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Autore: Sette Lupe    31/12/2013    2 recensioni
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E' una bella giornata di sole. L'ideale per raccontarsi qualche bella storia, allora perchè non narrare di come Modo, Vinnie e Throttle si sono conosciuti? E chi sono gli Erranti?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.D.A: Questo capitolo è un po’….. ahem … violento in alcuni punti. Ho cercato di limitarmi il più possibile, ma un  po’ era necessaria  XD
 
Non possiedo i Biker Mice from Mars, sono proprietà di Rick Ungar. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
ERRANTI
CAPITOLO 8: MWISHO-MAUTI

“E’ andato a cercare gli Schiavisti?”

La voce di Lancer aveva nuovamente acquistato quel tono freddo, basso e vibrante che aveva avuto due giorni prima alle porte della città Errante, quando aveva scatenato la sua ira contro gli Stanziali .

Defender si stava avvicinando con passo zoppicante e Camaro aveva la mano sulla fondina ma Modo si sentiva terribilmente solo, ad un passo da quella creatura demoniaca.

“E’ quello che è successo” mormorò incerto: “Non ho potuto far nulla, non ha voluto sentire ragioni…”.

Raccontare quello che era accaduto non era stato semplice, e ora il topino plumbeo e il suo compagno candido erano certi che il peggio dovesse ancora venire.

“QUELLA SPECIE DI PICCOLO MOSTRICIATTOLO!!!”  scoppiò allontanandosi dai due topini. Del fiume d’invettive che seguirono, pronunciate in un dialetto a loro sconosciuto, i due non si sognarono nemmeno di chiedere la traduzione.

“Accidenti a lui e a quel cretino che l’ha messo al mondo!” terminò, furibondo con se stesso, Lancer, colpendo una colonna con un pugno talmente forte da farla vibrare.

Alu-Zele ridacchiò e scosse la testa.

Appena il topo fulvo si era allontanato, Defender aveva trascinato dietro di se i suoi ragazzi, mentre Sutra aveva agguantato Vinnie, ben deciso a non permettere che quell’essere, che si era già dimostrato capace di azioni mostruose, facesse del male a suo figlio. Ora Modo si sporse oltre il massiccio corpo dello zio, stupito nel rendersi conto che la rabbia di Lancer non era diretta verso lui e Vinnie.

“Lan, possiamo andare a cercarli, non possono aver fatto molta strada” propose Stoker: “Sono solo ragazzi….”

“Sono ragazzi Erranti, Stoke” lo interruppe Lancer cercando di calmarsi: “Sono guerrieri già ben addestrati, e se Modo dice il vero e con loro ci sono componenti del Serpente di Pietra, allora hanno a disposizione alcuni tra i migliori battitori esistenti”

“Probabilmente stanno per colpire in questo momento” aggiunse Wristpin: “Le ore più scure della notte sono le migliori per un agguato”.

Lancer grugnì e si leccò il naso, poi estrasse una sigaretta da un’elaborata scatolina scolpita in avorio e la accese; il gesto gli permise di prendersi il tempo di pensare.

Avrebbe dovuto sapere che Throttle avrebbe tentato il tutto per tutto, anzi, in realtà sapeva che Throttle avrebbe disobbedito nel momento stesso in cui aveva dato l’ordine di restare nel quartiere.

Del resto non aveva mai fatto mistero con il ragazzino della responsabilità che gli si volevano affidare e delle attese che tutti avevano su di lui. Throttle era maturo per la sua età e cominciava a mostrare i segni del carattere che avrebbe avuto in età adulta: riflessivo, perspicace, ardito, ma restava pur sempre un bambino di dieci anni.

Nessuno aveva mai chiesto tanto ad un topino così giovane… e se fosse andato a cacciarsi in guai da cui non poteva sfuggire?

Se Throttle fosse rimasto ferito o addirittura ucciso, sarebbe stata solo sua la colpa.

