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Autore: JulieFF    27/12/2013    12 recensioni
IN REVISIONE!!!
La Mietitura è sempre più vicina, migliaia di ragazzi sperano di non diventare il Tributo del proprio Distretto per la 74esima edizione degli Hunger Games; a sperare per la propria salvezza c'è anche Julie, appartenente al distretto 4, uno dei più ricchi di Panem. Ma purtroppo la fortuna non l'assiste e in pochi giorni si ritrova a Capitol City in compagnia dell' altro tributo del suo distretto, Liam, pronta a combattere per la propria vita, anche a costo di distruggerne altre. Ma mai avrebbe pensato che, nell'Arena nella quale uccidere dovrebbe essere d'obbligo per sopravvivere, si sarebbe ritrovata a condividere le proprie speranze con i suoi stessi nemici.
Genere: Avventura, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo rimasti in undici. Poco meno della metà dei Tributi erano ancora in vita e ci trovavamo nell’Arena da più o meno una settima. Era difficile rendersi conto dei giorni che passavano, chiusi la dentro, ma ero perfettamente consapevole che quei Hunger Games avevano qualcosa che non andava. Tutto troppo tranquillo e nessuno scontro sanguinoso.
Ci misi parecchi minuti a decidere di riaprire gli occhi per cominciare una nuova giornata. Ed ero vagamente consapevole anche del fatto che Harry, steso al mio fianco, stava cercando di fingersi addormentato. Purtroppo il suo respiro irregolare lo tradiva.
- Per quanto ancora avete intenzione di fingere di star dormendo, voi due? –
Con uno sbuffo mi misi a sedere, per poi fulminare con uno sguardo Niall, che come me ci aveva messo davvero poco a capire il bluff mio e di Harry.
- Sta zitto. – sibilò Harry, coprendosi gli occhi con un braccio.
Da quello che riuscivo ad intravedere da sotto il suo avambraccio, il riccio aveva tutt’altro che un bell’aspetto: i capelli erano umidi di sudore e aveva un evidente colorito verdognolo. Il mio sguardo vagò sul suo corpo fino a soffermarsi sulla gamba. Le lesione erano meno estese del giorno prima, ma ero certa che facessero piuttosto male.
Mi alzai in piedi, per poi ripulirmi da tutte le foglie e la terra che si era accumulata sui miei vestiti durante la notte. Al mio Distretto ero abituata a passare almeno cinque ore al giorno a nuotare e mai come in quel momento mi trovai a desiderare il mare, o anche solo una pozzanghera per potermi immergere e cancellare tutte lo sporco, fisico e morale, di quei terribili giorni.
- Come va la gamba, Harry? – domandai, giusto per accertarmi delle sue condizioni.
- Bene. – rispose deciso lui, nonostante la smorfia che fece mentre si alzava dal suolo lo tradì pienamente.
Lo osservai con un sopracciglio alzato, per poi scambiarmi uno sguardo con Niall e scuotere la testa.
- Allora, – disse Niall, osservando il viso pallido e segnato di Harry. – durante questa lunghissima notte sono giunto alla conclusione che ci serve un piano. –
- Perspicace. – ribatté il riccio, alzando gli occhi al cielo.
Niall si limitò ad ignorarlo, consapevole del fatto che se avesse risposto, probabilmente avrebbero iniziato a litigare. E, dato che le litigate con il riccio erano imprevedibili e durature, era molto meglio incassare le sue frecciatine in silenzio.
- Facendo il punto della situazione, - riprese il biondo. – non muore nessuno da più di tre giorni circa. Ma facendo qualche calcolo, stanotte, ho capito che gli Strateghi fanno durare il giorno quanto vogliono loro. Fino ad ora ci siamo basati sul calare e il sorgere del sole per stabile quanto tempo abbiamo passato qua dentro, ma a questo punto potremmo essere qui da un mese quanto da un paio di giorni. –
