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Autore: mey chan    01/01/2014    8 recensioni
Era un pianto silenzioso, di quelli che venivano dal cuore che batteva troppo veloce e sanguinava dentro, lì, all'altezza del petto.
[...]
“Ti guarderò ogni istante, Bilbo Baggins. Finché avrò respiro su questa terra.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Sei cambiato, Bilbo Baggins. Non sei lo stesso hobbit che ha lasciato la Contea.”
“Stavo per dirtelo,” deglutì, torturandosi le dita sporche di terra e sudore. “ho trovato qualcosa nella caverna degli orchi.”
“Cos'hai trovato?”
Aprì la bocca ma non pronunciò alcun suono; aprì la mano e le dita sfiorarono l'anello d'oro.
“Che cosa?”
Indugiò. Ancora una, due volte, per poi levare la mano dal taschino.
“Il mio coraggio.”
“NO!”
Bilbo sussultò, girandosi; alle sue spalle c'era Gollum.
“Bugiardo, Baggins è un bugiardo! Noi lo sappiamo cos'ha trovato, lo sappiamo! È nostro, ce l'ha rubato! Ladro!”
Lo hobbit arretrò, spaventato da quegli enormi occhi azzurri.
“Il tesoro è nostro e deve restituircelo!”
Gollum si avvicinò velocemente, aggrappandosi a Bilbo, spalancando la bocca e mostrando i pochi denti che possedeva.
“Restituiscilo!”


Bilbo si svegliò. Era sudato, tremava e la testa sembrava scoppiargli.
La mano frugò spontaneamente nelle sue vesti, frenetica, cercandolo. Cercava lui, lui solo, il suo...
“Tesoro...” sussurrò, trovandolo finalmente. Lo stava finalmente ammirando, rigirandolo tra le piccole dita.
Un desiderio lo catturò, spingendolo a volere infilare quel piccolo cerchio d'oro giallo al dito. Chiuse le palpebre e si preparò.

“Mastro Baggins.”
Bilbo sussultò, aprendo gli occhi e per poco non fece scivolare l'anello al suolo; velocemente lo ripose nel solito posto.
“Thorin.” rispose, voltandosi per vedere il nano negli occhi.
Il Re sotto la montagna era lì, davanti a lui; sembrava vigile come sempre, nonostante la tarda ora.
“Qualcosa ha turbato il tuo sonno?”
“No, io, sto bene, solo... un brutto sogno.” si scoprì quasi senza fiato e fu certo che neppure un bambino avrebbe creduto alle sue parole.
Thorin annuì, spostando lo sguardo; Bilbo d'istinto seguì i suoi occhi.
“La Montagna Solitaria.”
Il nano continuò a guardare fuori dalla finestra. Erebor era lì, a due passi da Pontelagolungo.
“Ormai siamo arrivati,” continuò Bilbo, e il nodo alla gola si faceva un po' più stretto.
Thorin non rispose ancora. La mente non era lì a casa di Bard; era oltre il lago, sopra il versante della montagna, tra ori e gioielli.
“Thorin,” lo chiamò ancora, alzandosi dal suo letto improvvisato per avvicinarsi “il governatore ci ha dato il permesso. Domani sarà tutto finito, entreremo nella montagna e-”
“Smaug.”
Lo hobbit s'irrigidì, fermandosi a meno di un metro dall'altro.
“Da qualche parte, sotto le ricchezze della mia montagna, lui c'è.”
“Non è detto, voglio dire, hai detto tu stesso che non è stato avvistato da un sacco di tempo!”
Thorin finalmente si volse, e lo guardò. Gli occhi azzurri scintillavano nel poco chiarore offerto dalla luna.
“Potremmo morire domani. Tutti noi.”
“Thorin...”
“Io,” affermò, irrigidendo i lineamenti “non morirò come molti hanno fatto in questo mondo. Inerme, senza reagire. Acquattato.” sputò velenoso.
Bilbo deglutì e quasi sentì un brivido lungo la schiena.
“Combatterò e trascinerò con me quel maledetto drago, e moriremo insie-”
“NO!”
Bilbo gridò; gridò e si portò subito la mano alla bocca. Il timore di aver svegliato gli altri, Bard o i suoi figli scomparve tra le sue dita insieme all'eco di quell'unica parola.
Thorin, gli occhi appena spalancati, parve quasi svegliarsi dall'espressione truce che aveva mantenuto sino a quel momento. Ora osservava Bilbo.
“Scusami, io... non so perché abbia alzato la voce,” balbettò, un po' agitato “tu però non devi più dire niente del genere. Non devi perché non è vero, tu non morirai, non-”