Da quanto aveva detto Modo, Throttle aveva fatto in modo tale da essere in vantaggio numerico, per compensare la giovane età e la scarsa esperienza dei guerrieri che lo accompagnavano, ma non poteva esserne certo: nessuno sapeva quanti Schiavisti erano rimasti al campo base, e uno Schiavista non è una preda facile, nemmeno per un guerriero esperto…

Lancer si maledisse per aver spinto il figlio in quella direzione e un pensiero s’insinuò nella sua mente: i bambini degli Stanziali erano rimasti. Rimasti al sicuro. Forse, se fosse stato allevato come tale, anche Throttle avrebbe obbedito … e la sua vita non sarebbe stata messa a repentaglio.

Alu-Zele continuava a svolgere le sue faccende ridacchiando.

Infastidito, il nobile Errante grugnì nella sua direzione: “Nonna, c’è qualcosa che io non so?”

“No!” rispose lei senza smettere di sorridere: “E’ solo che ho riconosciuto nel mio bambino d’orato i tratti di famiglia!”

“Non c’è nulla di divertente, Signora” s’intromise Stoker: “I ragazzi sono in pericolo”

“No, invece” replicò ancora la sciamana accovacciandosi accanto ad un grosso narghilè: “O forse si…. Ma un po’ di pericolo ci vuole, no?”

I due topi si scambiarono uno sguardo confuso.

“Nonna, dobbiamo sapere se hanno bisogno di aiuto: nessuno di loro ha una moto o delle trasmittenti e non possiamo rintracciarli” Lancer sospettava che la vecchia sciamana sapesse fin troppo riguardo la faccenda, e forse aveva ci aveva persino messo lo zampino in qualche occulta maniera: le vie che seguono Coloro-che-Camminano-Nella-Nebbia non sono sempre chiare, così come le motivazioni che li spingono ad agire, o i fini che si prefiggono.

La vecchia topina lo fissò con i suoi occhi che parevano specchi di rubino, Lancer avrebbe dato metà della sua coda per sapere cosa lei stesse pensando. Non era mai stato iniziato ai segreti del Mondo degli Spiriti, e, come tutti quelli che non hanno avuto accesso a quella conoscenza, stentava a comprendere l’agire degli sciamani o il loro modo di pensare, anche se era stato allevato da uno di essi.

Più scettico e materialista, Stoker vedeva solo una vecchia delirante e un amico disperato e troppo superstizioso.

“Possiamo tentare di seguire la stessa pista, anche gli altri clan si saranno accorti che alcuni dei loro mancano all’appello, potremmo unire le forze”.

Alu-Zele spostò lo sguardo su di lui, poi tornò a guardare Lancer negli occhi.

“Va a cercare tuo figlio” cantilenò con voce bassa, la sua mano si mosse con grazia, prendendo una piccola ciotola che conteneva un pigmento rosso. Gli occhi della sciamana non si staccarono da quelli di Lancer nemmeno per un istante, mentre si sfilava uno spillone da dietro un orecchio e lo intingeva nel liquido oleoso:

“Un altro occhio lo veglia ora che tu sei assente,
essa, nelle tenebre, vigila silente.”

Lancer comprese che l’anziana sciamana era in trance e non staccò lo sguardo, sebbene morisse dalla voglia di vedere cosa stesse scrivendo sul pavimento di marmo, ma ciò che la topina aveva da dire, era tutto lì.

Alu-Zele scrollò la testa con un sorrisetto divertito, ritornando al mondo reale.

“Sono coordinate!” esclamò Stoker: “Ma che razza di ridicolo scherzo! I vostri Spiriti si esprimono in latitudine e longitudine?! Ma per favore!”si lasciò sfuggire.

Clearance gli diede una gomitata. Anche la topina trovava la cosa estremamente ridicola, ma non voleva dare adito a nuove discussioni, e temeva che quei selvaggi potessero reagire in maniera aggressiva, se venivano derise le loro credenze. Lo scatto di Lancer di due giorni prima, l’aveva convinta a prestare molta attenzione a ciò che faceva e a quello che diceva in presenza di un qualunque Errante.

Lancer lasciò correre e trascrisse rapidamente le coordinate, non aveva né tempo né voglia di stare a discutere con quei topi senza spiritualità.

“Muoviamoci” disse solo, saltando in sella alla sua moto e facendo rombare il motore.
 
