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Autore: JoJo    21/12/2013    6 recensioni
[Storia vagamente ispirata al telefilm Gilmore Girls/Una Mamma per amica - Destiel]
Castiel si strinse nelle spalle “Niente è solo…Il figlio di John Winchester.”
“Quale, il gigante che sembra un alce?” domandò quindi l’altro, guardandosi intorno alla ricerca del compagno di scuola di suo fratello.
Il minore dei Novak scosse la testa “No, il maggiore. Dean.”
Gabriel si fermò di botto e, con una mano ben salda sul braccio del fratello, lo costrinse a fare altrettanto “Che ha fatto?”
“Niente.- sospirò pesantemente Castiel- Ma mi odia.”
Gabriel fece roteare gli occhi “Nessuno ti odia, Cassie.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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1. Heaven

Heaven era il paradiso.
Non contava più di un migliaio di abitanti ed era un puntino così minuscolo sulla cartina che erano in pochi quelli che erano a conoscenza della sua esistenza. 
Tuttavia, tutti quegli automobilisti che, leggendo il nome della cittadina su un cartello verde ad un’ uscita della strada statale poco distante, avevano preso la decisione di fermarsi proprio in quel luogo sconosciuto, si erano immediatamente resi conto della fortuna di quella scelta dettata dal caso e dalla curiosità.
Heaven era il paradiso.
D’inverno, ricoperta di neve ed illuminata dalle luci natalizie, sembrava una succursale della fabbrica di giocattoli di Babbo Natale.
D’estate, contornata da campi di girasole e dai carretti dei gelati pronti a diffondere nell’aria musiche allegre, non faceva per niente rimpiangere di non essersi potuti permettere una vacanza su delle esotiche spiagge su sperdute isole del Pacifico.
In autunno, con le foglie secche scricchiolanti sotto i piedi dei passanti, l’odore di caldarroste nell’aria e gli ombrelli colorati degli abitanti, sembrava il set di una commedia romantica.
In primavera, con i prati verdi pieni di margherite e le famiglie sedute su tovaglie a quadretti rossi per i tranquilli picnic della domenica, aveva un aspetto così idilliaco che nessuno si sarebbe domandato il perché del nome che le era stato dato.
Heaven era il paradiso.
E, in una città tanto piccola, non era inusuale che gli abitanti si conoscessero tutti per nome e che vivessero le loro vite secondo un copione preciso di incontri e relazioni.
Per esempio, tutti sapevano che Pamela Barnes, l’ex ballerina che ora dirigeva l’unica scuola di danza e recitazione della città, in seguito alla sua decisione di rimanere single dopo aver lasciato il suo ultimo marito, Jesse, aveva l’hobby di flirtare scherzosamente con qualsiasi essere maschile fra i diciassette e i sessant’anni che si imbattesse sulla sua strada.
Tutti, inoltre, sapevano che se volevano conoscere gli ultimi avvenimenti della città avrebbero semplicemente dovuto recarsi a casa di Becky Ronsen per un tè, certo, solo se si fosse stati disposti anche a venire in contatto con i suoi dieci gatti e il suo irrefrenabile bisogno di chiacchierare di personaggi immaginari appartenenti a libri, film o serie televisive e alle storie alternative da lei inventate su di essi.
O, ancora, che il signor Zacharia Adler, direttore del consiglio cittadino e proprietario dell’unico supermercato della città, amava l’ordine e le regole in modo quasi ossessivo.
O che, se proprio si riteneva necessario fare affari con il signor Fergus Crowley, era sempre bene fare attenzione anche alle più piccole clausole dei suoi contratti. Comprese quelle scritte con inchiostro simpatico fatto in casa.
Ad Heaven, insomma, tutti conoscevano tutti. Quindi non era del tutto innaturale che, il giorno in cui i Winchester fecero il loro ingresso in città, non fu per niente il sommesso ritorno in terra natia che i tre si aspettavano quanto più, loro malgrado, una parata con tanto di fanfara che fece girare la testa a qualsiasi persona che si fosse imbattuta in quel vecchio pick-up color ruggine, l’aggressiva Chevrolet Impala del ’67 e il piccolo camion di traslochi prima dell’arrivo alla loro meta designata: il vecchio locale dei Campbell.
I tre Winchester, tuttavia, non badarono alle decine di paia d’occhi puntati, non affatto discretamente, su di loro. Una volta scesi dalle loro auto cariche di tutti i loro beni materiali, si fermarono sul marciapiede di fronte a quella che, diversi anni prima, era stata una tavola calda a conduzione familiare e che in quel momento non era altro che un vecchio locale abbandonato con i vetri delle vetrine oscurati dalla polvere.
“Quindi è questo?” domandò Sam, il più giovane dei due ragazzi, mentre strizzava gli occhi per riuscire a scorgere qualcosa all’interno.
Alla problematica età di quindici anni, il giovane non era affatto entusiasta dell’improvviso trasloco da Lawrance, Kansas, ovvero dall’unica casa che avesse mai riconosciuto come tale. Sam Winchester era arrabbiato per aver dovuto abbandonare la scuola che frequentava, e gli amici della sua classe, in pieno anno scolastico, ma non si poteva dire che non comprendesse appieno e condividesse le motivazioni che avevano portato suo padre a prendere una decisione di tale entità.
John annuì con quella gravità che lo perseguitava da diverse settimane “Già. L’appartamento è sopra il locale.- li informò- Anche se non sembra molto grande, è più che sufficiente per noi tre.”
Al suo fianco, Dean si sistemò meglio la propria sacca sulla spalla muscolosa “Sei sicuro che riusciremo a gestire una tavola calda?”
Sam si voltò verso il genitore “Non sei molto ferrato su come gestire un locale, papà. Era la ma-”
“Ce la caveremo.- lo interruppe con tono risoluto John- Dean mi aiuterà, non è vero?
 Il maggiore dei due fratelli annuì “Certo, papà.”
“Papà, dici che ci piacerà vivere qui?” domandò di nuovo il quindicenne, una luce incerta nello sguardo.
Suo padre gli rivolse un sorriso incoraggiante “Ne sono sicuro.- gli assicurò, prima di pronunciare in modo sommesso e malinconico la frase successiva- Mary adorava questa città.”

 

   
 
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