Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: The Princess of Stars    01/01/2014    6 recensioni
La storia che sto scrivendo è una di quelle che nascono sempre dalla domanda "E se...?". Come sarebbe andata l'avventura di Anna se ci fosse stata una terza sorella, più grande di Elsa e con dei poteri sul fuoco? E se Hans non avesse mai avuto cattive intenzioni?
Tre sorelle: due con poteri opposti, una senza. La maggiore se la vedrà con i suoi poteri in un modo, la seconda ne troverà un altro ma non meno doloroso. Quando Elsa avrà la sua "crisi agghiacciante" come si risolverà la situazione? Leggete e lo scoprirete.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao ragazzi! Come va? Ho visto Frozen recentemente e, come dire, l'ho adorato subito e ovviamente è successa la cosa che temevo... mi è venuta in mente una fanfiction sul genere "What if?". Mia madre la chiama creatività, io follia XD. Vabbè intanto ho messo il prologo, spero che vi piaccia! In quanto alle mie altre storie spero di continuarle appena mi tornerà il feeling (non so come altro chiamarlo). Alcune cose della storia potrebbero risultarvi forse un po' assurde (ma si può sorvolare... è una fanfiction su un regno immaginario) ed Elsa ed Anna forse un po' fuori dal personaggio (ogni tanto mi lascio prendere la mano) e spero che i nuovi personaggi vi possano piacere!
Spero che questa storia vi piaccia e buona lettura! ;-)



Prologo

Ad Arendelle non ci sono sempre state due principesse, in origine erano tre… questa è la loro storia.
Erano esattamente le tre del pomeriggio. L’ora in cui d’estate fa più caldo in assoluto nel regno di Arendelle. La piccola Elsa correva il più veloce possibile per il corridoio cercando d’urgenza la sorella. Finalmente era riuscita nel suo intento e voleva mostrarle la sua opera prima che si disfacesse.

“Crystal! Crystaaaaal!!!! Ce l’ho fatta!” diceva la bambina ottenendo sguardi straniti dalla servitù “Crystal! Dove sei?!” gridava non trovando la sorella.

“Elsa! Che hai da strillare?” disse una voce familiare aprendo una porta. La bambina frenò di colpo e voltandosi vide Crystal. Corse subito da lei prendendola per mano.

“Dai vieni! Ci sono riuscita!”

“Non ci credo”

“Muoviti! Prima che si sciolga” disse Elsa trascinandosi dietro Crystal.Le due bambine corsero per i corridoi del palazzo scendendo fino nel giardino lì, dove una volta c’era  il recinto di sabbia, buona parte era ancora ricoperto di neve e in mezzo troneggiava un pupazzo di neve ancora 'in vita'.

“Crystal, lui è Olaf e ama i caldi abbracci” presentò Elsa. Un sorriso apparve sul volto della sorella maggiore.

“Ciao Olaf” disse Crystal salutando il pupazzo, il quale non rispose. La bambina guardò la piccola biondina con un sorriso “Sei stata brava. Se mi fai un blocco di ghiaccio ti faccio vedere che ho imparato a fare” disse Crystal abbassandosi. Elsa annuì, si avvicinò al recinto di sabbia e cominciò a muovere le mani in modo fluido creando piano piano un cubetto di ghiaccio che si ingrandiva sempre di più fino a che non glielo porse fiera del suo lavoro. Il cubetto era diventato della grandezza della sua mano… cioè di una bambina di 4 anni.

“E con questo che ci faccio? Un ciuccio per Anna?” disse la bambina più grande. Anna era la loro sorellina minore che aveva appena fatto 1 anno.

“Non lo so fare più grande” disse Elsa rattristita. Crystal si morse il labbro capendo di essere stata un po’ brusca. Elsa era ancora alle prime armi e lei con tre anni di esperienza in più voleva insegnarle a usare i poteri, nonostante fossero l’esatto opposto dei suoi.

“Vabbè, forse ad Anna può piacere un ciuccio di ghiaccio con questo caldo” disse Crystal. Elsa sorrise e le porse nuovamente il cubetto. Con un veloce movimento del dito, la punta dell’indice di Crystal prese fuoco e con delicatezza, per non scottare la manina della sorellina riuscì a far sciogliere il ghiaccio fino a dargli la forma di un ciuccio.

