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Autore: FrancescaArianaSmith    01/01/2014    2 recensioni
"Comunque..." iniziò indifferente dei pensieri di Harry "mi chiamo Katniss Everdeen. " e gli tese la mano. "Harry Potter." e le ricambiò la stretta di mano.
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E dall'alto dei suoi cinquant'anni, Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico alzò il braccio con il bicchiere colmo di whisky e brindò "A Katniss Everdeen, che la fortuna sia sempre a tuo favore."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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I due Destini.
<< Che la fortuna sia sempre a tuo favore. >>


Harry aprì gli occhi e si rese conto di essere a terra, steso in pancia in giù con una cosa appiccicosa contro la guancia sinistra.  Si tirò a sedere e si rese conto, mentre posava la mano sulla guancia, che quella 'cosa appiccicosa' era terra bagnata segno che doveva essere in aperta campagna. 
Harry sentì gli occhi bruciare e si rese conto che era senza occhiali e con la mano cercò di cercarli 'pigiando' sulla terra finchè il tatto della mano non percepì un oggetto duro e sottile, erano gli occhiali. Se li inforcò e notò che una lente era rotta e gli venne in mente l'incantesimo 'oculus reparo' insegnatoli da Hermione. L'istinto gli disse di urlare a pieni polmoni il nome della sua amica di sempre ma il cervello gli disse che così avrebbe disturbato la fauna del bosco e allora il Prescelto si alzò pronto a sfoderare la bacchetta per riparare gli occhiali ma, si rese conto che della bacchetta non c'era traccia. Lasciò che il panico invadesse il suo corpo mentre frettolosamente toccava tutte le tasche dei jeans sperando di sentire un rilievo sottile che sbucava dalla stoffa ma ne fù deluso e ancora una volta il buon instinto gli disse di cercare a terra. Harry si buttò letteralmente a terra in cerca della bacchetta finchè la sua visuale non si spostò su degli stivaletti in pelle un pò consumati ma comodi e alzò gli occhi per vederne il proprietario. Ma Harry vide una bella ragazza dai capelli neri e lunghi sistemati in una delicata treccia che le arrivava fino al petto. Ella aveva il viso allungato con dei tratti dolci e gli occhi a mandorla scuri, aveva anche la carnagione olivastra e pareva piuttosto scocciata. Harry si alzò in piedi e strofinò la mano contro i jeans per togliere un pò di sporcizia dal palmo.
<< Non serve pulirsi tanto prima o poi ti scocci. >> gli disse la ragazza ed Harry incrociò i suoi occhi verdi con gli occhi marroni di lei. << Ma... ci conosciamo? Non mi sembra di averti visto nel distretto. >> osservò la giovane mentre lo scrutava passando dai suoi occhi verdi alla pelle chiara e poi intravide la cicatrice a saetta, che lo aveva condannato ad un destino crudele, sbucargli dalle ciocche di capelli neri. Harry si sentì imbarazzato e cercò con massima disinvoltura di passare la mano tra quella criniera indomabile che chiamava 'capelli'.
<< Allora? Sei percaso un SenzaVoce? >> lo incalzò lei. 
<< Un... che? >> le chiese Harry senza accorgersene e si sorprese nell'udire la sua voce rauca come se non parlasse da anni e fece un 'ehm ehm' per schiarirsi la voce assomigliando spaventosamente alla Umbridge.
<< Un SenzaVoce. >> ripetè lei e vedendo l'espressione spaesata del ragazzo spiegò che i SenzaVoce erano persone mutilate a causa di un reato commesso. << Ah... capisco... >> mormorò lui sinceramente inorridito da tutta quella crudeltà e pensò a quanto fosse fortunato ad avere la bacchetta. Almeno lui poteva pronunciare un incantesimo agitando la bacchetta e la vittima era senza lingua, ma lì invece no, i Babbani non potevano usare la bacchetta.
<< Comunque... >> iniziò indifferente dei pensieri di Harry << mi chiamo Katniss Everdeen. >> e gli tese la mano.  << Harry Potter. >> e le ricambiò la stretta di mano. Le mani rimasero attaccate per qualche secondo mentre i due si scrutavano con attenzione notando quanto fossero diversi e poi la stretta cessò. Katniss, la ragazza, era rimasta indifferente quando Harry si presentò, pensò lui.  Si aspettava qualche 'Oh, il Prescelto!' oppure 'Potter! Il bambino che è sopravvissuto!' o le solite frasi a cui Harry era sottoposto ogni volta che si presentava. Non ne rimase deluso, anzi. Fu' felice che per almeno una volta una persona lo trattasse come un normale ragazzo della sua età e non come un eroe per poi riporre speranza in un futuro migliore. Ma poi, la coscienza si fece largo nella sua testa e si disse che lui probabilmente era famoso nel Suo mondo ma nel mondo babbano no.
