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Autore: Aching heart    29/12/2013    2 recensioni
"Malefica non sa nulla dell'amore, della gentilezza, della gioia di aiutare il prossimo. Sapete, a volte penso che in fondo non sia molto felice." [citazione dal film Disney "La Bella Addormentata nel Bosco"]
Carabosse è una principessa, e ha solo dieci anni quando il cavaliere Uberto ed il figlio Stefano cambiano completamente la sua vita e quella dei suoi genitori, rubando loro il trono e relegandoli sulla Montagna Proibita. Come se non bastasse, un altro tragico evento segnerà la vita della bambina, un evento che la porterà, quattordici anni dopo, a ritornare nella sua città ed intrecciare uno strano rapporto di amore/odio con Stefano. Ma le loro strade si divideranno, portando ciascuno verso il proprio destino: Stefano a diventare re, Carabosse a diventare la strega Malefica. Da lì, la nascita della principessa Aurora sarà l'inizio del conto alla rovescia per il compimento della vendetta della strega: saranno le sue forze oscure a prevalere alla fine, o quelle "benefiche" delle sette fate madrine della principessa?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12. First Impressions

-Dicono che la principessa Helena abbia i capelli d’oro… - disse un uomo - un boscaiolo, a giudicare dall’accetta che portava appesa in spalla - mentre mangiava la sua minestra, seduto ad uno dei tanti tavoli di legno della locanda. Carabosse sedeva pochi tavoli più in là, sola, e non avendo nient’altro da fare, ascoltava le chiacchiere degli avventori.
-Sì, e pietre preziose al posto degli occhi – lo prese in giro il suo compagno, uno dei tanti seduto a quel tavolo. Era rosso in viso, segno che doveva avere già bevuto molto, ma continuava a tracannare vino. – Smettila di dare retta a queste chiacchiere da comari, Smith, sei troppo credulone. Parola mia, è impossibile che tutte le nobildonne e le principesse di questo mondo siano così belle come vengono descritte… altrimenti i loro mariti non metterebbero al mondo tanti bastardi di sangue blu! – concluse con una possente risata, e svuotò in un sorso il suo bicchiere, dopodiché tornò a riempirlo.
-Santo cielo, Patrick, sta’ zitto, vuoi farci mettere alla gogna? Si tratta della nostra futura Regina, porta un po’ di rispetto, prima che le tue chiacchiere giungano alle orecchie sbagliate! – sibilò l’altro, Smith. 
A sentir parlare di future Regine, l’attenzione di Carabosse fu fulmineamente ridestata. La principessa alzò lo sguardo su di loro e tese le orecchie. Non sapeva se aveva sentito male o frainteso le parole, ma si rifiutava di ammettere che significassero proprio quel che pensava lei. Grazie al cielo quella sera la locanda non era affollata come al solito, anche se c’era un bel via vai, così non dovette sforzarsi particolarmente per sentire il resto del discorso dei boscaioli.
-Andiamo, Smith, fatti una risata o prima o poi creperai d’ansia! Come vuoi che le mie parole arrivino al Re o al principe, eh? Quelli hanno altro da fare che dare retta a quelli come noi, fidati. – altro sorso di vino – E poi, se anche il principe Stefano in persona passasse di qua, scommetto quello che vuoi che mi darebbe ragione, butterebbe giù un bicchiere e si consolerebbe con una donna… magari con quella là – disse indicando Carabosse, alle spalle di Smith. Questi si girò verso di lei con un’espressione di scuse, mentre Patrick alzava il bicchiere al suo indirizzo con un’espressione troppo allegra. Lei gli gettò uno sguardo di disprezzo, sperando che bastasse a fargli capire che non doveva tirare la corda con lei, ma per tutta risposta il rozzo boscaiolo rise.
-Vuoi un goccio, bellezza? – urlò dal suo tavolo. Lei si girò dall’altra parte come se non l’avesse sentito, e uno dei compagni di baldoria di Patrick, che guardava divertiti la scena, gridò al suo amico: “Ehi, Patrick, mi sa che preferirebbe il principe!”, suscitando l’ilarità generale. Per fortuna il boscaiolo era così sbronzo da non insistere, e presto rivolse le sue attenzioni ad una delle cameriere la quale, purtroppo, non poté rifiutarle. Carabosse si allontanò in fretta da lì e si diresse verso il banco dell’oste, decisa a saperne di più su quella fantomatica principessa Helena, e scoprì che l’uomo aveva ancora gli occhi puntati sul gruppo di taglialegna, lieto che lei si fosse tirata fuori da sola da quella situazione poco piacevole senza che dovesse intervenire lui. Sebbene avesse promesso al principe di vigliare sulla ragazza, infatti, non ci teneva a perdere gli altri clienti o addirittura a metterseli contro.
