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Autore: littlemoonstar    16/12/2013    2 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Red hair under the sea.





La terra divenne pian piano sabbia. La lunga striscia bianca era calda e soffice, e portava progressivamente ad una lunga distesa d'acqua, che a piccole onde si infrangeva contro il bagnasciuga.
Era un luogo bellissimo. Sembrava che l'Apocalisse non avesse minimamente scalfito quella terra. Forse non era così, forse c'erano cose che non sapevo e che non avevano nulla di buono.
Ma per un momento volli pensare che quel luogo avesse preservato tutta la sua bellezza e vinto il caos.
Jim tirò su le braccia, respirando a fondo. Doveva piacere anche a lui. Lo osservai mentre si metteva a sedere sulla sabbia, per poi togliersi i pesanti scarponi e arrotolare il bordo dei pantaloni fino al polpaccio.
« Ma che stai facendo? » chiesi, confusa. Lui si voltò e mi sorrise.
Che?
« Vado a sentire l'acqua. Vieni con me, dai! » mi rispose lui, dirigendosi a passo sostenuto verso la battigia.
Strabuzzai gli occhi: come faceva a darmi una risposta del genere in un momento come quello?
Era matto, per caso?
« Non siamo qui per perdere tempo! » mi lamentai, conficcando la lancia a terra e appendendo la sacca alla tavola che aveva conficcato nella sabbia. « Dobbiamo muoverci! ».
« Smettila di lamentarti e vieni qui! » mi rispose lui, irritandomi ancora. Presi un gran respiro. Dovevo mantenere la calma e ucciderlo più tardi, al momento opportuno. Sapevo che mi avrebbe tormentata fino alla fine dei miei giorni, perciò decisi di assecondarlo. Sfilai i pesanti stivaloni dai piedi e tirai su le pesanti calze in pelle, tastando la sabbia a piedi nudi per raggiungerlo.
Era un sensazione davvero piacevole: vivendo sempre nel mio bosco, avevo raramente l'opportunità di vedere il mare e camminare sulla sabbia. Dovevo ammettere che durante quel viaggio un'esperienza del genere era più che gradita. Raggiunsi la sabbia umida e poi l'acqua, rinfrescante e limpida.
« E' bellissima... » mi lasciai sfuggire, osservando i sassolini che brillavano attraverso l'acqua come perle.
Jim mi si avvicinò e mi schizzò con un piede. Le gocce d'acqua mi arrivarono sulle braccia e sul viso. Lo guardai, e lui scoppiò a ridere. Tornò indietro nel tentativo di difendersi, ma il mio contrattacco arrivò comunque. Mi lasciai scappare una risata mentre mi rincorreva per vendicarsi, poi mi fermai e guardai l'orizzonte, pensierosa.
« Non devi essere dispiaciuta. ». Jim mi si avvicinò con le mani sui fianchi. « Puoi essere felice anche tu, nonostante tutto. Non devi fartene una colpa. ».
Lo guardai, quasi ferita. Come aveva fatto a capirlo?
« Succedeva anche a me, fino a poco tempo fa. » proseguì lui, senza voltarsi verso di me. « Ogni volta che facevo qualcosa che mi rendeva anche minimamente felice, pensavo a mia madre. Alla sua scomparsa. E dicevo a me stesso che non dovevo, non potevo essere felice. Non ne avevo il diritto. ».
Abbassai lo sguardo. Aveva ragione, mi sentivo esattamente così. Forse lui mi capiva, perché come me era stato privato di qualcosa di talmente importante che tutto il resto sembrava solo una grossa stupidaggine.
« Ma alla fine ho capito che ragionando così non avrei vissuto affatto. ». Jim andò a sedersi a poca distanza dall'acqua, lì dove la sabbia andava progressivamente asciugandosi. Lo raggiunsi e mi sedei accanto a lui, distendendo le gambe. I piedi raggiungevano l'acqua, che con la risacca li rinfrescava a intervalli regolari.
« Perché eri nel bosco di Belle? » gli chiesi, osservando la grande distesa blu di fronte a noi.
« Cercavo mia madre. Ad Agrabah è arrivato un ragazzo di Montressor, anche lui in cerca di una nuova casa. Mi ha detto di aver visto una donna simile a mia madre tra gli umanoidi nel bosco di Adam e Belle, così sono partito subito per cercare conferma. » fece una pausa, poi scosse la testa. « Ma non era lei, ho battuto tutto il bosco per trovarla, e alla fine ho scovato una donna vicino al castello molto somigliante a lei. Ma non era mia madre. Poi ho trovato te. Fine della storia. ».