“Wow…” disse Elsa ammirando il controllo del potere della sorella “Portiamolo ad Anna!”

“Con questo caldo mi sa che non ci arriva da Anna, tienilo freddo” disse Crystal e subito le due bambine corsero nella loro stanza dove si trovava la culla della sorellina. Le due si avvicinarono alla culla ma nonostante Crystal fosse alta ancora non ci arrivava a vedere dentro. Le due bambine però si erano industriate per riuscire a vedere come stava e che faceva la neonata dentro la culla. Crystal si inginocchiò a terra mentre Elsa, avendo bisogno di due mani per mantenersi in equilibrio,  le diede il ciuccio raccomandandole di non scioglierlo e le salì a cavalcioni sulle spalle e poi la grande si rialzò in piedi.

“Ciao Anna, come stai?” disse Elsa. Appena vide la sorella, gli occhioni azzurri della piccolina s’illuminarono mentre allungava le braccine per farsi prendere in braccio. Le tre bambine si assomigliavano molto eccetto per i capelli, quelli di Elsa erano di un biondo molto chiaro quasi platino, quelli di Anna erano rossi e quelli di Crystal erano neri. “Crystal e io abbiamo qualcosa per te” disse Elsa sorridendole ma quando chiese a Crystal il ciuccio di ghiaccio, tutto quello che le era rimasto in mano era acqua.

“No!” esclamò Crystal.

“Te lo avevo detto di stare attenta tenerlo!”

“Stai zitta, Elsa” rispose la grande imbronciata.

“Scusa, Anna. Crystal ha sciolto il tuo regalo”

“Lo sai che sono molto più calda di te, è colpa tua”

“No, è tua!”

“Tua!”

“Tua!”

“Tua all’infinito” disse Crystal trattenendo un sorrisetto di vittoria.

“Mettimi giù. Ciao Anna” disse salutando la piccolina, ma imbronciata. Crystal si abbassò e fece scendere la  sorellina che non appena le scese dalle spalle scappò venendo rincorsa. Le due bambine corsero per il palazzo ricevendo di tanto in tanto gli sguardi inteneriti dei domestici. Correndo, Crystal si accorse che stavano per passare vicino alla stanza piena di quadri in cui erano solite giocare. La bambina accelerò la corsa e prese Elsa per una mano guidandola verso la stanza. Le due entrarono e  subito Elsa si mise in posa per giocare al loro gioco preferito. Era una specie di Air-hockey in cui palla e racchette erano i loro poteri, loro lo chiamavano "Ghiaccio-Tennis" o "Fuoco-Pong".

“Pronta?” disse Crystal. Elsa annuì e la bambina le lanciò una pallina di fuoco, Elsa rispose al colpo trasformando la palla di fuoco in ghiaccio che quando tornò a Crystal ritornò ad essere fuoco. Il via vai rimase pacifico finché le bambine non iniziarono a prenderci gusto e la partita si fece più intensa. Fino a un paio di anni prima era un gioco più innocuo, perché le palline si spegnevano una volta toccata una parete o il pavimento, ma i loro poteri aumentavano e loro non se ne accorgevano subito.
Era nuovamente il turno di Elsa che cominciava a stancarsi poiché i tiri di Crystal, oltre ad essere più forti, erano sempre meno centrati verso di lei che si era ritrovata a correre da un lato all’altro della stanza.

“Fai piano, Crystal” disse Elsa prima di colpire la pallina, ma anche il colpo di Elsa questa volta fu molto laterale, tanto che l’altra bambina per colpire la pallina di ghiaccio era saltata e lo aveva colpito con forza. Questa volta Elsa non fu abbastanza veloce da prenderlo che la pallina di fuoco colpì un divano che stava adagiato alla parete dietro Elsa, ma questa volta non si spense e il divano cominciò a prendere fuoco.

“Spegnilo, Elsa! Sbrigati!” disse Crystal allarmata. La bambina più piccola tentò di lanciare qualche incantesimo di ghiaccio per spegnere il fuoco che stava piano piano bruciando tutto il divano. Ma il poteri di Elsa erano ancora deboli, era troppo piccola.

“Non ci riesco!” disse la piccola.

“Togliti di lì!” disse la grande prendendola per mano e spostandola più lontano. Crystal tentò di fare qualche incantesimo anche lei per cercare di spegnere l’incendio che stava per divampare, ma invece peggiorò la situazione.

