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Autore: EmmaStarr    28/12/2013    7 recensioni
01# Soldati
Sanji alzò la testa, lo sguardo perso nel vuoto. – Sei venuto qui perché ti piace il posto? Non è male.
Zoro si strinse nelle spalle. – Mah. Può darsi, se ti piace deprimerti in mezzo a tutte queste foglie morte.
02#Fratelli
– Sta' giù. – sibilò Ace, lo sguardo puntato in un luogo poco distante da loro, a destra.
In un istante, Rufy si materializzò al suo fianco, il fucile carico tra le braccia. – Che cos'è?
3# Universo
Kidd sbuffò. – Ti ho detto che non morirò.
Law si sdraiò di nuovo, accanto a lui. – È una questione di punti di vista, signor Eustass, mettiamola così. Se sopravvivi adesso, sopravviverai a tutto. – sussurrò, malizioso.
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La guerra non è uno scherzo, nella vita di questi ragazzi, e nemmeno un gioco. Sanji, Zoro, Rufy, Ace, Sabo, Kidd, Law, Nami e Robin si trovano al fronte, in trincea, faccia a faccia con la morte ogni singolo giorno.
Accompagnati dalle poesie di Giuseppe Ungaretti, questi ragazzi conosceranno la morte, la disperazione, e poi la calma dopo la tempesta. Perché la guerra, diceva il poeta, è come un naufragio senza fine.
Ma, come i nostri eroi potrebbero aggiungere, a volte devi solo capire a cosa aggrapparti.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Un po' tutti, Z | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ALLEGRIA DI NAUFRAGI

Versa il 14 febbraio 1917

 

E subito riprende
il viaggio

come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare

 

La guerra era finita.

Nessuno poteva crederci, continuavano tutti a ripeterselo l'un l'altro, senza nemmeno la forza per realizzarlo davvero.

– Zoro! Zoro, Zoro, Zoro, hai sentito? Oh, hai sentito? La guerra è finita, è finita!

Rufy correva come un pazzo, sventolando la mano per attirare l'attenzione del compagno.

Tutto nell'aria sembrava gridare di gioia. Il cielo era azzurro, limpido, e addirittura dal boschetto sembravano provenire i canti degli uccellini.

Zoro ghignò, raggiungendo l'amico. – Da non crederci, eh? Incredibile... – si grattò la testa. – Non pensavo che... sai, non immaginavo che...

Rufy inclinò la testa, confuso. – Che cosa?

Zoro aveva intenzione di dire “non immaginavo che saremmo stati ancora vivi”, ma si trattenne. Quello non era il tipo di discorso da fare con Rufy, ecco.

– No, niente, lascia stare. Piuttosto, che cos'hai lì? – chiese, alludendo ad una borsa all'apparenza vuota che Rufy portava a tracolla.

– Oh, questa? No, il fatto è che siccome la guerra è finita – oh, non riesco ancora a crederci! –, ho cercato l'uomo della posta. Sai, volevo contattare Sabo.

Zoro annuì: Rufy gli aveva parlato di questo soldato avversario, e nonostante fosse un po' scettico ormai aveva imparato che con lui non ci si doveva sorprendere di nulla. – E gli hai dato una lettera? Scusa, sapevi l'indirizzo di questo Sabo?

Rufy sorrise, un po' imbarazzato. – Il realtà no, gli ho detto di portarla all'altro reggimento e di chiedere in giro. Ha storto un po' il naso, però ha detto che farà il possibile. In cambio, mi ha detto di finire di consegnare la posta. Tanto, io conosco quasi tutti!

Il suo sorriso non imbrogliava nessuno, decise Zoro. – Tu. Consegnare delle lettere. Non me la dai a bere, Rufy! Quante ne hai consegnate, tu?

– Ancora nessuna. – confessò Rufy, ridacchiando. – Più che altro mi ha aiutato Nami. Io conosco le persone, ma non mi ricordo dove abitano! – si lagnò. – Me ne ha lasciata una, però. Dice che è per Traffy. Mi accompagni?

Zoro alzò le spalle. – Ok. Ma è una lettera?

Rufy frugò nella borsa. – No, sembra una cartolina. E... – si interruppe alla vista della cartolina e scoppiò a ridere, tanto che Zoro dovette strappargliela di mano.

Il retro della cartolina ritraeva due donne in atteggiamenti molto equivoci, ed erano decisamente svestite. Zoro arrossì furiosamente. – Ma...

