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Autore: biberon    30/12/2013    5 recensioni
Ecco qui una raccolta di racconti, o meglio, un racconto unico, sull'esperienza traumatizzante ... la scuola media! Buffi e sinceri, sarcastici al punto giusto, per aiutare i ragazzi e ragazze delle medie a superarle sentendosi meno soli. :))
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora, prima di leggere questo capitolo dovete sapere una cosa.
Non so perché, ma le scritte dei dialoghi tra me e il prof, cioé i fuori scena, sono venuti scritti enormi in grassotto.
Mi dispiace tantissimo, vi chiedo perdono, non so che cos'abbia questo cavolo di computer.
Non é colpa mia, mi scuso tantissimo.
Ovviamente nei prossimi capitoli il poblema verrà risolto e sarà tutto normale. Vi chiedo di portare pazienza, questa volta, di perdonarmi e valutare il capitolo per il contenuto e non per l'impaginazione.
Scusate ancora e vi prego di non mettere neautra o critica per questo problema, vi ho già detto, non é colpa mia, ma del mio computer scassato e datato.
SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE.
VI PREGO NON METTETEMI CRITICA O NEAUTRA per via di questo. Non ne ho colpa.
Detto ciò, godetevi il capitolo, e Buon Capodanno a tutti!
Un kiss, biberon

Buon Natale!

Salve e benvenuti ad una nuova puntata di …

Scuola media: l’invenzione peggiore.

Vai con la sigla:

“A scuola devo andar,

ma non ci voglio star,

eppure un modo ci sarà,

per potersi divertir …”

Prof.: Scusa un attimo, ma hai chiesto a Peppa Pig di scriverti una sigla?! (sarcasmotime)  Questa canzone fa davvero pena! Sembra scritta da un bambino di sei anni, e anche sordo, per giunta!

Me: Ma la pianti! L’ho scritta io con il sudore della mia fronte e …

Peppa Pig: Hey, Bea, quando mi sganci l’assegno?

Prof: Che cosa?!

Me: Cosa ti avevo detto, Peppa?

Peppa Pig: Di restare nascosta dietro quel sacco della spazzatura?

Me: E allora perché non l’hai fatto?!

Peppa PIg: Cristo Santo! Volevo il mio centone! Devo andare a cerettarmi l’interno coscia, che era peloso come il sedere di Penny cane e ...

Me: NON. VOGLIO. SAPERE. ALTRO. Fuori di qui!

Peppa Pig: Ma …

Me: Vattene ti costringo a mangiare del prosciutto San Daniele!

Peppa Pig: NO! TUTTO MA NON QUELLO!

Jimmy: Le da fastidio mangiare i suoi simili?

Me: No, è che Daniele non le è mai stato simpatico.

*Peppa se ne va*

Prof: Cioè fammi capire. Hai veramente assunto Peppa Pig per scrivere la sigla?

Me: Che vuole?! Hamtaro era occupato …

Prof: A proposito di ceretta all’inguine … non è che dovresti fartela anche tu?

Me: Ma lei che diavolo ne sa?

Prof: Mi chiedevo, no? Pura e semplice curiosità!

Me: Non può saperlo!

Prof: Beh, dipende, se mi fai dare un’occhiatina …

Me: Ma lei è un maniaco!

Prof: Eh?

Me: Maniaco!

Prof: Eh?

Me: MANIACO! MA-NIA-CO! MANIACO!

Yunior: Qualcuno mi ha chiamato?

Jimmy: Ehm, ragazzi, non per interrompere, ma …

Me: Che vuoi?!

Jimmy: Siamo in onda già da dieci minuti.

 