 Carabosse rimase lì qualche minuto in silenzio, chiedendosi come avrebbe potuto formulare la domanda in modo che sembrasse perfettamente disinteressata, ma alla fine mandò al diavolo tutte quelle precauzioni e chiese all’oste chi fosse la principessa Helena e che cosa c’entrasse col principe Stefano. L’uomo la guardò preoccupato, non sapendo se dirle tutto o meno, chiedendosi se forse qualcosa di quello che avrebbe detto l’avrebbe messo nei guai con il principe, ma poi si disse che non aveva ricevuto alcun divieto in merito al dare alla ragazza quelle informazioni, e le rispose che la principessa Helena Harrington era una delle principesse più belle, ricche e giovani delle Terre d’Oltreoceano ed era attesa in città per l’indomani, in quanto promessa sposa del principe Stefano. Tuttavia, quando vide il lampo poco rassicurante che era passato negli occhi di Carabosse, si maledisse per aver aperto bocca. Dannazione, quella ragazza gli avrebbe fatto perdere dieci anni di vita per l'ansia!
Carabosse, da parte sua, non disse niente, ma si limitò a ringraziare l’oste per quelle informazioni e senza aggiungere altro salì nella sua stanza, poi si buttò sul letto imbottito di piume, il migliore di tutta la locanda. Non sapeva cosa pensare.
Stefano era passato un paio d’ore prima, molto di fretta, per avvisarla che la settimana seguente lui non avrebbe potuto farle compagnia a causa di un viaggio che doveva compiere. Carabosse aveva pensato che avesse impegni al castello, ma mai avrebbe immaginato che avrebbe dovuto accogliere la sua futura sposa, di cui lei non sapeva nemmeno l’esistenza e che sinceramente avrebbe preferito continuare a ignorare. Sicuramente quell’imprevisto avrebbe rappresentato un grande ostacolo per il suo progetto. E pensare che c’era così vicina… tutto quello di cui aveva bisogno era un altro po’ di tempo, e invece il tempo era proprio ciò che le mancava. Forse però non tutto era perduto: Stefano si era giustificato per una sola settimana, forse le nozze sarebbero avvenute più tardi. Forse non avrebbe dovuto gettare la spugna così in fretta, ma aveva bisogno di una nuova strategia, perché in ogni caso il tempo stringeva e lei non poteva aspettare più a lungo.
La prossima volta che si sarebbero incontrati, la mossa avrebbe dovuto essere decisiva.
Facendo del suo meglio per ignorare quella fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco che la assaliva al pensiero di Stefano con una principessa dal volto sconosciuto che sarebbe diventata sua moglie, Carabosse cerò di dormire.
***
-Guarda, tesoro, che meraviglioso spettacolo… e presto sarà tutto tuo.
La Regina Mariah guardava il panorama dal finestrino della carrozza, invitando sua figlia Helena a fare lo stesso, senza vedere che lei lo stava già facendo da un pezzo. 
Dopo quasi una settimana di viaggio finalmente stavano per giungere a destinazione, in una carrozza più simile ad una casa su ruote e scortate da file interminabili di cavalieri e dame di corte che non potevano godere delle loro stesse comodità e dovevano viaggiare a cavallo.
Helena doveva ammettere che di fronte alla rigogliosa bellezza dei prati sterminati e dei boschi lussureggianti le sue preoccupazioni riguardo al matrimonio svanivano quasi del tutto. Quasi. Di certo non poteva dimenticarle, con sua madre che le ricordava ogni cinque minuti quanto fosse fortunata Helena per andare in sposa ad un principe così bello, così nobile, così potente e quant’altro. La principessa non poteva fare a meno di pensare, con una punta di veleno, a quali risposte avrebbe voluto dare a sua madre, ma continuava a tacere e a guardare fuori dal finestrino. Adesso riusciva a vedere le sagome di alcune torri che svettavano alte e fiere sulla foresta circostante, e doveva averle viste anche sua madre, perché iniziò ad enumerare le meraviglie della Fortezza del Drago, come il castello era stato chiamato nei secoli successivi alla sua costruzione, dimenticandosi che sua figlia aveva già dovuto studiare tutto lo scibile al riguardo.
