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Autore: SemplicementeCassandra    28/12/2013    0 recensioni
Può un primo amore durare per tutta la vita?
L'Amore sa superare ostacoli e rimanere indenne? Forse sì....o forse no.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dolci fiocchi bianchi volteggiano nell'aria aldilà della finestra chiusa. Mai un inverno era stato più rigido nonstante da anni si parli di surriscaldamento globale. I pochi alberi presenti all'interno della tenuta sono ormai sepolti sotto i pesanti cumoli di neve, talvolta interrotti da qualche foglia secca troppo pigra per cadere. La casa risplende di luce propria, addobbata a festa come nelle migliori delle occasioni, ma una sola luce proveniente da una camera al secondo piano dimostra la presenza effettiva di qualcuno all'interno. Un gran numero di persone, agghindate con gioielli che a solo rivolgere uno sguardo provocavano dolore agli occhi, avvolte in pesanti cappotti o pellicce preziose sosta all'interno del giardino chiacchierando e ridendo saltuariamente. La padrona di casa, l'austera signora Calpelli in Boero , richiama una delle tante donne della servitù, affinché dica alla figlia che manca soltanto la sua presenza. Di lì a pochi minuti si sarebbe celebrato il matrimonio del decennio che vede come protagonisti l'illustre signorino Gianni Porelli e Lavinia, la figlia del rinomato imprenditore albese Roberto Boero. La donna, percorre i due piani della villa a velocità sostenuta cercando tuttavia di non incappare in ostacoli. Giunge alla porta della stanza della sposa e bussa con forza chiamandola a gran voce
-Signorina vostra madre e gli invitati vi attendono...- dall'interno proviene una timida risposta che la donna interpreta come assenso prima di percorrere i corridoi nel verso opposto.
Lavinia, accertatasi che la governante sia tornata alle sue faccende, prende a rimirarsi allo specchio stirando di tanto in tanto con i polpastrelli piaghe immaginarie sulla candida gonna del suo abito da sposa. E' bella, nessuno può negare l'evidenza, ma un velo di malinconia le copre gli occhi impedendogli di splendere. La mano posta lungo il fianco è scossa da un leggero tremolio. Se fosse per lei non scenderebbe mai, il matrimonio non è quello che vuole. Non le interessano il prestigio , i soldi o la fama conferitagli dall'unione con un giovane ricco. Vuole essere considerata una semplice ragazza e non un cavallo da corsa su cui puntare per racimolare più soldi. Chi tiene conto del suo volere? Delle sue aspirazioni? Nessuno. Scuote la testa amareggiata e una lacrima le scende dispettosa lungo la guancia sino a raggiungere la bocca truccata di rosa. Non ama Gianni, non lo conosce neanche a dire la verità, hanno parlato poche volte, mai in occasioni intime, ma per quelle poche interazioni può dire che il ragazzo non è il suo tipo. Non le assomiglia in nulla, gusti differenti, abitudini distanti...troppo diverso da lei, da lui. Si sente vuota , privata prematuramente di un pezzo della propria anima dal peggiore dei carnefici, sua madre. Come può la ricerca dei soldi e del potere acceccare un genitore a tal punto di far passare in secondo piano la felicità dei propri figli? Lavinia, si pone le stesse domande tutti i giorni da ormai due mesi e mai nessuno è riuscito a donarle delle risposte.
Si perde con lo sguardo a fissare i candidi fiocchi di neve aldilà della finestra e sorride, amaramente. Per anni ha sognato di sposarsi con il sole ad illuminarle la pelle, il caldo umido, appiccicoso di luglio a far sbuffare gli invitati e lei che, nonostante la temperatura insopportabile, avanzava con un sorriso in grado di far concorrenza al sole per la luminosità . Un leggero bussare la riporta alla realtà e per non destare ulteriore malumore si accinge a calare il velo sul viso e avviarsi alla porta cancellando per sempre la vera Lavinia per sostituirla con quella progettata in vent'anni da sua madre.