– Oh, quando Traffy la vedrà impazzirà! Vediamo cosa c'è scritto dietro! – rise Rufy, girandola. – Ehi, bastardo. Ma sei ancora vivo? No, perché come vedi io sono in bella compagnia. Se vuoi unirti a noi posso metterci una buona parola, ok? Non fare cazzate, e ricordati che non mi manchi neanche un po'. Assolutamente non tuo, Eustass Kidd. Ehi, me lo ricordo! Era quel soldato che se n'è andato qualche mese fa, giusto? Quello a cui hanno tolto un braccio.

Zoro si concentrò un attimo, poi annuì. – Sì, mi ricordo. Bé, almeno sta bene.

– Ed è in dolce compagnia. – tubò Rufy, scoppiando subito dopo a ridere. – Se ha invitato anche Traffy vuol dire che gli piace?

– A chi è che piaccio? – fece una voce dietro di loro.

Zoro congelò. – Ehm, no, cioè...

– Traffy! – sorrise Rufy, allegro. – La guerra è finita, non è fantastico? Bé, l'uomo della posta mi ha dato una cosa da consegnare a te. – frugò nella borsa ed estrasse la cartolina.

Law la lesse tutta d'un fiato, un sorriso beffardo sulle labbra. – Secondo me gli piaci, Traffy. – confidò Rufy, mentre Zoro si sbatteva una mano sulla fronte.

Law sorrise. – Tu dici? – commentò placido, prima di allontanarsi verso l'infermeria, la cartolina ancora stretta fra le mani.

– A giudicare da come si comporta... – borbottò Rufy, concentrato. – Credo che la sua prossima meta sarà quel signor Eustass Kidd. Pensa, c'era ha persino scritto l'indirizzo del mittente! Non lo fa mai nessuno!

 

* * *

 

Ricevettero una medaglia, d'oro, molto grossa. Rufy aveva provato a morderla, ma si era dovuto arrendere al fatto che era d'oro, e l'oro, bé, non si mangia.

Fu solo in quel momento che scoprirono che la guerra l'avevano vinta: a loro bastava sapere che era finita.

– Adesso cosa facciamo, Zoro? – sorrise Rufy, entusiasta, mentre uscivano dall'austero edificio in cui avevano ricevuto la medaglia.

L'amico si strinse nelle spalle. – Non saprei. Non ho mai... insomma, potrei tornare al mio paese.

Anche se non mi aspetta nessuno, pensò amareggiato. Rufy aggrottò le sopracciglia. – Io e Ace volevamo fare il giro del mondo. Siccome mi ha fatto fare una promessa, significa che lo devo fare per forza, anche senza di lui. Sarà divertente, non pensi? Ieri ho chiesto a Nami se voleva venire con me, e anche se ha passato dieci minuti a lamentarsi di quanto stupida e avventata fosse quest'idea ha detto... – arrossì un po'. – Ha detto di sì. Inoltre penso che verrà anche Robin. Cioè, non me l'ha detto esplicitamente, ma se viene Nami penso che verrà. Sarebbe bello se... insomma, se venissi anche tu.

Zoro rimase zitto per un istante, e Rufy si precipitò a spiegare. – Non è una cosa campata per aria, giuro! Ho fatto un piano, con Ace. Partiamo dall'Europa, prima Lisbona, poi Madrid, Parigi, Londra, Roma e Vienna. Pensavo che volendo saremmo potuti passare a trovare Sabo, ora che so dove abita. Quelle poi sono le città più belle, ovviamente faremo altri giri in mezzo...

– Rufy...

– E se è una questione di soldi guarda che non è un problema, perché mio nonno era ricchissimo e ha detto che se ci arruolavamo lasciava a me e Ace tutto quello che aveva in eredità, e quindi ora credo di essere milionario o qualcosa del genere, e...

– Rufy...

– Ti assicuro che sarà divertentissimo, in Francia si mangia molto bene e dicono che-

– Rufy! – Zoro si stava controllando a fatica.

Dopo la morte di Sanji, era sicuro che non sarebbe mai più stato felice in vita sua. Anzi, l'idea stessa di vita stava iniziando ad infastidirlo. Era stato ferito gravemente e ricoverato d'urgenza, e proprio allora, quando aveva toccato il fondo, aveva conosciuto Rufy.

Era strano, all'inizio lo detestava, ma piano piano aveva iniziato ad apprezzarlo sempre di più. Rufy non era come Sanji, non sarebbe mai potuto essere come lui. D'altra parte, Zoro non era come Ace. Non ci si poteva fare niente, e su questo non ci si poteva fare proprio niente.

