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Autore: Nocturnia    29/12/2013    5 recensioni
Passerà la notte e saranno solo una vecchia città e il suo figlio prediletto.
Passerà la notte e parleranno, fino a quando non ci sarà più niente da dire, fino a quando non sarà caduta ogni maschera.
Passerà e con lei un sogno che sapeva - che saprà - già di destino e percorsi ineluttabili.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne, Catwoman aka Selina Kyle
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto

"Nascendo moriamo, e la fine pende su di noi fin dall'inizio."

- Marco Manilio -


Nel buio


La prima volta che ti svegli c'è Alfred al tuo fianco, un Lucius divertito e un'alba che ha il sapore delle promesse mantenute.
Crane è solo una macchia nerastra di paura e incubi senza mai fine, Ra's un fantasma che credevi d'aver sconfitto.
Sospiri e guardi un cielo che Gotham sfida con la forza dei disperati, veleno e sangue a ricordare a tutti chi sia quella città: cosa sia.
Sorridi; la prima volta che ti svegli, la neve ha ancora il colore della speranza.
Dei sogni mai abbandonati.

"Io non volevo."
"Per quello che conta." replica la donna al tuo fianco, ruotando la mano in un gesto vago. "Nessuno vuole mai, eppure accade sempre."
"Perché sono qui?"
Non ha viso quella femmina ombrosa e sconosciuta, solo un velo traslucido con cui nasconde verità e lineamenti.
"Per capire, Bruce."
"Tu chi sei?"
Sorride, e ti sembra quasi di sentire l'odore della cordite nel suo fiato quando ti risponde.
"Tutti e nessuno, Bruce."
"Non è sufficiente."
"No, non lo è." si volta, regalandoti una pupilla incredibilmente piccola "Non lo è mai stato, pipistrello."
"Non la voglio vedere."
"Non puoi rifiutarti."
Stiri le labbra in un piega asimmetrica, ridicolmente patetica.
"Cos'è questa? Una punizione? Una replica grottesca del film "Canto di Natale?"
Inclina il mento la donna e ribatte con una risata quasi offensiva.
"Non hai mai avuto scelta, Bruce." mormora poi "Mai."
"C'è sempre una scelta." ribatti testardo, orrendamente trasfigurato in altro.
"Non questa volta, piccolo mio."
E il tessuto della realtà riceve il suo primo taglio.

Osservi Rachel e quello che rimane del suo corpo.
Le sfiori la fronte, , dove una ciocca di capelli si fa spazio tra le ustioni e il nulla di un'orbita vuota.
"Non è bellissima?" ti domanda Harvey, una maschera sotto la pelle e una moneta tra le dita "Adesso è davvero perfetta."
Dovresti urlare.
Dovresti piangere, forse.
Dovresti provare disgusto, ma tutto quello che riesci a fare è guardarlo ancora una volta negli occhi - amico, alleato, rivale - e cercare il lato giusto della scommessa.
"Tu l'amavi." ti concede la parte sana "Come me."
"Non lo so."
Harvey - l'altro - schiocca contrariato la mandibola, un suono umido e ovattato dalla carne esposta.
"Non dire stronzate, brutto sociopatico. Altrimenti perché l'avresti fatto, uhm? Perché l'avresti uccisa?"
Per un attimo - un doloroso momento assorbito dal rimpianto - non capisci subito cosa voglia dire.
Non comprendi - non vuoi - e trovi risposta nello sdegno sterile di chi crede che il proprio cuore basti per tutti.
"Io non l'ho uccisa. Io... "
Silenzio.
"Il Joker... lui..." riprendi incerto, salvo poi spegnerti e chinare il capo.
Harvey ti soppesa in tralice, mani giunte e sguardo quieto.
"Non avrei mai potuto essere felice, vero? Non con lei."
Sorride Dent ed è una crepa rossastra quella che si apre sul suo volto.
"No."
"Tu non sei Harvey, giusto?"
Amplia il sorriso l'ormai defunto procuratore di Gotham e dedica tutte le sue attenzioni a Rachel.
"Sono quello che vedi, Bruce." le accarezza le dita una per una, baciandole l'interno del polso "Sono un passato che non potrai mai cancellare. Una cicatrice e un monito." storna lo sguardo, cercandoti gli occhi con una determinazione assassina "Sono ciò che sono sempre stato, nel tuo cuore come nel tuo futuro: un fantasma."
Ed allora che ti svegli.