Ad un tratto la Regina, rendendosi conto di essere ormai prossima alla capitale, prese a chiamare le cameriere che viaggiavano con loro nella carrozza perché dessero una rinfrescata a Helena, che si ritrovò suo malgrado circondata da serve che le acconciavano i capelli, le sistemavano il vestito e le ripassavano sul viso tutti i belletti necessari per nascondere i segni della stanchezza causata dal viaggio. Dopo che esse ebbero finito sia con la principessa che con la Regina, la carrozza con tutto il corteo era già entrata nei sobborghi della città e attirava lo sguardo degli abitanti, che si misero a seguire la carrozza fino al castello.
Lì attendeva l'arrivo delle regali ospiti una gran folla, controllata dalle guardie cittadine, e ovunque erano appesi ghirlande di fiori e stendardi della Casa Harrington, una luna bianca su campo blu, e di quella Westeros, un leone dorato pronto al balzo con una corona sul capo e sullo sfondo una torre in rovina. Helena si sentì molto meglio nel vedere la folla esultante: si sentiva bene accetta, amata da quelli che sarebbero diventati i suoi sudditi. Ingenua com’era, non pensava che la distribuzione di viveri o la minaccia di essere fustigati bastassero a far esultare una folla affamata e impaurita per il primo venuto, chiunque esso fosse.
Il popolo continuò ad acclamare lungo tutto il tragitto che portava al castello, finché la carrozza non si fu fermata davanti alla scalinata del castello. In cima ad essa si trovavano il Re, il principe e tutta la corte: Uberto, che a causa delsuo fisico ormai appesantito e debilitato non aveva più la resistenza di un tempo, aveva dato ordine che il trono fosse portato fuori, e vi sedeva comodamente, attorniato dalle guardie reali e affiancato da suo figlio Stefano. Tutt’intorno, in piedi, prendevano posto le dame e i lord della corte.
Quando la carrozza si fu fermata, un banditore annunciò i nomi della Regina Mariah e della principessa Helena, poi i trombettieri disposti sulla scalinata suonarono e un paggetto aprì la porta alle reali. La prima a scendere fu la Regina, che si guardò attorno con aria compiaciuta, poi fu il turno della principessa, e la prima cosa che vide fu la scalinata di pietra adorna di suonatori in vesti dorate e scarlatte. In cima vedeva le figure di quelli che dovevano essere il suo promesso sposo e suo padre, ma non riusciva a distinguerne i lineamenti. Sentiva la tensione nello stomaco: prese un bel respiro e salì con sua madre lungo la scalinata. Schiena eretta, mento alto, portamento elegante: questo si ripeteva Helena mentre avanzava verso la sua futura famiglia e, anche se lei non lo sentiva, il popolo aveva già iniziato a parlare fitto fitto su entrambe le nuove arrivate. 
Una volta arrivata in cima, Helena mantenne gli occhi sempre e solo sul Re, come da protocollo. Lei e sua madre gli furono presentate e, dopo i regolamentari inchini, poté finalmente conoscetr Stefano. Posò gli occhi su di lui, un po’ timorosa, e fu sorpresa di scoprire che sua madre aveva ragione: il principe era davvero molto bello. Era più grande di lei, sì, ma era comunque giovane e forte. I capelli corvini ondulati gli incorniciavano il viso fino al collo, gli occhi verdi erano accesi come le foglie degli alberi di quel rigoglioso regno, e la mascella squadrata del volto glabro gli dava un’aria affascinante. Da come il giovane stava eretto e composto si poteva capire che aveva ricevuto un buon addestramento, e il suo fisico doveva essere vigoroso ed atletico. Helena si aprì in un sorriso sincero prima di fare una riverenza che lui ricambiò con un inchino, anche se non manifestò i suoi sentimenti in alcuna maniera, anzi, ad Helena sembrava che avesse uno sguardo un po’ duro. 
Dopo l’adempimento di tutte le formalità, i reali e le loro corti entrarono nel castello dove un sontuoso banchetto li attendeva: Stefano porse il braccio ad Helena e si incamminarono seguendo la Regina Mariah che a sua volta era preceduta da Uberto. I trombettieri si ritirarono, il trono venne sollevato dai portatori e ricollocato all'interno del castello e anche i sudditi si ritirarono alle proprie case e alle loro abituali faccende.
