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Autore: Rozen Kokoro    22/12/2013    1 recensioni
«Ah, dovrei presentarmi? Non sono molto bravo, quando si tratta di parlare di me. Mi chiamo Gary Junior Ketchum e non ho altri interessi quali dormire e passare il tempo a guardare la televisione. Non ho sogni, né aspettative, né tantomeno voglia di avere un obiettivo: la mia è una vita tranquilla e non ho problemi. Ho i miei Pokémon, la mia vecchia fama, la mia famiglia, un frigo stracolmo di leccornie.
Mi piace vivere così.
Fino al fatidico giorno in cui la mia amica d’infanzia non decide di farsi rivedere, dopo ben quattro anni.
Beh, la classica storia? Fate voi, quello che posso dirvi è che ha dato una svolta alla mia vita.
Oh, come sono melodrammatico.»
[A New Generation | Copiosa(?) presenza di OC | LongFic - molto long, sul serio]
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Lucinda, Nuovo personaggio, Paul | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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4.0

«Una ragazza un po' troppo focosa.»



 
“Non capisco perché siamo partiti così tardi! Fa un caldo assurdo!”
“Questo perché te hai dormito fino alle undici.”
“… dettagli.”
Kokoro si voltò, guardandolo con un sopracciglio alzato. Aveva passato l’intera mattinata a cercare di svegliarlo, si era fatta anche aiutare dal Raichu del ragazzo, ma niente sembrava smuoverlo da quel letto.
Per entrare nella sua camera dovette sfondarla a calci, visto che si era rotta dopo ben due minuti che si era messa a bussare – la pazienza non era il suo forte, chiariamoci.
Alla fine riempì un secchio d’acqua e glielo buttò addosso, costretta a svegliarlo con le cattive.
 “Dannazione, ho ancora i capelli bagnati!” Borbottò Gary, passandosi una mano fra le folte ciocche rossastre. “Potevi essere più gentile.”
“Senti, è già tanto che non me ne sono andata lasciandoti al Centro Pokémon.” Protestò lei.
“Non ne avresti il coraggio.”
“Oh, sì che ce l’avrei.”
I due ragazzi camminavano spediti tra i campi di Biancavilla, diretti a Smeraldopoli. Era un caldo giorno di Luglio, il sole illuminava la stradina e scaldava ancor di più gli animi roventi dei due Allenatori. Il loro unico pensiero, in quel momento, era di arrivare il prima possibile in un Centro Pokémon e piazzarsi di fronte ad un condizionatore.
Kokoro sistemò sulle spalle la pesante borsa che portava. Al contrario di Gary, si era fornita di tutto ciò che poteva essere utile in un viaggio: tende, torce, sacchi a pelo e persino cibo – seppure non era mai stata una cima a cucinare.
Il suo compagno, al contrario, portava un peso relativamente leggero, visto che dentro la sua borsa v’erano solo vestiti e cambi vari. Lo guardò con la coda dell’occhio, assottigliando lo sguardo. Non era per niente un gentiluomo.
Oltre ad aver sballato completamente i suoi piani, neanche si offriva di aiutarla a portare quel peso in più! Era veramente troppo pigro.
“Ehi… che ne dici se ci fermassimo un attimo lì?” Gary indicò un albero poco distante da loro, abbastanza grande per poter dare ombra ad entrambi.
Anche se Kokoro non voleva ammetterlo, era molto stanca, quindi non se lo fece ripetere due volte. Buttò – letteralmente – la pesante borsa a terra e si accasciò sotto l’arbusto, facendo aderire la schiena alla corteccia rugosa.
Stessa cosa fece Gary, poggiandosi poi sulla spalla della ragazza. “Non credo di essere psicologicamente pronto a rimettermi in cammino.” Ammise il giovane.
Kokoro frugò nel suo zaino, tirando fuori una penna e un block notes dalla copertina completamente scarabocchiata. Sfogliò un po’ di pagine piene di appunti, poi iniziò a scrivere.
Gary la guardò con la coda dell’occhio. “Non ci credo, ancora scrivi sui block notes?”
Quella di appuntarsi qualsiasi cosa era una fissa della sua amica, fin da quando erano piccini: lei lo considerava una sorta di Diario di Viaggio, nel quale elencava tutti gli obiettivi che doveva raggiungere nel giorno. La sua camera era piena di questi piccoli quadernini.
