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Autore: Nikki Potter    26/12/2013    1 recensioni
Poi c'era stato quel giorno, in cui John capì che non era diverso dagli altri. Solo che qualcosa in lui era cambiato nel corso degli ultimi anni.
Ora aveva qualcuno per cui sarebbe stato disposto a morire se ciò voleva dire salvargli la vita. E quella persona, la più importante della sua vita, era Sherlock.
Non aveva avuto chiaro quanto Sherlock contasse per lui, fino a quando non aveva visto un uomo vestito di nero alzare all'improvviso la pistola e puntarla su Sherlock, che stava camminando tranquillo di fianco a lui.
E fu naturale, istintivo, come se la sua vita avesse avuto quello scopo.
Prese Sherlock per le spalle, e lo buttò a terra, facendogli scudo con nient'altro che se stesso.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock&John- I know
SOMEBODY TO DIE FOR


Era in situazioni estreme che ci si rendeva conto delle cose veramente importanti, che contavano più di tutto.

John lo aveva sempre pensato. Eppure quando era stato sul punto di morire in Afghanistan non aveva pensato a nulla, nessun flashback sulla propria vita, nessuna immagine di persone care nella mente, nulla.

O forse semplicemente non se lo ricordava per via del dolore. Ma nemmeno al suo risveglio nell'ospedale da campo aveva provato qualcosa. Solo un'enorme stanchezza.

E allora si era detto che era semplicemente diverso dagli altri. Poi aveva semplicemente smesso di rimuginarci sopra.

A Londra aveva incontrato Sherlock e aveva smesso di pensare al passato, di fare incubi e svegliarsi nel cuore della notte urlando.

Con Sherlock il tempo per poter pensare a quel periodo della sua vita era diventato zero. E lui stava bene finalmente.

E poi Sherlock era andato via anche lui, così, all'improvviso, lasciandolo col cuore pieno di ferite e un dolore talmente intenso da lasciarlo senza fiato.

Ma si era rialzato, faticosamente ma l'aveva fatto, perchè lui avrebbe voluto così.

Era il pensiero, il ricordo di Sherlock a tenerlo vivo, per quanto facesse male.

Dopo mesi il dolore si era trasformato in mancanza e malinconia. Gli mancava una dose dell'eccentricità di Sherlock, di quell'essenza che lo rendeva diverso da tutti gli altri comuni esseri umani.

Poi Sherlock era tornato da lui. Aveva sperato, pregato che potesse accadere una cosa del genere, eppure la sua prima reazione, dopo lo sgomento, era stata la violenza.

Lo aveva colpito sul naso, facendolo sanguinare.

E alla vista del suo volto ancora una volta sporco di sangue, era scappato correndo come un pazzo, tremando per il terrore.

Aveva avuto paura fino a quando Sherlock non lo aveva raggiunto e stretto in un abbraccio inaspettato.

Si era ribellato per i primi cinque secondi, poi si era sciolto in lacrime e singhiozzi bagnandogli probabilmente il cappotto.

C'erano state parole, spiegazioni, scuse e tutto era tornato come prima, loro due, il consulente investigativo e il blogger di nuovo insieme, a caccia di nuovi casi.

Poi c'era stato quel giorno, in cui John capì che non era diverso dagli altri. Solo che qualcosa in lui era cambiato nel corso degli ultimi anni.

Ora aveva qualcuno per cui sarebbe stato disposto a morire se ciò voleva dire salvargli la vita. E quella persona, la più importante della sua vita, era Sherlock.

Non aveva avuto chiaro quanto Sherlock contasse per lui, fino a quando non aveva visto un uomo vestito di nero alzare all'improvviso la pistola e puntarla su Sherlock, che stava camminando tranquillo di fianco a lui.

E fu naturale, istintivo, come se la sua vita avesse avuto quello scopo.

Prese Sherlock per le spalle, e lo buttò a terra, facendogli scudo con nient'altro che se stesso.

Mentre stavano cadendo a terra gli sembrò di vivere tutto a rallentatore.

Guardò Sherlock negli occhi, leggendovi sorpresa e confusione trasformarsi in consapevolezza e paura quando si udì il rumore dello sparo.

Chiuse gli occhi quando sentì una fitta di dolore alla spalla. Di nuovo quella spalla.

E nonostante il dolore riuscì a tenere Sherlock sotto di lui, a impedirgli di liberarsi dalla sua stretta protettiva.

