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Autore: Fabio93    22/12/2013    4 recensioni
Il mondo è finito, eppure Kal, Dorian e pochi altri sopravvissuti continuano a vivere, camminando fra le rovine di una realtà popolata di creature pericolose e inquietanti. Ogni alba si porta via la notte, e la notte spesso ti porta via con sé. Eppure, in un mondo in cui ogni giorno non è altro che una lunga marcia fino al tramonto, c'è ancora chi sa vedere attorno a sé la speranza.
Genere: Avventura, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IX

 

Il tramonto.

Mentre la luce del sole si aggrappava alla terra, nel tentativo inutile di non scivolare oltre l'orizzonte, Kal si chiese quanti ne avesse visti in vita sua; quante volte avesse assistito, senza nemmeno prestarci attenzione, a quel rincorrersi senza fine, o scopo, di luce ed ombra a scandire il ritmo della sua vita.

Era certo, tuttavia, che quello sarebbe stato l'ultimo. La cosa gli parve triste in un modo che non avrebbe saputo definire: si sentiva come un viaggiatore, avido di vita e scoperte, che avesse infine raggiunto il limite estremo del mondo. Impossibile andare oltre, ci si poteva solo voltare per guardare la strada percorsa.

E così, scivolando sulla luce obliqua degli ultimi raggi, Kal cadde in ginocchio senza più la forza o il desiderio di rialzarsi.

Il dolore lo scosse appena. Era ormai entrato in quello stato di torpore che sapeva precedere la febbre e il delirio; la gamba aveva retto, almeno fino a quel momento, salvo qualche fitta. Non fosse stato così, non sarebbe mai riuscito a lasciare la città assieme agli altri. Si erano trattenuti per la notte, al riparo delle mura della chiesa, per poi partire ai primi raggi del sole.

Era stata una delle notti peggiori che Kal ricordasse: quei mostri erano ovunque fuori dal loro rifugio. Li sentivano sul tetto, ne sentivano i passi e i richiami nella piazza, mentre si cibavano dei resti di Adam e degli altri rapitori. Un banchetto che la notte celava pietosamente ai loro occhi, ma che era impossibile non immaginarsi; e se uno di quegli esseri, anche uno solo fosse entrato, per loro non ci sarebbe stato scampo conciati com'erano. Tuttavia, ancora una volta l'alba aveva scacciato le ombre e loro erano stati risparmiati.

Alla mattina avevano pensato di salire sul tetto e sgozzare i vampiri, ma poi avevano rinunciato: ci sarebbe voluto tempo ed era rischioso. Per quanto sembrasse ingiusto il destino toccato a quei tre disgraziati, loro non potevano farsene carico, non dopo tutta la fatica fatta per uscire vivi dallo scontro del giorno prima. E così se n'erano andati, lasciandosi alla spalle quel luogo pieno di orrori e di silenzi gelidi.

Avevano camminato tutto il giorno, all'andatura più spedita che potevano sostenere, per mettere più strada possibile fra loro e quello che sapevano essere un enorme covo di vampiri, e le tre ombre che erano i suoi compagni continuarono a camminare ancora per un poco, prima di accorgersi che lui si era fermato.

Non erano riusciti a salvare Amanda.

Anche se Kal non lo avrebbe ammesso ad alta voce, il pensiero di averla persa gli era rimasto bloccato in gola come una spina fastidiosa. Quando l'avevano trovata era morta da poco, ancora tiepida, ma congelata per sempre in un sudario di rabbia e risentimento, lo sguardo duro perso nel vuoto. Se n'era andata così, maledicendo il mondo e sfidando le tenebre, esalando il suo ultimo respiro in quel buio di pietra che teneva fuori il sole. Ad un passo dall'essere salvata.

Nella stessa cella avevano anche trovato il corpo di un ragazzo, respirava appena e non riuscivano a svegliarlo. Troppo debole per essere aiutato, ormai.

Quello di cui però era grato, di cui tutti erano grati, era che Alessandra fosse sopravvissuta. A tirarla fuori dalle cripte era parsa attaccata alla vita con un filo, ma poi si era ripresa in fretta. Aveva pianto tanto, ma si era ripresa. Forse perché sapeva di essere al sicuro, di essere stata ritrovata. In un certo senso, di essere tornata a casa.

-Kal?-

La voce di Dorian gli fece sollevare gli occhi. Il Falco gli si avvicinò, e lo osservò con aria preoccupata.

-Stanco, eh? Come ti capisco...- gli disse, cercando una leggerezza che la sua voce non aveva.

-È stata una bella camminata.- Kal provò a sorridere.

Era una sua impressione, o si faceva buio in fretta? Faceva già fatica a distinguere il volto di Dorian, a poco più di un metro da lui. Tutto era sfumato e privo di contorni, sprazzi di arancio vivo si spegnevano nel grigio cenere.

-Dai, ti aiuto a rialzarti.-

-No, Dorian...-

Quello si chinò su di lui, ignorandolo, cercando di tirarlo su. Gwen e Alessandra si erano fermate, ed ora tornavano indietro, verso di loro.

-Dorian, dico davvero, fermo...-

-Avanti!-

-Dorian, lasciami stare!-

Non urlò, o almeno non molto forte, eppure il Falco si ritrasse di scatto, come se temesse di essere aggredito. Morso, forse?

Kal riprese fiato, mentre l'amico lo squadrava, in silenzio. Alessandra e Gwen li avevano raggiunti; Kal osservò i suoi compagni senza dire una parola, come se li vedesse per la prima volta nonostante il crepuscolo. Erano quei tre motivi, esausti ed ammaccati, ad averlo spinto sempre avanti, ad avergli dato la forza di sopravvivere. Kal si era sempre fidato solo del proprio braccio e della spada che brandiva, ma ora capiva che solo quello non sarebbe mai bastato.