“Ahi! Crystal! Lasciami! Mi scotti! Bruci!” disse Elsa dimenandosi. Crystal le lasciò subito la mano spaventata di farle male.

“MADRE! PADRE! FERDINAND!” chiamò Crystal “Elsa andiamo” La biondina corse subito dietro la bruna che aprì la porta per farle uscire.

“Cos’è questa puzza di bruciato?!” disse la voce del re. Le bambine lo videro arrivare accompagnato dalla regina e dal maggiordomo-consigliere. Corsero subito verso di loro e si affacciarono alla stanza.

“Ferdinand! Chiama il resto dei domestici e portate dell’acqua, subito!” ordinò il re. La regina nel frattempo aveva preso le bambine e le aveva portate via. L’incendio fortunatamente fu spento prima che fosse troppo tardi, non ci furono danni gravi eccetto il divano da ricomprare e risistemare la carta da parati bruciata, ma nonostante i non gravi danni, le bambine erano ancora in attesa della ramanzina del padre. La regina le aveva già sgridate tutte e due, ma allo stesso tempo tranquillizzandole, dicendogli di non fare più quel gioco perché ormai stava diventando grandi e rischiavano di farsi male… per l’ennesima volta. Quando si spalancarono le porte della camera delle bimbe le due sorelline si prepararono all’arrivo del padre.

“Crystal! Che cosa hai fatto?!” tuonò il re. Sentendo che il padre stava per prendersela solo con la sorella, Elsa tentò di parlare ma fu zittita dalla saetta che partì dagli occhi della sorella.

“Non l’ho fatto apposta, padre. Stavamo giocando e ho sbagliato mira”

“Peggio, Crystal! E se Elsa lisciava la palla e la colpivi?! Potevi uccidere tua sorella!”

“Caro, non essere troppo duro con loro. Stanno ancora imparando controllare i poteri” disse la regina.

“Io non me la prendo tanto con Elsa, ma con Crystal!” disse il re voltandosi nuovamente verso le bambine. Crystal teneva la testa bassa ma teneva Elsa dietro di sé come per proteggerla. “Sei la più grande!” continuò loro padre “Dovresti aver ormai imparato che il fuoco è pericoloso! Sei un’irresponsabile!”

“Caro, ha solo 7 anni” tentò la regina.

“Non importa! E’ la futura regina di Arendelle ma con questo comportamento rischia solo di distruggere tutto! Non potrà mai essere una regina!”

“Ma padre, Crystal mi aiuta tantissimo a usare i miei di poteri” disse la vocina di Elsa, togliendosi da dietro la sorella “Guarda, ho imparato a fare piccole nevicate al chiuso” disse mostrandogli come faceva, ma il padre notò subito qualcosa di strano nella manina della piccola.

“Elsa perché hai la mano rossa?” disse il padre prendendole la mano.

“Non l’ho fatto apposta, avevo paura e ho preso Elsa per mano per spostarla da vicino il divano. Non volevo scottarla” disse Crystal.

“Ma l’ho già ghiacciata con la magia” disse subito Elsa.

“Sei un disastro, Crystal! Un pericolo pubblico! Elsa è più piccola di te e li controlla meglio! Guarda cosa le hai fatto!” tuonò il re.

“Caro, adesso basta. Stai esagerando” disse la regina e in quel momento si udì un pianto dalla culla “E hai svegliato Anna” disse la regina avvicinandosi alla culla. Il re guardò di nuovo le bambine. Crystal con il capo basso e gli occhi fissi a terra. Elsa invece le era tornata vicino e la teneva a braccetto. L’uomo fece un sospiro e si passò una mano tra i capelli rossi, perfettamente pettinati “Abbiamo finito. Non fate quel gioco mai più” disse il re e seguì la regina con Anna in braccio, fuori dalla stanza. Le due bambine rimasero in silenzio. Elsa non disse niente, di solito era Crystal a rompere il ghiaccio, letteralmente, con qualche battutina, ma questa volta niente. Invece la bambina più grande si allontanò dalla sorella e si andò a rannicchiare vicino al suo letto, appoggiando i gomiti alle ginocchia.

“Nostro padre ha ragione, non sarò mai una regina se non controllo i poteri” disse Crystal abbattuta.

“Ma tu imparerai. Non sei un disastro” disse la piccola.