“Certo, è per non dimenticarmi le cose.” Morse il cappuccio della penna. “Allora, obiettivi di oggi: arrivare a Smeraldopoli, comprare una pentola per cucinare, comprare un Antidoto, battere il Capopalestra, trovare il Diario del Professore.”
Gary la osservò per qualche secondo,  sorridendo. Si ricordava perfettamente della precisione della sua amica, che si appuntava sempre qualsiasi cosa e che faceva di tutto per raggiungere gli obiettivi del giorno. Ogni minuto che passava gli sembrava di ritornare a quando aveva dieci anni.
Kokoro poggiò la testa sul tronco dell’albero, chiudendo gli occhi. “Gary, forse abbiamo lasciato un po’ da parte la storia del Diario.” Disse dopo qualche minuto di silenzio. “Forse dovremmo cominciare a darci davvero da fare.”
Il ragazzo si mise più comodo,  facendo aderire quasi completamente la sua schiena al tronco. “Sì, lo so. Ma come facciamo? Forse non saremmo dovuti andarcene così subito da Biancavilla, avremmo dovuto cominciare ad indagare lì.”
“E dove, dove avemmo potuto iniziare a cercarlo?”
“Dentro il Laboratorio, per esempio.” Rispose Gary, lasciando per un istante la sua amica perplessa.
“Dentro il Laboratorio?! Tu credi che il ladro faccia parte del Team di Scienziati del Professore?” Domandò Kokoro, staccandosi dall’albero per guardarlo meglio.
Il giovane annuì. “Esatto, Zio ha detto che solo loro conoscevano il modo per disattivare il sistema di entrata.”
Kokoro lo guardò confusa, poi alzò un sopracciglio. “Mmh… secondo me cerchi una scusa per mettere nei guai quel tipo là.”
Gary voltò lo sguardo, nascondendo la sua espressione imbarazzata. “M-macchè ti viene in mente! Sai che me ne frega di quel tipo…”
Kokoro capì perfettamente che il ragazzo stava mentendo, ma rimase nel dubbio se insistere oppure lasciare perdere. In fondo era strano come Gary trovasse così antipatico un tizio con cui aveva parlato neanche per cinque minuti. Non era tipo da giudicare dalle apparenze, per questo trovava molto strano il suo comportamento.
Si accasciò di nuovo sul tronco, sospirando. Avevano percorso solo un paio di chilometri, eppure erano stanchi morti. Certo eh, aveva scelto proprio un bel periodo per iniziare un nuovo viaggio…
Chiuse gli occhi, beandosi per qualche istante di un venticello fresco che aleggiava vicino a loro. Si rilassò al tal punto che pensò quasi di addormentarsi, ma a un certo punto sentì dei passi avvicinarsi sempre più a loro.
In un primo momento non ci fece caso, poi una voce costrinse ad alzare lo sguardo.
“Bene bene… ma guarda un po’ chi si rivede!” Disse una figura di fronte a loro, puntando i suoi occhi rosso fuoco proprio su Kokoro.
 
 
Gary si svegliò di soprassalto, svegliato da questa voce non così tanto sconosciuta. Si voltò verso la sua amica, credendo in un primo momento che fosse stata lei a parlare. Ma si sorprese a trovarla fissare davanti a loro con un’espressione accigliata.
Si voltò e gli mancò un battito. Oh no.
“E’ così che ti fai rivedere Mocciosetta? Senza neanche un saluto! Non pensavo fossi diventata così maleducata.”
Kokoro assottigliò lo sguardo, storcendo la bocca. “Quanto tempo, Margaret.”
La ragazza di fronte a loro inarcò le sopracciglia, assumendo un’espressione di pura rabbia. “Dannazione, Shinji! Quante volte ti ho detto che non mi chiamo Margaret?! E’ Daisy, D-a-i-s-y!”
Daisy Oak, figlia del Professore Pokémon Gary Oak e sua assistente.  Ragazza dal carattere focoso e ribelle, ha sempre avuto una profonda rivalità con Kokoro fin da quando erano bambine. D’altro canto, la sua indole profondamente competitiva la portava a scontrarsi molte volte con la giovane, spesso avendo la meglio su di lei.
