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Autore: Nocturnia    24/12/2013    7 recensioni
Selina non si è mai trovata a proprio agio con le festività, men che meno con il Natale.
Fissa un punto imprecisato fuori dalla finestra, chiedendosi perché tutti debbano essere così felici.
Chiedendosi quale sia mai l'obbligo morale che li spinga a essere, una volta in più, maschere su altre maschere.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Catwoman aka Selina Kyle
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di gatte testarde e topi volanti'
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Fanfiction di Natale
Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera.  Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"La felicità è in ognuno di noi. Basta non cercarla."
- Giuseppe Cicero -


Le decorazioni dell'anima


Selina non si è mai trovata a proprio agio con le festività, men che meno con il Natale.
Fissa un punto imprecisato fuori dalla finestra, chiedendosi perché tutti debbano essere così felici.
Chiedendosi quale sia mai l'obbligo morale che li spinga a essere, una volta in più, maschere su altre maschere.
Sospira, stringendo tra le mani una tazza di cioccolata ormai fredda.

"Non lo voglio."

Bruce non si era scomposto alla sua affermazione, limitandosi a riporre il piccolo abete - un coso orribile, a detta di Selina - in un angolo della cucina.
"Mi mette allegria" era stata la replica incolore "Non dovrebbe disturbarti così tanto da lì sopra."

O sono io che ti disturbo?

Si passa le dita tra i capelli Selina, e si domanda cosa sia quel pugno che sente nel petto, un coagulo densissimo e soffocante.
Firenze si scuote sotto il vento gelido e per un attimo le ricorda Gotham, mani di pietra e occhi di vetro.

"Vieni via con me."

Era stata un preghiera mormorata in punta di lingua e con il peso del mondo sulle spalle, ma per Selina era stato tutto.

"Vieni via con me."

Sorride senza allegria la gatta e si chiede chi dei due abbia tradito per primo quella promessa, cenere sotto le ciglia e lacrime impossibili da piangere.

"Sai cosa provo, Selina; l'hai sempre saputo."

La tazza è ancora sul tavolino e ha lasciato un alone appiccicoso quando fa per portarla nel lavello, rendendola - chissà perché - ridicolmente triste.
È il Natale si giustifica con se stessa è questa stupida festa che si avvicina e tutti quei finti sorrisi e tutta quella pressione per essere contenti. Devi, se non vuoi essere niente. Devi e...
Poi vede quello stupido abete e la solitudine morde più forte di prima.


"Non avrai le mie scuse, lo sai questo, vero?"
Bruce annuisce impercettibilmente, stringendosi nel cappotto invernale.
Storna lo sguardo Selina e spazza il cielo con gli occhi e con il cuore.
"Non le avrei chieste comunque."
Stira le labbra e si siede al suo fianco la gatta, silenziosa come è sempre stata.
"Certe abitudini non cambiano mai, eh? Un tetto, la notte, e noi che litighiamo."
"No, immagino di no." ricambia Bruce, una smorfia incerta sul viso.
"Non mi piace il Natale."
"L'avevo capito."
"E non dovrebbe piacere nemmeno a te, dopo tutto quello che ti è successo."
Wayne socchiude gli occhi, passandosi una mano sul viso e sputando quasi una mezza risata.
"Io detesto il Natale, Selina. Lo detesto. Non mi è rimasto niente di quelle notti, se non ronde interminabili all'ombra della felicità altrui e serate di beneficenza vuote e troppo rumorose. Il senso di colpa per una vita spezzata; una città tradita."

Bane.

Tace Selina e gli cerca la pelle tenera del collo, facendo scorrere i polpastrelli sotto la sciarpa.
"Allora perché..."
"Perché... " ed è un gemito frustrato quello che gli scappa dai denti serrati "perché, per un assurdo momento, ho pensato che sarebbe stato bello - che sarebbe stato giusto - essere come loro."
Indica una massa brulicante di pacchetti e nastri rossi Bruce, persone che non conosce ma a cui vuole - sente che dovrebbe - assomigliare.
Trova le sue labbra Selina, e sanno già di sale e neve.
"Ma noi non siamo come loro; non lo siamo mai stati, pipistrello."
E il vento riprende a soffiare.

Da bambina, Selina guardava il cielo e cercava un vecchio con le sue renne e i suoi regali già confezionati in carta dorata.
Da ragazza - quando la strada se l'era quasi mangiata viva - teneva gli occhi ben piantati al suolo e non vedeva altro che il fango e la polvere di un'adolescenza svenduta.
Da donna - oltre i ricatti del passato e oltre se stessa - l'aveva conquistato quel cielo, pelle di guerriero e cuore di femmina.
Quando si era concessa il lusso di stornare lo sguardo, via da Gotham e via dalle sue ombre, al posto di un bonario dispensatore di doni aveva scorto un pipistrello bellissimo e brutale, nemesi e inspirazione; specchio e desiderio.
Adesso, tra i nembi biancastri che le regala Firenze, Selina vede finalmente il cielo per quello che è, senza inganni e senza favole.
E non può fare a meno di sorridere.

Bruce si arrotola dentro la coperta, rubandole (non era lei la ladra di casa?) l'ultimo pezzo di torrone.
Selina lo fissa in tralice, premendogli i piedi - gelati - sulla pancia e ridendo alla sua espressione.
"Sai... " inizia con fare noncurante "ho visto una collana in quella gioielleria del centro, molto bella e molto raffinata. Smeraldi, se non ho perso il mio tocco."
Wayne le rivolge un'occhiata che dice già tutto, masticando distrattamente.
"Non la ruberai."
"Pensavo volessi regalarmela."
"Vediamo."
"Se non vuoi che testi il loro sistemi di sicurezza dovresti..." ma la sua bocca è già su quella di Selina e chiede una resa assoluta.
Chiede, soprattutto, una risposta a una domanda posta sul finire di un Natale di sangue e morte.

"Vieni via con me. Non devi più nulla a questa città; nulla."

Forse, non potranno mai cambiare - cambiarsi.
Forse, del pipistrello e della gatta non sarebbero mai scomparse le cicatrici e nemmeno i ricordi, assieme ai desideri e ai dolori.
Forse.

"Vieni via con me."

Ma quell'ultima richiesta - quell'ultima promessa- era stata ascoltata da entrambi.
E l'avrebbero vissuta così come l'avevano inseguita, con la stessa determinazione e con la stessa disperazione: insieme.



Nota dell'autrice: io vi amo e questo è il mio modo di esprimerlo. Spero che abbiate gradito questa piccola one-shot di Natale almeno quanto io mi sono divertita - e sorpresa - nello scriverla. A tutti voi, lettori silenziosi e non, presenze costanti nella mia vita di fanwriter e autrici/lettrici impagabili che ho avuto la fortuna di incontrare, grazie di cuore. Grazie a chi mi legge, a chi lo farà e anche a chi ha smesso, perché, almeno per un attimo, avete condiviso la mia Gotham. Auguri di Buon Natale.
   
 
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