“Sì invece”

“No! Il cespuglio di rose della moglie di Ferdinand è stata la candela che avevano messo alla finestra a dargli fuoco”

“No, veramente stavamo giocando a fuoco-pong ed è stata la mia palla di fuoco ad accendere la candela e farla cadere nel cespuglio”

“Ah… e la barca del padre di Hans? Il principe delle Isole del Sud? Sono tornati a casa tardi perché è scoppiata una lanterna nella barca”

“Guarda che lo so che hai detto tu ad Hans di dire così. Sai che ci ha viste mentre ti facevo vedere che avevo imparato a fare i fuochi d’artificio”

“Uhm… e il cuoco? Stava troppo vicino al forno quando si è alzata la fiamma. Non è colpa tua se si è bruciato il sedere… anche se poi è venuta male la torta di cioccolato”

“E secondo te perché si è alzata la fiamma? Volevo assaggiare la torta e sono entrata in cucina”

“Ah…” concluse Elsa. Crystal sospirò abbattuta. “Ma tu sei comunque fantastica! Mi fai vedere tante belle cose con la magia e mi insegni a farle con il ghiaccio. Se li controllo bene è perché c’è la mia sorellona che mi aiuta” disse Elsa facendo gli occhioni a Crystal. La bambina le fece un sorriso.

“Dammi la mano” disse prendendo la manina scottata della piccola “Ieri ho letto sul mio libro di magia che il fuoco è l’elemento della fenice”

“Cos’è una fenice?” chiese Elsa perplessa.

“Un uccello di fuoco che nasce dalle proprie ceneri e ha poteri curativi” spiegò la bruna che delicatamente mise l’altra mano sopra quella della sorellina. Le ci volle un momento di concentrazione, poi una leggera luce apparve dal suo palmo. “Come va la mano?” chiese. Elsa si guardò il palmo e vide che la scottatura era sparita.

“Bene” le rispose sorridendole.

“Il libro dice anche che quando si impara ad usare bene i poteri, ci si può trasformare nell’animale dell’elemento” continuò Crystal.

“Ficoooo…” disse Elsa ammirando la conoscenza della sorella “E qual è l’animale del ghiaccio?” chiese tutta emozionata.

“E’ un animale bellissimo e molto potente… è il terrore dei ghiacci… velocissimo nell’acqua… le ali nere e la pancia bianca come la neve…  e zampe agilissime” cominciò Crystal con tono teatrale. Elsa la guardava con la bocca aperta sempre più emozionata ad ogni parola.

“Che animale è?” chiese tutta eccitata.

“Il pinguino” e il mito si sfasciò.

“Antipatica” brontolò Elsa “Dai! Che animale è?”

“Non lo so” rispose Crystal ridendo.

“Cattiva!” fece Elsa saltandole addosso.

“E guerra sia!” fece Crystal cominciando a fare il solletico ad Elsa.

 



Quella notte, fu una notte dell’equinozio, una serata stupenda. L’aurora boreale illuminava il cielo e l’atmosfera era magica. Nel palazzo le principessine dormivano beate, o almeno quasi tutte. Crystal dormiva tranquilla quando una testa bionda spuntò vicino al suo letto.

“Crystal, psst!” chiamò la bambina salendo sul letto e mettendosi a cavalcioni sulla sorella. “Svegliati su!”

“Elsa! Torna a dormire” brontolò l’altra.

“Non ce la faccio…” disse la bimba spalmandosi di schiena sulla sorella “C’è troppa luce fuori. Giochiamo un po’!”

“Va a giocare da sola” disse Crystal buttando Elsa giù dal letto. Elsa rimase un momento imbronciata, ma poi le venne in mente un’idea. Risalì nuovamente sul letto e a cavalcioni sull’altra bambina.

“Lo facciamo un pupazzo di neve?” suggerì in modo persuasivo, ma quella era la parolina magica. Poco dopo si ritrovarono a correre per il palazzo e nella loro solita stanza.

“Dai Elsa, fammi vedere la nevicata” disse Crystal. Elsa cominciò a muovere le mani in modo fluido finchè non formò una palla di neve, nel frattempo Crystal fece un’a pallina di fuoco più piccola. Si guardarono e al cenno di capo di Crystal lanciarono entrambe l’incantesimo. La magia di Elsa fece la neve e quella di Crystal tante piccole scintille che fecero un arcobaleno quando la luce passò attraverso i cristalli di ghiaccio.