La seconda volta che succede, il cielo ha il colore della pietra e l'aria puzza di urina e acqua stagnante.
La schiena ti fa un male cane e il vecchio al tuo fianco mormora parole incomprensibili.
Gotham langue nei tuoi occhi e ti rimanda immagini d'una città violata e poi svenduta.
"Vuole che tu soffra." ti precede l'anziano prigioniero "Vuole vendicarsi. Vuole spezzarti."
Digrigni i denti e Gotham assieme a te, svelando nudità inaspettatamente fragili.
"Non succederà." e fai per alzarti "Non lo permetterò."
Sulla tua bocca, una promessa e un desiderio.
Nelle strade di Gotham, una neve rosso sangue.

"Fa male?"
La donna deglutisce leggermente, portandosi la mano al centro del petto.
"Non più di quanto immagini."
Annuisci, spazzando l'orizzonte con lo sguardo.
"Morirai?"
"Io?" e ride, metallo e carne a far da contrappunto "No, io non..."
Silenzio.
"Quindi puoi."
Nessuna risposta.
"In fondo... " e le cerchi l'unico occhio visibile "cosa sei senza di noi? Acciaio e vetro, nulla più."
La donna sospira debolmente, lasciando poi scivolare le mani lungo i fianchi e scoprendo un busto orrendamente sfigurato.

Tum tum. Tum tum.

"Batte ancora."
"Anche il tuo."

Tum tum. Tum tum.

"Ti salverò."
"Forse."
"Ma io non ti sopravviverò."
"Oh, lo farai invece, Bruce. Come hai sempre fatto e come sempre farai."
Quando ti volti, non rimane altro che un filo di perle a fare da guida lungo la strada.

"Non ti ho insegnato ad arrenderti, ragazzo."
Un conato ti distrae dalle sue parole, spingendoti di lato e costringendoti a vomitare bile e sangue.
"Tu sei morto."
"Punti di vista."
"No, tu sei morto."
Ra's scrolla le spalle, un gesto indifferente e noncurante.
"Non è questo il punto."
"Allora qual è? Il fatto che io sia rinchiuso in questa prigione del cazzo da cinque mesi, oppure che stia parlando con un'allucinazione?"
"Devi controllare il terreno di scontro, ragazzo. Un errore che credevo avessi superato."
"Fottiti."
"Lo prendo come un sì."
Ti porti la punta delle dita sulle tempie, massaggiandole.
"Volevi distruggere Gotham, Ra's. Volevi raderla al suolo. Credi davvero che ascolterò i tuoi consigli?"
"Dovresti... " e ti prende il mento tra le mani, costringendoti a guardarlo "Perché il tuo presente è solo una una ferita infetta e piena di debolezze, un cancro che non ti concederà alcun futuro, Bruce." ti lascia andare di colpo, uno straccio bagnato sul fondo d'un pozzo senza luce "Niente per cui valga la pena di vivere ancora: nemmeno l'amaro d'un rimorso così tanto accudito."
Davanti ai tuoi occhi, finalmente aperti, una città che non ha mai smesso di gridare.

La terza volta è anche l'ultima.
Il cielo si è tinto di rosso e nembi sfibrati si rincorrono tra loro, rendendo il tutto ancora più surreale.
Lo sciabordio dell'acqua è un lento e costante grattare sulla tua nuca, l'aria un coagulo di sostanze chimiche e fumi tossici.
Bane è un colosso ormai caduto e Talia una guerriera che ha combattuto la sua ultima guerra, soldatini e carnefici: mostri dalla pelle troppo umana ed eroi dal lato sbagliato - giusto? - della barricata.
Gotham si rialza, oscenamente bella nella sua distruzione.
Ha occhi assenti quella città, trasparenti e gelidi.
Vaga tra i corpi scomposti come nebbia, un'apparizione di bruma e notte.
Quando ti sfiora la bocca - un bacio d'addio -  la neve ha assunto il sapore delle lacrime di Selina.