« Capisco. » mormorai, annuendo appena. « E ora tornerai ad Agrabah? ».
« Certo. » rispose lui, con un sorriso. « Lì hanno bisogno di me. Ma questo non mi impedisce di accompagnarti fin dove posso, o sbaglio? ».
Trattenni il fiato. Era una persona davvero strana, non potevo negarlo, e molto diversa da me.
Ma in quel momento non potevo evitare di ammettere che essere da sola su quella spiaggia sarebbe stato molto peggio.
« Perciò sembra proprio che dovrai bearti della mia presenza ancora per un po'. » scherzò lui, cercando di punzecchiarmi. Alzai gli occhi al cielo.
« Divertente. » borbottai, mentre mi infilavo di nuovo gli stivali. « Oh. L'hai visto anche tu? ».
Di fronte a noi, l'acqua si era increspata. Forse me l'ero immaginato, perché Jim scosse la testa in segno di negazione. Focalizzai l'attenzione su quel punto, ma non vidi più nulla.
« Aspetta, ora lo vedo anche io. » sussurrò lui, indicandomi la direzione con un dito. L'acqua si era increspata allo stesso modo, ma più vicina al bagnasciuga. Mi alzai in piedi per vedere meglio. Feci un passo avanti e l'acqua tornò ad incresparsi, questa volta più a fondo e più a lungo. Una macchia rosa cominciò ad espandersi poco sotto la superficie, fino a che affiorò mostrando un rosso brillante e vivido.
Jim mi guardò con la coda dell'occhio: nessuno di noi aveva idea di cosa diavolo fosse, ma era incredibilmente bello. La macchia rossa si espanse lentamente, fino a che sotto di essa non spuntò qualcosa.
Un volto.
Un volto umano.
« Quella è... » iniziai, ma Jim interruppe i miei pensieri a voce alta. Avanzò di un passo, finendo con i piedi nell'acqua. La macchia rossa si avvicinò appena, e il visetto si fece più vivido alla luce del sole.
« Ariel. » mormorò Jim a mezza voce, e la sirena di fronte ai nostri occhi balzò in superficie con un guizzo, lasciando ondeggiare la coda tra le onde.




Non avevo più incontrato Ariel dopo l'Apocalisse: i nostri Regni erano lontani, e già prima era raro che ci incontrassimo. Jim, al contrario, sembrava conoscerla bene. Si avvicinò a lei con un balzo, rimanendo con le caviglie immerse nell'acqua fredda.
Ci eravamo accorti entrambi che qualcosa era cambiato in lei: gli occhi erano due perle opalescenti, con rare sfumature azzurre. Non si riconosceva più l'intensa oscurità della pupilla, né il celeste vibrante dell'iride.
Mi ricordava alcuni pesci delle acque profonde, con gli occhi velati e irriconoscibili. Al posto delle orecchie le erano spuntate delle pinne turchesi che si diramavano in sottili peduncoli tra i ciuffi di capelli.
Aveva assunto un aspetto diverso, come se il mare l'avesse catturata nella sua morsa, offrendole un aspetto molto più vicino all'acqua che alla terra. Gli occhi vuoti ne erano la prova.
Ripensai ad Adam, e a tutti coloro che erano stati privati, in modi diversi, di una parte della loro umanità: forse ad Ariel era toccata la stessa sorte.
Rimasi ad osservarla mentre si avvicinava alla riva, utilizzando le braccia come sostegno. Jim affondò le gambe il più possibile per raggiungerla.
« Che ti è successo? » le chiese, e lei mimò qualcosa con la bocca. Poi, con un gesto della mano, si sfiorò la gola e seguì la linea del collo fino alle labbra, lasciando fluttuare le dita in aria. Ripeté quel gesto per due volte, con l'espressione vuota e triste. Jim sembrò non capire.
Io ripensai ad Adam. « Non può parlare. » mormorai, impietrita. Lei annuì, le labbra inarcate in un broncio.
Jim si voltò verso di me, gli occhi spalancati dalla sorpresa, poi tornò su Ariel. Lei gli sorrise.
In quel momento avevo la netta sensazione di essere di troppo, benché fosse una situazione normalissima e non ne avessi motivo. Eppure mi sembrava di sentire qualcosa che non andava, che non avevo mai provato in passato. Volevo andarmene da quel posto, nonostante non stesse accadendo praticamente nulla di male.