-oooooooooooooooooo-
 
Per quanto colti di sorpresa e in netta inferiorità numerica, gli Schiavisti si rivelarono da subito guerrieri esperti ed efficienti: nessuno di loro si allontanava mai di molto dalle proprie armi ed erano tutti veterani di molte battaglie, come dimostravano le numerose cicatrici che ricoprivano i loro corpi sformati e disarmonici.

Appena la prima ondata di Erranti fu in campo, scattarono anche gli altri. Nel caos, Throttle faticava a trovare un bersaglio e già due colpi erano andati a vuoto.

“Prenditela con calma” gli consigliò Venza: “Hai tutto il tempo” aggiunse per calmarlo.

Throttle si concentrò. In un angolo, vicino al cassone di un camion sverniciato e arrugginito, uno di quegli esseri dal muso canino stava cercando di riavviare il suo fucile laser che sembrava in corto circuito. Il topino prese la mira e respirò profondamente.

All’improvviso, un boato a pochi metri da lui fece esplodere la terra: uno degli orribili mostri aveva estratto una specie di lanciagranate e aveva individuato i due topi appostati ai margini del campo. Solo l’urto di una coppia di litiganti che caracollavano avvinghiati ferocemente aveva salvato Throttle e Venza da morte certa, spostando all’ultimo istante la canna dell’arma dello Schiavista.

L’esplosione scaraventò i due giovani Erranti giù dalla roccia, in un salto di un paio di metri. Assordati e accecati, impiegarono troppo a rialzarsi, dando tutto il tempo all’essere simile ad una iena di raggiungerli con una velocità impensabile, considerate le sue gambe corte e tozze.

Con un grugnito chiamò il suo amico che era ancora intento a litigare con il caricatore del suo fucile laser.

“Andiamo Idiota! Carne fresca servita su un piatto d’argento!”

Il compare non si fece certo pregare e si alzò da terra estraendo un coltello lercio e ridendo malignamente con le zanne bavose sguainate.

Throttle si rialzò sui gomiti scrollando la testa. Nella nebbia rossiccia che velava il suo sguardo, vide i due avvicinarsi e si guardò attorno in cerca di aiuto. Venza, stordita al pari di lui, stava tentando senza molto successo di mettersi in piedi. Di certo non poteva aiutarlo.

Poi una grossa mano lo colpì alla nuca, schiacciandogli il muso nella polvere. Il bruto sapeva bene come trattare con gli Erranti, e fece attenzione a tenersi fuori dalla portata della bocca del bambino mentre gli girava attorno per bloccarlo meglio.

“Hai fatto?” gridò all’amico che stava evidentemente incontrando maggiori difficoltà. Venza, anche se stordita e ferita si stava difendendo con forza e vigore e aveva già fatto saltare un dente dalla bocca bavosa del suo aggressore.

“Smettila di cincischiare e atterrala! Dobbiamo andare ad aiutare gli altri!” lo sgridò: “Maledetti selvaggi, pure i bambini sono pericolosi!” brontolò poi, mentre torceva dolorosamente le braccia del topino fulvo dietro la sua piccola schiena, sentendo con piacere le giovani ossa flettere sotto la sua stretta spietata.

Throttle represse un grido di dolore, non volendo dare al bestione nemmeno la più piccola soddisfazione, ma quello, indispettito dalla resistenza opposta dal bambino, lo colpì al fianco, tanto forte da fargli quasi perdere i sensi.

A malapena cosciente, sentì le mani del bestione che lo sollevavano da terra senza troppa cautela, e lo stringevano al suo petto, sprofondando il topino nel suo afrore nauseabondo. Lo Schiavista aveva intenzione di tenerlo stretto mentre usava una bandana che portava al collo per legargli la bocca e impedirgli di mordere.

Con impeto disperato, Venza colpì il suo aggressore con una ginocchiata all’inguine che gli fece lanciare un pietoso guaito e lo allontanò di qualche passo da lei. Poi si scagliò contro il bruto che aveva afferrato Throttle. L’urto fece cadere tutti e tre nella polvere ed il bambino, sfuggito dalle braccia dello Schiavista, rotolò lontano.

“Throttle scappa!” gli gridò lei mentre tentava di avere la meglio sul mostruoso essere in un corpo a corpo selvaggio.