"Ce l'hai fatta."
Gotham sorride appena, arrotolandosi sulla cima di un palazzo crollato.
"Credevo di morire. Volevo morire."
Ride Gotham, e non c'è mai stato suono più bello e terribile allo stesso tempo.
"Oh, Bruce..." e ti sfiora il viso nel dirlo "non hai mai voluto davvero la morte, piccolo mio. Conosci troppo la sofferenza - la vita - per cercare la pace del sonno eterno."
"Perché?"
Alza un sopracciglio la città - la femmina - e si rinchiude in se stessa, piena di contraddizioni e asimmetrie.
"Dovevi vedere; dovevi capire."
"Niente di tutto ciò è mai successo, vero?" mormora il pipistrello "Almeno, non ancora, giusto?"
Ritorna l'ombra di quel sorriso e si porta le mani al cappuccio Gotham, svelando lo sguardo di mille e mille figli.
C'è la follia di un clown senza allegria sul fondo di quella pupilla, il coraggio di un uomo come Gordon e tutta la rabbia di un ragazzino che vola più in alto dei pettirossi.
C'è ogni cosa e nulla, storie dietro altre storie.
C'è speranza e c'è tormento.
E là, nell'alveo d'un mondo prossimo al collasso, c'è ancora un bambino che stringe un passato in divenire.
Una profezia lunga una notte intera.

Martha Wayne non si accorge di cadere.
Fissa solo il corpo di suo marito e un cielo che promette la prima neve di quel Natale senza più Bruce.

Bruce.

Se fossi una brava madre si ritrova a pensare lo prenderei per mano e gli direi che andrà tutto bene. Gli direi che non è niente e che...

Martha Wayne scioglie Bruce dal suo abbraccio, porgendogli una prima edizione di 'Racconto di due città' di Dickens.
Estasiato, il piccolo di casa Wayne lo apre in fretta e, soddisfatto, lo mostra ad Alfred.
"Un bellissimo regalo, signorino Bruce." gli replica il maggiordomo, passandogli un biscotto al cioccolato "Sono convinto che ne saprà fare buon uso."
In quella notte di Natale, solo Gotham si accorge della profonda verità di quelle parole.
E sorride.

Martha Wayne vorrebbe picchiare l'infermiera e, perché no, anche suo marito, ma il dolore a basso ventre è troppo forte per fare altro che urlare.
Spinge e spinge, fino a quando non le sembra di aprirsi in due e quasi morire.
Si lascia andare contro il cuscino ed espira con forza, abbassando le palpebre e non sapendo bene se piangere o ridere.
"Signora Wayne." la richiama l'ostetrica "Le presento suo figlio."
Apre gli occhi e fissa quello, un cosino di tre chili, che la osserva a sua volta, pupille curiose e un cipiglio contrariato sul volto.
"Signora Wayne."
Il nome le scivola dalle labbra ancora prima che abbia il tempo di pensarlo.
"Benvenuto al mondo, Bruce."

Passerà la notte e saranno solo una vecchia città e il suo figlio prediletto.
Passerà la notte e parleranno, fino a quando non ci sarà più niente da dire, fino a quando non sarà caduta ogni maschera.
Passerà e con lei un sogno che sapeva - che saprà - già di destino e percorsi ineluttabili.
E quando l'alba - codarda - le strapperà anche il silenzio della notte, allora pronuncerà le parole che aspettavano entrambi da una vita intera - da vite che non hanno mai smesso di ripetersi.
"Svegliati, Bruce."

Svegliati.

E ti eri svegliato.

"Bruce?"
"Ho fatto un sogno."
"Era bello?"
"Non... non ne sono sicuro."
Ti cerca la mano Selina, neve sulle finestre e un nastro rosso tra le lenzuola, dove il regalo della gatta giace ancora.
"Allora lascia che ci pensi io ai tuoi incubi, pipistrello."
Sorridi, ascoltando il pigro rumoreggiare di Firenze e fissando un abete pieno di luci e colori, ridicole decorazioni e normalità stranianti.
Fuori, le campane sanciscono la fine di un anno rubato al futuro.
Sulle labbra di Selina, tutto il tempo strappato a mille vite non ancora vissute.



Note dell'autrice: il pipistrello e la sua fanwriter vi salutano e vi augurano di passare un bellissimo Capodanno: al 2014!



   
 
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