Mentre era assorto nei suoi pensieri non si rese conto che la ragazza si era allontanata da lui e che aveva preso l'arco da una fessura nel tronco. 
<< Sei percaso di Capitol City? >> gli chiese, poi, avvicinandosi a lui.
<< Capitol City? >> 
<< Oh, la città che governa Panem. >> spiegò ella sprezzante. Si vedeva che odiava questa cossiddetta 'Capitol City' e 'Panem'.
<< Ah, così io mi trovo a Panem. >> concluse a disagio lui. Anche se aveva vissuto dieci anni con i babbani, il mondo magico era il suo mondo e la sua bacchetta era l'unica arma che gli apparteneva con il cuore. Ma al momento la bacchetta sembrava essersi volatizzata, si disse tristemente. Ma poi pensò che poteva chiederlo alla ragazza.
<< Ehm... Katniss.... hai percaso visto un bastoncino di legno lungo? >> chiese Harry gesticolando con le mani.
<< Non so di che cosa tu stia parlando ma comunque no. >> Rispose Katniss guardandolo. Harry ne fu' deluso. << Oh, beh, grazie comunque... >>
Katniss abbozzò una specie di sorriso e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. << Da dove provieni? >> Gli chiese poi spezzando il silenzio. << Oh... >> Harry si sentì veramente a disagio. Come avrebbe spiegato a Katniss che lui non era un comune babbano come loro ma che era un mago che apparteneva alla comunità magica? Come le avrebbe spiegato che doveva assolutamente tornare nel Suo mondo perchè era in pericolo? E poi come le avrebbe detto che doveva salvare gli altri da Lord Voldemort? 
<< Ah, capisco. >> concluse per lui Katniss. << Sei un pò strano, lo sai? >> gli sorrise sincera.
<< Lo so. >> ribattè freddo Harry ripensando agli eventi accaduti qualche anno fa. << Non volevo insultarti! >> si affrettò a dire Katniss udendo il tono freddo dell'altro. << Tranquilla. >> le sorrise Harry per tranquilizzarla.
<< Beh, se è tutto a posto io dovrei andare a cacciare, dovrei mettere insieme un bel pranzetto per oggi, sai, la mietitura. >> disse con un tono triste. << Mietitura? >> le chiese Harry strabuzzando leggermente gli occhi all'udire quella parola sconosciuta. << Oh, dimenticavo che tu non sei del posto! >> sorrise Katniss per poi aggiungere << la mietitura è la selezione dei Tributi che dovranno partecipare agli Hunger Games. >> << Che cosa sono i Tributi?.... e gli Hugger Games? >> chiese Harry. << Hunger Games. >> lo corresse divertita Katniss e poi cominciò a parlare.
Era passata sì e no una mezz'oretta e i due si trovavano seduti e davano le spalle ad un tronco di una quercia secolare. 
Katniss gli aveva spiegato che gli Hunger Games sono un talent show di Panem dove ogni anno un ragazzo ed una ragazza di dodici distretti dovevano essere scelti per poi essere buttati in un arena dove devono sopravvivere e ammazzarsi a vicenda per varie settimane. Harry ascoltava incredulo, quasi quasi gli venne in mente che Voldemort non era così poi pericoloso ma poi si ridestò e si disse che Voldemort era molto ma molto pericoloso.
<< E così noi siamo coinvolti in una guerra che dura da settantaquattro anni. >> concluse la ragazza con un sospiro. Gli aveva raccontato dei vari distretti di Panem e che quello era il dodicesimo ovvero il Distretto del Carbone e anche il più arretrato e svantaggiato che aveva vinto solo due edizioni del talent show. Poi gli aveva parlato della sua famiglia, del padre che era morto da anni e riposava in pace sotto le miniere e a questo punto gli occhi di Katniss cominciarono a minacciare lacrime ed Harry per non peggiorare la situazione le fece cambiare argomento. Così Katniss cominciò a parlare della politica ingiusta del suo paese finchè Harry la interruppe. << Noi invece combattiamo una guerra da trent'anni. >> disse in un soffio Harry pensando a quante morti ha dovuto vedere per colpa sua. Sirius, Silente, suo padre, sua madre... tutti uccisi in una guerra senza fine che aspettava il colpo finale dal Prescelto.