“NO!”
“Bugiardo, Baggins è un bugiardo! Noi lo sappiamo cos'ha trovato, lo sappiamo! È nostro, ce l'ha rubato! Ladro!”

“Non... io...”
“Bilbo.”
Il tocco alla spalla lo fece sussultare. Thorin si era avvicinato e lo guardava con qualcosa che rasentava la preoccupazione; erano lacrime quelle che gli stavano sfocando la vista?
“Oh, accidenti. Non volevo piangere, davvero, scusami Thorin, non so cosa mi stia succedendo.”
Le lacrime però continuavano e rendevano le sue guance lucide e bagnate.
Fu Thorin a provare a fermarle, portando le dita ruvide a sfiorargli la pelle bollente delle gote.
Bilbo si stupì di quel gesto e, seppur rincuorato inconsciamente, non riuscì a smettere di piangere. Era un pianto silenzioso, di quelli che venivano dal cuore che batteva troppo veloce e sanguinava dentro, lì, all'altezza del petto.
“Thorin.” disse ancora, quasi il nome del nano fosse l'unica parola che potesse pronunciare in quel momento.
“Non venire domani.”
“Cosa... no, aspetta, perché?”
“Non venire, Bilbo.”
La mano scivolò appena dalla sua guancia ma Bilbo l'afferrò, pronto, stringendola e appoggiandola su di lui nuovamente.
“Non dirmi queste cose! Ho detto che sarei arrivato fino alla montagna, non puoi escludermi adesso!”
Thorin esitò; raramente indugiava, ma quella notte sembrava portare solo sorprese.
“Sarà pericoloso.”
“Lo so! Lo so, Thorin. Anche per te e per gli altri sarà pericoloso.”
“Tu non rientri in questa questione, non avrei mai dovuto portarti con noi.”
“Faccio parte di questa compagnia!”
Il nano sussultò di fronte a quegli occhi stranamente attraversati da un duro cipiglio.
“Non mettermi da parte. Ormai ci sono dentro quanto voi.”
Thorin gli strinse appena la guancia, senza fargli male.
“Lo rivedo ogni notte.”
“Cosa?”
“Il fuoco. Nella montagna.”
L'aria era pesante e Bilbo ebbe difficoltà a respirare.
“Brucia gli alberi. Il cielo cade a pezzi e la gente urla... Il mio popolo grida.”
E Bilbo gridò. Gridò dentro di lui, ancora.
“Basta... basta..” mormorò.
Thorin parve riscuotersi e, d'istinto, spostò la mano dal viso di Bilbo.
“Mi dispiace.” disse sincero.
“Io verrò con te, con voi. Non moriremo.”
“Il tuo contratto-”
“Non m'importa niente del contratto! Non sono qui per un pezzo di carta!”
Il Re sotto la montagna adesso era sorpreso.
“Tu... non vuoi parte del tesoro?”
“Io voglio che tu viva! Non ti permetterò di morire, non ora che mi hai finalmente accettato e mi guardi con occhi diversi.”
Quegli occhi azzurri lo osservavano anche adesso; erano di un colore che non aveva mai visto in nessuno.
Bilbo seppe di aver pronunciato troppo in cuor suo. Decise allora di allontanarsi dall'altro, da quella strana notte che li aveva colti fin troppo impreparati.
Thorin non gli permise però di farlo; gli afferrò un braccio.
“Ti guardo con rispetto. Mi hai salvato la vita, nonostante abbia dubitato di te. Ti guardo con paura per ciò che ci aspetta domani.”
Lo avvicinò a sé.
“E ti guardo come mi ero promesso di non fare in questo momento non opportuno. Non ancora.”
