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Autore: Ginny90    14/11/2004    5 recensioni
Il tempo. Lontano. Inafferrabile.
Non possiamo vederlo, eppure ci cammina sempre accanto.
Spesso và troppo veloce.
Lo vediamo distante e, con lui, i nostri ricordi.
E' il vero padrone delle nostre vite.
Siamo schiavi del tempo che passa.
Ma c'è una favola che spezzò quelle catene. La favola che trovò un lieto fine, nonostante tutto.
Perchè c'è un "e vissero tutti felici e contenti" anche oltre il confine del tempo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due paroline prima di cominciare

 

Salve a tutti ^__- !!!

Questa è la mia seconda fan fictions, quindi non vi meravigliate troppo se il mio stile di scrittura sia vagamente simile a quello di un suino (anche se mi sembra di offendere la dignità dei maiali, in questo modo U.U ) ! Nel caso che, invece, troviate "leggibile" quanto segue (ma anche se così non è), mi fareste veramente tanto, tanto, tanto contenta se commentaste la storia =)) (anche perchè poi vi rispondo ;) ) !!

A proposito di quest'ultima, è una storia a capitoli, anche se non riesco a definirla una long-fic in quanto 1) non è lunga (si aggira sui 5 capitoli) 2) l'idea era nata come una one-shots, poi però si è fatta troppo lunga, quindi ho dovuto dividerla (altrimenti vi rendevo ciechi prima che finiste di leggerla ^^) !!!

Questo è il primo capitolo, anche se, sinceramente, non è il migliore, secondo me! Fatemi sapere cosa ne pensate ^__^ ..

Ginny90!

 

Time

- Capitolo 1 -

Perchè vivere è un pò come camminare ad occhi chiusi...
ti lasci guidare dal tuo istinto, ma non sai mai dove stai andando
finchè non ci sei arrivato

 

"Tutti i bambini diventano adulti. Tranne uno."

Questo è ciò che si dice.

Forse perchè fa un pò piacere pensare che esista una terra dove il tempo, un pò burlone, abbia deciso che le ore non siano più di 60 minuti e i minuti di 60 secondi.

Forse perchè fa un pò piacere pensare che esista un bambino, in questa terra, che abbia deciso di giocare in eterno.

Ma, forse, nessuno ha mai pensato che questo bambino non ha deciso, bensì è schiavo di un tempo che non trascorrerà mai.

Perchè lì il tempo è qualcosa che non esiste.

Ti scivola via dalle mani, eppure sta sempre fermo. Immobile. E, anche se alle volte ti sembra che vada troppo veloce, in realtà non si è mai mosso.

Un pò come l'acqua di un lago.

Se soffia il vento lei si agita, si scontra, si infuria, scende in profondità e poi risale in superficie in una continua altalena di onde. Ma, alla fine, è soltanto schiuma ciò che ne resta.

Da quel lago non si è mai spostata.

E così ti ritrovi a non avere un passato, ma un lungo, eterno presente da cui non poter uscire, esattamente come l'acqua del lago.

Perchè tutto và dimenticato, in una terra dove non esistono i ricordi, dove tutto continua a scorrere e quando finisce ricomincia da capo, come in un eterno replay.

E, anche adesso che lei se n'era andata, le fate continuavano a brillare con quella loro polvere incantata, i pirati solcavano quei mari come una volta e i bimbi, caduti dalle carrozzine quando le baby setter non guardavano, avevano nuovamente trovato rifugio nella foresta.

Ogni cosa era tornata a suo posto.

La vita scorreva come una volta.

C'era tutto. C'era quello che c'era sempre stato. C'era l'isola che non c'è, dove il tempo non trascorre e le lancette non battono i secondi. E non importava se per qualcuno qualcosa non c'era.

Perchè il tempo non si ferma per nessuno, anche in quella terra dove le lancette sembrano essersi fermate in eterno.

Dove ricordare è negato.

Dove ogni cosa si perde nel vuoto di quell'irreale eternità.

Dove anche il ricordo di quella ragazzina andava dimenticato.

Da tutti. Tranne da lui.

Perchè, nonostante lo negasse, era stata importante.

Perchè per una volta aveva pensato al futuro.

Perchè lei era stata la chiave di una porta chiusa che nemmeno sapeva di cercare di aprire.