Che diavolo mi prendeva?
« Ariel. » dissi, cercando di interrompere il flusso immotivato di pensieri assurdi che mi oscurava la mente.
Lei si voltò verso di me, e indico con l'indice verso l'alto, come a voler dire che c'era qualcos altro, oltre l'assenza di parole, che era cambiato in lei.
Rimanemmo entrambi in attesa. Lei chiuse gli occhi, poi li riaprì e schiuse appena le labbra rosee. E lì, nel silenzio della spiaggia, una melodia armoniosa cominciò a diffondersi sotto i nostri sguardi sbalorditi.
Non poteva parlare, questo era vero. Ma poteva ancora cantare.
« Incredibile... » commentò Jim, ascoltando quella melodia che era solo suono, senza parole. Probabilmente neanche lei sapeva spiegarsi il perché di quello strano fenomeno, ma finché aveva la sua voce era ancora tutto possibile.
Feci un altro passo avanti nell'acqua, affiancando Jim. Ariel era sempre bellissima nonostante le mutazioni che avevano modificato il suo corpo, e adesso che ero più vicina me ne rendevo conto.
« Ariel, il Bianconiglio è passato di qui recentemente? » le chiesi dopo un attimo di pausa, ma lei scosse la testa in segno di negazione. Pensai ai suoi indizi, che erano arrivati fino al castello di Belle e Adam. Forse dovevo cambiare direzione una volta arrivata lì?
« Se mi ha fatto arrivare fino a qui... » sussurrai, pensando ad alta voce come al solito. « Forse... ».
In quel momento, Ariel puntò di nuovo il dito come aveva fatto in precedenza. Si tuffò all'indietro e nuotò per qualche secondo, emergendo dall'acqua a qualche metro di distanza. A quel punto ci fece segno di raggiungerla.
« Forse ha ragione. » commentò Jim, girandosi verso di me. « Se l'indizio era quello, dobbiamo attraversare le acque di Ariel fino a toccare terra. ».
« Eh? ». L'idea poteva anche avere un senso, ma stavamo sempre parlando di un oceano. « il Bianconiglio non può essere davvero così sadico da farmi attraversare il... » mi interruppi, e Jim mi guardò con sguardo eloquente. Okay, forse era tanto folle da pensare che sarei stata in grado di attraversare l'oceano da sola.
« E io che ci sto a fare, allora? » mi chiese Jim, guardando in direzione della spiaggia. La sua tavola era ancora conficcata nella sabbia, e aspettava solo di essere messa in moto.
Feci segno ad Ariel di aspettarci mentre tornavamo a riva. Jim mise la tavola in posizione orizzontale, riscaldò i motori e spiegò la vela. La brezza che tirava sulla spiaggia ci avrebbe permesso di andare molto più veloci, e di fare in fretta.
« Non sei obbligato, lo sai. »
« Smettila e sali. ».
Legai la lancia alla schiena, ancorandola saldamente. Mi posizionai dietro a Jim, piantando i piedi sulla tavola in modo da avere il giusto equilibrio.
« Reggiti. » mi disse lui, ed io afferrai i lembi della sua maglia, all'altezza dei fianchi. « Reggiti bene. ».
Sbuffai. Odiavo quel tono, soprattutto se proveniva da lui. « Va bene, mamma. » e strinsi più forte.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo. I motori rombarono più forte, e lui tirò appena le maniglie attorno alla vela. La tavola partì con uno scatto, ed io quasi persi l'equilibrio rischiando di cadere dalla tavola.
Come contraccolpo lo abbracciai, cingendogli i fianchi con le braccia. Lo vidi sogghignare.
Idiota.
L'aveva fatto apposta.






L'acqua sotto di noi era di un blu intenso. Non avevo idea di quanto fosse profonda, ma era un bel po' che viaggiavamo e la riva oramai era lontana. Seguivamo Ariel con la tavola e, per quanto noi fossimo motorizzati, lei manteneva una velocità sorprendente: muoveva la coda su e giù come un pesce, aiutandosi con le braccia e saltando in superficie con la grazia e l'abilità di un delfino.
Era incantevole nonostante la mutazione e tutti i cambiamenti.
« Tutto bene? » mi chiese nuovamente Jim, ed io annuii. « Reggiti, dobbiamo salire un po' per superare gli scogli. ».
La tavola salì appena, e con un movimento deciso Jim spostò la vela in modo da virare leggermente e deviare verso destra, in modo da passare oltre gli scogli senza pericolo. Aveva il completo controllo del mezzo.
