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Autore: Madcap    13/05/2008    5 recensioni
Ti faceva rabbia, una rabbia tremenda con i suoi atteggiamenti
...eri il suo primo vero amico...?
Perché fingeva di essere così ingenuo da convincersi che eri invidioso della sua stupida torta?
(Un sorriso reale, prima di quella volta, le tue labbra non lo avevano mai conosciuto.)
Rabbia, era sicuramente rabbia quella che provavi nei suoi confornti.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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[Spoiler sul finale della storia.]



*



Forse non lo meritava.

Dev’essere questa, la fine.

Disperazione, un’interessante novità.

Il rimorso, la sensazione di aver sbagliato… o, semplicemente ,la certezza di aver sbagliato.

Qualcosa, tutto?… la fiducia in te stesso.


Però lui non sarebbe dovuto morire.

Dannazione, no, era il nemico, era il primo vero nemico… ha cercato di fermarti, fin dall’inizio.

Lui non voleva… lui non capiva… lui era la giustizia.


Cosa si prova per un nemico?

Si può provare nostalgia,

Si può provare l’impulso di parlargli ancora una volta, un’ultima volta

Si può sentire la sua mancanza… si può… pentirsi di aver eliminato un nemico?


Però lui non meritava la morte.

L’unico che vorresti accanto a te, adesso, che è la fine di tutto.

Era l’unico che non riuscivi a prevedere fino alla fine.

Ha sempre portato una maschera!

eppure non riesci più a convincertene come prima.


Perché quell’apparenza, quel modo di essere, erano il suo essere.

Non c’era finzione in lui; eri tu a non volerlo decifrare.

Non lo capisci, neanche adesso.


Non riesci a capire perché mai una persona dovrebbe mostrarsi senza difese -

Eppure lui era così con te, diceva sempre quel che gli passava per la testa, non aveva paura di sorriderti e di dirti sia che eri suo amico sia che era sicuro che fossi il suo nemico.


Ti faceva rabbia, una rabbia tremenda con i suoi atteggiamenti


eri il suo primo vero amico…?


Perché fingeva di essere così ingenuo da convincersi che eri invidioso della sua stupida torta?

(Un sorriso reale, prima di quella volta, le tue labbra non lo avevano mai conosciuto.)


Rabbia, era sicuramente rabbia quella che provavi nei suoi confornti.

Perché fingere di preoccuparsi per te, perché fingere di essere triste perché te ne saresti andato?


Forse, non… fingeva affatto.


Era così che ti sentivi, triste, anche tu.


Perché adesso hai una fitta di dolore al cuore, dannazione… era tutta una finta!

Erano gesti programmati, voleva soltanto incastrarti e convincerti a non ammazzarlo,

Ma tu… tu non avresti voluto ammazzarlo comunque.


Perché se mentiva era terribilmente bravo, troppo bravo per te.

La sensazione che fosse vero, che fosse l’unica persona che si mostrasse così com’era, non ti ha mai abbandonato del tutto per quanto ci provassi, ad allontanarla.


Ti ricordi ognuno di quei gesti inattesi e inusuali - allo stesso modo in cui non ricordi neanche una delle tue vittime.


È come se finalmente tutto acquistasse un senso, come se infine ti si presenti un barlume di luce… lui non si era mai curato di sé, come quella volta che se ne stava solo, sotto la pioggia


Nemmeno lo sai, perché lo chiamasti.

Non c’era una ragione particolare, non lo avevi programmato e non era un piano per batterlo, semplicemente

non volevi che se ne stesse lì da solo, sotto la pioggia.


Non ti andava di vederlo da solo, perché era come se non gli importasse niente di se stesso… perché non gli importava, dannazione? Era una delle persone migliori al mondo!

Ma no, non gli importava.

E tu non volevi.


Aveva un sorriso sereno mentre ti chiedeva di avvicinarsi; sembrava tranquillo, come se fosse abituato a star sotto la pioggia.