“Miticoooo!” disse Elsa entusiasta. E subito lanciò altri incantesimi di neve creando dei montarozzi qui e là fino a coprire tutto il pavimento.

“Guarda qui” Disse Crystal abbassandosi al livello della sorellina e poi lanciò una velocissima vampata di fuoco che sciolse la neve fresca, ma mantenne lo strato di ghiaccio. Elsa rise contenta e scivolando sul ghiaccio. Le due bambine fecero il loro pupazzo, si lanciarono delle palle di neve, combinando i poteri fecero (o almeno tentarono di fare) delle sculture di ghiaccio, il tutto nel massimo del divertimento. Fecero anche degli scivoli combinando i poteri. Stavano all’ennesima discesa, Elsa stava avanti, tenuta dalla sorella che stava seduta dietro di lei. Quando arrivarono a fine scivolo, Crystal lasciò Elsa e la bambina volò dentro un montarozzo di neve. La biondina saltò fuori lanciando la neve e ridendo. Poi saltando fece un montarozzo e Crystal con una vampata rapida di fuoco lo fece diventare uno scivolo su cui cadde Elsa ridendo.

“Prendimi!” esclamò Elsa.

“Presa!” fece Crystal creando un altro scivolo.

“Ancora!” Fece Elsa andando sempre più veloce, facendo montarozzi sempre più alti e di conseguenza scivoli sempre più alti.

“Aspetta!”

“Yu-huuu!”

“Piano, Elsa!” disse Crystal allarmata, ma all’ultimo montarozzo, la bambina più grande scivolò sul ghiaccio quando lanciò la vampata di fuoco e il montarozzo risultò appuntito, invece che un innocuò scivolo ed Elsa stava per caderci sopra. “ELSA!” gridò Crystal lanciando un incantesimo in un disperato tentativo di salvare la sorella, ma se la salvò dal pezzo di ghiaccio appuntito fu perché il colpo centrò la bambina che cadde sulla neve. Il panico s’impossessò di Crystal.

“Elsa!” gridò avvicinandosi a lei e prendendola tra le braccia.

“Ahi” mormorò Elsa.

“Come stai?” chiese allarmata l’altra.

“Mi fa tanto male la testa… mi gira, mi fa male… fallo smettere, ti prego” supplicò la bambina sentendo un dolore crescente nella testa, tanto da farle lacrimare gli occhi.

“MADRE! PADRE!” chiamò Crystal spaventata e mettendosi a piangere e mormorando scuse. Nel frattempo tutto il ghiaccio e la neve nella stanza cominciarono a sciogliersi, il pupazzo di neve si ruppe e la stanza piano piano cominciava a scaldarsi.

“Ahi... Mi fa tanto male…” mormorava la piccola.

“Shh… tranquilla, Elsa. Ci sono io” disse Crystal e in quel momento si spalancarono le porte.

“Crystal! Che cosa hai fatto?! Che è successo ad Elsa?!” disse il re avvicinandosi alle figlie.

“E’ stato un’incidente! Mi dispiace Elsa” disse la bambina rivolgendosi alla sorella che si strinse ancora di più a lei. La regina s’inginocchiò e la prese in braccio.

“Scotta da morire” disse la donna.

“So dove dobbiamo andare” disse il re. In poco tempo furono tutti e quattro su dei cavalli e si diressero nel cuore della foresta di Arendelle. Una volta giunti a destinazione, la famiglia reale si addentrò nella tana dei troll. Gli unici in grado di aiutarli.

“Vi prego, aiutateci!” disse il re “E’ per mia figlia” ad un tratto, quelle che sembravano rocce  si mossero rotolando verso di loro e quando si alzarono in piedi mostrarono il volto dei troll, delle piccole creaturine cicciotte con nasoni e grosse orecchie, creature dal carattere curioso.

“E’ il re!” disse uno sorpreso

“E c’è anche la regina!” esclamò un altro. Ad un certo punto si fece vedere un altro troll, il più anziano. Il troll chinò il capo in segno di rispetto verso il re e poi si voltò verso Crystal.

“Maestà” disse il troll e poi prese la mano di Crystal “E’ nata con i poteri o è un maleficio?”

“Ci è nata, anche sua sorella, e si intensificano” rispose il re.