Il topino fulvo si alzò carponi, e sputò una boccata amara di bile che gli era salita in gola per il colpo ricevuto. Il suo cervello, invaso di adrenalina, riprese ben presto il controllo. Ignorando i crampi dolorosi allo stomaco ed alle costole e i muscoli tremanti si rialzò in piedi, rendendosi subito conto di essere un facile bersaglio. Lo Schiavista che Venza aveva allontanato per primo si era a sua volta rialzato e l’aveva puntato.

Throttle era troppo lontano dal suo fucile e non aveva altra arma se non un coltello. Non desiderando un corpo a corpo, scattò più veloce che poteva, puntando ad uno dei mezzi che erano parcheggiati poco lontano. Con una scivolata s’infilò sotto il rimorchio, mancando di poco le balestre arrugginite con la testa, subito dietro di lui sentì un tonfo: qualcosa di duro e vuoto aveva colpito qualcosa di pieno e metallico.

Nella foga di prendere il bambino, la stupida bestia si era infatti tuffata in avanti, ma non aveva calcolato quanto fosse stretto lo spazio tra il camion e il terreno e ora si ritrovava con un colossale bernoccolo sanguinante ad imbruttire ancor di più la sua orrenda faccia.

Throttle si lasciò sfuggire una risatina nonostante la situazione disperata, e, mentre ragionava su come uscirne, si sorprese a trovare quasi piacevole quel combattimento che lo stava costringendo a dare fondo a tutte le sue risorse.

“Esci di lì, insulso roditore!” gli gridò il mostro tentando di raggiungerlo con un braccio.

In risposta, Throttle assestò una coltellata alla mano nodosa che si ritrasse: “Prima lavati i denti, o mi soffocherai con quell’alito fetido!” lo schernì.

Il bestione furioso si lanciò di nuovo contro il camion e Throttle cominciò a temere che potesse riuscire in qualche modo ad afferrarlo, senza contare che un proiettile vagante avrebbe potuto colpire il mezzo e farlo esplodere in qualunque momento. Non volendo appurare se la sua tesi fosse corretta, si affrettò a sgusciare dall’altra parte, ma si ritrovò proprio nel mezzo della battaglia.

Colpi di laser e pallottole fischiavano dovunque a caso e diversi morti e feriti giacevano a terra. Throttle non poteva restare lì, non disarmato e senza adeguata protezione.

Attraversò di corsa un punto sgombro evitando di un soffio il quad di uno Schiavista e si nascose dietro alcune lastre di ferro malconce che dovevano aver fatto parte di un mezzo ora distrutto.

“Bene bene, eccoti qua piccolo demonietto” gorgogliò compiaciuto lo schiavista di prima. Il topino era in trappola. Dall’altra parte della precaria barricata, la battaglia sembrava essersi fatta ancor più violenta: giungeva il rumore di un numero sempre maggiore di motori, di spari e di grida e Throttle immaginò che gli Schiavisti stessero avendo la meglio, ma non volle sporgersi a guardare la disfatta del suo gruppo.

Anche perché aveva ben altro cui pensare. In un attimo il mostro gli fu addosso, lasciandolo ancora una volta stupefatto di quanto quelle gambe corte e quel corpo tozzo potessero muoversi rapidamente. Nel groviglio di arti, ben presto Throttle perse la presa del suo coltello, strappatogli da un’abile mossa del suo avversario.

Senza speranza di uscirne diede fondo a tutte le sue conoscenze in fatto di corpo a corpo e a tutte le sue forze, ma l’altro era troppo grosso ed esperto per lasciarsi vincere.

Un colpo imprevisto allo stomaco già dolorante lo mise a tappeto. Solo, senza nessuno cui chiedere aiuto, il topino era spacciato.
“Sai cosa penso mostriciattolo? Penso che a te non ti vendo vivo: mi crei troppi problemi” ringhiò trionfante con il suo orrendo muso sanguinante lo Schiavista: “La tua pelliccia è abbastanza morbida da essere usata come stola, sai che figurone farà al collo di qualche signora di Plutarco?!”
Pronto a tradurre in azione le sue parole, il mostruoso essere si chinò sul topino, deciso a trarre il maggior piacere possibile dal terrore che aveva instillato nel suo prigioniero.
Nonostante fosse esausto, dolorate e a malapena cosciente, Throttle stava pensando ancora a come uscirne vivo, poi, un lampo di genio.