Kokoro si alzò. “Come ti pare. Cosa vuoi?”
La sua rivale ghignò, portandosi a pochi passi da loro e puntando i pugni sui fianchi. “Cosa voglio? Umiliarti nuovamente. Non credere che adesso che sei diventata Campionessa puoi montarti la testa, sai? Io sono sempre avanti a te.”
Gary, preoccupato che il loro scontro potesse diventare più serio, si mise in mezzo alle due, cercando di allentare la tensione. “Su Daisy, adesso ricominci? Pensavo ti fosse passata la smania di far vedere agli altri che sei migliore.”
“Mi è passata, ma con lei no.” Guardò oltre le spalle del giovane Kokoro. “Piuttosto, tu ancora frequenti questa Mocciosa? Mi meraviglio di te, Gary.”
Il ragazzo roteò gli occhi, sospirando. Conosceva Daisy come se fosse sua sorella, ormai sapeva perfettamente che competere con lei portava solo che guai.
“Margaret, noi avremmo da fare. Se non ti dispiace…” Kokoro fece per andarsene, ma la sua rivale la bloccò per una spalla, sibilandole a pochi centimetri dal suo viso “Mi dispiace carina, ma prima ti dovrai liberare di me.”
Kokoro le sorrise in modo beffardo, allontanandosela. “Non ho tempo da perdere con te.”
“Oh, sei diventata ribelle? Bene, la cosa si fa più interessante.”
La giovane non l’ascoltò, visibilmente seccata dall’arrivo di quella sua vecchia conoscenza. Sperava vivamente di non vederla mai più, ma a quanto pare il destino giocava a suo sfavore.  D’altro canto, era sempre stata abbastanza sfortunata, quindi la cosa non la sorprese più di tanto.
Non sopportava minimamente Daisy, il suo carattere altezzoso ed egocentrico andava continuamente a scontrarsi con quello pacato e mite di Kokoro. Erano troppo diverse per poter andare d’accordo.
Si chinò per prendere la sua borsa, quando sentì la risata della sua rivale. Oh, odiava davvero il modo in cui rideva.
“Aah, Shinji… vuoi scappare di nuovo, mh? Hai ancora paura che possa batterti come ho fatto quella volta alla Lega di Sinnoh?” A quanto pare Daisy parlò troppo, perché Kokoro mollò improvvisamente il suo zaino e puntò uno sguardo furente verso la sua rivale.
Gary cominciò a sudare freddo. I loro scontri erano epocali, chi non conosceva la leggendaria rivalità fra le due giovani? La loro storia era rinomata in tutta Sinnoh e persino in altre regioni.
Il giovane Ketchum aveva avuto l’onore di assistere a tutti i loro litigi e poteva dire, con estrema sincerità, che non era un bello spettacolo. Soprattutto in quel momento, visto che Daisy aveva avuto la brillante idea di provocare Kokoro con quella storia.
Dopo quello che le aveva detto la sua amica la sera prima, sapeva che ci era rimasta malissimo e che il solo pensare a quella sconfitta le provocava dolore. Non si sarebbe lasciata scivolare il commento della sua “amica” così facilmente.
La osservò fare un paio di passi verso di loro e poggiare una mano proprio sopra la cintura dove erano accuratamente posizionate le Pokéball. “Cosa hai intenzione di fare, allora?” Domandò, squadrando la sua rivale.
Questa incrociò le braccia dietro alla testa, ridacchiando. “Batterti, che domande. E’ da tanto che non sfido qualcuno.”
Kokoro ghignò, poi voltò lo sguardo verso Gary. “Cambio di programma. A quanto pare prima di andare a Smeraldopoli devo battere una certa persona.”
Il ragazzo rimase per qualche istante incerto, come se non sapesse cosa dovesse fare. “M-ma…”
“Faccio subito, ‘sta tranquillo.”
Gary decise di non ribattere. In fondo, sperava di poter vedere i progressi dell’amica e soprattutto i suoi Pokémon. Osservò come l’espressione di Daisy divenne improvvisamente beffarda, come per sottolineare l’ovvietà della sua vittoria. “E’ stato facile convincerti, Shinji.”
