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Autore: MelaChan    22/12/2013    3 recensioni
-Apriamo i regali- John gli dà un buffetto sul naso e scioglie l’abbraccio, inginocchiandosi accanto all’albero ed allungandosi per prendere un pacchetto rosso. –Non dedurne il contenuto, altrimenti uccidi il senso del Natale- lo ammonisce con affetto, ricevendo uno sbuffo divertito da parte del moro, che afferra il regalo.
-Pensavo che il Natale fosse una festività religiosa con cui si festeggia la nascita del Messia. Avresti dovuto dire che uccido il senso commerciale del Natale- risponde, strappando la carta regalo mentre John rotea gli occhi.
[Partecipa al contest natalizio di EFP Madness]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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NOTE DELLO SPELACCHIOTTO

Buona domenica tutti/e!
Sarò breve, anche perché non c’è molto da dire ma tre persone speciali da ringraziare. Giusto un paio di formalità, questa è una shot che partecipa al contest natalizio organizzato dal gruppo Facebook EFP Madness, al quale chiunque è invitato, e penso sia leggermente più OOC e fluff di quelle che scrivo di solito. Detto ciò, vorrei ringraziare NCSP che ieri sera penso abbia fatto un casino ma la perdono comunque perché è la mia figliuola preferita, herion perché mi sta aiutando in questo momento difficile da shipper compulsiva e la mia Watson che ieri non si è nemmeno addormentata a guardare Lo Hobbit, ma ha fangirlato come una pazza su Lee Pace  (e come darle torto?) <3

E ora, buona lettura e buon CumberChistmas!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

John entra nella camera da letto di Sherlock, trovandolo sprofondato sotto il piumone. Ogni volta, dopo un caso, il detective crolla in quel modo, addormentandosi un po’ ovunque e venendo trascinato dal medico nel letto più vicino, dove più tardi verrà raggiunto da quest’ultimo. Inizialmente questa che ormai è diventata un’abitudine è nata perché John era troppo stanco per salire fino al piano di sopra, stremato da tutti quegli inseguimenti,  e non provava più alcuna malizia nel condividere un letto con lui. Poi la mattina si svegliavano l’uno abbracciato all’altro, ma non ci hanno mai dato peso, non fino a quando la signora Hudson non li ha scoperti e sono stati costretti e parlarne. Non si sono mai dichiarati apertamente, almeno non agli occhi degli altri, ma hanno capito fin da subito che quel qualcosa tra di loro era finalmente uscito allo scoperto.

-Sherlock- lo chiama gentilmente, passandogli una mano nei capelli, ma Sherlock si tira le coperte sopra la testa, mugolando in protesta. John sospira divertito e si ritira in cucina, tornando qualche minuto più tardi con una tazza di cioccolata calda e panna. Si siede sul materasso accanto a lui e lo scuote leggermente.

-Sherl- insiste con un tono di dolcezza nella voce, notando on piacere una zazzera corvina che fa capolino da sotto il piumone.

-Buongiorno- lo saluta con un tiepido sorriso e gli porge la tazza fumante. Sherlock si tira a sedere e ricambia il sorriso, che si diffonde agli occhi, illuminandoli, una volta che il dolce profumo gli arriva alle narici.

-‘Giorno- mugugna e prende un sorso, schioccando la lingua sul palato. John ridacchia e si allunga a baciare via la panna dai suoi baffi, lasciando il detective piacevolmente sorpreso e con un rossore diffuso sulle guance.

-Buon Natale, Sherl- aggiunge, alzandosi dal letto per lasciargli finire la magra colazione che si permette dopo un caso.

-John- lo richiama dal letto il detective, facendolo voltare verso di sé. -Buon Natale anche a te- gli augura arrossendo debolmente  tornando a sorseggiare la bevanda.

Il medico militare lo ringrazia ed esce dalla stanza, andando ad indossare il maglione natalizio come da tradizione, da sempre criticato da Sherlock. Va in cucina a lavare le tazze ed a tirare fuori il regalo per l’uomo, quando sente un’allegra voce famigliare nel soggiorno.

-Cucu’! Buon Natale, mio caro- la signora Hudson fa il suo ingresso nella piccola stanza andando ad abbracciare John, che ricambia la stretta.

-Grazie, signora Hudson, anche a lei- ridacchia. –Come è elegante, pranzo con la famiglia?- le domanda, asciugandosi le mano in un asciugamano.

-Con i nipotini, sì, ne avremo fino a tardi, mi sa- sospira con aria teatrale.

In quel momento li raggiunge Sherlock, ancora assonnato e con la camicia bianca sbottonata. Sbadiglia passandosi una mano nei riccioli e posa la tazza nel lavello, accorgendosi poi della padrona di casa.