In quel momento in testa a Johni vorticavano una dopo l'altra la varie espressioni facciali di Sherlock: il suo broncio infantile quando gli veniva negato qualcosa, l'espressione spensierata mentre suonava il violino, l'euforia che provava quando c'era un nuovo caso che lo portava a sorridere a trentadue denti e a saltellare per tutto il salotto, l'espressione concentrata quando era nel bel mezzo di uno dei suoi esperimenti, lui che si mordeva inavvertitamente il labbro inferiore tutte le volte che leggeva qualcosa di interessante -se invece la lettura non gli piaceva facevano comparsa due rughe tra le sopracciglia- il sorriso sincero e leggermente imbarazzato che gli rivolgeva quando esordiva con complimenti nei suoi confronti, le mani giunte sotto il mento e gli occhi chiusi quando consultava il suo Mind Palace, la sua risata cristallina che lo contagiava sempre.

La sua mente era piena di lui, talmente piena che il dolore era passato quasi in secondo piano.

Sentiva Sherlock urlare il suo nome come un pazzo, mentre cercava di smuoverlo. Riuscì con la sua testardaggine ad avere la meglio sulla sua spalla ferita e invertì le posizioni.

John sentì il cemento del marciapiede sotto di sè e le mani di Sherlock sul viso e sulla ferita.

Sherlock stava tremando, lo sentiva distantamente dai polpastrelli che gli toccavano la guancia. Probabilmente era l'adrenalina e forse la paura.

"John! John, guardami!"

E come sempre John obbedì a quella voce virile solitamente piena di presunzione ma che con lui assumeva una nota dolce.

Sentì le palpebre sollevarsi e puntò gli occhi in quelli di Sherlock, che lo scandagliavano a fondo. Lo sentiva premere sulla sua ferita e potè vedere per la prima volta la fronte di Sherlock imperlarsi di sudore per la tensione.

No, quella era la seconda volta che vedeva quell'espressione tesa. La prima era stata quando era stato rapito da Moriarty e riempito di esplosivo e Sherlock l'aveva guardato spaventato che potesse succedergli qualcosa.

Si era dato la colpa di quella situazione, e sicuramente lo stava facendo anche adesso.

Non poteva morire, doveva dire a Sherlock quanto era importante per lui.

Questo era il suo pensiero fisso prima di chiudere gli occhi.

*

Dei leggeri bip lo portarono a contrarre le labbra. Erano fastidiosi, era molto meglio svegliarsi col suono prodotto da Sherlock col violino.

"John? John, mi senti?"

Sentì una presa sulla mano stringersi un po' di più e ci mise un paio di secondi a capire che la mano di Sherlock era intrecciata alla sua.

Voleva vedere il volto perfetto e bellissimo di Sherlock.

Fece uno sforzo di volontà per riuscire a sollevare le palpebre. E ci riuscì.

Notò che il viso di Sherlock era teso verso di lui, gli occhi pronti a catturare qualsiasi cambiamento.

"Sher-" John notò di avere la gola secca.

Si rese conto anche di avere una flebo infilata nel braccio e della sensazione di un bendaggio stretto intorno alla spalla.

Non gli faceva eccessivamente male, di sicuro l'avevano imbottito di antidolorifici.

"Sei stato un idiota" proruppe Sherlock.

John notò che sembrava arrabbiato. Beh, almeno un grazie gli sembrava il minimo, ma Sherlock era Sherlock, e lui lo sapeva bene.

"Non farlo mai più. Non voglio che metti a rischio la tua vita per me, non ne vale la pena" aggiunse Sherlock serio.

"Sei tu che sei un idiota" replicò John a voce bassa.

Gli serviva decisamente un bicchiere d'acqua per schiarirsi la gola.

Sherlock lo fissò confuso.

"Per me la tua vita vale molto di più della mia".

Gli uscì un sussurro che comunque Sherlock recepì. Lo capì dai suoi occhi sgranati e increduli.

Lo notò scuotere la testa e porgergli finalmente un bicchiere d'acqua che John bevve avidamente.

Sherlock lo fissò senza dire nulla.

John faceva la stessa cosa, osservandolo di sottecchi da sopra il bordo del bicchiere. E sentì il cuore mancargli un battito quando sul viso di Sherlock spuntò un sorriso dolce che non aveva mai visto.

"Per me è lo stesso" rispose Sherlock stringendo più forte la sua mano.

John abbassò il bicchiere e sorrise. "Lo so".

Rimasero così a fissarsi per un bel po', sguardi che per loro equivalevano a mille parole, che esprimevano i sentimenti per l'altro e mostravano la profondità del legame che li univa.

Un legame che solo la morte avrebbe potuto spezzare.



Buon Natale e felice anno nuovo, che di sicuro sarà migliore visto che il primo gennaio ritorna Sherlock!!!
Grazie agli Hurts che mi hanno ispirato con la loro bellissima canzone a mio parere assolutamente perfetta per questi due.
Un bacio
Nikki Potter

  
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