***
Stefano si guardò intorno con aria palesemente annoiata. Non sapeva più neanche lui da quanto andasse avanti quel banchetto, ma il sole era tramontato e i candelabri erano stati accesi, e tutta quella gente continuava comunque a rimpinzarsi. I commensali, tutti troppo stanchi per badare all'etichetta e comunque troppo pieni di cibo e di vino per farci caso, ridevano, parlavano ad alta voce, e alcuni si comportavano in maniera decisamente poco adatta all’ambiente di corte. Davanti a lui, dame e cavalieri ballavano. Erano stati lui e la sua promessa sposa ad aprire le danze. Promessa sposa. Quelle due parole infastidivano ancora Stefano quando le pensava o le sentiva pronunciare. Non si era abituato, né pensava che ci sarebbe riuscito tanto presto. Tecnicamente non erano ancora ufficialmente fidanzati, però erano promessi. E in quel momento la sua dama sedeva accanto a lui con un’aria un po’ delusa e un po’ imbarazzata, forse perché lui la stava ignorando da più di mezz’ora, o forse perché si trovava in un ambiente estraneo. Qualunque fosse il motivo, Stefano non ne era granché toccato, anzi, sentiva qualcosa di molto simile al risentimento nei suoi confronti, anche se di certo non era colpa sua se si sarebbero dovuti sposare. Però lei non era Rosaspina, e questo ai suoi occhi la rendeva odiosa, in un certo modo. Se l’avesse conosciuta prima avrebbe potuto dire che era una gran bellezza, ma ormai non era più così, perché i suoi capelli biondo scuro non erano quelli castano lucente di Rosaspina; i suoi occhi blu potevano anche ricordare il mare o il cielo, ma era alle foreste che lui era legato, alle foreste piene di vita degli occhi di Rosaspina; il suo fisico poteva anche essere aggraziato, ma non lo era quanto quello di Rosaspina, né aveva la stessa agilità, la stessa prontezza. Quanto al carattere, il paragone non era nemmeno possibile: erano diametralmente opposti. La principessa Helena aveva pronunciato pochissime parole da quando erano stati presentati, e tutto ciò che aveva detto era dovuto a pura e semplice educazione. Di ogni cosa che avevano parlato lo avevano fatto con una freddezza tale da far rimpiangere amaramente a Stefano persino i silenzi fra lui e la sua compagna di caccia, e da nulla di ciò che la principessa aveva detto aveva potuto capire qualcosa della sua personalità. Sempre che ne avesse una: il principe non era tanto sicuro nemmeno di questo.
Aveva notato il sorriso di Helena quando si era inchinata, ma non aveva potuto ricambiarlo, né apprezzava gli sguardi si ammirazione sognanti che di tanto in tanto gli rivolgeva la principessa, per qualche motivo. Probabilmente perché non erano i suoi occhi sognanti che voleva vedere: Rosaspina non l’aveva mai guardato così e invece lui lo voleva, adesso se ne rendeva conto.
Anche la giovane età della principessa lo infastidiva, mentre per altri forse sarebbe stato un vantaggio. Quindici anni, quasi sedici. Poco più di una bambina, e come tale la vedeva: impossibile pensare a lei come ad una moglie.
Lei lo guardò. Di nuovo. Forse pensava che lui non se ne accorgesse, o forse sperava che lo facesse e le dedicasse qualche attenzione, così alla fine le rivolse la parola, a malincuore. Le chiese se le piaceva andare a cavallo e, come previsto, la risposta fu negativa: sapeva a malapena rimanere in sella con un portamento accettabile. Altro punto a suo sfavore, ma forse Stefano avrebbe dovuto smetterla di contarli, visto che probabilmente sarebbero stati infiniti e in ogni caso non aveva scelta. O lei, o lei. Punto.
Sapeva di avere lo sguardo di suo padre addosso, e che questi non era per nulla contento, anche se in quel momento non poteva rimproverarlo. Lo stava deludendo. Così, per quanta irritazione gli costasse quella decisione, decise di invitarla nuovamente a ballare e lei accettò con un ampio sorriso. A suo favore, Stefano poté notare che era molto più graziosa quando sorrideva, ma subito gli ritornò alla mente quella volta in cui Rosaspina gli aveva sorriso, quando lui era andato a trovarla alla locanda la mattina dopo il loro primo incontro, e al confronto il sorriso della principessa perse ogni luminosità. Mentre ballavano, Stefano pensava solamente a lei, a dove fosse, a cosa aveva fatto, se era rimasta alla locanda o se era andata al bosco, al loro bosco. Chissà se l’aveva pensato, se aveva sentito la sua mancanza, anche minimamente. All’improvviso lo colse il timore che lei fosse fra la folla e lo avesse visto con Helena e sapesse che si sarebbero sposati. Aveva avvertito l’oste di spingerla a non uscire, quel giorno, o quantomeno di spingerla ad andare nel bosco, o in qualunque luogo purché non fosse il castello, ma non poteva sapere se lei avesse seguito quel consiglio. E il non saperlo lo frustrava terribilmente, come se non fosse già abbastanza irritato.