-Buongiorno e buon Natale- le dice, coprendosi il torace scoperto con un minimo di decenza e donandole un breve abbraccio. John sorride vedendolo così, sorridente e genuinamente allegro, abituato al suo essere perennemente accigliato.

-Grazie, caro. Ora devo davvero andare, ci vediamo stasera. Festeggiate senza esplosioni e rompere qualcosa- si congeda, agitando la mano rugosa ed uscendo dal piccolo appartamento.

Sherlock ridacchia e tira una pacca sulla spalla al medico, rosso in faccia per l’imbarazzo. Quindi si dirige nel soggiorno ed afferra la vestaglia appoggiata sul dorso della poltrona, ma la getta via notando le tracce di colla, un esperimento per trovare il collante che ha causato la morte ad un bambino di tre anni la settimana scorsa. John si schiarisce la voce e lo raggiunge, prendendogli l’indumento dalle mani.

-Lascia. Te la lavo io- dice, facendo qualche passo in direzione del bagno, ma si sente trattenere per il maglione e si ferma. Appena si volta, sente un paio di labbra calde ed al sapore di cioccolato premute contro le proprie. Si congela in quella posizione e dopo un attimo di smarrimento risponde al bacio, socchiudendo le palpebre. Dura appena qualche secondo, ma ha il potere di annebbiargli i sensi ed appannargli la vista. Riprende controllo di sé e ridacchiando va a buttare la vestaglia nel cesto dei panni sporchi. Torna nell’altra stanza e trova Sherlock inginocchiato di fronte all’albero addobbato. Sorridendo dolcemente va a sedersi accanto a lui, soffiandogli un bacio nei capelli.

-E’ il primo Natale che festeggio da quando è morto mio padre- bisbiglia, prendendo una pallina dorata e rigirandosela tra le mani.

John non risponde, semplicemente lo stringe contro il proprio petto e lo culla con dolcezza. Sa quanta fatica gli costa parlare del proprio passato con qualcuno, perfino con lui, ma non ha mai voluto aprirsi davvero con nessuno tranne forse suo fratello Mycroft ed il loro rapporto non è uno dei migliori. Tuttavia per la cocciutaggine di voler costruire una relazione perfetta si è costretto a confidarsi con John, anche se quest’ultimo gli ha chiaramente detto che gli andava bene così, di non volere la relazione perfetta.

Sherlock prende un respiro profondo e si volta nell’abbraccio, andando a scontrare le loro bocche in una bacio impacciato che sa di promessa e di mille parole non dette. Quando si separano, il detective ha il volto in fiamme ma l’espressione serena.

-Apriamo i regali- John gli dà un buffetto sul naso e scioglie l’abbraccio, inginocchiandosi accanto all’albero ed allungandosi per prendere un pacchetto rosso. –Non dedurne il contenuto, altrimenti uccidi il senso del Natale- lo ammonisce con affetto, ricevendo uno sbuffo divertito da parte del moro, che afferra il regalo.

-Pensavo che il Natale fosse una festività religiosa con cui si festeggia la nascita del Messia. Avresti dovuto dire che uccido il senso commerciale del Natale- risponde, strappando la carta regalo mentre John rotea gli occhi. Estrae un maglione di lana rossa con un motivo tipicamente natalizio, simile a quelli del medico militare. Lo alza all’altezza del viso ed esclama –E’ orribile.-

L’altro arrossisce imbarazzato e leggermente offeso e si gratta la nuca abbassando lo sguardo.

-Sì…- sospira, sentendosi un completo idiota. Qualche attimo dopo si sente stringere da qualcosa di caldo che gli pizzica le guance e solleva il volto, trovando che quel qualcosa è Sherlock stesso, che indossa il suo maglione.

-Grazie- borbotta contro la sua spalla per poi allontanarsi, lasciando un John piacevolmente sorpreso a realizzare ciò che ha appena detto. Quindi il medico sorride come un ebete e percepisce a malapena il pacchetto che l’altro ha messo nelle sue mani. Lo apre e ne tira fuori una lente d’ingrandimento.

-… Grazie, Sherl- sussurra rigirandosi l’oggetto tra le mani, ancora avvolto nella plastica per l’imballaggio.

-Vedi ma non osservi, John- ribatte Sherlock, prendendo la lente ed indicando un’incisione sul manico. Il biondo avvicina il viso al punto e nota una data incisa.

-E’ la data del…- bisbiglia, improvvisamente commosso.

-Del nostro primo bacio- termina il detective al posto suo, arrossendo vistosamente.

John posa la lente accanto a loro, attento a non romperla, e salta letteralmente sulle sue labbra stringendolo a sé. Gli riempie il viso di baci e gli sussurra dolci cose senza senso all’orecchio, mentre l’altro ricambia la stretta ridacchiando e trovando finalmente il verso senso del Natale.

  
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