“Vediamo” disse troll avvicinandosi ad Elsa ancora dolorante. “E’ una fortuna che non sia il cuore e che abbia i poteri anche lei. Per rimuoverlo in entrambi i basterebbe la collaborazione di entrambe; Elsa è troppo piccola per farlo, ma essendo Crystal abbastanza grande si può provare e dalla testa è più facile rimuovere il fuoco” disse.

“Fate ciò che dovete” disse il re.

“Vieni Crystal, ho bisogno del tuo aiuto. Dammi la mano” disse il troll mettendo la mano della bambina sulla fronte della sorella e appoggiandoci sopra la sua “Cerca di controllare il fuoco nella testa di tua sorella. Devi provare a richiamarlo a te” Crystal si concentrò. Sentiva il suo potere scorrere dentro di lei  finché lo sentì sul suo palmo. Il fuoco era uscito dalla testa di Elsa e tornato dentro di lei. Lei e il troll rimossero le mani dalla bambina.

“Come ti senti?” chiese timidamente Crystal prendendole una manina.

“Meglio” disse Elsa facendole un sorriso. Crystal però era rimasta molto scossa dall’evento. Quella notte, quando tornarono a palazzo, Crystal non riuscì più a prendere sonno. Era rimasta come traumatizzata da quell’incidente. Voleva salvare Elsa ma non voleva farle male… per l’ennesima volta. Ci sono stati altri episodi in cui le sorelline giocando di erano fatte male, ma niente di grave. Elsa si era scottata un paio di volte, Crystal aveva preso una palla di ghiaccio in un occhio, quando Elsa gelava troppo la neve, cosine così. Quei due eventi in una giornata, l’incendio e aver quasi ucciso sua sorella l’avevano terrorizzata. Fu così che la bimba si decise. Non avrebbe mai più fatto del male a nessuno. La piccola si alzò dal letto e prendendo una sediolina si diresse prima verso la culla di Anna, salì sula sedia e guardò la sorellina che dormiva.

“Ciao, Anna. Ti voglio bene” disse sottovoce, poi non potendo arrivare fin giù, si baciò due dita e poi le mise sulla fronte di Anna come per mandarle un bacio. Poi scese dalla sedia, la rimise a posto e poi si avvicinò al letto di Elsa e si sedette accanto a lei. La guardò triste mentre le riaffioravano i ricordi di quella giornata. “Mi dispiace per averti fatto male… non lo farò mai più” disse la bambina sottovoce, poi si abbassò e le diede un bacio sulla fronte. “Ti voglio bene” disse, poi scese dal letto e in punta di piedi si fece strada per il castello fino ad arrivare alle stanze della servitù. Si diresse versi la camera di Graham, il figlio del maggiordomo-consigliere Ferdinand. Era un bambino che aveva circa la sua età, forse aveva un anno in più. Era l’amichetto fidato di Crystal, sempre pronto ad aiutarla. La bambina bussò alla porta e il bambino le aprì quasi subito. Quando vide la principessina rimase sorpreso.

“Crystal, che ci fai qui?” chiese assonnato.

“Mi devi aiutare” disse la piccola “Posso entrare?” chiese. Il bambino si spostò e la fece entrare, sorpreso da quella risposta. “Hai dei vestiti da prestarmi?” chiese la bambina. La fuga. Questa era stata la sua decisione. Graham sorpreso le chiese il motivo. Crystal gli spiegò la vicenda ma nonostante il bambino cercasse di dissuaderla da quest’idea, Crystal era ormai decisa. Graham le prestò degli abiti e poi l’aiutò a preparare una borsa con dentro cibo, acqua e qualche altra cosa tra cui il libro sui poteri. Quando Crystal finì di prepararsi tornò davanti alla stanza di Graham che la guardava triste.

“Grazie, Graham” disse Crystal dando un abbraccio al bambino.

“Dove vai?” le chiese lui.

“A imparare a usare i miei poteri, senza fare male a nessuno”

“Ma dove?”

“Io mi fido di te Graham, ma non voglio che ti scappi di bocca” L’altro bimbo guardò il pavimento triste.

“Tornerai? Sei la futura regina” La bambina sembrò pensare un momento.