***
Carabosse aveva visto tutto. E tutto, di quella giornata, le era risultato sgradito. Già il solo pensiero di non avere più molto tempo per il suo piano l’aveva messa di malumore, figurarsi poi vedere quella principessa essere acclamata dal popolo – il suo popolo! – al posto suo. Ma lei sapeva che erano acclamazioni false, lo aveva sentito e lo aveva visto nei loro occhi; magari lei ci aveva anche creduto. L’aveva vista in faccia, era una ragazzina, per di più le sembrava una di quelle viziate e cresciute in una gabbia d’oro. Quando era piccola ne aveva vista qualcuna così, e sapeva che erano le principesse più scialbe e insopportabili. Che cosa mai poteva avere a che fare col suo popolo una principessa straniera? Lei non sapeva cosa avevano passato, qual era la loro storia. Carabosse sì. Apparteneva a loro come loro appartenevano a lei. Helena non sapeva quale oscura storia nascondesse il trono al quale aveva la presunzione di aspirare, non sapeva chi fosse realmente Uberto né tantomeno Stefano.
Nel pensare a lui, Carabosse fu travolta di nuovo da quella sgradevolissima sensazione, come se il sangue le stesse ribollendo nelle vene, come se un acido stesse corrodendo i suoi organi vitali. Era gelosia? Forse. Ormai non aveva più senso tentare di dissimulare ciò che non poteva: vedere Stefano in compagnia di un’altra, della sua futura sposa… l’aveva fatta sentire male. Non le era piaciuto proprio per niente, e la cosa peggiore era il non poter parlare con lui.
Se anche fosse andata a palazzo le guardie non l’avrebbero fatta passare… e comunque, cosa avrebbe detto a Stefano? Ma soprattutto, lui cosa provava per quella lì? Le balenò in mente solo per qualche istante il pensiero che non avrebbe dovuto provare certe cose, visto che il suo intento iniziale era quello di ucciderlo, ma poi pensò che probabilmente non l’avrebbe mai più rivisto e allora mandò all’aria ogni residuo di dubbio e senso di colpa, ammettendo che lei provava qualcosa per il principe. Amore? Quella parola le faceva paura, ri rifiutava di accettarlo. Ma di sicuro era attratta da lui… gli si era affezionata, e già aver passato una giornata senza di lui era stata una bella sofferenza. Ora le si prospettava una settimana e forse una vita intera senza di lui. E allora come avrebbe fatto?
Quell’unica giornata di lontananza l’uno dall’altra era stata un tormento per entrambi.





Angolo Autrice: Perdonatemi per non essermi più fatta viva, ma ultimamente faccio fatica a star dietro a tutto. Ad ogni modo credo di aver fatto un bel ritorno col botto, perché qui non solo la nostra Carabosse è gelosa (mi piacciono troppo i personaggi delle storie quando sono gelosi! Muahahahaha), ma entrambi i nostri piccioncini hanno ammesso di provare qualcosa di più profondo della semplice amicizia l'uno per l'altra (ed era pure ora!).
Per quanto riguarda l'ultimissima parte del capitolo, ci tengo a fare una precisazione: quando dico che per Stefano e Carabosse stare lontani è una sofferenza, non voglio certo farli assomigliare ai protagonisti di un qualunque romanzetto harmony da quattro soldi. Loro due posso stare lontani e vivere la loro vita come due persone normali, eh!
Un'ultima cosa: forse per qualcuno appassionato, come me, di Game of Thrones, ci saranno delle note familiari in questo capitolo... sì, sono deliberatamente ispirate al caplavoro creato da Martin, onore a lui nei secoli dei secoli (se non ucciderà tutti gli Stark). Amen.
Note di servizio:
-nel prossimo capitolo ci sarà un avvenimento bomba, ma non vi dico qual è perché sono taaaanto cattiva :-P
-per chi segue anche la mia long Lady and the Tramp in Storybrooke... abbiate fede, il nuovo capitolo arriverà
-per chi fosse interessato, ultimamente ho pubblicato una OS nel fandom di Harry Potter, ecco il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=2360491&i=1 
E con questo è tutto... ringrazio, come al solito, chi ha inserito questa storia fra le ricordate/seguite/preferite, i lettori silenziosi e x_LucyW, Princess Vanilla e Homicidal Maniac per aver recensito. 
A presto!
   
 
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