Ciao a tutti.
E, a proposito, buon Natale!
Eh, già, Buon Natale. Mica tanto buono … se vai alle medie!
Andiamo a esaminare una scuola media nel periodo pre- natalizio.
E voi qui penserete: più o meno dal 20 dicembre in poi?
Poveri illusi!
Voi comuni mortali nemmeno potete immaginare ciò che accade in quegli antri oscuri …
Per prima cosa, l’albero di Natale di 2 mt per 6 mt che occupa lo spazio tra il vostro testicolo destro e quello sinistro (Sta in mezzo alle palle! L’avete capita? Ah. Ah. Ah. Ok, mi rititiro) a partire dal 15 NOVEMBRE.
Esatto! Un enorme, fottutissimo albero che occupa tutto l’ingresso e v’impedisce di entrare normalmente.
Immaginate la scena: siete in ritardo, correte a perdifiato, senza nemmeno guardare davanti a voi, e vi compare di fronte un demone gigantesco ricoperto di fuffa, striscette di carta, palline che perdono brillantini, cotone (???) e bamboline dallo sguardo inquietante.
E la preparazione di quest’albero non avviene in silenzio, nella quiete mesta della segreteria verso le sei meno cinque del pomeriggio, realizzata con maestria e garbo dagli universitari dei corsi serali di informatica e desing …
No, la direttrice pensa che ‘sarebbe carino se le decorazioni dell’albero fossero realizzate dalle abili mani dei nostri adorati studenti’.
Beh, volete sapere una cosa?
Ha torto.
Alla grande.
Così, verso il 17 dicembre le classi si animano di palline da decorare, brillantini, ghirlande, colla a caldo … un paradiso, no? NO.
Poi, procedendo verso i piani più alti si possono trovare, attaccate ai vetri, inquietanti figure religiose come crocifissi stortignaccoli e croci che pendono da una parte, che ricordano più i simboli di una setta massonica che delle gioiose decorazioni Natalizie.
Ma non è di questo che voglio parlare, in verità.
Voglio bensì narrarvi le vicende di un particolare evento che si svolge durante le festività … il ballo Natalizio!
Tutti ripongono molte aspettative in questo “party”, ma …
Beh, capirete leggendo.
Tanto per cominciare, fin dal famoso 15 Novembre in cui l’albero fa il suo ingresso nell’atrio, tutte le ragazze più civettuole e frivole iniziano lo shopping frenetico, ovvero la ‘caccia all’abito giusto’.
E si postano foto su face book con sguardi da donne vissute e frasi tipo “Oh, questo stupido ballo scolastico! Non posso andare con felpona e vans?” quando poi sono le prime a spendere tutta la loro paghetta settimanale per un abitino tutto luccicoso.
Tu vorresti fermarle, vorresti dire loro “Ehm, cerca di darti una calmata! Sai che questa è solo una serata di due ore e mezza nemmeno, e che non siamo in un college americano?”
È proprio questo il problema. Molte ragazze sono convinte che siamo nella classica soap opera a puntate ‘molto commovente’ (sarcasmotime), dove la ragazzina timida e impacciata rivela la principessa che è in lei mettendosi in tiro, conquistando il bellone della situazione e battendo la figacciona di turno.
Beh, mi dispiace tanto per loro, ma qui non siamo in america!
E nemmeno in un telefilm.
Perciò, mi permetto di dissentire dalla vostra opinione di dover spendere 350 $ per un vestito nero aderente tutto pizzi e lustrini stile show girl.
E tu come reagisci a ciò?
Se sei una ragazza, cerchi di essere schietta e di non pensare a quanto la cosa possa essere patetica, in quanto realizzata dal tuo team docenti (come amano farsi chiamare i prof in modo pomposo).
Ti vesti soft, magari con una canottiera carina che lascia scoperte le spalle, una gonna niente male, un paio di ballerine carine che hai usato alla cresima e quelle calze stupende che hai comprato l’altro giorno.
Ti trucchi con fondotinta, fard e mascara, o magari eyeliner e roba simile anche qui senza esagerare.
Se sei un ragazzo ti metti una camicia abbastanza decente, dei pantaloni normali e giusto in po’ di gel.
Ma gli altri?!
Tanto per cominciare, nell’avviso che danno il giorno prima noti che il ballo inizia alle sei e mezza e finisce alle otto.
Qui già marca male. Mancano solo un paio di stecche da biliardo, una pista per le bocce, il tavolino del poker e la radio che trasmette le canzoni degli alpini per essere al ‘circolo dei vecchietti allegri’.
Appena varchi la soglia una professoressa che a tutta l’aria di non voler essere lì ti afferra per un braccio e ti scorta come un/una prigioniera fino alle sale superiori, dove ti fa riporre il cappotto e ti chiede di consegnarle il cellulare. Dietro di lei, una bidella dall’aria arcigna segna la tua presenza su un blocchetto nero e mette il tuo cellulare sulla cattedra insieme a tutti gli altri.
Dopodiché vieni scortato in prossimità della palestra, dove si svolgerà l’evento. Ed ecco che lo vedi. Vedi la cosa più caotica, disordinata, orrenda e terrificante del mondo.
Una bolgia infernale dove non t’infileresti nemmeno per un milione di euro.
Dato che la palestra scolastica non è attrezzata per questo genere di eventi, le luci sono state abbassate alla meno peggio è dei lampadari solo uno ne è rimasto acceso. Però vedi, in mezzo alla palestra, un altro lampadario di quelli quadrati a neon, che è mezzo acceso e mezzo spento, quasi lampeggia, che da quel tocco in più di “quantoépateticotuttociò”.
Una schiera di sei o sette prof e seduta su degli sgabellini pieghevoli all’ingresso, per niente interessata a ciò che accade.
Il dj, un bisteccone di terza con una pettinatura che fa molto disadattato sociale con problemi neurologici, ‘riscalda’ l’ambiente con musiche in stile acqua gim per donne oltre i settanta.
Le ragazze, divise a gruppetti, mettono in mostra una serie di abitini sempre più aderenti, scollati e scosciati, nel disperato tentativo di attirare l’attenzione. Inoltre, i vertiginosi tacchi e il trucco inadeguato rendono il tutto ancora più grottesco.
Tu ti metti in fondo alla palestra con il gruppetto di quelli che, come te, ritengono imbarazzante la situazione, e contempli bamboline tiratissime e creste di gel alte quanto l’Empire State Building fino a quando non senti una voce prorompente nel microfono.
“Prova uno due tre, prova …”
Fiiiiiiiiiiiiiiiiii.
E parte un fischio agghiacciante che fa accartocciare tutti come giornali in cui avvolgere le trote al mercato.
“Prova prova … ecco, si è stabilizzato. Diamo il nostro benvenuto, calorosamente, agli animatori!”
A sentire quella parola ogni tua speranza che la serata possa essere quantomeno ai limiti della decenza svanisce nel nulla.
Ed ecco che fanno il loro trionfale ingresso nella palestra due sedicenni brufolose e con le borse sotto gli occhi, che sicuramente sono lì solo per potersi pagare l’università o il nuovo cellulare iper-moderno.
Iniziano a esibirsi nei classici passetti di danza che di solito si fanno nelle feste al Mc Donald dei bambini di otto anni, mentre la musica passa da “Hawaii anni ottanta” a classici tormentoni da discoteca come “Party Rock”. Il volume si alza sempre di più mentre gli animatori tentano di trascinare sotto un occhio di bue d’imbarazzo le ragazzine e una prof tarchiottella trotterella in giro a fare foto dagli-occhi-rossi alla gente che se ne sta confusa nel buio quasi totale.
L’ambiente fa tanto piccolini-che-cercano-di-imitare-i-grandi-dandosi-un-tono.
Poi, verso le sette, la palestra comincia lentamente a svuotarsi e tutti si riversano nell’atrio per gustare il buffé, che poi non è altro che un’accozzaglia disordinata di tavoli coperti da file di bicchierini lucidi in plastica e panettone economico e scadente preso in blocco all’Esselunga.
Tu cerchi di penetrare nella massa di persone sudaticce, mezze nude e accaldate, ma vieni rigettato indietro da spalle, gomiti e ginocchia assassini.
Disperato/a, tenti di aprirti un varco tra un gruppetto di compagni che sembrano essere tra i più normali, ma t’imbatti in troppe schiene e gambe e spalle e gente che ti urta, e decidi di lasciar perdere.
Il tuo piano è semplice: sederti sulle scale e aspettare che la folla scremi un po’.
Ma no. Ancora una volta hai sbagliato a ipotizzare.
Appena un po’ di gente inizia a sciamare nuovamente verso la palestra oscura, ti accorgi che:

 
  1. Tutti i tavoli sono stati completamente ripuliti
  2. Una prof ti sta intercettando per costringerti a tornare all’inferno  in palestra.
Riesci a prendere l’ultima fetta di panettone, grande quanto un ditale e senza canditi, dal bordo del tavolo, a riempire un bicchierino simile a quelli per lo sciroppo di coca cola e a filare via prima che la prof ti ghermisca, ma ecco che ad un tratto una mano grassoccia e fin troppo sudata ti toglie da sotto il naso il minuscolo spuntino monoporzione, che avrebbe, teoricamente, dovuto essere la tua cena.
Cerchi di fuggire prima che possano rubarti ANCHE la bibita, ma urti una lady bon ton di seconda e le versi addosso, per sbaglio, tutto il contenuto del tuo caro bicchiere.
In preda al panico cerchi di ripulirle l’abito corto e aderente da 150$ con uno di quei fazzolettini rigidi da caffetteria che prendi da un tavolo, ma lei ti spinge violentemente via emettendo un suono che sta a metà tra un sibilo e un sordo muggito, esalando parole incomprensibili che non ti fermi a decifrare.
Qualcuno ti afferra violentemente il braccio prima che tu possa di nuovo sparire nel caos totale. Ti volti e ti trovi a pochi millimetri dalla faccia della preside, venuta apposta per il ballo.
“Il tempo del pasto è finito!” guaisce con un accento vagamente tedesco.
Ti trattieni a stento dal risponderle sarcasticamente “sì, furher” e ti getti tra la folla rumoreggiante.
Ad un tratto ti viene un’idea. Una via di fuga geniale e rinfrescante: il giardino.
Provi a uscire dalla porta a vetri, ma è chiusa. Anche quella laterale sembra sprangata.
E così realizzi che sei chiuso lì dentro, non puoi nemmeno rifugiarti in bagno.
Inoltre, si aggiunge il fatto che alcuni dei tuoi ‘amabili’ compagni di classe ti afferrano per braccia, gambe, e qualunque altra parte del corpo e cercano di trascinarti violentemente in ‘pista’ per ballare.
Piccolo dettaglio: tu non sai ballare.
Inizi a muoverti con il tipico ‘apro chiudo’ e ‘avanti e indietro’, che può sembrare una sorta di ballo ipotetico.
E poi accade.
Tutti i gruppetti ti sfaldano rapidamente e le persone si raccolgono a coppie.
Hanno messo un lento.
“Dio, no” pensi tu, “questo è il culmine della serata”.