Il godimento del mostruoso essere raggiunse quasi l’apice, quando sentì che il bambino ai suoi piedi singhiozzava mormorando qualcosa d’intellegibile. Con la saliva che gli colava dalla bocca per il divertimento, decise di godersi gli ultimi attimi di vita del piccolo, mentre lo torturava un po’. Si chinò sul topino raggomitolato e gli sussurrò sadicamente.

“Vuoi provare ad implorarmi piccolo? Prova, prova a supplicarmi”

Il mormorio si fece leggermente più chiaro, ma non abbastanza.

“Coraggio, magari potresti riuscire a convincermi a tenerti come mio schiavetto personale”.

Throttle riuscì a stento a trattenere il suo disgusto quando la mano sudicia scorse sulla sua pelliccia, carezzandogli in maniera ingannevolmente tenera la spalla e la guancia.

“Dai, supplica un po’ più forte” miagolò ancora lo Schiavista, sempre più assorto nel suo crudele passatempo, dimenticando ogni prudenza e avvicinandosi talmente tanto al muso del topino che lui poté sentire piccole gocce di saliva rancida cadergli sulla guancia.

La posizione era perfetta.

Questa volta lo Schiavista udì bene quello che ripose il topino: “Crepa bastardo” ringhiò.

L’istante successivo, i piccoli ma affilati denti di Throttle si chiusero sulla gola del mostro, penetrando senza difficoltà la pelle coriacea del malcapitato.

Su un qualunque trattato di anatomia marziana, si può leggere che le inserzioni muscolari dello scheletro della mascella di un topo, presentano una notevole rugosità, che attesta il notevole sviluppo dei muscoli mandibolari, ma nessun anatomista Stanziale si è mai preoccupato di annotare i risvolti che questa caratteristica ha in combattimento. Certo:gli Stanziali non mordono.

Per molti terrestri invece, saltano agli occhi il musetto breve e le guanciotte rotonde, che ispirano un’immediata simpatia; nessuno di loro pensa che quelle guance apparentemente morbide nascondono un’imponente serie di fasci muscolari.

La verità che quel giorno lo sfortunato Schiavista scoprì, era che il muso corto dalle leve brevi e la potenza dei muscoli masseteri dei topi Marziani, erano in grado di generare una presa ferrea, simile a quella dei molossoidi terrestri, anche quando si trattava di bambini.

Tuttavia Throttle, che era ancora ben lontano dal pieno sviluppo fisico e dal raggiungimento dell’apice delle sue capacità, non avrebbe potuto sperare di poter generare una stretta sufficiente a vincere la resistenza dei muscoli taurini del collo di uno Schiavista adulto, così da ucciderlo.

La fortuna però aveva voltato le spalle alla creatura dal volto cagnesco; infatti, i denti del piccolo avevano trovato il punto propizio dove colpire: una piccola area nel punto più centrale della gola, dove la trachea affiorava dai voluminosi fasci muscolari e scorreva poco sotto la pelle.

Invano il bestione tentò di irrigidire il collo e colpire con le mani il piccolo demone che aveva attaccato alla gola.

L’istinto spinse Throttle a stringere sempre di più le mascelle, ignorando i colpi che riceveva.

La sua mente gli ricordò che quello era l’unico modo che aveva per vincere quel combattimento.

Il topino chiuse gli occhi e strinse ancora, ignorando il dolore e la stanchezza, la paura e la disperazione, mentre sentiva gli anelli cartilaginei della trachea della sua vittima che si flettevano, per poi rompersi con un umido scricchiolio.

Il sapore del sangue della sua vittima era un misto di gradevole e disgustoso, mentre scivolava viscido sulla sua lingua; Throttle si fece forza per non lasciare la presa, anche quando la sua vittima si erse in tutta la sua altezza, trascinandolo con se.

Poi il colosso si fermò, i suoi colpi persero forza, le sue grosse mani si appoggiarono quasi delicatamente sulle spalle del topino fulvo come se la morte imminente avesse lavato la violenza insita nella creatura dall’aspetto canino.