Bilbo lo guardò di rimando, confuso.
“Ma se tu me lo permetterai, una volta finita quest'impresa...” si abbassò, portandosi quasi alla stessa altezza dell'altro.
“Ti guarderò ogni istante, Bilbo Baggins. Finché avrò respiro su questa terra.”
E Bilbo fu tentato di dirgli che il respiro ora a lui l'aveva praticamente tolto, se non fosse che il suo corpo reagì per primo; si sollevò sulla punte e premette le labbra su quelle di Thorin, baciandolo appena. Durò il battitto di una ciglia e lo hobbit si spostò. Aveva chiuso gli occhi senza accorgersene e quando incontrò lo sguardo smarrito dell'altro, temette di avere frainteso tutto.
“Oh, io...”
Non poté dire altro; Thorin gli circondò il viso con le mani, baciandolo. Mosse appena la bocca sulla sua e Bilbo si rilassò, finalmente, rispondendo a quei movimenti delle labbra. Le sue mani andarono sopra quelle dell'altro e le dita s'incrociarono, mentre il viso pareva andargli a fuoco sotto la pressione dei callosi palmi del nano.
Si allontanarono dopo un po', guardandosi.
“Sì,” pronunciò Bilbo, annuendo alle sue stesse parole “te lo permetto.”
Thorin allora sorrise. Le dita si mossero, levando le tracce delle lacrime.
“Andiamo a dormire.”
Bilbo annuì ancora, sorridendo a sua volta. Si alzò sulle punte e arrivò a premere un bacio sul mento dell'altro, godendo della morbida sensazione scaturita dalla barba di Thorin.
Il nano avvolse un braccio alla sua vita, conducendolo al giaciglio che voleva condividere quella notte. Cercò conferma nei suoi occhi quando gli fece intendere il desiderio che aveva nel farlo dormire lì con lui; lo hobbit rise, contento, prendendo posto. Thorin si sistemò accanto a lui, portando Bilbo sopra il suo corpo, facendogli appoggiare la testa sul suo petto.
Aveva già chiuso gli occhi, quando un pensiero lo fece destare del tutto.
“Thorin,” sussurrò, quasi impaurito.
“Dimmi.”
“Capisco Bard e i suoi figli che dormono in altre stanze, ma...” portò lo sguardo agli angoli della stanza, dove c'erano i loro compagni “ho anche gridato. Com'è possibile che nessuno ci abbia sentito?”
Il Re sotto la montagna arcuò le labbra in un piccolo furbo sorriso.
“Sanno chi sono, Bilbo. Se non devono sentire, allora non sentiranno.”
Lo hobbit spalancò gli occhi; si rifugiò poi nella veste di Thorin, nascondendosi come meglio poteva.
Non aveva idea di quanti sguardi l'avrebbero osservato un po' troppo il giorno dopo. Sperava solo di non dover avere a che fare con la curiosità e frenesia di Fili e Kili.
“Buonanotte.” disse infine Thorin, rilassandosi.
“Buonanotte.” rispose.
E, davvero, magari il giorno dopo avrebbe avuto qualche nano da tenere a freno oltre che un drago da evitare.
Eppure...
Osservò per l'ultima volta il viso di Thorin, sorridendo.
Adesso il cuore non piangeva più.






Un piccolo augurio per il Nuovo Anno, fatto di speranza e di... fluff, ammetto la mia debolezza. Spero vi sia piaciuta e vi ringrazio per aver letto.
  
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