 
 

Yunior: è il mio momento! Yoda, vieni a me!

Yoda: Ma che Cristo stai …

Yunior: E  cinq, sei, sett, otto! Muovi l’anca, dai! Passo, passo! Oh yea! Tatiratatiii … oh … casquet …. Giravolta, falla un’altra volta.

Yoda: Eh, sì, buonanotte, casca in giù dai un bacio a chi vuoi tu …

Yunior: Questa sì che è una buona idea!

Yoda: No,  aspetta un momento, non intendevo dir … uhmp!

Yunior: Mhhh … smark … bac … kiss … ling … saliv …

Yoda: PUUUUUUUUUUUUARGH! COFF COFF!

 
Ci sono coloro che NON hanno voglia di una cosa del genere, e allora si acquattano nei coni d’ombra del bordo sala, schiacciati contro i canestri del basket, che OVVIAMENTE non sono stati rimossi da lì.
 
Arriva un gruppo di tizi del genere mi-credo-un-figo-ma-so-di-non-esserlo-nel-profondo-del-cuore-ma-forse-se-infilo-delle-miccette-nelle-cacche-dei-cani-e-le-faccio-esplodere-quando-passano-le-vecchie-sembrerò-un-duro  e uno di loro s’inginocchia di fronte a te (che tu sia femmina o maschio, non importa) e ti chiede scherzando: “Mi vuoi sposare?” con tutti gli amici che ridacchiando.
Tu indietreggi scuotendo la testa come per dire allontanati-subito-da-me.
Mentre le coppiette volteggiano, tu individui finalmente il ragazzo/la ragazza che ti piace ( a seconda del tuo sesso). Pensavi che non venisse!
Lui/lei, così timido/a e carino/a, molto meglio di quei/quelle superfici aloni/e che piacciono a tutti.
È seduto/a in fondo alla palestra con un suo/a amico/a.
Appena l’amico/a si alza, tu ne approfitti e provi a sederti accanto a lui/lei.
Ma ecco che l’amico/a ritorna improvvisamente, fottendoti alla grande.
Tirando giù al cielo fin troppi santi ti riporti a lato della sala e osservi chi ti sta intorno.
Le coppiette ballano sulle note sdolcinate di una canzone melensa guardandosi languidamente negli occhi (ancora non hanno capito che non si tratta di un telefilm americano) e molti si aggirano senza compagni/e e senza meta spettando solo che la canzone finisca.
Individui un gruppetto di ragazzi che ti aspetteresti di vedere a Quartoggiaro (Milano) a sgozzare un poliziotto e giri alla larga.
Un ragazzo talmente fatto di canne che non sa nemmeno il proprio nome ti saluta con la mano (non hai la più pallida idea di chi sia) e se ne va ciondolando.
Finalmente il lento finisce, e tu guardi l’orologio.
Dieci minuti ancora, e fine della storia.
*Colpo di tosse* *coro di angeli* *colpo di tosse*
E poi senti le note di una canzone.
“No”, ti dici, “è impossibile che l’abbiano messa. Non siamo arrivati a tanto.”
E invece sì, proprio quando pensavi che non potessero toccare più il fondo di così, si sono messi a scavarci dentro nel tentativo di raggiungere l’Ade.
Dopo la musica cocchi-e-ananas e la musica anta-disco-house, ecco che arriva il temuto e infantile …
“Ed ora, ragazzi e ragazzi, scateniamoci tutti insieme con Gioca Jue! (o come si scrive)”.
Tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, camminare! Tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, saluti! Tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, spray! Tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, tataratatatatta, tatatatatta, tatatata, nuotare! Ta,taratataaa, tatatatatatata tumtumtumtum tum, ta,ratatata, tatatatata!
E tutti lì a mimare lo spray e il nuotare, che a te fa tanto venire in mente una pubblicità della chicco o della lisciani giochi.
Finalmente anche questo strazio finisce, e si passa alla conclusione …
“E ora un classico … Gangnam style!”
La musica parte ad un livello assordante, e mentre tu cerchi di arginare la perdita di sangue dai timpani ti aggiri senza speranza e ti ritrovi nel bel mezzo di un vortice di studenti saltellanti come marsupiali …
E proprio quando pensi che non potrà mai peggiorare, ecco che vedi una delle tue prof, tarchiotta e rugosa, truccata e agghindata che pare la madonna del petrolio, ballonzolare come un budino nel tentativo di imitare gli educatori che si dimenano come se avessero un attacco epilettico.
Verso la fine della serata, quando sali per recuperare la tua roba e FINALMENTE andartene, ecco che accadono due cose:

 
  1. La tarchiotta ti costringe a fare una foto ricordo. Perciò ti afferra e ti sbatte tra due stangoni e due soubrette che nemmeno conosci e ti scatta un fotto in cui probabilmente verrai con gli occhi chiusi;
  2. Il gavettone. Alcuni idioti di terza, campioni del mondo di stronzaggine acuta, ti lanciano addosso un fottutissimo palloncino pieno d’acqua, che si sfracella a terra infradiciandoti caviglie e polpacci, e mettendo in fuga un gruppetto di galline con le loro pochette dorate di Gucci
Sempre più scazzato/a, corri sopra nella mucchia di studenti per recuperare la tua roba e ridiscendi, felice di poter tornare a casa.
Ed ecco che ricompare la misteriosa bidella con la sua lista nera, da cui spunta, man mano, le persone che se ne vanno.
Tu resti uno degli ultimi reietti che nemmeno i genitori si degnano di venire a prendere.
E così rimani da solo con il pitbull la bidella, che tamburella sul bancone con aria infastidita.
Si accende una Marlboro e mentre tu soffochi nel suo fumo vedi tua madre che picchia contro la porta.
Fuori piove, e lei, OVVIAMENTE non ha l’ombrello.
Mentre la bidella elimina anche il tuo nome imprecando a mezza voce sul fatto che alla sua età non dovrebbe essere lì’ a fare certe cose e che dovrebbe godersi gli ultimi anni in santa pace perl’amordel cielo, tu ti trascini fuori, ti bagni il resto del corpo (ciò che i vandali non erano riusciti a colpire) e sprofondi nel sedile della macchina con la voglia solo di dormire.
Il bello qual’é? Che sono solo le otto e mezzo di sera.

 
 

Prof.: Una storia davvero toccante, direi?

Yunior: Chi mi ha chiamato?

Io: Nessuno, perch … aspetta un secondo. Prof, per favore, eviti di dire toccante. Attiva gli ormoni di Yunior.

Yoda: Che Dio ne scampi.

Yunior: Ne vuoi un altro po’, Yoduccio?

Yoda: Piuttosto mi faccio un’acconciatura alla” Severus Piton”!

Io: Ma se non hai neanche i capelli!

Yoda: Senti, Medusa … evitiamo certe cose …

Prof.: Beh, in ogni caso … ci credo che nessuno ti ha invitata a ballare!

Io: Mi dispiace per lei che non è riuscito a ballare, ma Piton era già occupato …

Prof: Senti tu ...

Io: Gne gne gne!

Jimmy: Gallina coccodé!

Io: Jimmy, ascolta … Continui a prendere quelle caramelle … colorate … che ti ha dato il dottore, vero?

Jimmy: Simpatica come un’embolia!

Io: Ha parlato il cancro all’utero.

Prof: Senti, alopecia …

Yoda: E per oggi è veramente tutto dal nostro studio!

Yunior: Oh, sì. Mio bel prosciuttone, conduci, conduci tu, che sei così sexy …

Io: Aspetta un secondo … ‘mio bel prosciuttone’?  *espressione atterrita*

Peppa: AHHHHHHHHHHHHHHHHRG! Non dirlo più, ti prego! *corre via piangendo*

Io: Io non ho parole.

Jimmy: Ehm … ragazzi? Siamo ancora in onda.

Io: *fulminando con lo sguardo Jimmy* e per oggi è tutto! Ci vediamo per la prossima puntata di … scuola media: l’invenzione peggiore!

 
 

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