Lentamente lo Schiavista si accasciò a terra e il suo corpo ebbe ancora qualche spasimo, prima di rilassarsi nella morte.

Solo molti secondi dopo aver avvertito il cuore del mostro arrestarsi, Throttle ebbe il coraggio di staccarsi dalla sua gola e rimase intontito, a cavalcioni del petto della sua preda, a fissarla senza capire.

Lentamente, il suo cervello riavviò il sistema e ricominciò a pensare.

Throttle si rese conto che ora c’era silenzio attorno a lui, o meglio, un vociare leggero, non di certo il caos di una battaglia.

Dovresti proprio informarti su chi ha vinto, sai? Lo sollecitò la sua coscienza.

Sotto di lui, il corpo della sua vittima giaceva immobile.

Ho vinto. Realizzò. E’ morto. Ora sono un guerriero. Dunque è successo.

Solo dopo altri secondi lo sconforto lo colpì: non c’era stato un testimone! Lui e lo Schiavista erano stati soli dietro a quella barricata!… o no?

Si guardò disperatamente intorno alla ricerca della sagoma di Venza, ed il suo cuore perse un battito quando si rese conto che c’era un topo che lo osservava con un fucile in mano, la canna abbassata ma la sicura disarmata.

Per un attimo pensò di sognare.

Fermo, a pochi passi da lui, stava suo padre, che lo osservava con un’espressione indecifrabile.

Throttle deglutì.

“Hai… hai visto….” Cominciò con voce tremante.

Lancer disarmò il suo fucile e si avvicinò osservando il figlio ed il cadavere su cui stava a cavalcioni, alternativamente. Si sentiva come se qualcuno gli avesse assestato un potente colpo alla testa.

Non sapeva cosa provare, o meglio, non aveva la più pallida idea di quale dei sentimenti che gli si agitavano nel cuore fosse più forte.

Rabbia per la disobbedienza di Throttle? Beh, sì, un po’. Ma in fondo il suo bambino aveva portato a termine egregiamente il suo piano e aveva trionfato, anche se con un po’ di aiuto suo e dei suoi uomini che erano arrivati in tempo per dare man forte. Le perdite erano state minime.Quindi non c’era nulla da rimproverare: così usa tra gli Erranti.

Orgoglio? Oh, Madre di Marte quanto! Suo figlio! Suo figlio aveva fatto questo! Ancora non ci poteva credere, eppure era così! Erano davvero pochi i Clan che potessero vantare guerrieri che avevano riscattato in così breve tempo i loro anni da infante!

Tristezza? Anche: ora Throttle non era più un bambino. Era troppo presto! Non era pronto!

Sotto la gola del morto si stava formando una pozza di sangue scarlatto che la pietra non poteva bere e che quindi si allagava sempre più.

Lancer si chinò su di essa e intinse l’indice ed il medio, mentre le altre dita restavano serrate al palmo; quindi sollevò la mano e si sporse verso il figlio pietrificato, tracciando sul suo muso una linea vermiglia che andava dalla punta interna dell’occhio, alla base della mascella, seguendo il percorso che avrebbe potuto fare una lacrima.

Ripeté lo stesso gesto con l’altro occhio, quindi aprì la mano con un sorriso carico di orgoglio.

Al centro del palmo, stava un orecchino a forma di cilindro, scolpito nel lapislazzulo e rinforzato da bande di acciaio. Al centro del fusto, un inserto d’oro ritraeva un minuscolo scorpione, mentre ai lati scendevano due pendenti in lapislazzuli e acciaio, che terminavano con due rubini scintillanti.

Si trattava di un mwisho-mauti: l’emblema dei guerrieri adulti e i due rubini alle estremità dei pendenti simboleggiavano la prima e l’ultima goccia di sangue versata durante il periodo come novizio.

“Ho visto tutto” mormorò Lancer porgendo il monile a Throttle, e facendo una smorfia sarcastica proseguì: “e con tutto, intendo proprio tutto razza di stupido: è un miracolo che tu sia riuscito a cavartela nonostante  tutti gli errori che hai fatto!”