Kokoro non le rispose, si limitò a posizionarsi a debita distanza da lei, poggiando una mano su un fianco. “Gary, potresti farci da arbitro?” Domandò al suo amico, che acconsentì subito.
“Mi raccomando Jey, non favorire la tua amichetta.” Ammiccò Daisy, facendo avvampare il ragazzo.
“Finiscila Daisy, pensi sempre male.” Borbottò Gary, prima di estrarre una moneta dalla tasca. Se la rigirò bene fra le mani, come per controllare che ci fossero entrambe le facce, poi si voltò verso le due. “Allora, chi testa e chi croce?”
Le due rivali interruppero per qualche istante il loro contatto visivo, voltando lo sguardo verso il loro amico. “Io testa.” Disse Kokoro.
“Allora a me resta croce.” Replicò Daisy.
Gary aspettò qualche secondo prima di lanciare la moneta. Questa cominciò a ruotare, un giro, due giri, tre giri, e scese lentamente, fino a scontrarsi con il palmo di Gary. Osservò la sua mano, deglutendo. “Croce, prima mossa a Daisy.”
“Yeah! A quanto pare sono più fortunata di te, Shinji!” Esclamò, scuotendo la testa per spostarsi una ciocca ribelle che le era ricaduta davanti agli occhi. Passò con l’indice ogni singola Pokéball che era attaccata sulla cintura, poi ne staccò una. “Finalmente potrai un po’ stiracchiarti… vai Arcanine!” Lanciò la sfera in aria. Questa si aprì in uno scatto, facendo comparire al centro del campo di battaglia il Pokémon.
Era grande, davvero grande, aveva un aspetto quasi maestoso, mentre la sua folta chioma veniva mossa da un leggero venticello. Ringhiava in direzione di Kokoro, inarcando la schiena e preparandosi alla battaglia. La giovane rimase a guardarlo impassibile: aveva lottato parecchie volte contro quel Pokémon e sapeva che quella sua rabbia era tutto frutto della sua Allenatrice.
Gary osservò la sua amica. Indugiava a decidere quale Pokémon scegliere, si soffermava prima su una, poi su un’altra. Sembrava stesse analizzando ogni Pokémon che possedeva per scegliere il più adatto a quel tipo di lotta.
“Allora Shinji? Ti vuoi muovere?!” Scattò la sua rivale, visibilmente impazientita.
Kokoro non se lo fece ripetere due volte. La sua espressione fredda si trasformò in un ghigno beffardo, estrasse una Pokéball dalla sua cintura e la lanciò in aria. “Empoleon!”
La figura slanciata di Kokoro fu oscurata dal suo Pokémon, che levò un grido verso al cielo. Gary osservò con stupore l’Empoleon della ragazza: e quello sarebbe il Piplup tanto adorabile che Kokoro portava sempre in braccio?! pensò.
Il Pinguino guardò il Pokémon che aveva davanti a sé: si ricordava bene di lui e di quante volte era stato battuto e umiliato, ora aveva l’occasione per vendicarsi. Poi voltò lo sguardo verso la sua Allenatrice e si lanciarono un cenno d’intesa.
“Bene, non posso più aspettare.” La mani di Daisy fremevano, tanta era l’eccitazione. “Arcanine, usa Fulmidenti!”
Il Pokémon, non appena ricevuto l’ordine dalla sua Allenatrice, scattò in direzione del suo avversario, rilasciando una scarica elettrica dalle sue zanne. Era veloce, Daisy aveva lavorato molto sulla rapidità di Arcanine e sapeva come sfruttarla nel migliore dei modi.
L’Empoleon di Kokoro fremette, sapendo che quella mossa era molto efficace su di lui. La giovane però non poteva permettere che la mossa andasse a buon fine, così ordinò al suo Pokémon di schivare. Non appena questo si trovò fuori dalla portata del suo avversario, Kokoro ordinò “Geloraggio!”
Il Pokémon rilasciò un raggio dal suo becco, che andava dritto verso il suo avversario. Daisy ghignò. “Arcanine, bloccalo con Lanciafiamme!”
Una nuvola di vapore cominciò a spandersi per il campo di battaglia, oscurando leggermente la visuale delle due Allenatrici. Kokoro continuò ad ordinare al suo Pokémon di usare Geloraggio, che veniva puntualmente neutralizzato dal Lanciafiamme di Arcanine.