Eppure, quello che c'era tra di loro era qualcosa di nuovo, bello, quasi incredibile. Rufy non attaccava briga, Rufy rideva. Zoro aveva ben presto smesso di paragonarlo a Sanji e aveva iniziato a considerarlo Rufy, Rufy e basta. Rufy, sempre assurdamente convinto delle cose più assurde: che sarebbero sopravvissuti, per esempio. Che la guerra sarebbe finita. Aveva avuto ragione, in fondo, no?
Ma Rufy non era solo questo. Rufy dava senza chiedere niente, Rufy rideva e faceva ridere gli altri. Rufy non se la prendeva se gli gridavi contro.

Prima Sanji, poi Rufy. Zoro era di sicuro una persona fortunata: nella sua vita aveva trovato delle persone davvero speciali.

Per questo, quando Rufy gli propose di viaggiare per il mondo con lui, Zoro era rimasto per un attimo in silenzio: era semplicemente senza parole, non riusciva a credere che stesse succedendo proprio a lui. Come poteva Rufy pensare che sarebbe voluto non venire? Com'era possibile? Zoro non aveva nessun altro posto dove andare: viaggiare con lui, Nami e Robin, che ormai vedeva alla stregua di due sorelle, sarebbe stato fantastico. Oltre ogni sua più assurda fantasia.

E ancora Rufy temeva che avrebbe potuto rifiutare? Ma se non poteva essere più felice di così! – Rufy. – ripeté con più forza, prendendo fiato. – Io... sarei davvero felice di venire. Verrei anche se non fossi così ricco. Anche se tu non avessi la minima idea di dove andare. Va bene lo stesso, va bene... lo stesso...

Il volto di Rufy si illuminò, E Zoro sentì forte e chiara nella mente la risata di quello stupido cuoco. – E va bene, Marimo, vai pure a divertirti! Ma anche se sarai in Francia ricordati che come me non cucina nessuno, sono stato chiaro? Ficcatelo bene in testa!

Zoro alzò lo sguardo e sul suo volto si riflesse il sorriso gioioso dell'amico.

In fondo, nella sua vita sempre buia, qualcosa per cui valeva la pena di aprire gli occhi c'era: Kuina era stata uno schizzo di rosa. Bellissimo, da conservare nella memoria come un gioiello prezioso.

Sanji, poi, gli era sembrato come un'allegra e casinista scia di giallo che l'aveva accompagnato per quasi due anni e gli aveva dato una spinta, la forza di andare avanti. Una scia del genere non si dimentica facilmente.

Nami poteva essere vista come un allegro spruzzo arancione: sempre attiva, sempre pronta a gridargli addosso ma anche sorridente, onesta, pronta ad una parola gentile.

Robin? Lei era una gentile pennellata di viola, elegante e calma. Con la sua pacatezza e la sua pazienza, era davvero un'ottima persona su cui si poteva sempre contare.

E Rufy...

Non puoi capire, quindi lasciami in pace!
– Capire cosa?

Prima c'è stato il rosa, poi il giallo. Adesso nella mia vita non c'è più neanche un colore, quindi perché dovrebbe valere la pena viverla?

Mmmmh...

Piantala di mugugnare, mi dai sui nervi.

No, stavo pensando che a me piace il rosso, rosso come i lamponi e Babbo Natale! Sì, sarò una grandissima macchia di rosso! Va bene, Zoro?

– …

Allora affare fatto. Da adesso nella tua vita c'è un nuovo colore, e di conseguenza vale di nuovo la pena vivere! Giusto?

– … Ok, va bene.

Rufy era l'enorme macchia di rosso che l'aveva salvato. E una macchia, si sa, puoi sfregarla quanto vuoi: per quanta forza ci si possa mettere, non se ne andrà via. Mai più.

 

* * *

 

Il treno arrivò sferragliando, e un giovane e svogliato ragazzo scese alla fermata. Si spolverò dalla felpa e sistemò la cinghia della borsa sulla spalla: il posto sarebbe dovuto essere quello, valutò. Sì, decisamente quello. E infatti, qualche istante dopo, trovò anche l'oggetto delle sue ricerche: un ragazzo dai folti capelli rossi che dormiva senza ritegno appoggiato ad una panchina.

– In questi quattro mesi ti sei fatto decisamente più grasso. – commentò Law annoiato, svegliandolo con un deciso pugno in testa.