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Raggiunge la navata della Chiesa con cinque minuti di ritardo, pochi per una sposa ma eccessivi per una donna della classe medio-alta. All'esterno non vi è l'ombra delle luci colorate o dei bouquet di lavanda intrecciati ma solo un infinito susseguirsi di vasi dai fiori bianchi dal nome impronunciabile scelto con astuzia. Bianco, come il colore della purezza, dell'amore. Perché l'amore è un sentimento così trascendente e universale, inspiegabile, che coinvolge tutti che non può che essere puro anche in quello più passionale. Cosa c'è di più puro di due anime che finalmente si ricongiungono dopo continue e faticose ricerche, due metà di una stessa mela che si trovano e raggiungono lo scopo per il quale sono state create : amare l'altro. Ma in quel giorno, non c'è nulla di tutto questo, nessun amore, ancor meno ricongiungimento di anime solo un equo scambio di potenza economica e ricchezza. Lavinia stringe maggiormente la presa sul braccio del padre, avvolto in un elegante smocking nero, prima di varcare la porta di legno della Chiesa. Gli invitati si alzano in piedi al risuonare delle prime note della marcia nuziale sorridendo gioiosi. Quanta ipocrisia e pochezza morale. Nonostante il dibattito interiore, Lavinia esprime un sorriso falso , prodotto di anni e anni di pratica, difficile da distinguere per chiunque nella sala se non per quell'uomo in piedi in seconda fila con le braccia incrociate sul petto che le fa aumentare i battiti del cuore e che le impedisce per qualche secondo di proseguire nel suo cammino. E' una frazione di secondo, impercettibile a chiunque, prima di continuare a percorrere la navata mantenendo lo sguardo fisso in quello dell'uomo. Lavinia non presta attenzione agli invitati, alla mano di suo padre che con gentilezza la invita a seguire lo sposo, la sua mente è ormai lontana persa in torride giornate estive trascorse al lago. Si rivede a ridere, gioire , baciare le labbra carnose dell'amato Edoardo, lo stesso che non ha ancora interrotto il contatto visivo, forse schiavo delle stesse emozioni provocate dai ricordi nella sposa. Pensa di essere seduta in uno di quei vecchi cinema isolati, dove nessuno va più se non qualche anziano per vedere saltuariamente dei film d'epoca, con i ricordi che le scorrono davanti come in un susseguirsi di fotografie. Ricorda la separazione, così dolorosa da costringerla a portare ancora inconsciamente una mano sul petto, vicino al cuore, a causa della fitta di dolore. Lo sguardo triste dell'amato, e le spalle ricurve costrette a portare il peso di tonnellate per l'eternità. Il respiro le si blocca in gola e respirare diventa difficile, Gianni le stringe una mano per confortarla convinto che l'emoziona possa avere la meglio su di lei. E quasi si sente in colpa per quel ragazzo, vittima come lei di un gioco di potere troppo grande per essere combattuto. Sospira per la frustrazione: non doveva essere così il giorno più bello della sua vita, non doveva sposare un ragazzo che non ama ma l'amore della sua vita, colui che amerà per sempre. Vorrebbe piangere, disperarsi e buttare all'aria tutto quello che è stato preparato per quel giorno, comprese le fedi. Quelle maledette fedi che il cugino del suo futuro marito sta portando con attenzione verso l'altare, chiavi di una gabbia da cui non avrà più uscita. Non le resta che alzarsi in piedi, appoggiare le mani su quelle di Gianni e aspettare che Don Alfonso pronunci la sua sentenza. Sente solo un mormorio distinto, nemmeno presta attenzione alle parole del parrocco e sobbalza appena quando il freddo dell'oro le avvolge l'anulare. Manca un passo , un dannato passo prima di sprofondare nel baratro e non le interessa se sua madre la riprenderà in un secondo momento, se gli invitati possono fraintendere il gesto:che ognuno pensi quello che vuole. Ascolta a malapena le parole del parroco e rivolge lo sguardo ad Edoardo, impassibile con le braccia conserte e lo sguardo vitreo come da anni non gli vedeva più. Non può parlare ma lo prega con gli occhi, lo supplica a non lasciarla, a fare qualsiasi cosa a portarla via da quel posto. Riesce a vedere i suoi occhi velarsi di lacrime segno che il messaggio è giunto, chiaro. Ma Edoardo non può reagire, così come Lavinia che non distogliendo lo sguardo pronuncia "Lo voglio" prima di inserire la fede all'anulare di Gianni.
" E' finita" , pensa. Gianni la afferra il volto con le mani costringendola a fissarlo e lentamente la bacia. Una lacrima, l'ultima le scivola lenta lungo la guancia.