La nuvola di vapore ormai impediva quasi completamente la visuale del campo e, soprattutto, dei due Pokémon. Daisy imprecò. “Dannazione Shinji, non fare di questi giochetti! Arcanine! Dove sei?” Cominciò ad urlare.
L’espressione di Kokoro si trasformò in un ghigno di pura soddisfazione, che nessuno riuscì a vedere. Era proprio quello il suo intento e quella sciocca di Daisy ci era cascata come un’allocca.
“Empoleon! Hai trovato Arcanine?” Chiamò la giovane. Il risposta del suo Pokémon le fece capire la riuscita del suo piano.
“Che cosa?!” Scattò Daisy.
“Perfetto, usa Perforbecco!” Urlò Kokoro.
Ci furono alcuni secondi di puro silenzio, dove tutti avevano mantenuto il fiato sospeso. Poi un boato ruppe quella quiete e un ruggito si fece eco fra i viali del bosco. La nebbia man mano si dissolse, mostrando l’Arcanine di Daisy ferito ad una spalla.
“Merda!” Imprecò nuovamente Daisy, mentre osservava l’espressione soddisfatta di Kokoro. “Non crede di averci sconfitto con questa piccola mossa da principianti! Arcanine, di nuovo Fulmidenti!”
Il Pokémon scattò nuovamente, lamentandosi per il dolore lancinante alla spalla. Ma questa volta fu più veloce del suo avversario, che spostandosi inciampò e si ritrovò sovrastato dal suo rivale. Kokoro sbarrò gli occhi: il suo Empoleon ormai era alla mercé di Arcanine.
Urlò di allontanarsi di lì e di usare Ferrartigli per bloccare l’attacco, ma era troppo tardi. Ormai le zanne del suo avversario rilasciavo scariche elettriche per tutto il corpo di Empoleon.
Era una visione a dir poco spaventosa: il suo Pokémon stava letteralmente urlando di dolore, mentre sentiva i canini del suo rivale affondare sempre di più nella sua carne e le scosse percorrere ogni singolo centimetro del suo corpo.
Kokoro si portò la mano davanti alla bocca, letteralmente sconvolta: era gelata, le urla del suo Pokémon la terrorizzavano e le impedivano di dare alcun ordine. Vederlo in quello stato era una sensazione orribile, i sensi di colpa la sovrastavano del tutto, non avendo impedito la riuscita della mossa di Daisy.
“Empo…!” Deglutì, cercando di formulare qualche frase comprensibile al suo Pokémon. “Empoleon! Usa… usa SURF!”
Empoleon cercò in tutti i modi di racimolare un briciolo di forza per scansare il suo avversario, ma più cercava di liberarsi più provava dolore. Una piccola lacrima sgorgò dai suoi occhi.
Gary osservava con espressione terrorizzata il campo di battaglia: la cattiveria con cui Arcanine non lasciava andare il suo avversario lo sconvolgeva del tutto. Solo assistendo agli scontri tra Kokoro e Daisy poteva vedere cose del genere.
Kokoro alzò lo sguardo verso la sua avversaria, che si lasciò andare in una fragorosa risata. Era la stessa risata che aveva sentito non appena era stata battuta alla Lega di Sinnoh. Ricordava ancora tutti gli sguardi delusi che le puntavano addosso, la trapassavano come delle spade affilate e le provocavano fitte di dolore atroci.
E lo sguardo del padre l’aveva fatta sentire la persona più inutile di questo pianeta, aveva spezzato a metà il suo cuore e sarebbe stato difficile da risanare. Non poteva permettere che accadesse un’altra volta.
Si scrollò non appena incrociò lo sguardo preoccupato di Gary. Doveva fargli vedere che non era più quella ragazzina debole che gli chiedeva sempre aiuto, ora era diventata grande e poteva contare solo su se stessa.
Come d’altro canto le aveva insegnato il padre.
Alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi furenti verso Daisy. Poteva, doveva farcela. “Empoleon! Usa Stridio!”
La sicurezza della sua Allenatrice risvegliò improvvisamente il suo Pokémon, che al posto di quelle urla strazianti rilasciò dal suo becco un frastuono assordante, tanto da far gemere Daisy per il fastidio. Arcanine cominciò a mollare la presa, con la testa ormai sul punto di esplodere: a quella distanza ravvicinata non poteva resistere un secondo di più.
