detto, no?
- Per
noi.
-
Sì.
- Mentre
facevamo il bagno.
- Ovvio!
- Mentre
facevamo il bagno. – ripeté il nano muovendosi cautamente verso la
tavola, mentre i suoi nipoti stavano praticamente sbavando con gli occhi
inchiodati a un vassoio di meringhe alle fragole. Billa poggiò il pane
sul tavolo, avvertendo il viso farsi caldo – A mia discolpa posso dire
che avete fatto un bagno estremamente lungo. – disse rigirandosi un
nastro del grembiule fra le dita -Inoltre, ho pensato che vi poteste sentire
affamati e, ecco, insomma, volevo solo- abbassò il capo e
strusciò un piede a terra, improvvisamente insicura del suo gesto.
Magari offrire del cibo a dei nani era considerato offensivo.
Sotto il
suo sguardo angosciato Thorin sollevò i due bambini da terra e si mise
su due sedie, prima di sedersi a sua volta. Con estrema lentezza e cura, i tre
nani iniziarono a sbocconcellare degli scones con la marmellata. Billa si
sentì improvvisamente rincuorata – Oh, bene. Mangiate pure. Poi,
se volete, ho altro cibo pronto da cuocere.
Il nano
(che d’ora in poi avrò la premura di chiamare col suo nome,
giacché “il nano” mi sembra terribilmente impersonale)
alzò lo sguardo – Altro cibo?
- Certo.
Miei
cari lettori, ora, guardate Thorin. Questo nano forte e coraggioso, che aveva
portato in spalla i suoi nipoti verso il “porto sicuro” suggerito
da un mago (che poteva quindi essere la casa della hobbit o la grotta di un
troll di montagna, insomma, sapete come sono i maghi) a suo tempo si era
sentito fortunato se riusciva a mettere insieme un paio di pasti al giorno.
Presentare tre pasti diversi al desco familiare era motivo d’orgoglio.
E ora
quella hobbit gli presentava davanti tutto quel cibo, affermando di averne
anche altro. Potete capire perché il povero Thorin si sentì
più o meno come un grumo di sputo di troll contro un vetro.
Ma il
cibo è cibo. E Thorin aveva nello stomaco una mezza radice bollita da
qualcosa come due giorni.
Mentre
Thorin rimuginava Kili e Fili avevano già iniziato a mangiare col
candore tipico dei bambini, spazzolando via scones, meringhe, torte salate,
marmellata, salumi e tacchini a una velocità a dir poco allarmante.
Tutto questo accadeva sotto lo sguardo attento e vigile della padrona di casa,
che riforniva i piatti dei due bambini ogni qualvolta questi iniziavano a
vuotarsi.
Quindi
ogni due minuti circa.
Thorin si
sedette lentamente a tavola, osservano la hobbit che ripuliva una macchia di
panna dalla guancia destra di Kili – Mangiate più piano- disse
Billa sorridendo – il cibo non scappa. È tutto cotto a dovere.
Fili
ridacchiò a bocca piena e Kili, beato cucciolo innocente, si mise a
guardare il tacchino in maniera molto minacciosa, pronto a scattare alla sua
rincorsa.
Thorin
si servì, sempre molto lentamente, un piatto ben poco abbondante di
tacchino e lo pungolò con una forchetta per qualche secondo – Voi
non mangiate, signora hobbit?
Billa
alzò lo sguardo verso di lui, il mestolo colmo di minestra a
mezz’aria e Fili che attendeva con la scodella tra le mani – No,
mastro nano. Questa cena è per voi. Io mangerò qualcosa dopo aver
sparecchiato.
- Ha
preparato tutto questo e non l’assaggia neanche?- domandò Thorin
indicando la tavola con la forchetta – Si sieda e mangi con noi. I miei
nipoti sono abbastanza grandi da servirsi da soli.
- Mastro
nano- Billa versò attentamente la minestra nella ciotola – se
c’è una cosa importante per noi hobbit, questa è
l’ospitalità. Se mi sedessi ora potreste sentire le grida di
dolore dei miei antenati fino alla prossima alba. Quindi- buttò senza
troppi complimenti una coscia di tacchino nel piatto di Thorin – fate
silenzio e mangiate.
Thorin
fece esattamente quello che gli era stato detto.
Fili e
Kili dormivano davanti al fuoco nella fumeria, i panciotti aperti e le facce
soddisfatte. Thorin fumava vicino alla finestra della cucina. Billa
sospirò e si accinse a lavare la catasta di piatti che si era formata
sul tavolo.
Buttò
la prima bracciata di piatti nel tino e iniziò a lavare senza troppa
energia.
Dopo
qualche minuto pesanti passi l’avvisarono dell’arrivo di Thorin
che, per qualche magia, si materializzò al suo fianco in maniera
relativamente poco minacciosa.
Lo
guardò attentamente dall’angolo dell’occhio, osservando il
nano (anche lui col panciotto slacciato) che apriva i polsini della camicia e
ne arrotolava le maniche, scoprendo le braccia abbronzate.
Sospirò
– Che cosa intendete fare, mastro nano?
-
Aiutarvi a lavare i piatti, signora hobbit.
- Siete
consapevole del fatto che non sia necessario?
- Certo.
Ma credo sia giusto che voi sappiate che i nani non danno mai nulla per nulla e
non prendono mai nulla per nulla.
- Con
ciò intendete che…?
- Vi
laverò i piatti. Possiamo considerarla una ricompensa per la cena, no?
Oppure preferite qualcos’altro? Al momento attuale non ho molto, ma le
posso assicurare che, se preferisce gemme o metalli, appena avrò ripreso
il mio regno- Billa lo fermò con un cenno della mano.
- Oh,
abbiate pietà della mia povera anima- sbuffò alzando gli occhi al
cielo – la cena l’ho offerta per gentilezza, per educazione e per
buon senso. Non c’è bisogno che mi ricompensiate. Gli hobbit
raramente chiedono ricompensa per quello che fanno. Quindi smettetela di
blaterare e riposatevi.
Thorin,
a quelle parole, perse leggermente colore sul viso. Sembrava sinceramente
dispiaciuto e sconvolto. Billa sospirò– ma, se ci tenete
così tanto, potete aiutarmi a lavare i piatti.
-
Aiutarvi a lavare i piatti.
- Magari
potete anche asciugarli.
-
Asciugare i piatti è una ricompensa sufficiente per voi?
- Lo
sarà se asciugherete anche le
posate.
A.Corner___
Ogni
volta che aggiorno una fan fiction mi sento come un’elefantessa che
guarda la sua progenie.
Ogni. Volta.