« Devo ammetterlo, te la cavi bene. » commentai, e lui reagì con un sorriso luminoso. L'aria era fresca e rilassante, e piccoli getti d'acqua raggiungevano le nostre gambe ogni volta che la tavola sfiorava la superficie uniforme del mare.
C'era un'atmosfera strana, e per un attimo provai un sentimento strano, qualcosa che fino ad allora non ero riuscita a percepire.
Serenità.
In mezzo a quella distesa di acqua e cielo, soli senza alcun suono se non quello delle onde, mi sentii improvvisamente pervasa da una strana tranquillità. I luoghi che avevo visitato riuscivano a tenermi in tensione, con il fiato sospeso, e ogni giorno mi chiedevo se avrei superato o meno la giornata.
Ma in quel momento, in quel luogo di passaggio, potevo essere libera di cancellare ogni pensiero dalla mente.
Jim scese ancora con la tavola, a pochi centimetri dall'acqua. Mi piegai appena sulle gambe, cercando di mantenermi in equilibrio, e tendendo il braccio sfiorai le onde con le dita. L'acqua era così fresca che al contatto provai un leggero brivido che risalì lungo tutta la schiena. Sentii Jim ridere.
Ariel saltò fuori dall'acqua con un balzo, poi si immerse e rimase sott'acqua per qualche minuto. Osservai la sua figura longilinea muoversi sinuosamente sotto la superficie. Non avevo idea di come stessero gli abitanti del suo mondo sommerso, o se addirittura ci fosse ancora. L'idea di non avere una voce mi spaventava terribilmente.
« Ci siamo. » annunciò Jim, ed io guardai dritto di fronte a me: lungo la linea dell'orizzonte, non molto distante da noi, una striscia di terra cominciava a farsi visibile ai nostri occhi.





Ariel ci osservava attentamente mentre scendevamo dalla tavola sulla terraferma: Jim spense le turbine e chiuse la vela, agganciandola dietro la schiena, mentre io mi avvicinai alla riva e mi piegai sulle ginocchia per avvicinarmi il più possibile alla sirenetta dai capelli rossi che, con gli occhi opalescenti, sembrava guardare tutto eppure niente.

Lei sollevò lo sguardo, poi mi indicò la direzione con la mano: proprio alle nostre spalle si apriva una lunga distesa di sabbia che, a poco a poco, si trasformava in una striscia di boscaglia dai colori spenti. In lontananza il cielo era grigio e pesante, e l'esperienza nel mio bosco mi suggeriva che di certo non avremmo trovato il tempo a nostro favore.
Non che fosse una stranezza: dopotutto, già prima dell'Apocalisse i cambiamenti climatici erano piuttosto repentini e variabili al passaggio da un regno all'altro, e ancora di più dopo quel terribile sconvolgimento che aveva incasinato le cose.
« Ci sarà da combattere di nuovo con la neve. » mugugnai tra me e me, fissando l'orizzonte. Mi accorsi di come il cielo fosse ancora chiaro nonostante fossi partita da Agrabah parecchio tempo prima.
Davvero bizzarro, ma oramai non mi stupivo più di nulla.
Mi voltai di nuovo, e osservai il sorriso luminoso di Ariel mentre parlava con Jim: aveva una spensieratezza da bambina sul volto e, nonostante gli occhi madreperlati apparentemente inespressivi, il suo sguardo diceva molto più di quanto quella sorta di maledizione volesse nascondere.
La vidi schiudere appena le labbra, e di nuovo una melodia dolce e delicata cominciò a diffondersi attorno a noi. Quella voce non aveva subito alcun cambiamento nonostante la distruzione che aveva attorno.
Jim si inginocchiò sulla riva, mormorando qualcosa che non riuscii ad intuire. Probabilmente la stava ringraziando per averci fatto da guida, ma non ne ero certa. Sapevo solo che quel senso di pesantezza, quell'astio immotivato che avevo già sentito in precedenza si faceva nuovamente spazio nel mio corpo senza che potessi fermarlo.
Alle nostre spalle, la landa spoglia ci stava aspettando. Non avevo idea di cosa si trovasse oltre quella fila di sterpaglie, ma avevo il presentimento che non fosse nulla di buono.






Quando i primi fiocchi di neve caddero delicatamente sulla mia mantella, quasi mi maledii di avere un sesto senso maledettamente puntuale.