Non appena si staccò da Empoleon, il suo avversario si acquietò, alzandosi faticosamente in piedi. Aveva ricevuto parecchi danni, ma per fortuna Kokoro si era sempre concentrata molto sulla resistenza del proprio Pokémon. Aveva studiato dettagliatamente tutte le statistiche del suo Starter e, notando la sua carenza di Velocità, aveva deciso di puntare tutto sulla Difesa. Ovviamente ogni allenamento variava di Pokémon in Pokémon.
“Tch-! Shinji, ormai il tuo Pokémon è sfinito, concludiamo qui e ammetti che sono meglio di te!” Urlò Daisy, riprendendosi dal dolore alla testa. Si tenne pronta a dare il prossimo attacco, quando vide il suo Pokémon venire colpito da un Lanciafiamme.
Rimase sbigottita a fissare il suo Arcanine a terra, poi voltò lo sguardo verso Gary e gli puntò un dito contro. “Ehi! Tu fai l’arbitro, tieni a bada il tuo Infernape e non intrometterti per aiutare la tua amichetta!”
Gary alzò le mani. “Non sono stato io! E poi il mio Infernape è dentro la mia borsa.” Si voltò verso Kokoro, sperando in una conferma dell’amica. Questa però, fissava un punto imprecisato alle sue spalle con gli occhi spalancati.
“Koh? Che fiss-…” Si voltò anche lui e rimase pietrificato alla vista di quella cosa.  No, non sapeva come definirla, non sapeva letteralmente cosa fosse. Un Pokémon? Uno scherzo della natura?
Era a chiazze azzurre e rosse e dal suo guscio spuntavano delle scintille e delle lingue infuocate, il suo muso sembrava deformato, con dei denti aguzzi e uno sguardo perso.
“Cosa… cosa diamine è quel robo?” Disse Daisy con disgusto, indietreggiando di qualche passo. Kokoro si morse un labbro, voltandosi verso la sua rivale. “Robo? La tua fantasia mi sorprende sempre di più, Margaret.”
Ignorò i vari insulti lanciati da Daisy e tornò a concentrare la sua attenzione verso quel mostriciattolo. “E’ un Pokémon, poco ma sicuro. Solo che non ne ho mai visto uno… così.” Disse, storcendo il naso.
Gary si avvicinò lentamente a lui, mettendo le mani davanti come difesa. “Mi ricorda uno Squirtle…” Disse, additando il suo guscio e la sua coda.
“Ma dai! A me sembra più un Charmender, poi ti pare che uno Squirtle possa usare una mossa di tipo fuoco, Baka?” Domandò Daisy con fare saccente.
E in quell’istante Kokoro ebbe un flash. Velocemente tirò fuori dalla tasca il suo Pokédex e lo puntò addosso al Pokémon. Un piccolo ologramma apparve proprio sopra la testa di quel mostriciattolo. La ragazza si aspettava che, come al solito, vicino al nome del Pokémon comparissero le dovute informazioni ordinatamente inserite all’interno di quell’aggeggio elettronico, ma vi trovò solo scritto “???”.
Rimase leggermente titubante, fissando prima Gary, poi la sua rivale. Questa le si avvicinò e le strappò letteralmente dalle mani il Pokédex. “Shinji, ma è vecchissimo questo coso! Aaah, sei inutile come al solito. Mio padre mi ha fornita di ogni accessorio e sono tutti aggiornatissimi, mph!” Disse altezzosa, lanciando con noncuranza il piccolo palmare alla ragazza. Poi prese il suo, smanettò un po’ con i tasti e lo puntò verso il Pokémon.
Ma al posto del nome compariva sempre “???”. “Ma che cavolo! Non funziona!” Disse, leggermente in imbarazzo.
Kokoro decise di non darle attenzione e si avvicinò a Gary, ma un Bollaraggio puntò dritto verso di lei, che fu costretta a buttarsi a terra.
“Koh! Tutto bene?” Disse il suo amico, chinandosi per soccorrerla. Il suo Empoleon, che era rimasto ad osservare passivamente la vicenda, si parò davanti a lei cercando di proteggerla.