Lo osservai per un po’ in silenzio, cercando di metabolizzare l’informazione appena ricevuta. Effettivamente, se ci si faceva caso, i giorni non passavano mai in modo regolare; le ore di luce erano sempre meno rispetto a quelle di notte, man mano che i giorni passavano. Mi maledii mentalmente per non essermene accorta prima.
- Continua. – disse Harry, esortando Niall con un cenno del campo.
- Secondo problema: le morti. – continuò, facendo il numero due con le dita. – Se ci fate caso le morti, negli scorsi Giochi, erano a non più di dieci ore di distanza e i Tributi venivano spinti ad incontrarsi tra di loro, per favorire le lotte. Solo un terzo dei Tributi moriva per cause naturali, mentre quest’anno c’è stato solo lo scontro alla Cornucopia. –
Il biondo aspettò ancora un po’ di tempo, prima di continuare. Aveva appena aperto bocca quando Harry lo precedette.
- Anche le alleanze sono un problema. – esclamò il riccio. – Insomma, quanto duravano le alleanze nelle edizioni passate? Dalle due alle diciotto ore? Noi siamo alleati da giorni e te, Julie, eri stata alleata perfino con i Favoriti. –
Annuii, facendo una smorfia, al pensiero di tutti i ragazzi, ora morti, che prima rappresentavano i miei alleati.
- Hai ragione. – confermò Niall. – In un modo o nell’altro gli Strateghi costringevano gli alleati ad uccidersi tra loro dopo poche ore di alleanza. –
Mi lasciai cadere a terra, portandomi una mano tra i capelli, mentre il mio cervello lavorava a tutta velocità ogni tipo di dato che potesse passarmi per il cervello.
- I-io… - balbettai flebilmente, ma abbastanza forte da attirare l’attenzione dei due ragazzi su di me. – Io credo che potrebbe esserci una qualche falla nel sistema, quest’anno. –
Harry mi fissò per qualche secondo, prima di decidere che ero fuori di testa e scoppiarmi a ridere in faccia. Niall, invece, ebbe almeno la decenza di far finta di prendere in considerazione la mia teoria.
- Avanti Julie, stiamo parlando di Capitol City! – esclamò Harry, sollevando le mani con esasperazione. – Gestiscono gli Hunger Games da settantaquattro anni e, per lo più, questo è un gioco per loro. Riescono a tenere sotto controllo dodici Distretti senza farsi scappare nulla e secondo te non riescono a gestire ventiquattro adolescenti terrorizzati in un’Arena dove loro possono controllare anche lo scorrere del tempo? –
Mi passai una mano sul viso, esausta. Harry aveva, ovviamente, ragione. Eppure il mio istinto mi diceva che qualcosa non andava. Potevo decisamente sbagliarmi, ma se avessi avuto ragione? C’era una qualche scappatoia in questi settantaquattresimi Giochi?
- Loro ci stanno lasciando a noi stessi, Harry. – bisbigliai, mentre un pezzo dopo l’altro, il puzzle si completava nella mia mente.
- Cosa intendi? – mi chiese Niall, fissandomi con gli occhi azzurri cupi.
Feci per parlare, ma in quel momento un piccolo paracadute mi si posò in grembo. Lo osservai per un po’, cercando di capire di che dono si potesse trattare, visto che non c’era nulla di cui avessi particolarmente bisogno. Lo aprii incuriosita, sotto gli sguardi attenti e altrettanto sorpresi di Harry e Niall.
Un orologio. Finnik mi aveva mandato un orologio.
Lo osservai per un po’ con la fronte corrucciata, perdendomi nei dettagli. Più lo guardavano, più mi sembrava ovvio che non fosse un orologio normale.
Era un orologio digitale diviso in quattro spicchi. Nel primo era segnata la data, nel secondo i numeri formavano un “00:00”, nel terzo quadrante una serie di numeri segnalavano un conto alla rovescia, mentre nel quarto spicchio c’era una minuscola bussola.
- Cos’è? – mi chiese Harry, abbassandosi alla mia altezza.
- Un orologio, ma è rotto. – dissi, tentata di lanciarlo lontano a causa della frustrazione. – Insomma, è fermo su mezzanotte da tipo cinque minuti e il conto alla rovescia non ha senso. –
Proprio quando stavo per rimettere l’orologio nel paracadute, un foglietto all’interno di quest’ultimo attirò la mia attenzione. Lo afferrai con dita tremanti, sperando in una risposta.