Ma tu non volevi, no, non volevi - dannazione - che se ne stesse tutto gocciolante di pioggia perché era troppo preoccupato di averti fatto un torto, non hai mai sopportato di avere la sua amicizia disinteressata (nonostante sapesse bene che lo avresti ucciso, presto o tardi).

Mentre lui, non riceveva nulla da te, se non bugie, se non pugnalate.


E lo sapeva bene che erano bugie, che erano le tue pugnalate.

Continuava a starsene lì accucciato ad asciugarti, a farsi perdonare.


Era come in un sogno - o era il gesto più spontaneo che avessi mai fatto?

Asciugargli il viso.


Lo meritava, meritava di vivere e meritava la tua amicizia

- per quanto tu abbia cercato di dimenticartelo.

Lo meritava, maledetta questa vita.


Cosa si prova a vivere come lui, è davvero tanto simile a te?

Una solitudine tanto vasta da occupare ogni istante dell’esistenza,

Solitudine dell’anima,

Un oceano tale da escludere ogni contatto persino con la tua stessa famiglia.


Questa è la fine, deve esserlo, ti prego.


In fondo sei solo un altro umano che sta morendo, ma questa volta non ridi.

Le labbra hanno una piega amara, gli occhi sono socchiusi e


stillano…

lacrime.


È così lontano, così lontano l’ideale che ti teneva in vita…

È fuggito, tendi la mano al cielo per afferrarlo, vuoi la tua ricompensa per aver annullato Light Yagami.

La pretendi, la chiedi urlando a qualche dio,


Non ti risponderà altro che la risata ironica ed indifferente di uno Shinigami.

Così come hai scelto.


Volevi essere un dio, hai scoperto che un dio può schiacciarti e rubarti i tuoi sogni in ogni momento, nel culmine del tuo piano perfetto.


Hai riso sulla sua tomba, quella fredda tomba dove avrebbe continuato a vivere per sempre nella sua quieta solitudine.


Hai riso, folle, perché volevi dimostrargli di aver ragione, e che era lui a sbagliarsi:

Tu potevi essere un dio, lo eri già, se avevi deciso della sua morte!


Ma non rispose.


Non ti rispose più.


Se ne stava in silenzio dietro una schermata - spesso marmo ad allontanarlo dal mondo -


Se ne stava in silenzio per farti capire che ti sbagliavi, che avevi sbagliato ancora - non lo volevi credere, non potevi, ti rifiutavi.


E la risata si spense presto, annegata in un dolore pungente che non vuoi riconoscere, annegata per sempre (come la tua anima).


Era quella la fine.

Era quello l’addio alla salvezza.


Vagherai per sempre nel nulla, ed è ciò che meriti, e starai per sempre lontano dal riposo dei giusti

In cui lui siederà in trono. Re dei giusti, sovrano spodestato da Kira.


Dopotutto, la giustizia era lui, non tu.

Dopotutto, gli dei sono altri e tu puoi solo imitarli in sogni deliranti, folle.



*



Ebbene sì, per una volta mi soffermo su un’introspezione di Light ._. strano, già, visti i precedenti XD.

Ho provato a cimentarmi con i pensieri del nostro beneamato (<.<) Kira/Light degli ultimi istanti, pensando (sperando) che in fondo, almeno a quel punto, se qualcosa di non demoniaco gli fosse rimasta, sarebbe dovuta venir fuori, insomma ._.”

In particolare ho fatto riferimento ad alcune immagini di un episodio dell’anime (oddio, non so se ci sia anche nel manga, spero di sì!). Beh insomma, stesa velocemente a scuola anche questa, spero che almeno a qualcuno sia piaciuta ^^ se vorrete commentare, ne sarò felice! Modificato "usurpato" con "spodestato" grazie all'illuminante recensione di Betta90 che mi ha fatto notare l'errore <3 thanks! ***

  
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