E tuttavia, ora non gli riusciva di trovare la forza di fare un passo in più.

-Non ce la faccio più, Dorian. Dovete lasciarmi.- lo disse guardandolo in faccia, e Dorian non distolse lo sguardo. Il sole morente accendeva qualcosa di fioco e tremulo negli occhi dell'amico, il resto del volto era ormai oscurità.

-Certo che ce la fai, non fare la femminuccia!-

-Dorian, non rendere la cosa...-

-Maledizione Kal! Ma che vuoi? Che ti lasci qui a morire? O preferisci che ti ammazzi io, eh?-

-Io...-

-È semplice mollare, eh? Se sei un vero guerriero combatti, Kal, alzati! Alzati e...-

-Dorian, ha ragione lui.- lo interruppe Gwen.

Il Falco si girò verso di lei, interrompendo a metà i gesti affannati con cui stava torturando l'aria, un momento prima.

-Come dici?!-

-Con te è sempre la stessa storia: sai come me che questo momento arriva sempre. Kal...Kal non sarebbe qui in ginocchio, se ce la facesse continuare...- riuscì a terminare la frase prima che la voce le si rompesse.

Portò una mano alla bocca e così rimase, fissando un punto imprecisato oltre la spalla di Kal. Non voleva lasciarsi andare, e lui la capiva: avrebbe reso tutto più difficile. Del resto, nemmeno lui era mai stato troppo sentimentale, quando si trattava di farla finita con un infetto.

Dorian si passò una mano sul viso, poi fra i capelli. Sbuffò, fece per andarsene e tornò indietro, ma non riuscì a ribattere.

-Lo lasciamo qui?-

-Sì, io mi fermo qui, Alessandra...-

Dopo un attimo di indecisione, la ragazza si inginocchiò con lui e lo abbracciò, stringendolo forte. Non piangeva, non quella volta. Kal ricambiò la stretta come meglio poté, tuffando il viso fra i suoi capelli di cui riusciva quasi a sentire il colore brillante.

-Grazie.- gli disse lei, semplicemente. E poi -Ti voglio bene.-

-Anch'io te ne voglio...- riuscì a rispondere Kal, contro ogni sua stessa aspettativa.

Il secondo dopo la ragazza si allontanava a passi svelti, portandosi via il proprio profumo e le lacrime non più trattenute.

-Addio Kal.- anche Gwen si inginocchiò, baciandolo con dolcezza sulla fronte -Saremo forti.-

Il tempo di un sorriso ed anche lei si era allontanata, irraggiungibile.

Kal sentiva un dolore profondo agitarglisi dentro, sentiva male in una qualche piega del proprio animo di cui non avrebbe mai sospettato l'esistenza. Alzò gli occhi al cielo, trovandoci le prime stelle, timide, eppure ben visibili. Erano circondate dalla notte, un buio molto più grande di loro e che avrebbe potuto inghiottirle tutte, eppure splendevano.

Gli parve che dovesse significare qualcosa.

-Kal...- Dorian esitò, alla ricerca delle parole giuste -Beh, cazzo...mi dispiace finisca così.-

-Finisce sempre così, Dorian. Prenditi cura delle ragazze, dopo.-

Dorian annuì, senza aggiungere altro.

-Sai che...sì, insomma, non posso fermarmi a seppellirti, siamo ancora vicini alla città.-

-Sì, capisco, me ne farò una ragione.- era assurdo trovarsi a discutere di cose del genere, quasi buffo, a suo modo.

-Che poi, uno come te chi se lo mangia...- scherzò Dorian.

E all'improvviso non ci fu nulla da dire.

-Avanti, finiamola.-

Dorian impugnò l'arco e scelse una freccia dalla faretra. La certezza di stare per morire colpì Kal senza preavviso e con violenza. Il panico gli risalì in gola, minacciando di affogarlo come acqua marina, ma lui lo ricacciò indietro: non sarebbe morto in preda alla paura. Dopotutto lui era un guerriero, un Falco di Sadhora; avrebbe guardato in faccia la morte senza esitare.

Tuttavia non poté scacciare quella sensazione di ineluttabilità, di essere arrivato ad un confine invalicabile, se non con la speranza. Gli occhi gli scivolarono per un momento verso le sagome di Alessandra e Gwen, appena visibili in lontananza. Con la mente, rivide i fili d'erba mossi dal vento, in un altro tramonto che pareva ormai lontano anni. Si ricordò di come avesse cercato qualcosa, allora: un'intuizione, una certezza che desse colore alle sfumature del suo mondo.

E ora? Lo vedi, ora?

La voce di Alessandra lo raggiunse come fosse ancora affianco a lui.

-Pronto?- gli chiese Dorian, dopo aver incoccato la freccia.

Kal annuì.

Dorian sospirò -Addio, Kal.-

Lui chiuse gli occhi, in attesa.

 

 

 

Non era poi così buio, in fondo.

 

 

 

 

E siamo alla fine. Quasi non mi sembra vero. È stata una faticaccia, ma anche una bella esperienza, scrivere questa storia, ed arrivare fino in fondo non può che riempirmi di soddisfazione. Certo, spero di aver dato al mio racconto un finale degno, magari buono; quel che è certo è che ho fatto del mio meglio.
Ti ringrazio per essere arrivato fino alla fine. Spero vorrai lasciare una recensione, un parere, un piccolo segno del tuo passaggio: ti assicuro che sarebbe una cosa graditissima.
E per il resto...beh, grazie ancora, e alla prossima!
   
 
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