Lancer non era mai stato ne sarebbe mai divenuto una persona facile alle esternazioni affettuose. Amava suo figlio oltre ogni dire e lo aveva sempre curato con attenzione e premura, ma non si poteva certo dire che lo vezzeggiasse o lo coccolasse troppo. Mantenere il suo atteggiamento brusco gli fu però impossibile e subito si sporse per stritolare il figlio in uno dei più sentiti abbracci che avesse mai elargito al ragazzo.

“Sei stato grande Throttle” sussurrò Lancer incapace di aggiungere altro, sopraffatto dall’emozione.

Il topino accentuò la stretta al collo del padre, godendosi il calore e la tenerezza di quel momento ancora un istante prima di sciogliere l’abbraccio.

“Grazie” ridacchiò Throttle.

“Grazie un corno” brontolò Lancer tornando al suo solito atteggiamento: “Hai fatto correre un bel anche rischio agli altri. Non fosse per il tuo successo, ti avrei già fritto in padella!” ringhiò fingendosi adirato.

Ma Throttle non lo ascoltò quasi; corse in avanti eccitato, sporgendosi dalla barricata: “Davvero ha funzionato?! ”

Innova e Drivebelt lo individuarono subito, mentre saltellava giù dal mucchio di macerie. Era tutto perfetto, la sua gioia era all’apice. Stava andando tutto a meraviglia!
“Throttle! Stai bene!” Gridarono all’unisono scattando verso di lui, pazzi di gioia.

All’improvviso, a pochi passi dall’amico, i due si bloccarono con una scivolata. Throttle rimase interdetto e si fermò a sua volta non capendo cosa stesse succedendo, poi ricordò: ora non era più né un bambino né un novizio, e i segni che portava sul muso lo identificavano chiaramente come un giovane guerriero appena nominato.

I suoi due amici erano indubbiamente felici per lui, ma fu con un po’ di tristezza che chinarono il capo complimentandosi con le parole formali che erano richieste ad un novizio che si rivolge ad un nobile di un altro clan.

Throttle sentì una stretta al cuore mentre s’inchinava a sua volta rispondendo formalmente e poi ripeteva il gesto verso tutti coloro che si stavano radunando di fronte a lui per complimentarsi, stupefatti e orgogliosi delle gesta del bambino.

Era il prezzo da pagare per il successo: non più fanciullo per la società, Throttle avrebbe dovuto abbandonare la sua infanzia dietro di se, anche se il suo corpo e la sua mente restavano gli stessi di poco prima.

Ora avrebbe cambiato il modo di truccare i suoi occhi, sostituendo le linee sottili dei bambini, con altre più spesse e affilate, che avrebbero reso più felino il suo sguardo. Avrebbe offerto le sue armi di novizio (il fucile ed il coltello) agli Antenati e avrebbe ricevuto armi più potenti, adatte ad un guerriero adulto. Avrebbe abbandonato i suoi abiti ed i suoi gioielli in un rogo simbolico che avrebbe distrutto la sua esistenza fanciullesca e lo avrebbe fatto rinascere come adulto.

Ora avrebbe potuto adornare il suo corpo di tatuaggi e scegliere una compagna, ora avrebbe potuto fare ciò che voleva; ma avrebbe dovuto farlo da solo: i suoi amici, ancora confinati nel limbo del noviziato, non avrebbero potuto seguirlo.

Onestamente non era certo di essere pronto a questo. Ma soprattutto non era certo di essere pronto ad abbandonare i suoi amici, con i quali avrebbe dovuto cambiare il modo di rapportarsi, dato il loro status. Prima di affrontare questa battaglia aveva avuto paura di molte cose, eppure a questa non aveva nemmeno pensato…. E dire che invece ora sembrava un prezzo così alto da pagare…

Gli Erranti sono gente dall’indole allegra e vivace, amano i bambini e avere a che fare con loro. Li ritengono un bene estremamente prezioso; e proprio per questo, nel trattare con i figli degli altri clan, gli adulti sono chiamati a prestare molta attenzione e ad osservare numerose regole e restrizioni, in quanto i rapporti spesso tesi fra le varie tribù(e alcune usanze come quella di prendere in ostaggio i bambini appartenenti a clan più deboli) possono dare adito a fraintendimenti e incomprensioni. Anche i bambini stessi, devono osservare molte norme e formalità volte a proteggerli dagli estranei. Infrangere queste regole poteva dare origine a faide sanguinose che potevano durare per secoli, e Throttle non avrebbe potuto ignorarle in nessun modo.