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Ha perso il conto del numero di persone che ha dovuto ringraziare fino a quel momento. Zii, cugini, e soci in affari dei suoi genitori. Non un singolo amico è venuto a congratularsi con lei, memori di quanto gli aveva suggerito pochi giorni prima. Non sa chi ha ringraziato ma sa benissimo chi non ha ancora potuto abbracciare per l'ultima volta. L'ha intravisto sedersi qualche tavolo più in là con sua moglie, della cui presenza non si era accorta durante la cerimonia. Così come Gianni che non l'ha abbandonata un attimo da quando è diventata sua moglie. Ed è lui a stringerle la mano incoraggiandola ad ascoltare il discorso di suo padre, sostituito per una volta il clichè del discorso del testimone.
-Ringrazio a nome di mia figlia e di mio genero chiunque sia venuto oggi per celebrare l'unione fra questi due splendidi ragazzi che hanno trovato l'amore e sono disposti a viverlo per il resto della loro vita. Che di giorni come questo, ricchi d'amore, ce ne siano altri mille, spero contornati da un buffet imbandito come questo.- Dice facendo ridere l'intera sala meno che la sposa. Lavinia scuote la testa , colpita ancora una volta dalla facilità con cui i suoi genitori sono capaci di mentire. -Ed ora, concedetemi l'onore di aprire le danze-. Lavinia applaude senza fingere entusiasmo consapevole che nessuno le presterà attenzione, tutti troppo concentrati nell'osservare suo padre. Nota con la coda dell'occhio Edoardo e sua moglie alzarsi e dirigersi al tavolo degli sposi con passo lento, abbiano paura di rovinare l'atmosfera, così si alza a sua volta, con le gambe tremanti dall'emozione ancorando le mani al tavolo rotondo senza mai mollare la presa.
-Scusate il disturbo, volevamo congratularci con gli sposi.- Sussurra Edoardo facendole accellerare il battito cardiaco. Nelle sue orecchie risuona quella voce bassa e roca che per mesi ha sentito nelle sue notti insonne, nel buio della sua stanza all'interno della tenuta. Non ha la forza per replicare, la costante paura di non poter parlare non le consente di aprire bocca ma per fortuna ci pensa Gianni. -Grazie a voi di essere venuti, non ci aspettavamo la vostra presenza, specie con la dolce Maria in queste condizioni.- Ed è allora che finalmente si accorge del dolce rigonfiamento sul ventre della moglie del suo unico e vero amore. Ma ciò che più la colpisce è il braccio che con dolcezza e amore le cinge la schiena e le accarezza il ventre. La sconfitta le brucia gli occhi e le prime lacrime premono per uscire ma con fermezza le ricaccia indietro. Sorride invece, un sorriso triste e amaro e non le interessa se Edoardo può capire che finge, la loro storia si è conclusa e non hanno più una via d'uscita. Sua madre, il potere e la ricchezza hanno vinto e a lei, a loro, non resta che ranicchiarsi e deporre le armi. -Grazie davvero- riesce finalmente a pronunciare -Ci scusiamo se non possiamo trattenerci a lungo ma l'orchestra ci attende per il primo ballo. Buona fortuna con il bambino e...per tutto.- Conclude trattenendo a stento le lacrime. Abbraccia con leggerezza, come ad ogni signora si conviene, Maria dandole un buffetto sulla pancia dove cresce quello che avrebbe dovuto essere suo figlio, il frutto di un amore combattuto ma senza lieto fine, come nella peggiore delle fiabe. Stringe con possessione invece il corpo di Edoardo, consapevole che quel gesto sarà l'ultimo, che mai avrà l'occasione in futuro di sentirsi avvolgere dal suo profumo rassicurante, di uomo. Gli cinge il collo e sembra non volersi allontanare nonostante gli occhi dei rispettivi coniugi siano puntati su di loro. Si staccano mantenendo le mani sulle spalle dell'altro e si fissano negli occhi trasmettendosi tutto ciò che non può essere espresso a parole. Un ultimo sguardo prima di allontanarsi definitivamente con Gianni per l'usuale ballo degli sposi. E mai come in quel momento si sente fuori posto fra le braccia di un uomo non suo, con l'unico vero amore in piedi accanto ad una colonna dall'altro lato della stanza che continua a fissarla per imprimersi nella mente ogni singolo particolare prima di abbandonarsi per sempre. E mentre Lavinia lascia spazio alle lacrime che incontrollate scivolano sul suo volto e Edoardo volge le spalle alla tenuta entrambi sono consapevoli che nonostante siano entrambi stanchi di quella vita, nonostante l'amore che provano l'uno per l'altro sia infinito e li distrugga giorno dopo giorno, la loro storia è morta ancora prima di cominciare. Forse, in un'altra vita, sarà finalmente concesso loro di vivere.
 
 
 
 
  
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