“Sto bene, sto bene.” Rispose, pulendosi i pantaloncini. “Ma ora il problema è un altro…”
Un altro attaccò arrivò, parato prontamente da Empoleon. Arcanine, ripresosi dall’attacco precedente, si unì a dar man forte al suo compagno.
“Il problema…-!” Si interruppe non appena i due Pokémon pararono un altro Lanciafiamme. “Il problema è che un Pokémon non può usare mosse di tipo acqua insieme a mosse di tipo fuoco!”
I due ragazzi si fermarono a fissarla, compreso finalmente quello che voleva dire la sua amica.
Arrivò un altro attacco, ancora più forte e devastante di prima. Sembrava come se quel Pokémon agisse non per istinto, ma dettato da una rabbia interiore che si sfogava in tutto ciò che gli capitava dinnanzi.
L’Arcanine di Daisy cadde a terra, gravemente ferito, e si lasciò andare in un grido di dolore. Non sembrava ma l’attacco di Empoleon prima l’aveva indebolito parecchio.
Daisy si chinò su di lui, accarezzandogli la folta criniera con delicatezza, come se stesse cercando di calmarlo. Kokoro rimase a fissarla, letteralmente sconvolta: perché non vedeva lo stesso fuoco di prima negli occhi della sua rivale? Perché sembrava trattare bene solo i suoi amati Pokémon, invece che lei?
Non appena realizzò ciò che stava pensando, si morse la lingua e tornò a concentrarsi sul loro problema. Non le importava niente di quella lì, non le importava di come la trattava. Poteva anche insultarla in tutte le lingue del mondo, non le avrebbe mai dato fastidio.
“Arcanine, meglio che ti riposi un po’.” Sussurrò Daisy, prima di farlo ritornare nella Pokéball. I suoi occhi rossi si riaccessero improvvisamente di una folle rabbia e puntarono diritti verso il suo avversario. Gary e Kokoro indietreggiarono, leggermente spaventati.
“Tu, rifiuto della natura, mi hai rotto il cazzo.” Una frase semplice, ma che fece tremare di paura i due giovani dietro di lei. Come al solito Daisy diventava improvvisamente scurrile non appena qualcuno la faceva arrabbiare in modo pesante.
“ESCI, STARAPTOR!” Scagliò letteralmente la Pokéball per aria, facendo uscire il suo Pokémon che cominciò a volare proprio sopra la sua testa. Gary non sapeva proprio cosa aveva in mente di fare Daisy e si limitò ad osservarla alzarsi e ordinare al suo Pokémon di usare Zuffa.
Questo volò a picco sul suo avversario, cominciando a percuoterlo con una forza inaudita, tanto da procurargli diversi graffi e lividi. Kokoro rimase a fissare sconvolta il ghigno di pura soddisfazione di Daisy, fino a quando il Pokémon di fronte a loro non cadde sfinito a terra. Staraptor si allontanò, appollaiandosi su un albero per riprendere fiato. Non amava molto usare quella mossa, visto che gli provocava parecchi danni.
Daisy lanciò una Pokéball sul mostriciattolo a terra e lo catturò.
“Cosa fai idiota! Invece di arrivare a queste conclusioni affrettate, potevi consultarci! Devi sempre essere l’egoista di turno!” Le urlò in faccia Kokoro. La sua rivale rimase a fissarla, poi sistemò la Pokéball nella sua cintura.
“Sei tu l’idiota Shinji, questo Pokémon devo portarlo a mio padre perché deve studiarlo. Dio, ma non ti chiamavano “il piccolo genio”? Sei così stupida delle volte!” Replicò Daisy, cominciando ad allontanarsi dai due.
Ma Kokoro la fermò stringendole un braccio. “Dove credi di andare? Io e te abbiamo un conto in sospeso.”
La sua rivale non ne poteva più, ne aveva avuto abbastanza per quel giorno. Prese Kokoro per il colletto della sua dolcevita nera e la portò alla sua altezza, sibilandole a pochi centimetri dal volto “E’ rimandata. Ora il mio Arcanine è stanco e sarebbe una lotta impari, ti pare? Quindi taci e vedi di allenarti di più, che questa non è la preparazione di una Campionessa.” Concluse, lasciandola andare. L’altra ragazza deglutì, stringendo compulsivamente il pugno.