Fu con una sensazione di profonda solitudine e struggimento, quindi, che Throttle slegò il suo baio e la sua mente ritornò a qualche ora prima, quando Drivebelt lo aveva aiutato a stringere il nodo delle redini.

Immaginò il se stesso di poco prima e pose i piedi sulle orme che aveva lasciato.

Che strano: i suoi piedi non erano cambiati, eppure non erano più gli stessi che avevano lasciato quelle impronte. Com’era possibile?

Non si sentiva diverso, non più saggio, non più forte, e nemmeno più adulto. Eppure tutti lo avrebbero visto come una persona diversa ora.

Proprio non riusciva a sentirsi preparato per la sua nuova vita. Era un estraneo per se stesso.

Le ricetrasmittenti dei componenti del gruppetto divennero roventi, mentre i topi se le passavano l’un l’altro per avere occasione di comunicare con i rispettivi cari e raccontargli delle gesta appena compiute, rassicurandoli sull’esito felice della missione.

Ora, non è che fosse un evento senza precedenti l’impresa di Throttle, ma non si trattava nemmeno di una faccenda comune: in realtà un ragazzino appartenente ad un clan di media grandezza e aggressività impiega circa due o tre anni a completare la serie di uccisioni richieste per diventare adulto e spesso la famiglia fa in modo che l’ultima uccisione avvenga poco dopo uno dei raduni triennali, in modo che il bambino abbia tempo di crescere ancora un po’ prima di debuttare ufficialmente come guerriero. Quindi l’età dei topi che si apprestano a compiere il rito di passaggio si attesta di norma attorno ai quattordici, quindici anni.

Ovviamente non mancano casi in cui il periodo iniziatico di allunga o si abbrevia anche di molto, come nel caso di clan molto grandi e poco aggressivi o di clan molto piccoli e notevolmente battaglieri.

Di norma però il tempo minimo impiegato da un novizio per riscuotere il numero richiesto di vite, non scende sotto all’anno. Un topino che compie l’impresa in così poco tempo è qualcosa che non accade tutte le generazioni, anche se non è propriamente impensabile, considerando la notevole bellicosità di questo popolo.

Alle porte della città si era formata una calca indescrivibile: tutti volevano avere occasione di vedere quel giovane guerriero che aveva compiuto un’impresa tanto grande, e quindi, tutti avevano trovato questa o quella scusa per scendere in strada, lasciare il proprio quartiere o semplicemente scostare i pesanti tendaggi dei palazzi di colonne e sbirciare in strada.

Throttle scoppiò quasi a ridere, vedendo come le persone si raccontassero a vicenda le loro scuse (a volte davvero improbabili) e fingessero di credere a quelle che sentivano, per giustificare la loro presenza in quella zona del Campo dei Morti. E tutto ciò solo per non ammettere la loro curiosità e la loro ammirazione, cosa che avrebbe automaticamente sancito la superiorità del clan dello Scorpione Dorato, e umiliato il loro.

Alcuni dei più audaci, apostrofarono saluti e finsero di non aver saputo dell’uscita di quella strana pattuglia e di ciò che era accaduto, fingendo poi una moderata sorpresa, pur divorando avidamente ogni straccio di particolare che riuscivano a scucire ai vittoriosi di rientro.

Lancer si divertiva a frustrare tutti i suoi interlocutori con risposte estremamente evasive, anche quando i loro sguardi si fissavano sulle linee rosse di sangue che ornavano il muso di Throttle, dimostrando così apertamente il loro interesse. Quanto a Throttle stesso… beh, lui ancora non si capacitava di ciò che era accaduto, e rispondeva alle domande in maniera vaga non per calcolo, ma per la sensazione di euforico stordimento che lo stava pervadendo.

Non avrebbe mai ricordato chiaramente il percorso fino al suo alloggio, ma sarebbe sempre rimasto impresso nella sua mente la gioia e l’orgoglio sconfinati che aveva provato, e che avevano cancellato per qualche ora le sue paure e insicurezze per la nuova vita che stava per cominciare.
  
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