– Ma... ma cos... Tu! – esclamò, gli occhi di fuoco. – Sono ore che aspetto, cretino!

Law inarcò un sopracciglio. – Il treno era in perfetto orario, signor Eustass. – osservò. – O sei qui da tanto tempo perché non vedevi l'ora che arrivassi?

Gli insulti di Kidd erano una delle cose che più gli erano mancate, di lui.

– Allora, la tua buona compagnia? – sussurrò mellifluo il giovane dottore. – Guarda che anch'io non mi sono certo votato alla castità, in questo tempo. Insomma, hai idea di quanti avvenenti soldati apparissero nel mio ospedale ogni giorno?

Kidd arrossì, poi imprecò. – Se vuoi farmi ingelosire caschi male, stronzo. – sputò.

– Credevo che fosse il tuo piano. Farmi ingelosire, intendo. – sorrise Law.

Kidd scosse la testa, come cercando di scacciare pensieri inutili. – … Sai cosa? Andiamo a casa mia e basta. – decise.

Law sogghignò. – Mi sembra ragionevole. La casa è vuota, vero?

– Completamente. – sbuffò Kidd. – Per chi mi hai preso?

– Questo significa che... Non c'è nessuno. – proseguì Law, fissandosi le unghie con estremo interesse.

Kidd alzò un sopracciglio. – È la comune definizione di “vuota”, sì.

– Nessuno ti sentirà urlare, allora. Ho un bel po' di arretrati da recuperare. – sogghignò Law, alzando lo sguardo e incastrandolo con quello di Kidd.

Entrambi sorrisero nello stesso momento, identici e paurosi.

– Vedremo chi sarà ad urlare per primo. – commentò caustico Kidd. – Nel frattempo, sai cos'ho scoperto?

– Che il sesso praticato senza un braccio causa forti complessi di inferiorità?

– Che in molte isole, – proseguì Kidd imperterrito, scoccandogli un'occhiataccia – è usanza gettare i cadaveri in mare. Davvero, non per scherzo. Allora, cos'hai da ribattere?

Law sollevò un sopracciglio. – La tua dedizione nei miei confronti mi commuove. Anche se non sapevi che sarei venuto fino a stamattina, quando ti ho avvisato, hai fatto tutte queste ricerche su una cosa che ti ho detto subito dopo aver scopato. Bé, mi spiace deludere le tue aspettative, ma io nemmeno l'ho mai vista, un'isola. Sono nato in campagna. Non racconto la verità sulle mie origini al primo che passa, sai com'è.

Kidd ringhiò. Law aveva parlato con il suo solito tono strascicato e indifferente, ma lui sapeva di averlo colpito. Law veniva davvero da un'isola, di questo era certo, perché aveva chiesto in giro al fronte prima di partire. Un'isola del nord, se non ricordava male.

Si ripromise di lasciar cadere così, per caso, il nome dell'isola in una loro discussione qualsiasi. Sarebbe stato esilarante vedere la sua reazione, e avrebbe dimostrato che, quella notte, Law si era davvero aperto con lui e gli aveva davvero raccontato la verità.

– Come ti pare. – si limitò a commentare, alzando le spalle. – Su, spostiamoci da qui, che sta arrivando un altro treno.

Law obbedì, e stava per uscire dalla stazione quando una voce dannatamente conosciuta raggiunse le sue orecchie: – Traaaaaaffyyyyy!

Dottor Trafalgar. – sibilò quello, fermandosi di scatto e riducendo gli occhi a due fessure.

Kidd si voltò, sorpreso. – Ma lo conosci? Chi è?

Dal finestrino del treno che si era appena fermato un ragazzino dall'aria allegra si stava sbracciando. – Ehi, Traffy! Quanto tempo, eh?

– È un mio vecchio paziente. – commentò Law. Ehi, ora che ci pensava, poteva... – Un paziente davvero... esemplare, se vuoi la mia. – aggiunse, un sorriso malizioso negli occhi.

Kidd rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva. – I-intendi... Cioè, cosa...

– Ehi, Rufy! – gridò Law, sollevando la mano in segno di saluto. – Che ci fai qui?

– Oh, non scendo, sono di passaggio! – rispose quello, spenzolandosi giù dal finestrino. – Indovina un po'? Andiamo a fare il giro del mondo!

Law rise. – Bé, sembra una cosa divertente... – Law calcò bene l'accento su quel “divertente” godendosi l'espressione scandalizzata di Kidd. – Allora buon viaggio!