Perchè con un semplice sorriso gli aveva spalancato quelle porte.

E ciò che aveva visto aldilà, era un mondo che mai avrebbe immaginato di desiderare.

Quel mondo che un tempo avrebbe definito "adulto" e che oggi chiamerebbe "vita".

E se, anche per un istante solo, era riuscito a farne parte, doveva ringraziare lei. Lei e soltanto.

Perchè quella ragazzina gli aveva insegnato cosa voleva dire vivere, vivere senza paura della vita stessa, e poi lo aveva lasciato scegliere. Gli aveva mostrato la via d'uscita da quel limbo in cui era rimasto imprigionato per secoli. Lui doveva solo attraversare il varco, oppure tornare indietro.

Ma l'incertezza aveva vinto e lo aveva guidato verso la scelta che non comportava dubbi di sorta, ma che in cambio lo avrebbe imprigionato per sempre in quegli stessi dubbi.

E le loro strade si erano separate.

Lei aveva scelto la vita, incognita, piena di possibilità e di "se".

Lui aveva scelto di confinarsi in un mondo inesistente, di seguire il corso di una linea chiusa, monotona e senza sbocco, piuttosto che rischiare.

Perchè vivere è un pò come camminare ad occhi chiusi...ti lasci guidare dal tuo istinto, ma non sai mai dove stai andando finchè non ci sei arrivato.

TUM

Un rumore sordo, quasi muto e appena percettibile, tanto che dovette chiedersi se l'avesse udito veramente, lo destò dai suoi pensieri. L'eco si spense ancor prima che potesse percepire il suono e quel "tum" si perse nella stanza un attimo dopo. Solo portandoci un pò di attenzione riuscì poi ad avvertire il rumore fastidioso di qualcosa che rotola, a poca distanza da lui. Lo sguardo del ragazzo dalla capigliatura arruffata passò, quindi, in rassegna quanto lo circondava per poi soffermarsi sul pavimento.

Un ditale ruotava ancora su stesso, ai piedi di un tavolino, dopo essere precipitato a terra.

Era il suo ditale. Il suo bacio.

Era rimasto lì per giorni, mesi, anni. Non aveva la minima cognizione di quanto tempo fosse passato da quando lei se n'era andata. Eppure era rimasto lì, immobile, su quel ripiano, ed oggi aveva deciso di cadere.

Non era caso.

Non era coincidenza.

Un motivo doveva esserci.

O forse, l'ipotesi più probabile, era che lui da qualche tempo a questa parte traeva svago dal trovare un doppio significato a tutto, anche nei casi più improbabili. Insomma, i ditali non hanno piedi e di certo non avranno sperimentato il paracadutismo dai tavolini per impiegare il tempo! Inoltre, visto e considerato che dentro alla corteccia di un albero sarebbe alquanto bizzarro che trapelassero folate di vento, l'idea che il ditale possa essere stato "spinto" non era da considerare.

No, un momento! Azioniamo la connessione cervello prima di iniziare a pensare! Forse gli era sfuggito il piccolo particolare di trovarsi sull'Isola che Non C'è, l'unico posto dove le fate esistono, i bambini volano e i pirati solcano i mari su antichi e leggendari galeoni. Insomma, se lui viveva su una stella, i ditali potevano anche concedersi la libertà di cadere!

E, forse, quel ditale non era caduto solo da quel tavolino. Alle volte bisogna saper leggere sopra le righe, anche se non è sempre chiaro ciò che vi è scritto. Ma stavolta lui leggeva, leggeva bene. E ciò che quegli spazi bianchi gli dicevano era che il ditale, il suo bacio, era caduto dal posto in cui era sempre stato. Il cuore di Wendy.

Era il momento di tornare da lei. Di spiccare il volo.

Le due strade che si erano separate giungevano nuovamente ad un bivio ed era il momento che si incrociassero ancora.

Riflettendoci, non sapeva nemmeno dove stava andando. Era un salto nel buio, ma lo riportava un'altra volta alla vita.

Perchè vivere è un pò come camminare ad occhi chiusi...ti lasci guidare dal tuo istinto, ma non sai mai dove stai andando finchè non ci sei arrivato.

 

continua...

  
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