Quella fitta boscaglia priva di senso presto si sarebbe coperta di una fitta distesa bianca, e probabilmente anche la temperatura sarebbe scesa a picco. Sollevai lo sguardo verso Jim, a pochi passi da me. Camminava mantenendo il passo, stretto negli stivaloni pesanti che falciavano l'erba incolta come macchine.
Indossava una maglia in tessuto leggero, e un giaccone dall'aria piuttosto pesante. Almeno era ciò che speravo.
« Jim... » iniziai per l'ennesima volta, ma lui reagì come al solito. Si voltò di scatto e mi fulminò con lo sguardo.
« Non se ne parla. » rispose, senza lasciarmi il tempo di finire la frase. « Non ti lascio qui nel bosco. ».
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando per la sua testardaggine. Che diavolo, non sarei riuscita a convincerlo neanche se fossi stata maledettamente persuasiva. Quel ragazzo aveva la testa di legno.
« Sai, ti ringrazio davvero molto per avermi scortata fino a qui. Probabilmente sarei ancora molto indietro se non fosse per te. » cominciai con la mia solita parlantina, cercando di essere convincente.
« Accetto volentieri i tuoi ringraziamenti. Acceleriamo il passo, sta cominciando a nevicare. » ribatté, interrompendomi nuovamente per lasciarmi con la bocca mezza aperta.
Non capivo perché non volesse lasciarmi proseguire da sola. Non che la sua compagnia non fosse gradita, anzi: avere un compagno di viaggio poteva salvarti la vita, e lui l'aveva già ampiamente dimostrato.
Ma in questo modo mi faceva sentire di peso, come se fosse lui a condurre me. E questo mi stava meno bene.
« Non devi sentirti responsabile del mio viaggio. » mormorò lui nel silenzio del bosco. « Sono io che ho deciso di accompagnarti, perciò smettila di pensare a quello che, sicuramente, starai pensando. ».
« Come diavolo..? » iniziai, e lui si voltò verso di me strizzandomi l'occhio.
La neve iniziò a cadere sempre più fitta, fino a che la terra non si colorò di quel bianco candido macchiato solo dalle nostre orme solitarie. Tirai su il cappuccio della mantella e coprii il più possibile i capelli, che erano diventati umidicci e freddi. Il sole stava calando rapidamente, e poco a poco la notte circondò le nostre figure, lasciando solo una tiepida ombra sulla neve che svanì del tutto quando l'ultimo bagliore di luce scomparve dietro l'orizzonte. La luna si vedeva appena dietro le nuvole e gli alberi, sempre più alti e imponenti, avevano oramai ricoperto l'intera volta celeste.
« Faremo meglio a cercare un posto nascosto e ad accendere un fuoco. » propose Jim, sfruttando gli ultimi istanti del crepuscolo. Camminammo a lungo, raccogliendo più legna possibile lungo il percorso in modo da farla asciugare in tempo per accendere il fuoco. Tra gli alberi scovammo un abbozzo di grotta abbastanza nascosto, e decidemmo di accamparci lì per la notte. Era abbastanza riparata, e la chioma degli alberi aveva impedito alla neve di attecchire al terreno.
Jim sistemò la legna nella grotta e iniziò pazientemente ad accendere il fuoco. Uscii fuori e mi addentrai nella boscaglia dietro la grotta, allontanandomi dalla fonte luminosa: i rumori e i suoni erano quelli di un comune bosco, ma c'era qualcosa di diverso che non riuscivo a comprendere a fondo.
Mi guardai attorno, poi udii un rumore diverso di fronte a me: il cespuglio si mosse appena, con un fruscio labile. Sfilai lentamente il coltello dalla giarrettiera, e con un movimento rapido lo lanciai in mezzo al cespuglio, che rispose con un tonfo.
Andai a controllare: era una lepre abbastanza grossa, di certo ci avrebbe sfamato entrambi e non saremmo morti di fame in quel bosco freddo. Tornai indietro e Jim mi guardò con gli occhi grandi di fronde al fuoco che ardeva in mezzo alla grotta.
« Spero ti piaccia il coniglio. » dissi, e lui scoppiò a ridere. Chissà perché quello che dicevo lo faceva sempre ridere. Montai uno spiedo rudimentale e tolsi il pelo al coniglio, poi lo misi sul fuoco. Il profumo era davvero invitante. Tirai fuori la bottiglia di sidro di Biancaneve, mentre Jim vi affiancò la borraccia d'acqua fresca che avevamo ancora con noi.