Il rosso sembrava sull'orlo di una crisi isterica, e Law godeva come un matto.

– Quello è il signor Eustass Kidd? – chiese Rufy, indicando il ragazzo di fianco a Law, che sbiancò.

– C-come lo sai?

Rufy sorrise. – È quello della cartolina, giusto? Sai, signor Kidd, che quando Traffy l'ha vista era felicissimo? Ha sorriso per tutto il giorno! Avresti dovuto vedere la sua faccia...

Law avvampò. – M-ma cosa dici, n-non...

L'espressione di Kidd era passata dall'invidia più scura ad un ghigno davvero inquietante. – Ah, davvero? Com'era esattamente, la sua faccia?

Rufy, si concentrò per un istante, come pensandoci su. – Più o meno come la tua adesso. Sembrate felici, eh? – sorrise ancora di più, inclinando la testa. – Bé, buon divertimento!

Il treno sferragliò, pronto per rimettersi in moto. Dietro le spalle di Rufy Law riuscì a scorgere altre tre persone che stavano probabilmente cercando di far rientrare Rufy nello scompartimento. – Ah, devo andare! Ci vediamo in giro, ok? Magari vi mando una cartolina! – rise, ritirando la testa all'interno dello scompartimento, e il treno partì.

I due rimasero in silenzio per un po'.

– Allora... – commentò Kidd. – Eri felice quando hai visto la mia cartolina?

– Allora... – ribatté Law. – Eri felice quando hai scoperto che Rufy non è il mio amante?

Kidd borbottò qualcosa di indefinito, e camminando fianco a fianco uscirono dalla stazione.

L'aria era fresca, il cielo limpido, e tutto sembrava pronto per cominciare qualcosa di meraviglioso, perfetto.

– … Io sto sopra, sono stato chiaro?




















E con queste note drammatiche, la storia giunge alla fine.
... Sì, non ho potuto farci niente, va bene? Una specie di Happy End doveva esserci, io sono fatta così. QUesto capitolo prende il titolo dalla poesia che effettivamente dà il titolo anche alla raccolta. Mi sembrava carino chiuere così, anche se sono stata indecisa fino all'ultimo con "Vanità" (La sapete? Dice: D'improvviso è alto sulle macerie il limpido senso dell'immensità. Era splendida, non dite niente, ma il titolo non mi convinceva...)
La guerra è finita, e siccome stiamo parlando dei nostri eroi era impossibile non mostrare come, in un modo o nell'altro, andranno tutti avanti verso i loro sogni.
Spero che questa storia vi sia piaciuta e vi abbia fatto riflettere. Un'ambientazione del genere è stata dura da trattare, specialmente con dei personaggi del genere da gestire, ma... spero vi abbia lasciato qualcosa, ecco. La trincea è un argomento che mi sta molto a cuore, Ungaretti pure. Alla fine, sono felice di aver potuto scrivere una storia del genere. Grazie per averla letta, davvero.

Eccoci infine al momento dei ringraziamenti!
Grazie a tutti per il vostro supporto: come avrei fatto senza dei recensori così stupendi come voi?
Grazie a monkeyD_bonney, per la sua bellissima recensione, per essere stata la prima e per avermi fatta sorridere. Grazie a Super Mimi_ per i commenti così meravigliosi, per le correzioni e la simpatia, per aver capito. Grazie a iaele santin per i suoi commenti sempre presenti, sempre la prima! Grazie a Momo_chan per avermi lasciato il suo parere e per il commento tanto dolce. Grazie a Yellow Canadair per le recensioni profonde e bellissime, per avermi fatta stare bene e per esserci sempre stata. Grazie a callas d snape per la recensione stupenda, per avermi seguita e per essere stata così coinvolta. Grazie a __Ace per le recensioni meravigliose, per la gentilezza e anche per la pazienza. Infine grazie a Roronoa Elettra per avermi lasciato il suo parere, sono contenta di averti commossa!
Grazie a ErinThe, iaele santin, Ikki e Margherita Dolcevita per le preferite.
Grazie a Ikki, Kaizokuo_Roger, Kimberly D Crystal, mistery dragon, Mistery_Lawliet, monkeyD_bonney, Quinn Fabray, Rain e Ren, Super Mimi_, Sweet_Truffle, Yellow Canadair e __Ace per le seguite.
Grazie a chi ha letto soltanto e grazie a te, se sei arrivato fino a questo punto.
Spero di risentirvi tutti molto presto!
Un abbraccio,
Emma
  
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