“C’è solo una vita per ognuno di noi e la sopravvivenza dipende dal tempismo, soprattutto se il vostro essere vivi rappresenta un fallimento.”
All’inizio il bigliettino mi spiazzò. La calligrafia era confusa e irregolare, come se fosse stato scritto di fretta. Poi capii che quello che Finnik cercava di fare, era darmi un segno senza essere così esplicito da permettere a Capitol City di giustiziarlo per tradimento o quant’altro.  
Ma a me quel messaggio confuso mi bastò, o almeno sperai con tutta me stessa di avere ragione, perché da quello dipendeva la mia vita.
- Leggetelo attentamente. – dissi, passando poi il bigliettino prima a Niall e poi ad Harry.
Le loro espressioni si fecero confuso non appena memorizzarono le parole sul foglio, poi divennero basite, quando ripresi il bigliettino e lo distrussi senza tanti preamboli. Quello che feci poi, probabilmente, gli spinse a credere che fossi pazza da legare.
Gettai le braccia al collo di Harry per poi allungare una mano verso Niall ed includerlo in quell’abbraccio bizzarro. La mia bocca si trovava a pochi millimetri da entrambe le loro orecchie e sperai con tutto il cuore che nell’Arena non ci fossero microfoni in grado di captare dei sussurri così “privati”.
- State zitti ed ascoltatemi attentamente, non ve lo dirò due volte e ho bisogno che vi fidiate di me. Totalmente ed incondizionatamente. – sussurrai, aspettando che annuissero prima di continuare. – Io ho ragione. C’è una falla, una scappatoia, chiamatela come vi pare. Ma se quello che penso è giusto e ho tutti i motivi per credere che lo sia, c’è una possibilità di uscirne vivi. –
Lasciai un bacio sulla guancia ad entrambi i ragazzi che per quei interminabili secondi avevo stretto tra le braccia, nel tentativo di far credere agli Strateghi che ci stavamo solo scambiando delle parole di conforto.
Quando poi mi allontanai dai due e osservai i loro volti, mi sembrò di distinguere chiaramente la battaglia interiore che tormentava i miei alleati.
E mentre loro rielaboravano le mie parole, io ero già un passo avanti. Potevamo davvero sopravvivere tutti? Per un attimo mi concessi di immaginare come sarebbe stato tornare tutti nei propri Distretti, dalle proprie famiglie. Ci misi un secondo a realizzare che non sarebbe successo. La nostra sopravvivenza significava che Capitol City aveva fallito. E Capitol City non falliva mai.
Venni riscossa dai miei cupi pensieri non appena delle dita si intrecciarono a quelle della mia mano destra. Sollevai lo sguardo stupito verso Niall, per poi fissare Harry che, lentamente, camminò verso di me e mi appoggiò un braccio sulle spalle.
- Qual è il piano? – chiese il riccio, mentre l’ombra di un sorriso gli incurvava lievemente le labbra.
Subito il significato di quei gesti mi colpì nel profondo: si fidavano di me, tanto da affidarmi la loro stessa vita.
- Troviamo gli altri. – dissi convinta, senza nemmeno pensarci troppo.
Se c’era anche solo una minima possibilità che tutti sopravvivessimo, l’avrei colta al volo. 

I'M SORRY.
Sono imperdonabile, lo so! Sono passati 7 mesi dall'ultima volta che ho aggiornato e mi sento terribilemente in colpa. 
Praticamente avevo perso il caricabatterie del pc e nonostante avessi già scritto i prossimi 7 capitoli, l'ho ricomprato lo ad agosto. Poi... poi mi sono entrati i ladri in casa. Indovinate cosa mi hanno rubato? Il pc. Con tutti i miei capitoli. Ero terribilmente demoralizzata e ho trovato la forza per dedicarmi di nuovo a questa storia solo in questi giorni... I MIRACOLI DEL NATALE! 
Comunque ora sono più determinata che mai e piena di idee! 
Spero che non mi odiate troppo ahahah
Vi voglio bene <3
Bye x

ps: perdonatemi gli errori, non ho avuto il tempo di rileggere!

-Julie(:

 
  
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