“Voglio vederti anche a questa Lega, Margaret.”
Daisy si bloccò, fissandola con un sopracciglio alzato e leggermente divertita. Amava la piccola innocenza della sua Mocciosetta, doveva ammetterlo. Voleva di nuovo essere battuta? Nessun problema , per lei.
“D’accordo, Shinji. Se proprio vuoi essere battuta di nuovo, per me non c’è problema.” Ghignò, incrociando le braccia dietro alla testa. L’altra si accigliò nuovamente.
“Beh, ci si vede in giro per Kanto allora. A quanto pare dovrò lasciare perdere il Laboratorio di mio padre e rimettermi a viaggiare.” Ammise Daisy, leggermente scocciata.
“Aspetta, Daisy.” Parlò finalmente Gary. “Ma quel Pokémon? C-cosa significa?”
“Beh, mio padre mi ha detto di fargli presente ogni cosa strana che notavo in giro per Kanto… questa è decisamente anomala per i gusti miei.” Disse, rigirandosi la Pokéball nella mano. “Vabbè, avrete notizie poi quando mio padre avrà concluso i suoi studi, come vi ha promesso. Per ora non ci pensate, che vi create solo problemi e basta.”
“Ma…!” Gary provò a chiedere altre spiegazioni ma Daisy gli tappò, letteralmente, la bocca.
“Sssh! Ho detto basta! Che questa cosa non esca da qui!” Lo rimproverò, prima di dirigersi nuovamente di fronte a Kokoro. Rimasero qualche secondo a fissarsi.
“Tu Mocciosetta datti da fare, la prossima volta non andrò così leggera con te. In questi sette anni non hai concluso niente.” Disse, prima di allontanarsi dai due e sparire tra i viali della foresta.
La giovane, colpita duramente da quelle parole, rimase a fissare il terreno in silenzio. Non mi importa niente.
Poi sentì la mano di Gary sulla sua spalla e si risvegliò improvvisamente, voltandosi per fissare la sua espressione preoccupata. “Sto bene, non ti preoccupare.”
Era una bugia?
“Sicura? Daisy a volte è troppo dura con te.”
A me non importa, dovresti saperlo.
“Non fa niente, non le do peso.” Disse freddamente la sua amica. Scrollò le spalle per allontanare il ragazzo, poi andò a prendere la sua borsa. Empoleon le venne incontro, fissandola con lo stesso sguardo che le aveva rivolto alcuni secondi prima Gary.
Non voleva la pietà altrui, era una cosa che le faceva veramente ribrezzo. Non dovevano preoccuparsi per lei, lo sapevano perfettamente che non aveva mai badato alle parole di Daisy! Quando parlava quella là, sentiva solo un ronzio di sottofondo. Non era altro che un fastidio, una presenza che la tormentava di continuo.
Si voltò verso il ragazzo, sorridendo debolmente. “Gary, andiamo a Smeraldopoli. Non pensiamoci più. Il Capopalestra mi aspetta.”
Il suo amico si tranquillizzò nel vedere il suo sorriso. Raccolse la sua borsa e la raggiunse, pronto e carico per ripartire. “Ok, andiamo!”
Kokoro scacciò finalmente tutte le sue preoccupazioni, dimenticandosi dell’esistenza di tutti i suoi problemi, di quel Pokémon e di Daisy stessa.
E così ripresero il viaggio verso Smeraldopoli, non sospettando minimamente che quello era solo l’inizio dei loro guai.


N.A: SCUSATE IL RITARDOOOOOOO ok, finalmente, sono riuscita a finire questo capitolo chilometrico. E ho amato scriverlo, sul serio. Perché Daisy è il mio personaggio preferito, la adoro, per me è tutto. Ho lavorato molto sul suo carattere e sulla sua storia, forse uno dei personaggi più importanti in questa long. E sono parecchi i personaggi, eh. Comunque adesso a molti risulterà antipatica... beh, era proprio quello il mio intento XD 
Ora vedrò di scrivere il prossimo capitolo in breve tempo... chissà, forse ci riuscirò, visto che è meno complesso di questo.
Che altro dire? Povero Gary, che ha parlato poco XD
Alla prossimaaaa <33
   
 
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