<< Oh. >> disse Katniss. << Katniss. Io sono un... >> e Katniss non scoprì mai chi fosse Harry perchè subito balzò in piedi. << Dannazione, è tardi! >> << Ma... non cacci più? >> <> << Okay, ci vediamo Katniss. >> Katniss gli sorrise. << Ci vediamo più tardi, alle due, in Piazza Principale. >> <>

Due ore più tardi Harry si ritrovò nella Piazza accanto a milioni di ragazzi e ragazze. Sotto consiglio di Katniss dovette camuffarsi per bene per assomigliare agli abitanti del distretto: capelli neri, pelle olivastra, occhi marroni e abiti per la maggior parte usati e in pelle.
Una signora stravagante di nome Effie Trinket salì sul palco. Ad Harry venne il voltastomaco a vederla, era sicuro che la Umbridge fosse più carina di lei, parrucca di un colore giallo indecifrabile, occhi verdi con le ciglie finte fuxia, le labbra colorate di rosa e con addosso il vestito più stravagante che Harry avesse visto, di colore verde con tanti volanti attorno che la facevano sembrare la regina del Paese delle Meraviglie presente in una fiaba babbana.
Una voce rauca cominciò a parlare << Benvenuti alla settantaquattresima mietitura del Distretto Dodici. >> era il sindaco. Dopo il sindaco cominciò a parlare di Panem la città risorta dalle ceneri, dei Giorni Bui, le rivolte dei distretti, la sconfitta di quest'ultimi e degli Hunger Games. 
Alla fine Effie infilò la mano in una grande boccia di vetro con all'interno dei bigliettini del nome dei ragazzi. Tirò fuori un bigliettino e lesse << Primrose Everdeen. >> e la folla si girò verso una ragazzina con le treccie lunghe e bionde, dalla carnagione chiara che restava lì immobile ed incredula mentre gli occhi si facevano pian piano lucidi. La bambina avanzò pian piano cercando l'appoggio della folla ma ad un tratto una voce gridò <> era Katniss che cercava di salvare la sorella. Harry si sentì come se avesse già fatto parte di quella scena ed in effetti, anni prima, sua madre si è offerta per morire per amore di suo figlio dinanzi a Lord Voldemort.
Dopo Effie chiamò il nome di Peeta Mellark, un ragazzo forse più basso di Harry ma robusto con i capelli biondi. Alla fine della Cerimonia ai parenti e agli amici era permesso dare un ultimo saluto ai Tributi ed Harry decise di salutare per l'ultima volta Katniss. Quando si avvicinò ai Pacificatori la porta si aprì ed uscì un ragazzo alto, robusto con la pelle olivastra che somigliava molto a Katniss.
Così Harry entrò e si ritrovò davanti a lei.
<< Katniss. >> << Harry. >> disse lei e lui si avvicinò. << Miraccomando, Katniss, sii forte. Sii il Canto della Rivolta. >> Katniss sorrise. << Certo, Harry, e ovunque tu vada ricorda di combattere a testa alta quella guerra che dura da trent'anni. Sii il Canto della Rivolta della tua guerra. >> Harry sorrise e la abbracciò. Rimasero a guardarsi e quando il Pacificatore entrò per portarlo via lei sussurrò << Che la fortuna sia sempre a tuo favore. >>

Anni dopo Harry sedeva compiaciuto sulla sedia di velluto nel soggiorno. In mano aveva un bicchiere di Whisky Incendiario e ricordava la sua vita. Ricordò i suoi anni ad Hogwarts, la morte di Silente, l'Ultima Battaglia, la sconfitta dell'Oscuro per mano del Prescelto, il matrimonio con la più piccola dei Weasley, la nascita del suo
primogenito, James Sirius in onore di suo padre e del suo padrino seguito dagli ultimi due, Albus Severus e Lily Luna. Portò il bicchiere alla bocca ma si fermò. Nella sua mente apparì un ricordo lontano, si ricordò di Panem, la terra dei dodici distretti, di Katniss Everdeen il tributo del settantaquattresimo Hunger Games. Anche se Harry non sapeva se Katniss avesse vinto oppure se era morta in quell'arena, era certo che Katniss era il Canto della Rivolta di Panem e sorrise, sorrise nel ricordare una ragazza babbana dal destino segnato come il suo, sorrise perchè si sentiva simile a lei, con un peso alle spalle e con un destino tortuoso davanti agli occhi, sorrise perchè si sentiva felice.
E dall'alto dei suoi cinquant'anni, Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico alzò il braccio con il bicchiere colmo di whisky e brindò
<< A Katniss Everdeen, che la fortuna sia sempre a tuo favore.>>
  
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