“Ci rivedremo” disse la piccola alla fine. I bambini si scambiarono un altro abbraccio e poi Graham tornò nella sua stanza. Crystal si avviò invece verso la cucina dove sapeva esserci una porta da cui poteva scappare. Giunta nella cucina, la bambina si assicurò di fare il minor rumore possibile. Arrivò davanti alla porta e la aprì. Rimase ferma un istante ancora per immagazzinare la scelta che stava facendo. Le si spezzava il cuore all’idea di lasciare Graham, le sue sorelle e la sua casa, ma non voleva che ciò che era accaduto quel giorno succedesse di nuovo.

“Crystal? Che stai facendo?” disse una vocina. La bambina si voltò incontrando gli occhioni azzurri della sorella.

“Elsa torna a letto” disse la bambina più grande. Elsa la guardò un momento e poi notò l’abbigliamento e la borsa e allora capì.

“Non andare via” la supplicò.

“Mi dispiace, ma nostro padre ha ragione, sono un pericolo pubblico, non sarò mai una regina, sono un disastro. Non posso restare qui”

“Sì invece! E poi cos’è un pericolo pubblico?”

“Una persona che ha dei poteri, non li sa controllare e fa male a sua sorella” disse Crystal bruscamente.

“Ma-”

“No, Elsa. Prenditi cura di Anna, adesso sei tu la sorella maggiore” A quelle parole le lacrime affiorarono negli occhi della piccola, mentre Crystal combatteva per trattenere le sue.

“Non voglio che vai via!”

“Addio, Elsa” La bambina si voltò, ma la sorellina subito le corse incontro abbracciandola forte e piangendo.

“No! Non andare via! Non voglio! Ti prego, Crystal!” Per la bambina più grande le ci volle tutta la sua forza di volontà per non abbracciare la sorellina e dirle che non se ne sarebbe più andata.

“No, Elsa. Io devo andare via” disse Crystal tentando di togliersi di dosso le braccine della sorella.

“No! No! AHIA!” la biondina saltò via quando per toglierle il braccio Crystal le toccò la mano. Elsa si tenne la manina, con gli occhi pieni di lacrime. Crystal fece un passo indietro verso la porta anche lei tenendosi la mano, avendo scottato la sorellina di nuovo.

“Scusa” disse Crystal, ma Elsa non si arrese, le venne di nuovo incontro e l’abbracciò forte come prima.

“Non andare! Ti prego! Resta!”

“Lasciami, rischio di scottarti” disse l’altra.

“Non mi importa! Resta!”

“Lasciami andare, Elsa!” Crystal con tutta la sua forza mise le mani quasi incandescenti sulla sorella e la spinse via facendola cadere seduta. Elsa la guardò ferita. Ci fu un momento di silenzio, la bruna poi guardò la piccola con aria triste e colpevole “Io non voglio farti del male…” disse Crystal  “Addio, Elsa” poi, con grande coraggio, la principessina si voltò e corse fuori della porta il più veloce possibile, imponendosi di non guardarsi indietro, mentre udiva la voce disperata della sorella che la chiamava. Quella notte fu l’ultima volta che Elsa vide sua sorella maggiore.
Le ricerche da parte del re partirono immediatamente. Ci furono valanghe di volontari che andarono a cercare la principessina, ma di lei non c’era più traccia. La ricerca durò mesi, ma la Principessa Crystal di Arendelle era sparita. Seguì un periodo di lutto nel castello, Elsa fu quella che ne risentì di più, fu quella che sentì la sua mancanza più di chiunque altro. Alcuni diedero Crystal per morta, altri la davano semplicemente per dispersa. Ma Elsa sapeva che era viva ed era là fuori da qualche parte. Si domandava come stava, che faceva e si domandava come avrebbe fatto adesso senza la sua sorellona che le insegnava ad usare i poteri. Una volta Elsa passò vicino alla culla di Anna sentendola piagnucolare, prese una sedia, la mise vicino alla culla e ci salì sopra. Sembrava che anche Anna sentisse la mancanza di Crystal. La bambina guardò la piccola e le tese una mano che la piccolina afferrò. In quel momento accadde qualcosa di strano, come se in Elsa fosse scattato qualcosa. Fu il momento in cui la piccola accettò la nuova situazione: ormai Crystal non c’era più e lei doveva prendere il suo posto. Era lei la sorella maggiore adesso.
 



Et voilà! Ecco il prologo un po' triste ma spero vi sia piaciuto, ditemi cosa ne pensate, un bacio e al prossimo capitolo! ;-)

  
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