Mangiammo avidamente e in silenzio: il coniglio era morbido e gustoso, e in un attimo lo finimmo. Dividemmo l'acqua, lasciandone un po' per il giorno seguente, poi iniziammo a bere il sidro per scaldarci.
La temperatura cominciò gradualmente a scendere, ma avevamo legna a sufficienza per tutta la notte.
E quella strana sensazione, quel brivido inspiegabile che avevo percepito nel bosco, continuava a persistere dentro di me senza che potessi fare nulla per eliminarla.
« Tutto bene? » Jim spostò un ciocco di legna rovente con un bastone, facendolo scoppiettare. Bevvi un altro sorso di sidro ed annuii, ma probabilmente lui non la bevve. Come faceva a capire sempre quello che stavo pensando?
« E' che...non so, ho avuto un presentimento. » ammisi, buttando le braccia indietro. Il terreno era asciutto e fresco. Nonostante le basse temperature esterne, attorno al fuoco c'era un tepore davvero piacevole.
« Ed è una cosa brutta? » mormorò lui, bevendo il sidro dopo di me. Feci una smorfia. In effetti, non sapevo come rispondere a quella domanda. Non sapevo se fosse un presagio negativo, ma ero certa che si trattasse di qualcosa di importante, che non dovevamo sottovalutare.
« Forse mi sto immaginando tutto, e devo solo dormire un po'. » mugugnai, sdraiandomi a terra. Il soffitto della grotta era pieno di crepe, e da alcune di esse fuoriusciva qualche foglia verde.
« Forse. » continuò lui, stiracchiandosi. Si sdraiò dall'altra parte del fuoco, nella mia stessa posizione.
« Sei strano, Hawkins. » borbottai, osservando la sua faccia da sbruffone. Rideva ancora di me. « Continui a seguirmi nonostante tutto. Davvero strano. ».
« Non ho niente da perdere. » sussurrò lui, nel silenzio della grotta, dopo qualche istante di silenzio. « E questo viaggio potrebbe essermi utile. Anche io sono alla ricerca, come te. E non voglio certo stare fermo quando potrei fare qualcosa di utile. ». Sussultai. Non ho niente da perdere.
Quella era una confessione strana. Eppure mi ci ritrovavo, nonostante non avrei mai ammesso ad alta voce di non avere più niente.
« Siamo più simili di quanto pensi. » mormorai alla fine, lasciandomi andare a quel tipo di discorsi. Li odiavo davvero, mi facevano sentire estremamente esposta. Ma al momento sentivo di poterne parlare con Jim, dato che oramai viaggiavamo insieme da un po'. Come un compagno di viaggio, o forse...
Un amico?
La mia stupida coscienza e le sue supposizioni. La zittii, cancellando quei pensieri che tanto odiavo.
« Perché siamo due folli in viaggio? » azzardò lui, scoppiando in una risata innocente. Nonostante tutto, quella spensieratezza mi era utile. Mi lasciai sfuggire un sorriso.
« Perché non abbiamo niente da perdere. » sibilai, e la voce si spense su quelle parole.
Jim rimase in silenzio per qualche istante. « Bé, non è del tutto vero. ».
Indirizzai lo sguardo verso di lui, voltando appena il capo. Lo vidi attraverso le fiamme, e anche lui mi stava guardando. I suoi occhi mi ricordarono il nostro primo incontro, e sentii di nuovo quella strana sensazione.
« Che vuoi dire? » gli chiesi, udendo solo lo scoppiettare del fuoco.
« Che per ora siamo compagni di viaggio. » disse lui a bassa voce. « E se ti accadesse qualcosa, non me lo perdonerei. Quindi qualcosa da perdere ce l'ho, a quanto pare. ».



 













Nb. Eeeee momenti teneri a rotta di collo! Lo so, scusate, sarà la vicinanza con il Natale ma in questo periodo mi sento molto più smielata...si vede? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci tenevo a inserire Ariel tra i miei personaggi, perché mi piace davvero tanto...ho solo voluto renderla un pò meno umana, e spero che anche questo cambiamento vi sia piaciuto. Quindi, dato che il prossimo capitolo verrà pubblicato con molta probabilità a Gennaio, auguro a tutti voi di passare delle buone feste e un meraviglioso Natale! Spero mi facciate sapere, come al solito, cosa ne pensate di questo capitolo! Ci rivediamo a Gennaio, e tanti auguri ancora a tutti!
Un abbraccio,

L.



  
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